QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
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QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
(L. Fanizzi - ECOACQUE)
Si calcola che dalla metà degli anni ottanta le coppie di volatili che nidificano sul nostro territorio si sono ridotte notevolmente così come, di contro, sono aumentati gli spiaggiamenti di delfini, capodogli e tartarughe. Sui motivi le ipotesi possono essere almeno due:
1) Il nostro territorio non offre più condizioni sufficienti di vivibilità;
2) La sensibilità ambientale è sopraffatta dalle speculazioni edilizie, dall’industrializzazione e dalla ricerca di nuove fonti energetiche.
Insomma, sta accadendo qualcosa che crea allarme. A farlo scattare è stato il Comitato per la Bellezza (C.d.B): “la diffusione di maxi impianti eolici sta avvenendo senza una seria pianificazione territoriale, ambientale e paesaggistica, investendo e manomettendo sia vasti territori terrestri che marini (cd impianti offshore)”.
La moltiplicazione caotica e non virtuosa dei maxi impianti eolici sta impattando seriamente il nostro territorio agricolo e gli ecosistemi cosicché se, da un lato, il vento ci aiuterebbe, offrendoci energia pulita (anche se, il nuovo caso sardo, ci mostra che proprio pulita non è e che “puzza” pure di mafia), dall’altro cancella quel poco di buono che ancora ci è rimasto nei luoghi in cui viviamo.
Ad Urbania, presso Urbino, un referendum popolare ha bocciato con ben l’81% di “NO” un mega sistema di torri eoliche sui crinali ancora vergini dell’Appennino ma le Holding, avverte il C.d.B., ritorneranno alla carica. Come se non bastasse, bisognerà fare i conti anche con i mega-impianti fotovoltaici che con il loro diffondersi stanno sottraendo, anch’essi, vaste zone di terreni alla produzione agricola e, di pari passo all’offshore, anche zone acquatiche, con i nuovi progetti Loto (in riferimento alle piante acquatiche) ossia mega isole galleggianti modulate (costituite, cioè, da pannelli fotovoltaici).
Da qui le numerose istanze di moratoria proposte anche da associazioni ambientaliste e di categoria come Legambiente, il FAI (Fondo Italiano per l’Ambiente), il WWF, Italia Nostra, la Coldiretti ed alcune Leghe navali cittadine, che rivolgono, pertanto, un pressante, allarmato appello ai ministri competenti, agli organismi tecnico-scientifici del Ministero per i Beni e le Attività culturali, alla Conferenza Stato-Regioni, ai presidenti e agli assessori regionali competenti, all’Associazione Nazionale Comuni d’Italia (ANCI) affinché l’installazione di impianti per l’energia pulita – certamente necessari – avvenga, di qui in avanti, in modo anch’esso “virtuoso”, cioè rispettoso della trasparenza e dei fondamentali valori tutelati con forza dall’articolo 9 della Costituzione e ai quali tante volte si è richiamato, ed al quale, a sua volta, ci ha richiamato, il nostro presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Si calcola che dalla metà degli anni ottanta le coppie di volatili che nidificano sul nostro territorio si sono ridotte notevolmente così come, di contro, sono aumentati gli spiaggiamenti di delfini, capodogli e tartarughe. Sui motivi le ipotesi possono essere almeno due:
1) Il nostro territorio non offre più condizioni sufficienti di vivibilità;
2) La sensibilità ambientale è sopraffatta dalle speculazioni edilizie, dall’industrializzazione e dalla ricerca di nuove fonti energetiche.
Insomma, sta accadendo qualcosa che crea allarme. A farlo scattare è stato il Comitato per la Bellezza (C.d.B): “la diffusione di maxi impianti eolici sta avvenendo senza una seria pianificazione territoriale, ambientale e paesaggistica, investendo e manomettendo sia vasti territori terrestri che marini (cd impianti offshore)”.
La moltiplicazione caotica e non virtuosa dei maxi impianti eolici sta impattando seriamente il nostro territorio agricolo e gli ecosistemi cosicché se, da un lato, il vento ci aiuterebbe, offrendoci energia pulita (anche se, il nuovo caso sardo, ci mostra che proprio pulita non è e che “puzza” pure di mafia), dall’altro cancella quel poco di buono che ancora ci è rimasto nei luoghi in cui viviamo.
Ad Urbania, presso Urbino, un referendum popolare ha bocciato con ben l’81% di “NO” un mega sistema di torri eoliche sui crinali ancora vergini dell’Appennino ma le Holding, avverte il C.d.B., ritorneranno alla carica. Come se non bastasse, bisognerà fare i conti anche con i mega-impianti fotovoltaici che con il loro diffondersi stanno sottraendo, anch’essi, vaste zone di terreni alla produzione agricola e, di pari passo all’offshore, anche zone acquatiche, con i nuovi progetti Loto (in riferimento alle piante acquatiche) ossia mega isole galleggianti modulate (costituite, cioè, da pannelli fotovoltaici).
