I DEPURATORI NON PRODUCONO CATTIVI ODORI
di Luigi Antonio Pezone
 
Sono molte e giustificate le proteste dei cittadini contro l'aria malsana proveniente dai depuratori. Non so se possa essere di sollievo, per gli interessati, apprendere che i cattivi odori non sono prodotti dall'impianto, ma dalla qualità del liquame che arriva negli stessi. Se non altro, servirà a indirizzare meglio le proteste.
 I cattivi odori si originano dalla liberazione di molecole di gas maleodoranti, quali H2S (idrogeno solforato), ammine e mercaptani, sviluppatosi in condizione anaerobiche, ad opera di batteri solfato-riduttori nelle condotte fognarie. Più inquinato è il liquame all'origine; più lungo il percorso; più alta la temperatura; meno elevato il PH; maggiore sarà la quantità di acido solforico prodotto durante il percorso; maggiore sarà lo stato di putrefazione del liquame; maggiore sarà il cattivo odore allo sbocco nel depuratore; maggiore il rischio per la salute dei cittadini.
 Altri fenomeni, come la presenza di  anidride carbonica, che si sviluppa in tutti i processi di decomposizione della materia organica, per l'ossidazione totale del carbonio, acidificando ulteriormente il liquame, accelerano il processo degenerativo. Se ipotizziamo realizzabile un piccolo e completo impianto di depurazione per ogni  abitazione, solo evitando la degenerazione del liquame,  il costo energetico delle depurazioni sarebbe, almeno, dimezzato.  Per mancanza di altri dati, cito sempre la città di Roma che, secondo il gestore Acea, ha una rete fognaria di 3500 Km per far comprendere quale degenerazione possa subire il liquame in presenza di tali fenomeni, e quanto ci possa costare in più la depurazione, in assenza di provvedimenti  tecnici adeguati a monte dei depuratori. Non si è mai capito perché si debba aspettare il degrado totale del liquame prima di intervenire con la depurazione, incrementando i costi e mettendo in pericolo la salute dei cittadini. Se è vero che non si può depurare completamente alla fonte ogni inquinamento, non è detto che si debba aspettare la putrefazione del liquame per intervenire. Anche intervenendo solo dove è possibile si riduce il carico inquinante finale. Per questo bisognerebbe incominciare a parlare di "certificazione ambientale dei fabbricati", non solo di "piani casa" rivolti alle ristrutturazioni e all'aumento di cubatura. Se è vero che il piano casa è stato proposto per promuovere l'attività del settore edile, anche la certificazione ambientale può portare a importanti risvolti occupazionali, non solo nel settore edile, ma anche un quelli impiantistici, artigianali, e, appunto, ambientale. Occupazione anche qualificata. Non è detto che l'ambiente debba essere accessibile solo alle caste ambientali e alle corporazioni.   I progettisti e i legislatori, che hanno trascurato negli attuali sistemi depurativi, i trattamenti preliminari alla fonte, oggi possibili con rendimenti inimmaginabili fino a pochi anni fa, hanno trascurato anche possibilissimi, trattamenti intermedi.  Lungo le reti , soprattutto quelle multi chilometriche, esistono molte opportunità di intervento per ossigenare il liquame in punti strategici. In particolare in corrispondenza degli impianti di sollevamento, dove sono già previste delle opere murarie (manufatto con vasca di accumulo delle acque da sollevare) ed elettromeccaniche (elettropompe, eventuale sgrigliatore, quadri di comando). L'opera non costerebbe molto in più se si aggiungesse un piccolo bacino,  nel quale inserire un sistema di ossidazione, come i contattori biologici rotanti, che non richiedendo gestione e manutenzione e con piccoli assorbimenti di corrente consentirebbero notevoli abbattimenti del bod5 (3 - 4 Kg / kwh), prevenendo ulteriormente i fenomeni di degrado sopra accennati.
