Il decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 222 nella scia del liberismo dannoso per le persone

di Massimo GRISANTI

Nel supplemento ordinario n. 52 della Gazzetta Ufficiale n. 277 del 26 novembre 2016 è stato pubblicato il decreto legislativo 25/11/2016, n. 222 che apporta modifiche al Testo unico dell’edilizia.
Intendo soffermarmi solamente su quelle che abrogano il certificato di agibilità delle costruzioni – quale atto promanante dalla pubblica amministrazione – e che prevedono l’equivalenza tra il collaudo statico e il certificato di rispondenza dell’avvenuta costruzione degli edifici alle norme tecniche antisismiche da rilasciarsi da parte degli uffici regionali del genio civile.
Il 6 dicembre 2016 era prevista alla Corte costituzionale la discussione del ricorso n. 95/2012 promosso dal presidente del consiglio dei ministri contro la regione Liguria per disposizioni regionali che eliminavano il certificato di agibilità. La trattazione non vi sarà perché lo stato ha avanzato rinuncia, subito accolta dalla regione, verosimilmente in ragione delle modifiche al TUE pubblicate il 26/11.
Evitare la trattazione nel merito ha significato operare una sanatoria preventiva di costruzioni potenzialmente pericolose sotto il profilo della pubblica incolumità (sismica, sicurezza idraulica e geologica ecc.) perché mai verificate dalla pubblica amministrazione.
E dire che nel ricorso n. 95/2012 il presidente del consiglio (Prof. Mario Monti) aveva affermato, per bocca dell’avvocatura dello stato, che “… solo l’intervento di un’Amministrazione pubblica, che vigila e controlla quanto  rappresentato dai privati, può fornire idonee garanzie sull’effettiva tutela di interessi pubblici di fondamentale importanza quali la sicurezza, il rispetto della normativa in materia igienico - sanitaria, il risparmio energetico”.
Oggi, invece, con il verificarsi sempre più di eventi distruttivi in-naturali (terremoti e alluvioni con effetti ampliati a dismisura dalla sciaguratezza dell’agire umano) per l’attuale presidente del consiglio (dott. Matteo Renzi) non risponde al vero che solo la pubblica amministrazione può fornire tali idonee garanzie ai Cittadini (pardon: individui), ritenendo che prioritariamente sono i liberi professionisti che possono darle, essendo sicuramente probi e tecnicamente più preparati dei loro colleghi impiegati nella pubblica amministrazione. E dire che il Ministro delle Infrastrutture (Matteoli) affermò nella circolare 5/8/2009 emanata dopo il terremoto de L’Aquila: “… Per quanto riguarda le costruzioni di natura privatistica, è esplicita la volontà del legislatore di prevedere l’applicazione obbligatoria della nuova normativa tecnica per le costruzioni, di cui al citato decreto ministeriale 14 gennaio 2008, alle costruzioni iniziate dopo il 30 giugno 2009. Ciò evidentemente sulla base di una riconosciuta esigenza di rendere immediatamente operative le nuove norme, più penetranti rispetto alla sicurezza strutturale, in un ambito, quale quello del comparto costruttivo privatistico, che ha evidenziato maggiori criticità riguardo a controlli e verifiche sia sulla progettazione che in  corso di esecuzione”.
Mentre il Governo Monti aveva in programma il mantenimento di un efficiente e preparata pubblica amministrazione, il Governo Renzi non ha alcuna fiducia in essa ed evidentemente conscio che sono migliaia le potenziali “bombe” pronte ad deflagrare (edifici costruiti in aree a rischio, mai autorizzate e verificate dai dipendenti pubblici) preferisce evitare che lo stato sia richiamato al risarcimento dei danni in ultima istanza. Le regioni non sono da meno ben sapendo che all’indomani del trasferimento dei geni civili presso le loro dipendenze sono stati ben pochi, i tecnici assunti, che hanno la laurea in ingegneria (e non è detto che il loro standard di conoscenza fosse adeguato).
Insomma, queste modifiche apportate al TUE certificano il fallimento della pubblica amministrazione e della riforma Bassanini: dal momento che i dirigenti non rilasceranno più permessi di costruire nemmeno per le nuove costruzioni, non certificano la rispondenza delle costruzioni alla normativa tecnica, non certificano l’agibilità, perché dovremmo continuare a pagarli se non ci forniranno più alcuna idonea garanzia?
Come potrà – chi acquisterà casa e subirà danni per terremoti, alluvioni, frane ecc. – validamente sostenere di non aver fatto un incauto acquisto se si appropinqua all’acquisto senza aver fatto controllare le carte (e sempreché queste carte dicano il vero)?
Aver detto oggi che il collaudo statico non è il certificato di rispondenza, può avere il significato che lo stato non è responsabile dei danni causati dai fenomeni in-naturali perché l’agibilità è stata attestata da liberi professionisti a cui deve essere rivolta la richiesta di risarcimento danni?
Ho sempre in mente la risposta che il Prefetto Gabrielli dette in occasione della seconda scossa sismica nel terremoto dell’Emilia Romagna, quando morirono persone perché rientrate a lavorare nei capannoni: “… la pubblica amministrazione non ha mai certificato la loro agibilità dopo la prima scossa, sono stati i professionisti privati a cui si sono rivolti i datori di lavoro …”, questo il senso della risposta.
Siamo arrivati alla fine del percorso della privatizzazione della pubblica incolumità e della sicurezza delle costruzioni. Questa è l’Italia, bellezza! Ma che non si dia la colpa ai politici, perché loro sono come lo specchio dei napoletani: “O’ tale e quale” (a noi che li votiamo).
Scritto il 27 novembre 2016