Da qui le numerose istanze di moratoria proposte anche da associazioni ambientaliste e di categoria come Legambiente, il FAI (Fondo Italiano per l’Ambiente), il WWF, Italia Nostra, la Coldiretti ed alcune Leghe navali cittadine, che rivolgono, pertanto, un pressante, allarmato appello ai ministri competenti, agli organismi tecnico-scientifici del Ministero per i Beni e le Attività culturali, alla Conferenza Stato-Regioni, ai presidenti e agli assessori regionali competenti, all’Associazione Nazionale Comuni d’Italia (ANCI) affinché l’installazione di impianti per l’energia pulita – certamente necessari – avvenga, di qui in avanti, in modo anch’esso “virtuoso”, cioè rispettoso della trasparenza e dei fondamentali valori tutelati con forza dall’articolo 9 della Costituzione e ai quali tante volte si è richiamato, ed al quale, a sua volta, ci ha richiamato, il nostro presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Luigi FANIZZI
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
Buongiorno,
Eco, tu dici
"La moltiplicazione caotica e non virtuosa dei maxi impianti eolici sta impattando seriamente il nostro territorio agricolo e gli ecosistemi cosicché se, da un lato, il vento ci aiuterebbe, offrendoci energia pulita (anche se, il nuovo caso sardo, ci mostra che proprio pulita non è e che “puzza” pure di mafia), dall’altro cancella quel poco di buono che ancora ci è rimasto nei luoghi in cui viviamo."
Vero.
L'installazione di impianti fotovoltaici e eolici ha faticato per diversi anni a prendere piede...
Finchè qualcuno ha fiutato che, dietro ad una maschera di tutela ambientale, ci si potesse nascondere un buon affare...
Permessi d'installazione relativamente facili da ottenere...
Incentivi & sovvenzioni statali...
Un notevole ritorno d'immagine...
Perchè non buttarsi a capofitto con una "moltiplicazione caotica", finchè la festa dura.
Tanto quando qualcuno si accorgerà dei danni, ormai i soldi saranno stati incamerati in abbondanza... quindi sotto ad installare il più possibile finchè si può...
Tuttavia...
Dare la colpa agli impianti eolici dell'aumento degli spiaggiamenti... C'è uno studio dell'influenza degli stessi sui campi elettromagnetici in ambiente marino? Se c'è non ne sono al corrente.
Ad ogni modo è difficile effettuare uno studio sulla base di pochi dati derivanti da pochi anni, dove i fattori interferenti possono essere molteplici e non vanno ignorati.
Saluti Eco, dai sempre spunti molto interessanti.
Eco, tu dici
"La moltiplicazione caotica e non virtuosa dei maxi impianti eolici sta impattando seriamente il nostro territorio agricolo e gli ecosistemi cosicché se, da un lato, il vento ci aiuterebbe, offrendoci energia pulita (anche se, il nuovo caso sardo, ci mostra che proprio pulita non è e che “puzza” pure di mafia), dall’altro cancella quel poco di buono che ancora ci è rimasto nei luoghi in cui viviamo."
Vero.
L'installazione di impianti fotovoltaici e eolici ha faticato per diversi anni a prendere piede...
Finchè qualcuno ha fiutato che, dietro ad una maschera di tutela ambientale, ci si potesse nascondere un buon affare...
Permessi d'installazione relativamente facili da ottenere...
Incentivi & sovvenzioni statali...
Un notevole ritorno d'immagine...
Perchè non buttarsi a capofitto con una "moltiplicazione caotica", finchè la festa dura.
Tanto quando qualcuno si accorgerà dei danni, ormai i soldi saranno stati incamerati in abbondanza... quindi sotto ad installare il più possibile finchè si può...
Tuttavia...
Dare la colpa agli impianti eolici dell'aumento degli spiaggiamenti... C'è uno studio dell'influenza degli stessi sui campi elettromagnetici in ambiente marino? Se c'è non ne sono al corrente.
Ad ogni modo è difficile effettuare uno studio sulla base di pochi dati derivanti da pochi anni, dove i fattori interferenti possono essere molteplici e non vanno ignorati.
Saluti Eco, dai sempre spunti molto interessanti.
Omnia venenum sunt nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit ut venenum non fit.
