Lexambiente - Rivista Trimestrale di Diritto Penale dell'Ambiente  

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Ordinamento giudiziario e violazioni ambientali
di Luca RAMACCI
Pubblicato sulla rubrica Ecolex sul La Nuova Ecologia Ottobre 2006

Dal 28 luglio scorso è in vigore la riforma dell’ordinamento giudiziario, fortemente voluta dal precedente governo per normalizzare la magistratura definita “un cancro da estirpare”.

Parliamo allora dell’organizzazione dell’ufficio del P.M. regolata dal D. Lvo 1062006.

Vi starete chiedendo cosa c’entra con le leggi ambientali. La risposta è semplice: le leggi servono a poco se non si possono applicare o se vengono applicate malamente.

Con le nuove disposizioni il procuratore della Repubblica é il titolare esclusivo dell'azione penale che esercita personalmente o delegando uno o più magistrati. La delega può però riguardare anche il compimento di singoli atti del procedimento.

Con la delega il procuratore può stabilire i criteri ai quali il delegato deve attenersi, pena la revoca. Altre disposizioni consentono al procuratore di indicare i criteri per l’utilizzazione della polizia giudiziaria e di altre risorse dell’ufficio.

In parole semplici, ora il procuratore gode di ampissimi poteri essendo lui stesso titolare dei processi. Prima, invece, una volta assegnato il fascicolo al sostituto secondo criteri automatici (che impedivano alle parti private ed alla polizia giudiziaria di scegliersi il magistrato) poteva revocare l’assegnazione solo in casi particolari e con determinate procedure. Non era inoltre possibile imporre criteri specifici per la trattazione di un processo.

Fortunatamente gran parte dei procuratori ha lasciato le cose come sono, continuando a delegare i loro sostituti con sistemi automatici, ma il rischio rimane.

Facciamo un esempio assurdo.

Un sostituto procuratore, accertato un grave fatto di inquinamento chiede il sequestro di un impianto la cui chiusura determinerà il blocco dell’attività. Immaginiamo anche che riesca ad ottenere l’assenso scritto del procuratore per il sequestro, ora previsto, ed il provvedimento dal giudice.

Eseguito il sequestro, però, si scatena la solita sceneggiata: minaccia di licenziamento degli operai, campagne di stampa, interrogazioni parlamentari e via dicendo.

Il procuratore, a questo punto, potrebbe decidere che non è opportuno mantenere il sequestro a fronte della situazione creatasi. Potrebbe richiamare a sé il fascicolo, disporre lui il dissequestro e poi restituire il tutto al suo sostituto invitandolo a continuare un processo dopo una sostanziale pubblica delegittimazione.

E’ uno scenario assurdo, ma sicuramente possibile. Speriamo che qualcuno metta mano al più presto a questa situazione.

Luca RAMACCI