“Dalla culla alla culla”
(di W. Mcdonough e M. Braungart – Blu Edizioni)
Eliminare il concetto di rifiuto rivoluzionando i sistemi di produzione e di progettazione dei beni. Secondo l'architetto americano William Mcdonough e il chimico tedesco Micheal Braungart, si può fare. Il nucleo centrale del loro pensiero esposto nel "Dalla culla alla culla" è chiaro: rinunciare all'ecofficienza, termine nato alla fine degli anni Ottanta che esprime l'equilibrio tra efficienza industriale e sostenibilità ambientale, per passare all'ecoefficacia, un nuovo modello che punta all'efficacia rispetto a una serie di considerazioni. Il mutamento di prospettiva è drastico. L'obiettivo è ambizioso e gli stessi autori parlano delle loro teorie come della "prossima rivoluzione industriale".
Per i due studiosi, le 4 R, riciclare, ridurre, regolamentare, riutilizzare, sono solo un modo per "limitare i danni". "Quello dell'ecoefficienza è apparentemente un concetto ammirevole, perfino nobile, ma non rappresenta una strategia di successo nel lungo periodo perché non scende abbastanza in profondità, non foss'altro perché opera all'interno dello stesso sistema che ha causato il problema e si limita a rallentarlo con proibizioni morali e sanzioni. Per dirla senza mezzi termini, l'ecoefficienza del "fare più con meno", funziona solo nella misura in cui rende il vecchio sistema un po' meno distruttivo". Metabolizzate le convinzioni del Club di Roma, "I limiti dello sviluppo" e il protocollo di Kyoto, per Mcdonough e Braungart, la vera sfida non è dunque mutare la struttura industriale attuale che "si limita a integrare preoccupazioni economiche, ambientali e etiche", ma ripensare dalle radici un nuovo modello produttivo in grado di eliminare i rifiuti.
Secondo questa formula, potrebbe essere garantito lo sviluppo e l'occupazione senza dover rinunciare, o ridurre i consumi. Come fare? Per esempio stampando i libri (come hanno fatto per l'edizione uscita negli Stati Uniti) su una speciale plastica adatta a essere sovraciclata, cioè "sciolta e ricostruita sotto forma di polimeri di alta qualità e dunque riutilizzabili". Oppure costruire una casa osservando da che punto il sole entra nell'abitazione in modo da riscaldare l'edificio durante l'inverno. Ma soprattutto, evitando il riciclaggio ("che spesso diventa subciclaggio con danni per la biosfera e scarsa qualità dei prodotti"), si tratterebbe di riportare alla natura ciò che è stato "prelevato" in termini di materie prime. E quindi progettare un bene pensando al modo per evitare la sua morte. Dalla culla alla culla, appunto, e non più dalla culla alla tomba (della discarica).
Tre i concetti fondamentali: 1) la progettazione di filiere di produzione che prevedano, a monte (a partire dall'architettura degli edifici industriali fino al prodotto finale), il reinserimento dei materiali in successivi cicli produttivi; 2) il mantenimento della separazione del "metabolismo biologico" ("gli imballaggi dovrebbero decomporsi senza creare preoccupazioni ambientali") dal "metabolismo tecnico" ("materiali studiati per rientrare nel ciclo tecnico"); 3) il passaggio dal concetto di vendita di prodotti al concetto di vendita di servizi (per esempio non più vendita di un televisore, ma vendita di un certo numero di ore di trasmissione).
"Vogliamo arrivare a progettare processi e prodotti che non solo restituiscano i nutrienti biologici e tecnici che utilizzano ma che ripaghino con gli interessi l'energia che consumano", scrivono i due autori. Tutto ciò senza perdere niente in termini di creatività e praticità. Oltre al libro pensato per essere sovraciclato, secondo i due autori, anche alcune grandi multinazionali starebbero mettendo in pratica il concetto dell'ecoefficiacia. Tra queste c'è la Nike alle prese con l'esplorazione di nuovi materiali e "nuovi scenari di utilizzo e riutilizzo del prodotto". "Uno degli obiettivi previsti riguarda la concia della pelle senza tossine, in modo che il risultato possa essere compostato senza rischi". Altri esempi del "nuovo sistema" non mancano. Ciò che manca, nel visionario testo, è un'illustrazione dei soggetti e dei criteri che dovrebbero guidare l'affermazione dell'ecoefficacia. Perché se l'iniziativa è lasciata alla singola azienda, è chiaro che non ci potrà essere nessuna rottura, nessuna nuova "rivoluzione industriale". Oscuri, o quantomeno poco elaborati, appaiono per la verità anche altri passaggi: l'energia consumata per produrre la plastica speciale del libro è minore o maggiore rispetto a quella utilizzata per realizzare un libro normale?
Come ci chiedevamo anche prima di aver letto per intero il libro mesi resta poi irrisolta anche un'altra importante questione: se infatti è vero che l'ispirazione sono i sistemi naturali che hanno un carattere ciclico ed entropico, è altresì vero che millenni di progresso umano hanno visto l'introduzione di molecole di sintesi che molto spesso non solo non sono attaccabili nei processi biologici, ma addirittura risultano difficili da essere gestiti e recuperati dall'uomo stesso. Quanto tempo dunque sarà necessario per mettere in pratica il "nuovo sistema"? E nel frattempo come dobbiamo gestire i rifiuti? E poi, quando verranno inventati "imballaggi in grado di bruciare senza inquinare"? E ce ne sarebbero molte altre. Domande, dunque, rimaste senza risposta che fanno calare un alone di utopismo sul nuovo mondo di Mcdonough e Braungart.
By: www.greenreport.it
ELIMINARE IL CONCETTO DI RIFIUTO
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Luigi FANIZZI
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Re: ELIMINARE IL CONCETTO DI RIFIUTO
Grazie per lo spunto eco.
Certo è che, indipendentemente dalla validità o meno della teoria sopra esposta, comunque da qualche parte occorrerà pur cominciare.
Come dico sempre non esistono panacee, ma se tante piccole diverse buone idee fossero messe in pratica in tante piccole diverse realtà in grado di supportarle qualcosa potrebbe anche cominciare a cambiare.
D'altra parte come diceva Totò: "è la somma che fa il totale"
Un saluto al grande eco
Certo è che, indipendentemente dalla validità o meno della teoria sopra esposta, comunque da qualche parte occorrerà pur cominciare.
Come dico sempre non esistono panacee, ma se tante piccole diverse buone idee fossero messe in pratica in tante piccole diverse realtà in grado di supportarle qualcosa potrebbe anche cominciare a cambiare.
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lexambiente fidelis