- ecoacque
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
Caro amico,
gli impianti eolici offshore costituiscono un serio problema alla navigazione ed alla biologia marina per:
L'imponente presenza fisica e l’inevitabile durata del rumore (24 ore)
La forte componente di bassa frequenza (LFN) che penetra attraverso l’acqua, anche a notevoli profondità, può disorientare, infatti, l’ittiofauna (capodogli, delfini, tartarughe, eccetera) e turbare l’ecosistema marino.
Un forte grazie ed un più forte abbraccio
gli impianti eolici offshore costituiscono un serio problema alla navigazione ed alla biologia marina per:
L'imponente presenza fisica e l’inevitabile durata del rumore (24 ore)
La forte componente di bassa frequenza (LFN) che penetra attraverso l’acqua, anche a notevoli profondità, può disorientare, infatti, l’ittiofauna (capodogli, delfini, tartarughe, eccetera) e turbare l’ecosistema marino.
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Luigi FANIZZI
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
Si, ne convego.
L'impatto c'è ed è evidente.
Ma metteresti la mano sul fuoco sul fatto che gli spiaggiamenti... pardon, il loro aumento è stato causato dalle forti componenti in bassa frequenza derivanti dagli impianti?
In buona sostanza sei sicuro che sia la causa principale e non una con-causa (dato che le interferenze antropologiche non si limitano certo a questo)?
Attenzione:
Non è un intervento per sminuire il problema!
Al contrario è per svisceralo nella sua interezza.
Per tanto grande Guru, tenterò sempre di "scucirti" più informazioni e più chiarimenti possibili, per conoscenza mia e di tutti gli altri amici di Lexambiente.
Saltoni
MAX
L'impatto c'è ed è evidente.
Ma metteresti la mano sul fuoco sul fatto che gli spiaggiamenti... pardon, il loro aumento è stato causato dalle forti componenti in bassa frequenza derivanti dagli impianti?
In buona sostanza sei sicuro che sia la causa principale e non una con-causa (dato che le interferenze antropologiche non si limitano certo a questo)?
Attenzione:
Non è un intervento per sminuire il problema!
Al contrario è per svisceralo nella sua interezza.
Per tanto grande Guru, tenterò sempre di "scucirti" più informazioni e più chiarimenti possibili, per conoscenza mia e di tutti gli altri amici di Lexambiente.
Saltoni
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- ecoacque
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
Ti rispondo e lo faccio con tanto piacere.
Nella medicina moderna, gli studi sugli animali sono uno strumento importante per determinare il danno sulla salute umana. I rapporti di effetti nocivi su animali devono essere considerati come un avvertimento.
Prove sempre in aumento dimostrano che gli animali sono affetti ancora più gravemente degli esseri umani, dal rumore di bassa frequenza (Low Frequency Noise o LFN) e dalle vibrazioni provenienti dalle turbine industriali (sia in bassa < 20 Hz che in alta frequenza > 20.000 Hz). Tali onde sonore si basano sull’ effetto binaurale dei suoni, stimolano il cervello su frequenze bassissime, tra i 3 ed i 20 Hertz (cd infrasuoni), e innescano le più diverse reazioni sollecitando l’ attività cerebrale in maniera anomala e provocando allucinazioni (cd virtual drug ----> vedi, anche, topic su rumore).
Questo fenomeno ha delle serie implicazioni sugli impegni presi di proteggere le specie in pericolo e minacciate dalla sempre maggiore restrizione degli habitat naturali sensibili. Esso rafforza e aumenta le cautele sui problemi della salute umana (cd principio di precauzione).
E’ noto, come gli animali siano ancora più sensibili degli umani al rumore di bassa frequenza. Il regno animale si vale di una vasta gamma di frequenze sonore inudibili dall’orecchio umano. Va tenuto presente che dentro questi habitat sensibili, dove non si registra quasi nessun rumore di fondo (< 30 dbA), il rumore di bassa frequenza e la vibrazione diffuse (e trasmesse attraverso il terreno o l’acqua) dal funzionamento delle turbine eoliche industriali, costituiscono sicuramente una minaccia e una causa di confusione nella flora e fauna selvatiche.
L’udito e la sensibilità alle vibrazioni della maggior parte delle creature selvatiche è molto più acuta della percezione umana del suono.
Lo stato di confusione provocato dalle emanazioni può condurre all’impossibilità di cacciare, di autodifendersi e in ultimo di sopravvivere. Molti rettili e pesci, ad esempio, che si affidano in larga parte alla loro percezione delle vibrazioni, sono particolarmente sensibili ai disturbi nell’habitat provocati dagli sviluppi industriali.
