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Abusivismo edilizio e responsabilità dei comuni
di Luca RAMACCI

pubblicato nella rubrica "Ecolex" in La Nuova ecologia, Maggio 2006

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Molte volte, parlando di abusivismo edilizio, ci si chiede come sia possibile che, anche in piccoli comuni, si riesca a realizzare indisturbati la più visibile tra le aggressioni al territorio.

La risposta, specie per chi lavora in zone dove il rispetto delle regole è una graziosa concessione, è semplice: il maggiore aiuto ai cementificatori viene dalle amministrazioni locali che, invece di controllare, li incoraggiano con la loro indifferenza.

Lo diceva, già nel 1994, la Corte costituzionale ma, senza scomodare il giudice delle leggi, la dimostrazione è sotto gli occhi di tutti nella pratica quotidiana.

Sarebbe interessante effettuare uno studio statistico per verificare, ad esempio, quante sono le costituzioni di parte civile degli enti locali nelle migliaia di processi per abusivismo edilizio celebrati ogni anno nei tribunali italiani che, in caso di condanna, consentirebbero quantomeno un risarcimento del danno.

Altri potrebbero verificare quali e quanti controlli siano stati fatti per accertare, ad esempio, la veridicità delle domande di condono edilizio.

L’esperienza insegna, infatti, che molte istanze sono presentate per immobili costruiti oltre il termine fissato dalla legge (che nell’ultimo condono è il 31 marzo 2003) allegando fotografie abilmente “taroccate” o dichiarando una data di ultimazione falsa che potrebbe essere controllata  con foto aeree digitali in vendita a pochi euro e, in altri casi, con un semplice sopralluogo della polizia municipale.

Si registrano, invece, livelli di disattenzione da parte degli uffici tecnici comunali giustificabili solo se associati a gravissimi deficit psicofisici.

Come non sospettare di istanze di condono prive di documentazione o corredate con fotografie dove dalle ombre si desume chiaramente che gli infissi sono semplicemente poggiati sui muri esterni o che il tetto è costituito soltanto da un telone dal quale filtra la luce?

E come potrebbe venire in mente ad un palazzinaro – lo giuro, è capitato – di costruire una sorta di set cinematografico simulando una costruzione inesistente, naturalmente da condonare, costruendo due sole facciate, sorrette da impalcature retrostanti, e opportunamente “antichizzate” ad uso del fotografo confidando, evidentemente, nella distrazione del tecnico comunale? L’ultima pensata riguarda, invece, i permessi falsi da esibire in caso di controllo.

Forse c’è bisogno di spiegare ai nostri amministratori locali che le case abusive non vengono giù con le chiacchiere.  

 

Luca RAMACCI