Disegno di legge sul c.d. piano casa in Sardegna, cemento in arrivo.
Dott.ssa Claudia Basciu
Nei giorni scorsi, la Giunta regionale sarda ha elaborato il disegno di legge concernente "Disposizioni straordinarie per il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e per la promozione degli interventi e programmi di valenza strategica per lo sviluppo" ossia, in termini più sintetici, il cosiddetto "piano casa" ideato dall'attuale governo nazionale con la finalità di limitare gli effetti della pur profonda ma temporanea crisi economica che attraversa l'Italia, mediante l'utilizzo del materiale più duraturo che l'uomo abbia inventato: il cemento.
Il disegno di legge studiato dalla Regione Autonoma della Sardegna si adegua alla linea fissata dal governo nazionale e prevede come finalità, appunto "il sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio favorendo interventi diretti alla riqualificazione ed al miglioramento della qualità architettonica e abitativa, della sicurezza strutturale, della compatibilità paesaggistica e dell'efficienza energetica del patrimonio edilizio esistente nel territorio regionale". Peraltro, dalla lettura del testo proposto dalla Giunta regionale emergono alcune disposizioni a favore del settore edilizio che, se non riviste, rischierebbero di creare delle ottime condizioni, non tanto per un miglioramento qualitativo del patrimonio edilizio esistente quanto per l'inizio di nuova ondata di speculazione edilizia, con ulteriori colate di cemento, delle quali la nostra Isola, come il resto d'Italia, non ha assolutamente bisogno. In definitiva, il palliativo per la crisi economica temporanea rischierebbe di diventare la causa di una crisi permanente del nostro territorio e del nostro paesaggio, ossia per le nostre principali risorse le quali, se gestite con rispetto e saggezza, potrebbero costituire un'ottima e duratura fonte di reddito.
Il disegno di legge prevede la possibilità di un incremento volumetrico dei fabbricati ad uso residenziale, agricolo e turistico, con percentuali che vanno dal 20% fino, addirittura, al 30 e al 40%, percentuali, queste ultime, che rappresentano una sorta di "premio di volumetrie" per chi sceglie di ridurre i consumi energetici attraverso l'utilizzo di fonti alternative di energia.
Per quanto riguarda i fabbricati ad uso residenziale, è ammesso un incremento volumetrico nella misura massima del 20% delle volumetrie esistenti (art. 2) "anche mediante il superamento degli indici massimi di edificabilità previsti agli strumenti urbanistici e delle vigenti disposizioni normative regionali", con il rispetto di una serie di prescrizioni, tra le quali, per esempio, in caso di tipologie uni-bifamiliari, la possibilità di realizzare nuovi corpi di fabbrica in ampliamento nei diversi piani, sopraelevare o costruire, al solo piano terra, corpi di fabbrica separati dal fabbricato principale; altre prescrizioni sono previste (ancora all'art. 2) per le tipologie edilizie pluripiano e tipologie edilizie a schiera in lotto urbanistico unitario. Peraltro, come accennato in precedenza, l'incremento volumetrico può arrivare fino ad un massimo del 30% nel caso in cui i proprietari decidano di realizzare degli interventi finalizzati alla riduzione almeno del 15% del fabbisogno energetico. Per quanto attiene, invece, gli interventi di ampliamento degli immobili a finalità turistico-ricettiva, il disegno di legge prevede (art. 4) incrementi di volumetrie pari al 10% per quegli immobili situati nella fascia costiera dei 300 metri dalla linea di battigia, ridotta a 150 metri nelle isole minori; inoltre, anche in questo caso, è consentito un incremento volumetrico del 20% che può arrivare al 30% nel caso in cui siano previsti interventi per la riduzione del consumo energetico con una riduzione maggiore del 25% oppure si dimostri che l'immobile rispetti i parametri di cui al d. lgs. 192/2005 ("Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia" e direttiva 2002/91/CE Direttiva 2002/91/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2002, sul rendimento energetico nell'edilizia) e si consegua il miglioramento della qualità architettonica, della sicurezza e della accessibilità.