Invadendo una larga area di habitat con un inquinamento da rumore estraneo vi saranno ovvie ripercussioni sulla sopravvivenza di specie che dipendono dalle speciali caratteristiche di questi rifugi unici. Come osservato dai biologi, questo fenomeno è la causa dello spiaggiamento e dell’abbandono permanente di questi luoghi da parte delle specie di cui sopra.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità in una pubblicazione del 2000 (“Community Noise” di Berglund et al.) ha fatto le seguenti osservazioni:
• “Poichè la ponderazione A sottovaluta il livello di pressione sonora del rumore con componenti di bassa frequenza, per accertare meglio gli effetti sulla salute sarebbe meglio usare la ponderazione C”.
• “Si dovrebbe considerare il fatto che una grande proporzione di componenti di bassa frequenza in un rumore, possono aumentare notevolmente gli effetti nocivi sulla salute.”
• Le prove sul rumore a bassa frequenza è sufficientemente valida da giustificare la preoccupazione.
• “Styles et al. avevano osservato che: vi sono prove chiare che le turbine eoliche producono un suono a bassa frequenza (infrasuono) e segnali acustici che possono essere rilevati a distanza considerevole (molti chilometri) da rilevatori di infrasuoni e da microfoni per la bassa frequenza.
Nel luglio del 2008, infine, esperti in fisica acustica, quali gli americani Kamperman e James hanno presentato un certo numero di proposte di limitazione del suono per prevenire i rischi sulla salute provocati dalle turbine eoliche.
Essi hanno fatto notare che: “il fatto che vi siano così tanti abitanti che si lamentano del rumore a bassa frequenza provocato dalle turbine (poste a poco meno di 1500 m dalle abitazioni), è una prova chiara che una singola misura di rumore con ponderazione A (dBA) utilizzato in molte giurisdizioni (compresa l'Italia) per scegliere il luogo di installazione delle turbine è assolutamente inadeguato.
B & A
Per maggiori dettagli consiglio il sito:
http://www.viadalvento.org/impatti/rumo ... e-eoliche/
Nella medicina moderna, gli studi sugli animali sono uno strumento importante per determinare il danno sulla salute umana. I rapporti di effetti nocivi su animali devono essere considerati come un avvertimento.
Prove sempre in aumento dimostrano che gli animali sono affetti ancora più gravemente degli esseri umani, dal rumore di bassa frequenza (Low Frequency Noise o LFN) e dalle vibrazioni provenienti dalle turbine industriali (sia in bassa < 20 Hz che in alta frequenza > 20.000 Hz). Tali onde sonore si basano sull’ effetto binaurale dei suoni, stimolano il cervello su frequenze bassissime, tra i 3 ed i 20 Hertz (cd infrasuoni), e innescano le più diverse reazioni sollecitando l’ attività cerebrale in maniera anomala e provocando allucinazioni (cd virtual drug ----> vedi, anche, topic su rumore).
Questo fenomeno ha delle serie implicazioni sugli impegni presi di proteggere le specie in pericolo e minacciate dalla sempre maggiore restrizione degli habitat naturali sensibili. Esso rafforza e aumenta le cautele sui problemi della salute umana (cd principio di precauzione).
E’ noto, come gli animali siano ancora più sensibili degli umani al rumore di bassa frequenza. Il regno animale si vale di una vasta gamma di frequenze sonore inudibili dall’orecchio umano. Va tenuto presente che dentro questi habitat sensibili, dove non si registra quasi nessun rumore di fondo (< 30 dbA), il rumore di bassa frequenza e la vibrazione diffuse (e trasmesse attraverso il terreno o l’acqua) dal funzionamento delle turbine eoliche industriali, costituiscono sicuramente una minaccia e una causa di confusione nella flora e fauna selvatiche.
L’udito e la sensibilità alle vibrazioni della maggior parte delle creature selvatiche è molto più acuta della percezione umana del suono.
Lo stato di confusione provocato dalle emanazioni può condurre all’impossibilità di cacciare, di autodifendersi e in ultimo di sopravvivere. Molti rettili e pesci, ad esempio, che si affidano in larga parte alla loro percezione delle vibrazioni, sono particolarmente sensibili ai disturbi nell’habitat provocati dagli sviluppi industriali.
Invadendo una larga area di habitat con un inquinamento da rumore estraneo vi saranno ovvie ripercussioni sulla sopravvivenza di specie che dipendono dalle speciali caratteristiche di questi rifugi unici. Come osservato dai biologi, questo fenomeno è la causa dello spiaggiamento e dell’abbandono permanente di questi luoghi da parte delle specie di cui sopra.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità in una pubblicazione del 2000 (“Community Noise” di Berglund et al.) ha fatto le seguenti osservazioni:
• “Poichè la ponderazione A sottovaluta il livello di pressione sonora del rumore con componenti di bassa frequenza, per accertare meglio gli effetti sulla salute sarebbe meglio usare la ponderazione C”.
