Il Gazzettino 26 novembre 2003 Ramacci: «Per anni a Murano una seconda Porto Marghera» Venezia Per anni a Venezia è stato l'incubo di inquinatori, motoscafisti abusivi e vongolari di frodo. Famoso per aver messo sotto sequestro cautelativo il Petrolchimico e per le sue battaglie ecologiste, alle quali ha dedicato un sito internet (www.lexambiente.it), il sostituto procuratore Luca Ramacci ora è stato trasferito a Tivoli. Ma continua a collaborare con Legambiente, di cui è co-presidente nazionale dei Centri di azione giuridica. E proprio per il rapporto sulle ecomafie di Legambiente, Ramacci nel 2002 scrisse un dossier intitolato: "Murano, vetri e veleni". Un documento che contiene le cifre di un'azione giudiziaria capillare, che ha portato a ispezioni in 88 vetrerie di Murano con 60 sequestri per le emissioni dei fumi (un problema che ora si può dire risolto con l'adeguamento degli impianti) e a verifiche anche sugli scarichi in laguna delle acque usate per la lavorazione. «Con riferimento alle acque di raffreddamento derivanti dall'attività di fusione del vetro - scrisse Ramacci un anno fa - i valori di arsenico accertati risultano di gran lunga superiori ai limiti di legge».E ancora: «Da una delle prime verifiche sono emersi, ad esempio, superamenti dei limiti per l'arsenico pari ad oltre il 120 per cento rispetto a quanto stabilito dal Dpr 96273 e ad oltre il 44mila per cento rispetto al decreto "Ronchi-Costa" (vd. tabella a fianco, ndr). Non meno preoccupanti i livelli riscontrati nei reflui provenienti dalla molatura. Le acque non decantate possono, ad esempio, superare i limiti del Dpr 96273 di oltre il 23 per cento per i materiali in sospensione e di quasi il 400 per cento per l'arsenico e, con riferimento ai limiti del decreto Ronchi-Costa, di oltre il 180 per cento per i materiali in sospensione e del 99.500 per cento per l'arsenico. La depurazione comporta invece, sempre in base ai primi accertamenti, il superamento dell'80 per cento (per il Dpr 96273) e di quasi il 36.000 per cento per il decreto "Ronchi Costa"».«L'inquinante maggiormente presente nelle varie fasi di lavorazione è l'arsenico - sostenne allora il magistrato - La presenza di questo elemento costituisce un serio rischio per la salute tanto degli addetti agli impianti quanto della popolazione trattandosi di sostanza riconosciuta dallo Iarc come cancerogena. Risulta inoltre già documentato, in uno studio del 1985, un incremento dei tumori nei lavoratori esposti all'arsenico nella lavorazione del vetro artistico».Tuttavia oggi Ramacci parla di Murano come di un «malato che può guarire, se le cure sono quelle giuste». «Certamente - osserva - a parte la diversità di inquinananti, la situazione non è diversa da quella di Porto Marghera. Per anni è stato così, ma ora pare che le industrie si siano rese conto del problema e che si stiano dando da fare. La situazione è migliorabile e non serve certo mettere limiti stratosferici alle emissioni, se poi non si è in grado di compiere i controlli. Adottare misure clamorose non serve, si rischia solo di produrre inutili chiacchiere. Il problema sono le verifiche e le aziende devono capire che, se non rispettano la legge, rischiano di dover chiudere. Con i veleni non si scherza. Il pericolo di una nuova deroga per gli impianti di depurazione? Le proroghe devono servire per mettersi a norma, non per aprire una scappatoia ai più furbi». Da.Sca.