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Condoni: meglio non farli.

Editoriale pubblicato sul Corriere della Sera – Corriere del Mezzogiorno ed. Puglia il 7 agosto 2003 di Luca RAMACCI

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Un sistema tipicamente italiano, meritevole di studi approfonditi da parte degli psicologi, è quello con il quale si riesce a far digerire provvedimenti sgradevoli in alcuni periodi dell’anno.

Fateci caso, nuove tasse, aumenti del prezzo della benzina e di altri prodotti, arrivano in concomitanza con periodi di vacanza, vittorie della nazionale di calcio ed altri eventi che producono notoriamente effetti anestetizzanti su gran parte della popolazione o, quantomeno, la rendono meno reattiva.

I mesi estivi sono quelli preferiti per praticare questa collaudata arte della stangata che, in altri periodi dell’anno, attirerebbe maggiore attenzione.

Tra queste attività rientra la diffusione di notizie su provvedimenti ancora da adottare per saggiare le reazioni dell’opinione pubblica.

Non sarà quindi per caso che in questi giorni si sia ritornati a parlare di condono edilizio.

Ne hanno dato notizia questo ed altri giornali riportando le opinioni di uomini politici appartenenti a diversi schieramenti. Tutto ciò mentre, pochi giorni prima, il Ministro dell’Ambiente aveva manifestato la propria contrarietà ad un nuovo condono.

La notizia, per la sua gravità, dovrebbe farci dimenticare per un momento la calura estiva portandoci a riflettere sulle devastanti conseguenze di un provvedimento del genere.

Il solo parlare di condono comporta un immediato incremento dell’abusivismo ed il riproporre, a meno di dieci anni di distanza dal precedente, un nuovo condono, indurrebbe a confidare in una periodico ricorso del legislatore a questa sciagurata prassi.

Tutto ciò quando l’intero territorio nazionale ancora non si è ripreso dall’ondata di abusi che hanno accompagnato il condono del 1994.

E’ infatti noto che l’astratta possibilità di regolarizzare gli interventi edilizi abusivi scatena la fantasia dei cementificatori.

La legge prevede infatti un termine entro il quale deve essere ultimata l’opera e il legislatore non sa, o finge di ignorare, che i costruttori abusivi hanno trovato sistemi più efficaci della mitica macchina del tempo per dimostrare che i lavori sono stai ultimati prima della fatidica data.

Spuntano così fotografie di sagome di cartone di case ancora da costruire, fatture, contratti ed altri documenti con data falsa, testimoni che pur non ricordando quello che hanno mangiato a colazione rammentano però di essere passati davanti al cantiere proprio quando stavano costruendo e via di questo passo….

Si obietta che il condono serve per gli abusi “di necessità” (tutti gli altri, come è noto, vengono realizzati per beneficenza!) e per rimpinguare le sempre più malandate casse dello Stato.

E’ una giustificazione che non convince anche perché, come al solito, premia i disonesti a scapito di chi, anche con sacrifici, si attiene alle disposizioni di legge.

La cementificazione del territorio nazionale, che vede la Puglia nei primi posti di questa indecorosa classifica, rappresenta un danno quasi sempre irreparabile per il fatto che, difficilmente, si procede alla demolizione degli interventi abusivi.

Meglio sarebbe se venissero individuate altre forme di risanamento del territorio e del dissesto finanziario, facendo gravare i costi di certe attività illecite sugli autori o su coloro che, addetti alla vigilanza, non svolgono adeguatamente i compiti loro assegnati dalla legge.

Il sistema ci sarebbe.

La legge urbanistica prevede infatti degli obblighi precisi per le amministrazioni comunali in presenza di abusi edilizi. Tra questi, l’emissione di un’ordinanza di demolizione delle opere abusive all’inottemperanza della quale segue l’acquisizione dell’immobile abusivo e dell’area sulla quale è costruito al patrimonio del Comune che può, quindi, abbatterlo o diversamente utilizzarlo. Se l’immobile è occupato l’amministrazione comunale deve richiedere un canone quale proprietaria e se non lo fa può essere condannata dalla Corte dei Conti come è già avvenuto in diverse occasioni.

Forse la buona volontà potrebbe consentire risultati più efficaci rispetto a provvedimenti che dovrebbero essere adottai in situazioni eccezionali 

 

Luca RAMACCI