• “Si dovrebbe considerare il fatto che una grande proporzione di componenti di bassa frequenza in un rumore, possono aumentare notevolmente gli effetti nocivi sulla salute.”
• Le prove sul rumore a bassa frequenza è sufficientemente valida da giustificare la preoccupazione.
• “Styles et al. avevano osservato che: vi sono prove chiare che le turbine eoliche producono un suono a bassa frequenza (infrasuono) e segnali acustici che possono essere rilevati a distanza considerevole (molti chilometri) da rilevatori di infrasuoni e da microfoni per la bassa frequenza.
Nel luglio del 2008, infine, esperti in fisica acustica, quali gli americani Kamperman e James hanno presentato un certo numero di proposte di limitazione del suono per prevenire i rischi sulla salute provocati dalle turbine eoliche.
Essi hanno fatto notare che: “il fatto che vi siano così tanti abitanti che si lamentano del rumore a bassa frequenza provocato dalle turbine (poste a poco meno di 1500 m dalle abitazioni), è una prova chiara che una singola misura di rumore con ponderazione A (dBA) utilizzato in molte giurisdizioni (compresa l'Italia) per scegliere il luogo di installazione delle turbine è assolutamente inadeguato.
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Per maggiori dettagli consiglio il sito:
http://www.viadalvento.org/impatti/rumo ... e-eoliche/
Luigi FANIZZI
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
Caro eco, caro mpa, francamente mi chiedo cosa soddisferà mai le esigenze dei naturambientalisti come noi penso che la necessaria critica autocostruttiva debba essere applicata in tutti i campi e oltre a questa, anche la coerenza è fattore sicuramente necessario.
Premesso che concordo sul fatto che nel nostro paese la pianificazione territoriale non esiste e specie negli ultimi anni ciò risulta più che mai evidente, ma non per questo si deve rinunciare a valutare la possibilità di ricorrere a fonti di produzione energetica alternative e rinnovabili (e praticabili con risorse interne)
Sugli effetti dell' eolico ne ho lette di cotte e di crude, come del resto come su qualsiasi altro argomento scientifico suscettibile di interessi politico-economici. Per par-condicio vi offro il seguente link: http://www.currykerlinger.com/studies.htm
Per seconda cosa vi invito poi ad una riflessione: cultura ambientale significa coerenza, non moda!
Un saluto
Premesso che concordo sul fatto che nel nostro paese la pianificazione territoriale non esiste e specie negli ultimi anni ciò risulta più che mai evidente, ma non per questo si deve rinunciare a valutare la possibilità di ricorrere a fonti di produzione energetica alternative e rinnovabili (e praticabili con risorse interne)
Sugli effetti dell' eolico ne ho lette di cotte e di crude, come del resto come su qualsiasi altro argomento scientifico suscettibile di interessi politico-economici. Per par-condicio vi offro il seguente link: http://www.currykerlinger.com/studies.htm
Per seconda cosa vi invito poi ad una riflessione: cultura ambientale significa coerenza, non moda!
Un saluto
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
Se è per questo, caro amico Orio, siamo molto demodè.
Converrai, infatti, che sia l'eolico che il fotovoltaico non sono altro che paliativi, fatti passare (ed enfatizzati ) in quanto non pestano i piedi alle grandi Holding petrolifere .
La rivoluzione ambientale, quella vera, sarà quando l'intero pianeta passerà dall'era atomica a quella dell'idrogeno.
Che sia questo il grande Evento del 2012
Riflettiamo, riflettiamo pure ...
Converrai, infatti, che sia l'eolico che il fotovoltaico non sono altro che paliativi, fatti passare (ed enfatizzati ) in quanto non pestano i piedi alle grandi Holding petrolifere .
La rivoluzione ambientale, quella vera, sarà quando l'intero pianeta passerà dall'era atomica a quella dell'idrogeno.
Che sia questo il grande Evento del 2012
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Luigi FANIZZI
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
Appunto: è proprio lì che ti volevo portare. Ragazzi, se facciamo due conti vedremo come l' affermazione di eco su eolico e fotovoltaico sia corretta. In realtà però ragionando di questo passo non arrivieremo mai ad una soluzione e sai perchè? Perchè la panacea anche in questo caso NON ESISTE!
Occorre secondo me differenziare, effettuare valutazioni ed analisi ambientali sulle possibilità di sfruttare una o più tecnologie produttive combinate in zone di territorio circoscritte per bacino di utenza (comprese le previsioni di sviluppo future), zone che sono differenti sia dal punto di vista climatico che geomorfologico e che in funzione delle singole richieste e delle "singolari" capacità produttive potranno vedere soddisfatto il fabbisogno energetico. In altre parole, analizzare, pianificare, realizzare; cioè l'esatto contrario di ciò che avviene solitamente in Italia dove prima si realizza, poi si pianifica, poi si analizza e si scopre che non abbiamo risolto un cia,zetadue,o anzi...