In numerosi articoli precedenti, ho cercato inutilmente di suscitare l'attenzione delle  nostre Autorità ambientali e dei loro consulenti sulle possibili migliorie apportabili al di fuori degli impianti di depurazione. Quasi la  stessa indifferenza  si riscontra invitando al confronto progettisti di impianti, di reti e gestori. Gli stessi cittadini intervengono solo perché sentono le puzze. Coperte le puzze, nessuno si preoccupa di quanto sia  costato il coperchio e di quante altre cose e costi siano state coperte con quel medesimo coperchio.
 
Tutto ha origine dal comma 2 art. 107 del T.U.A. (già presente anche nei testi di legge precedenti): "Gli scarichi di acque reflue domestiche che recapitano in reti fognarie sono sempre ammessi purché osservino i regolamenti emanati dal soggetto gestore del servizio idrico integrato ed approvati dall’Autorità d’ambito competente". Questo comma ha invalidato i limiti di emissione della tabella 3, allegato 5, rendendola valida solo per gli scarichi, legali, di natura industriale. I regolamenti delle A.A.T.O., salvo qualche rara eccezione, sembrano stampati in serie su questo argomento: “i reflui domestici sono sempre ammessi nel rispetto del presente regolamento". In qualche caso ho visto pubblicato il valore accettato dalla fogna   Bod5 < = 1000 mg/l, ben quattro volte il valore tabellato. In altri casi viene espressamente richiesta la dismissione delle vasche Imhoff all’atto dell’allacciamento alla pubblica fognatura, in quanto trattamento non compatibile. Nessuno parla di trattamenti preliminari; di idrogeno solforato; di rimozione locale del fosforo; di trattamenti di ossidazione nella rete fognaria.  Tutti si aspettano il miracolo nell'impianto di depurazione, dove, invece, arriva il morto che, naturalmente, puzza.
La pronta somministrazione di una grande quantità ossigeno  è la cura giusta per resuscitarlo, ma non può essere istantanea. Può richiedere alcune ore, per rimuovere quel cattivo odore di uova marce, per cui è necessario procedere alla copertura delle vasche e dei canali aperti. Ma la copertura non può fungere da tappo. L'aria uscirebbe lo stesso. La concentrazione di sostanze tossiche e maleodoranti è pericolosa per i manutentori. Si installa  un impianto di ventilazione con un parziale rinnovo dell'aria sotto la copertura, in modo da tenere l'ambiente in depressione, evitando la fuori uscita di aria malsana  nell'atmosfera. Il quantitativo di aria estratto  per creare la depressione, prima di essere immessa nell'atmosfera viene fatto passare attraverso delle rampe di lavaggio alimentate con acqua additivata di speciali prodotti a base di  enzimi (o batteri), che reagendo con l'aria mascherano nella loro struttura le sostanze maleodoranti, in particolare  lo zolfo e l'azoto, che sono i principali artefici del cattivo odore. Questo è  in sintesi il sistema adoperato per bloccare i cattivi odori. Come in tutti gli impianti, il rischio di sentire qualche odore è sempre esistente per un cattivo dimensionamento dell'impianto oppure per l'utilizzo di prodotti chimici poco efficaci. Fermo restando che  la mascheratura chimica delle sostanze tossiche e maleodoranti , se riesce,  non significa l'abbattimento delle stesse, ma solo che non ne avvertiamo l'odore. L'ASL dovrà fare gli opportuni accertamenti.
Non sarebbe stato meglio, se il sistema depurativo, nel suo insieme, avesse consentito di portare l'acqua fino al depuratore in uno stato di salute, anziché di putrefazione? . Come?  Anticipando una parte del trattamento depurativo all'origine:  Utilizzando le fosse imhoff del futuro che hanno prestazioni superiori a quelle del passato, con ingombri più ridotti. Però, queste fosse  da sole non possono farcela. Rischiamo di trasferire i cattivi odori dal depuratore alla città senza l'abbinamento delle stesse al sistema di scarico fisico chimico, ideato dal sottoscritto. Il sistema è volutamente ignorato dalle  nostre Autorità ambientali. Probabilmente, vedendo che le proposte del sottoscritto  escono dai canoni degli impianti tradizionali,  pensano  che a proporle sia chi non ha mai visto un impianto di depurazione. Invece, al contrario, vengono da chi, per quasi un ventennio ha installato impianti di depurazione tradizionali in Italia e all'estero, e per un altro ventennio ha installato altri tipi di impianti. Proprio in virtù di tali esperienza ha potuto individuare i punti deboli del sistema.   I soli che possano dare una svolta verso uno sviluppo più sostenibile, consentendo migliori rendimenti depurativi, minori consumi energetici e minori additivi chimici, conservando il sistema attuale. Limitando soltanto gli investimenti futuri.
