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Scorie nucleari in Basilicata: le brutte notizie arrivano sempre di sorpresa

Editoriale di Luca RAMACCI pubblicato sul Corriere della Sera - Corriere del mezzogiorno (Campania e Puglia) il 15 novembre 2003

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Le brutte notizie arrivano sempre di sorpresa. Non se l’aspettavano proprio gli abitanti della Basilicata di ricevere in regalo circa ottantamila metri cubi di scorie radioattive provenienti da tutta Italia. Un regalo di quelli buoni, perché le scorie sono a medio ed alto rischio e toglieranno il sonno ai lucani per i prossimi 150.000 anni, il tempo necessario per il decadimento del materiale radioattivo.

E’ poi emblematico che la scelta sia caduta su una regione da sempre oggetto di attenzione da parte dei trafficanti dei rifiuti per la sua scarsa densità abitativa e per le particolari caratteristiche orografiche che la rendono sicuramente appetibile per la creazione di discariche.

Stretta in un abbraccio veramente poco affettuoso da Puglia, Campania e Calabria, tre regioni a rischio per quanto riguarda il traffico di rifiuti, la Basilicata si è sempre difesa in modo efficace, da ultimo creando un osservatorio regionale su ambiente e legalità che, impegnando diversi soggetti istituzionali nella tutela dell’ambiente, viene guardato come esempio di efficienza da tutto il paese.

Ma non è bastata tanta attenzione per evitare di diventare, in un colpo solo, la peggiore pattumiera d’Italia nei prossimi millenni.

Il modo nel quale la decisione è stata presa è veramente singolare, in un momento tragico e luttuoso il Consiglio dei ministri ha trovato il tempo per dedicare la sua attenzione a Scanzano Jonico, individuandolo come sito ottimale per la collocazione delle scorie, senza che la questione fosse all’ordine del giorno.

Verosimilmente, come ha osservato qualcuno, il tutto è stato fatto per ridurre al minimo la possibilità di proteste e forse anche per limitare le conseguenze, in termini di consenso politico, di una scelta scomoda, colpendo una regione con un numero limitato di votanti rispetto ad altre.

Alle comprensibili proteste degli abitanti si risponderà che tutto è stato accuratamente studiato per una scelta inevitabile e che, in ogni caso, le scorie da qualche parte andavano pur messe.

Osservazioni legittime ma che giustificano però qualche considerazione.

Gli abitanti di Scanzano Jonico meritavano forse un po’ più di attenzione e di rispetto e potevano essere coinvolti nella decisione attraverso una partecipazione attiva degli enti locali che avrebbe evitato strascichi polemici.

Si spera, inoltre, che siano state attentamente valutate le conseguenze economiche sull’intera regione e le inevitabili ripercussioni sul turismo oltre alle esigenze di sicurezza.

Queste ultime riguardano non solo l’adeguatezza del sito che, peraltro, sarebbe stato recentemente riqualificato al terzo livello di rischio sismico, ma anche il ruolo di potenziale obiettivo di attentati terroristici che inevitabilmente assumerà.

Suscitano poi perplessità le dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente che manifesta la sua soddisfazione pur riconoscendo che manca del tutto la valutazione di impatto ambientale dell’intervento che si andrà ad effettuare.

Dunque non hanno tutti i torti i cittadini del  neonato cimitero nucleare.

Sanno bene di trovarsi in un paese dove la difesa dell’ambiente è soltanto uno slogan (ora, forse, neppure più di moda) e dove il legislatore negli ultimi venti anni ha spesso rivolto la sua attenzione agli interessi della grande industria, dimostrando una inesauribile fantasia quando si tratta di farla in barba a direttive comunitarie e interpretazioni giurisprudenziali non gradite e che, quando ha bisogno di soldi, li chiede in elemosina ai costruttori abusivi confezionando l’ennesimo condono.

Quale tranquillità possono ricevere da certe frettolose assicurazioni? L’unica certezza l’avranno quando, spegnendo la luce la sera, si accorgeranno di non essere ancora diventati fosforescenti per le radiazioni.

 

Luca RAMACCI