Occorre secondo me differenziare, effettuare valutazioni ed analisi ambientali sulle possibilità di sfruttare una o più tecnologie produttive combinate in zone di territorio circoscritte per bacino di utenza (comprese le previsioni di sviluppo future), zone che sono differenti sia dal punto di vista climatico che geomorfologico e che in funzione delle singole richieste e delle "singolari" capacità produttive potranno vedere soddisfatto il fabbisogno energetico. In altre parole, analizzare, pianificare, realizzare; cioè l'esatto contrario di ciò che avviene solitamente in Italia dove prima si realizza, poi si pianifica, poi si analizza e si scopre che non abbiamo risolto un cia,zetadue,o anzi...
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
Amici, non so, ancora, se l'idrogeno sarà la panacea (come la storia ci insegna, infatti, ogni era ha avuto i suoi problemi ).
Di una cosa però son certo: "segnerà una svolta epocale"
Issimi
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Luigi FANIZZI
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
Caro eco,
la prima pila a combustibile basata sulla combustione "fredda" idrogeno-ossigeno è stata realizzata da Guglielmo Grove nel 1839 con un elettrolita a base di acido solforico, la prima applicazione pratica si deve invece a F.T Bacon nel 1959 della quale ancora sfruttiamo il principio tecnologico.
I processi industriali di produzione di idrogeno sono attivi da decenni, anche in Italia, già negli anni 50, epoca in cui venne ideata la cella a combustibile, la produzione italiana di idrogeno si aggirava intorno ai 100 milioni di metri cubi.
Qualche anno fà, in una fiera "ambientale" un cittadino voilenteroso presentò un' auto normalmente prodotta in commercio modificata per andare a benzina ed idrogeno anzichè benzina e metano, mentre ero lì che stavo chiedendo dettagli si avvicinarono due manager di una nota casa produttrice che chiesero informazioni tecniche sul tipo di modifiche apportate ricevendo informazioni esaustive e dettagliate oltre che competenti, alla fine vedendo confutato dall'ideatore ogni loro tentativo di obiezione, conclusero con questa bella frase: "tanto non te la omologheranno mai!" e se ne andarono.
Oggi mi parli di svolta epocale? Si vabbè, un giorno, forse, quando le profezie degli indiani di america si avvereranno, ne riparleremo; per adesso mi sembra dai segnali esistenti che non vi sia nessuna volontà di cambiare l'attuale direzione di marcia.
Nel frattempo, in europa facciamo "ricerca" su argomenti noti e stranoti da decenni...
http://ec.europa.eu/research/leaflets/h2/index_it.html
la prima pila a combustibile basata sulla combustione "fredda" idrogeno-ossigeno è stata realizzata da Guglielmo Grove nel 1839 con un elettrolita a base di acido solforico, la prima applicazione pratica si deve invece a F.T Bacon nel 1959 della quale ancora sfruttiamo il principio tecnologico.
I processi industriali di produzione di idrogeno sono attivi da decenni, anche in Italia, già negli anni 50, epoca in cui venne ideata la cella a combustibile, la produzione italiana di idrogeno si aggirava intorno ai 100 milioni di metri cubi.
Qualche anno fà, in una fiera "ambientale" un cittadino voilenteroso presentò un' auto normalmente prodotta in commercio modificata per andare a benzina ed idrogeno anzichè benzina e metano, mentre ero lì che stavo chiedendo dettagli si avvicinarono due manager di una nota casa produttrice che chiesero informazioni tecniche sul tipo di modifiche apportate ricevendo informazioni esaustive e dettagliate oltre che competenti, alla fine vedendo confutato dall'ideatore ogni loro tentativo di obiezione, conclusero con questa bella frase: "tanto non te la omologheranno mai!" e se ne andarono.
Oggi mi parli di svolta epocale? Si vabbè, un giorno, forse, quando le profezie degli indiani di america si avvereranno, ne riparleremo; per adesso mi sembra dai segnali esistenti che non vi sia nessuna volontà di cambiare l'attuale direzione di marcia.
Nel frattempo, in europa facciamo "ricerca" su argomenti noti e stranoti da decenni...
http://ec.europa.eu/research/leaflets/h2/index_it.html
lexambiente fidelis
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
Caro Orio,
è noto, come ben sai, che quando spira un vento di rivoluzione, c'è sempre Qualcuno (non facciamo nomi), che ti sbarra la strada o che, addirittura, non te la fa percorrere più.