La percentuale "di base" dell'incremento volumetrico viene, invece, innalzata addirittura al 30% nell'ipotesi di interventi di demolizione e ricostruzione, laddove "la Regione promuove il rinnovamento del patrimonio edilizio ad uso residenziale e di quello destinato a servizi connessi alla residenza, turistico-ricettivo e produttivo esistente mediante interventi di sostituzione edilizia delle costruzioni ultimate entro il 31/12/1989, che necessitino di essere adeguate in relazione ai requisiti qualitativi, architettonici, energetici, tecnologici etc." (art. 5 comma 1). Infatti, in caso di integrale demolizione e costruzione, a condizione che venga migliorata la qualità architettonica, si consente un incremento volumetrico di partenza del 30%che può arrivare al 35% qualora siano previsti interventi per il contenimento del consumo energetico, con una riduzione pari almeno al 10%. Una disposizione specifica è, invece, prevista per gli immobili situati nella fascia dei 300 metri dalla linea di battigia (150 per le isole minori) ed in aree di particolare valore paesaggistico o in prossimità di emergenze ambientali, architettoniche, archeologiche o storico-artistiche: al fine di conseguire la riqualificazione del contesto è consentita, previa approvazione del Consiglio Comunale e stipula di apposita convenzione, l'integrale demolizione degli immobili ed il trasferimento della volumetria preesistente in un'altra area con destinazione urbanistica compatibile, a condizione che il lotto originario sia ceduto gratuitamente al Comune per destinarlo a finalità pubbliche. L'incremento volumetrico concesso, in questa ipotesi, arriva al 40% in caso di riduzione di almeno il 15% dell'indice di prestazione energetica di cui al d. lgs. 192/2005 e ss.mm.ii. e al 45% nell'ipotesi di riduzione dell'indice di prestazione energetica di almeno il 20%. In ogni caso, la deliberazione del Consiglio Comunale può prevedere una deroga esclusivamente all'indice di edificabilità e all'altezza.
Ora, alla luce delle disposizioni sinteticamente esposte, pare fin troppo evidente che le misure previste dal "piano casa" sardo, per il sostegno dell'economia, saranno di difficile attuazione per i semplici cittadini e per i piccoli imprenditori i quali, proprio a causa della crisi, probabilmente non avranno le disponibilità economiche e finanziarie necessarie, per esempio, per la realizzazione di nuovi corpi di fabbrica uniti all'installazione di impianti idonei alla riduzione dei consumi energetici o per la demolizione e ricostruzione di nuovi fabbricati con incrementi di volumetrie (salvo rivolgersi all'oneroso sistema bancario sardo, in un momento di forte stretta creditizia e con tutti i rischi del caso o cedere loro immobili a chi ha forti disponibilità di liquidi). Insomma, pare fin troppo chiaro che le misure del "piano casa" rimarranno alla esclusiva portata di grandi imprenditori, per lo più dediti ad interventi di speculazione edilizia, che intendano portare avanti un'attività economica basata sullo sfruttamento incontrollato del nostro territorio, con l'incremento di posti di lavoro temporanei ed a bassa redditività. Non solo. Le previsioni relative agli ulteriori premi di volumetrie (che, come visto, permettono di arrivare fino al 45% degli incrementi) in caso di installazione di impianti per la riduzione dei consumi energetici, porterebbe alla illogica, incoerente, assurda, conseguenza, da un lato, di tutelare l'ambiente attraverso la riduzione dei consumi di energia e, dall'altro, di imporre allo stesso ambiente un pesantissimo fardello, del quale non potrà più liberarsi per moltissimi anni. Per tali ragioni, è necessario fermarsi a riflettere sul futuro che vogliamo regalare alla terra che ci ospita e ai suoi futuri abitanti, senza scordare che il cemento è per sempre.
Dott.ssa Claudia Basciu