Negli impianti di depurazione, l'abbinamento di trattamenti fisico chimici con processi biologici ha portato a importantissimi risultati. Nessuno, fino ad ora, ha pensato di applicare tale abbinamento a un processo biologico povero tecnologicamente come le fosse imhoff, per non aumentarne i costi gli ingombri e la gestione. L'intuizione di intervenire, con la chimica,  ancora prima di scaricare l'acqua lo consente, senza incorrere nei problemi sopra menzionati. In più lo stesso sistema permette il risparmio idrico 25 - 30 %, la prevenzione dell'idrogeno solforato, la rimozione del fosforo e  tanti altri vantaggi già citati in altri articoli , a cui, con questo articolo, aggiungiamo  anche la prevenzione delle esalazioni tossiche e moleste locali e  al depuratore finale.
Tacere, senza giustificazioni, di fronte a un progetto di pubblica utilità  è incoerente anche dal punto di vista politico. A parte i risvolti occupazionali, il progetto persegue obiettivi legiferati dal nostro Governo e dal Parlamento. Vedi la legge 244/2007 (finanziaria 2008) che all'art.1, comma 228, che introduce per la prima volta il risparmio idrico strutturale nei fabbricati; vari articoli del T.U.A. rivolti alla tutela della risorsa idrica, al riutilizzo dei fanghi.  Si ricorda anche l'obiettivo del raggiungimento dello stato di   “buono” dei nostri corpi idrici, previsto entro il 23 dicembre 2015, Anche considerando le deroghe motivate, concesse con la legge n. 101 del 06/06/2008, non ci si potrà scostare molto da tale data concordata a livello Europeo. Tutto quello che sfugge agli impianti di depurazione deve essere trattato a livello locale
Per non ripetere, quanto già scritto in altri articoli che chiunque può leggere digitando semplicemente su "Google" "Luigi Antonio Pezone", si ricordano i titoli:  La rivolta dei sindaci; Undici ragioni per rivalutare le fosse Imhoff; L'applicazione della legge 244/200/ ai fini del risparmio idrico; La prevenzione dell'idrogeno solforato; I sindaci e la gestione dell'acqua;. La flocculazione in casa; Le carenze del sistema depurativo; L'Afganistan nella gestione dell'acqua.
Non dobbiamo illuderci. Oggi nelle bollette del Servizio Idrico Integrato, non paghiamo ancora i costi degli investimenti, giusti o sbagliati, fatti nel passato per le infrastrutture del servizio idrico, fognario e depurativo, ma in un prossimo futuro, adeguandoci alle leggi europee, non sarà possibile fare il gioco delle tre carte con i conti pubblici. Tali costi entreranno nelle bollette, compresi gli ammortamenti del capitale investito. Le nostre bollette aumenteranno considerevolmente, come è avvenuto in altri Paesi, soprattutto Germania e Inghilterra, Per questo motivo bisogna procedere più decisamente verso uno sviluppo più sostenibile, che inizia dal risparmio idrico; prosegue con i trattamenti preliminari senza consumi energetici; utilizzi un sistema fognario, che non  degeneri il liquame, ma contribuisca a tenerlo in vita;  si conclude negli impianti di depurazione, senza costi superflui per opere come le coperture delle vasche, che coprono soprattutto progettazioni e gestioni non corrette.
Distinti saluti.
Luigiantonio.pezone @fastwebnet.it