In proposito, credo prorpio che la misteriosa morte dell'ing. Rudolf Diesel (1913), ne sia un valido esempio.
Salutissimi
è noto, come ben sai, che quando spira un vento di rivoluzione, c'è sempre Qualcuno (non facciamo nomi), che ti sbarra la strada o che, addirittura, non te la fa percorrere più.
In proposito, credo prorpio che la misteriosa morte dell'ing. Rudolf Diesel (1913), ne sia un valido esempio.
Salutissimi
Luigi FANIZZI
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
sono d'accordo con eco l'idrogeno "segnerà una svolta epocale" ma non sarà la panacea, dobbiamo renderci conto che non possiamo continuare con questo modello di crescita, non possiamo continuare a consumare così tanta energia, qualcuno nel lontano 1972 al MIT di Boston scrisse un rapporto... I limiti dello sviluppo...
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
Centrato Lib
Il vero problema è il contenimento dei consumi energetici (così come il contenimeto nell'uso delle altre risorse planetarie).
E' sciocco, infatti, seguire le domande.
Intelligente è, invero, gestire le risorse che si hanno (e se l'abbiam capito noi....).
Un saluto caro
Il vero problema è il contenimento dei consumi energetici (così come il contenimeto nell'uso delle altre risorse planetarie).
E' sciocco, infatti, seguire le domande.
Intelligente è, invero, gestire le risorse che si hanno (e se l'abbiam capito noi....).
Un saluto caro
Luigi FANIZZI
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
che però carissimi eco e libraio, scusatemi se mi permetto ancora di dire la mia, significa in primo luogo analizzare e pianificare, dato che qualsiasi progetto di risparmio ambientale, ed il risparmio energetico è un risparmio ambientale che investe più matrici, deve necessariamente essere preceduto da un'analisi preliminare finalizzata alla valutazione sia degli aspetti che degli impatti che delle risorse naturali del territorio. Una volta che avrai fatto questo potrai ipotizzare possibili interventi di "risparmio energetico" cercando di sfruttare/ottimizzare/modificare le risorse, diversamente non otterrai alcun effetto positivo, fatto forse salvo il fatto di aver seguito la moda del momento. Sarò ripetitivo ma tengo a ribadirlo: le panacee non esistono, sono soltanto la moda o peggio, l'esigenza politica del momento; gli interventi "seri" nascono da analisi a tutto campo che prendono in considerazione tutte, ripeto tutte, le possibilità, cercando tra esse il giusto compromesso, ovvero la combinazione tecnologica che consente di ridurre al minimo l'impatto sull'ambiente e portare al massimo l'efficienza energetica (che ovvio, comprende in primo luogo, la capacità di evitare lo spreco e ridurre il consumo, capacità che nasce da una seria analisi preliminare e non a parole)
Un caro saluto
P.S. attenti, forse mi sbaglierò, ma credo che sia proprio per evitare di "inseguire le domande" che vengono mantenuti lo status quo e il sottosviluppo
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lexambiente fidelis
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
Condivido, in toto, Fratello
Luigi FANIZZI
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
Buongiorno,
Molto interessanti i link forniti da Orio e Eco.
Saluti
Quoto, riquoto e straquoto.orione ha scritto:le panacee non esistono, sono soltanto la moda o peggio, l'esigenza politica del momento
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Saluti
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
caro orione, scusa ma non sono d’accordo (o forse non ci siamo capiti?) quando dici che in primo luogo bisogna “analizzare e pianificare”, perché se prima non hai deciso con quale modalità e quale strategia vuoi, anzi, devi analizzare e pianificare, non affronti il problema nel giusto modo. Non si tratta semplicemente di mettere in campo interventi di “risparmio energetico”, si tratta di ripensare nel complesso quale modello di sviluppo adottare, ad es. quale strategia economica seguire, dobbiamo necessariamente continuare a consumare risorse e produrre beni spesso non indispensabili a questi ritmi per forza? Lo so, le panacee non esistono, ma sono convinto che l’urgenza di pensare un nuovo modello si sviluppo (sostenibile come auspicavano nel 1972 gli scienziati del MIT) non è legata a “mode o peggio esigenze politiche del momento”, ma dalla innegabile quanto pericolosa (per l’ambiente) crisi del modello attuale.
Ciao
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
Ciao libraio, premesso che sono onorato di poter scambiare opinioni con te, forse non ci siamo veramente capiti dato che sono quasi del tutto concorde con quanto affermi. Tuttavia, le modalità e le strategie, che ovviamente dovranno essere preliminari alla pianificazione, non possono non emergere da un'attenta analisi di tutti i fattori compiuta a monte. Non esiste strategia senza analisi preliminare "dell'ambiente" sul quale vuoi operare.
D'accordo sull' esigenza determinata dalla crisi del modello attuale, ma penso anche che la crisi del modello attuale esista perchè è stata sempre e costantemente perseguita la logica degli interventi palliativi a breve termine, allo stesso tempo limitando politicamente i possibili fattori di sviluppo di terze parti. Laddove oggi non è più possibile, esercitare tale controllo "assoluto" ci ritroviamo nuovamente ad affrontare (ed oggi significativamente) il problema della "scarsità", concetto da sempre ben presente nelle menti di chi decide.
Cosa fare? Certo non sarò io a dirlo nè neanche pensarlo, però dal piccolo della mia limitata ed assolutamente non significativa esperienza posso dirti che senza analisi dei fattori ambientali non si attua alcuna strategia, nè politica, nè militare, nè tantomeno ambientale.
Ciao
D'accordo sull' esigenza determinata dalla crisi del modello attuale, ma penso anche che la crisi del modello attuale esista perchè è stata sempre e costantemente perseguita la logica degli interventi palliativi a breve termine, allo stesso tempo limitando politicamente i possibili fattori di sviluppo di terze parti. Laddove oggi non è più possibile, esercitare tale controllo "assoluto" ci ritroviamo nuovamente ad affrontare (ed oggi significativamente) il problema della "scarsità", concetto da sempre ben presente nelle menti di chi decide.
Cosa fare? Certo non sarò io a dirlo nè neanche pensarlo, però dal piccolo della mia limitata ed assolutamente non significativa esperienza posso dirti che senza analisi dei fattori ambientali non si attua alcuna strategia, nè politica, nè militare, nè tantomeno ambientale.
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
Effettivamente, caro Lib, è importate che si comprenda che ormai si deve passare dalla “gestione della domanda” alla “pianificazione dell’offerta” per superare la crisi del modello di sostenibilità attuale per cui si sommano le varie richieste (produttive e di risorse), cercando disperatamente di soddisfarle e partire, invece, dalle disponibilità (reali o potenziali) del territorio pianificando (= governando), conseguenzialmente, le attività produttive e d'uso delle risorse.
Issimi, siete Grandi tutti
OT: Lib, ti ringrazio enormemente per aver citato "I limiti dello sviluppo", libro storico ormai diventato bestseller assoluto (assolutamente consigliato). Perchè mi dai la possibilità di dire che, trent'anni dopo, quegli stessi scienziati del famoso MIT di Boston (J. Randers, D. & D. Meadows), armati, ora, di strumenti informatici ben più raffinati e di una mole enorme di dati statistici, si sono riuniti per lanciare ancora il loro grido d'allarme: I nuovi limiti dello sviluppo. La salute del pianeta nel terzo millennio (Ed. Mondadori, 2006). Con uno stile semplice e piano e con rigore scientifico i tre scienziati riconfermano le previsioni di trent'anni fa, e ci mettono in guardia sui devastanti effetti dell'azione umana sul clima, la qualità delle acque, la biodiversità marina, le foreste e tutte le altre risorse naturali (prima che sia troppo tardi, sic).
Issimi, siete Grandi tutti
OT: Lib, ti ringrazio enormemente per aver citato "I limiti dello sviluppo", libro storico ormai diventato bestseller assoluto (assolutamente consigliato). Perchè mi dai la possibilità di dire che, trent'anni dopo, quegli stessi scienziati del famoso MIT di Boston (J. Randers, D. & D. Meadows), armati, ora, di strumenti informatici ben più raffinati e di una mole enorme di dati statistici, si sono riuniti per lanciare ancora il loro grido d'allarme: I nuovi limiti dello sviluppo. La salute del pianeta nel terzo millennio (Ed. Mondadori, 2006). Con uno stile semplice e piano e con rigore scientifico i tre scienziati riconfermano le previsioni di trent'anni fa, e ci mettono in guardia sui devastanti effetti dell'azione umana sul clima, la qualità delle acque, la biodiversità marina, le foreste e tutte le altre risorse naturali (prima che sia troppo tardi, sic).
Luigi FANIZZI
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
Grazie a te eco per aver avviato questa interessante discussione, e grazie a orione e gli altri per le stimolanti precisazioni… è mio modesto parere che di questo enorme problema se ne parli sempre troppo poco…
Ciao
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Re: QUEL LATO SPORCO DELL'ENERGIA PULITA
Noi però ne parliamo e, sono convinto che, chi ci legge ne rimarrà, senz'altro, sensibilizzato e, soprattutto, ne rimarrà arricchito così come la lettura dei commenti ha arricchito me.
Anche se non sarà mai abbastanza .... Grazie Orio, Mpa, Libraio
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Luigi FANIZZI
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