Il Ministero delle politiche del mare e le sfide dell’economia blu

di Rosaria COSTANZO

Il mare non ha paese nemmeno lui ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare”

(Giovanni Verga)

SOMMARIO: Premessa. – 1. Il Green Deal e l’economia blu (o blue economy). – 2. Il PNRR per il mare. – 3. Relazione UE sull’economia blu 2022. – Conclusioni.

Il 22 ottobre 2022 è nato l’ultimo governo della Repubblica italiana.

Tra le novità, la creazione di un Dicastero dedicato al mare.

Il nuovo Ministero per la protezione civile e le politiche del mare 1 ha acceso un dibattito in merito all’opportunità e convenienza della sua istituzione nonché sul contenuto delle competenze allo stesso riservate.

A riguardo, limitando la trattazione alla delega che riguarda il mare, alcune (personali) riflessioni potrebbero forse aiutare a meglio chiarire la complessità e vastità dei temi che implica la gestione di tale risorsa.

Quando si parla di mare assume una valenza centrale, anzitutto, il tema della sua tutela volta ad assicurare la sopravvivenza degli habitat naturali, minacciata da un dissennato uso delle risorse.

La protezione del mare, res communis omnium, da intendersi come tutela, difesa, vigilanza e controllo degli ecosistemi marini rientra nella politica del mare.

Su tale fronte (senza alcuna pretesa di esaustività) tra i più recenti interventi normativi è da segnalare che il 25 giugno 2022 è entrata in vigore la cosiddetta “legge Salvamare” 2 con l’importante obiettivo di contribuire al risanamento dell’ecosistema marino, lacustre e fluviale. Le più importanti novità riguardano la gestione dei rifiuti raccolti durante le operazioni di pesca o galleggianti nei fiumi con prospettive di applicazione della disciplina “ end of waste”; la disciplina degli impianti di desalinizzazione; la gestione delle biomasse vegetali spiaggiate, nell’ottica dell’utilizzo anche come sottoprodotto; le campagne di pulizia.

Da evidenziare come la legge rinvia a successivi decreti ministeriali per la sua attuazione. Perciò, nonostante la incontrovertibile importanza delle misure da adottare, da un punto di vista operativo risulta ancora incompleta.

Ancora, nella stessa direzione, da ricordare l’ultimo Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 luglio 2022 3, recante l’approvazione di un programma di misure (Allegato 1) per il conseguimento ed il mantenimento del buono stato ambientale, definito ai sensi dell’art. 9 del D. Lgs. 13 ottobre 2010, n. 190 di recepimento della Direttiva Quadro sulla Strategia Marina (2008/56/CE).

La regolamentazione soltanto appena accennata dimostra come le esigenze di salvaguardia del mare pretendono un innalzamento della soglia di attenzione. Alla salute del mare sono, del resto, connessi i servizi che questi ecosistemi forniscono alla vita umana, come beni alimentari (pesca, acquacoltura) benefici per la salute e mitigazione dei cambiamenti climatici.

Oltre alla protezione del mare quale obiettivo che conserva una sua essenza indipendente nel rafforzamento delle politiche ambientali, c’è un’altra ragione che esercita una forte spinta a una maggiore cura verso l’ambiente marino e le sue risorse.

Le prossime scelte strategiche legate primariamente alla crescita dell’economia del mare che interessa, in via esemplificativa, i settori della cantieristica, nautica, turismo, portualità, trasporti, logistica, utilizzo delle risorse marine, pesca e acquacoltura, energia rivestono una importanza fondamentale per il sistema produttivo del Paese.

Come noto, le funzioni e i compiti legati a tutti gli aspetti evidenziati che hanno un collegamento con il mare sono ripartiti tra diversi ministeri. L’istituzione di un dicastero dedicato con funzioni di coordinamento potrebbe costituire una buona occasione per consentire una visione unitaria delle politiche legate al mare orientata alle nuove sfide ambientali internazionali e ai prossimi obiettivi che l’Europa si è prefissata nel Green Deal e di cui l’economia blu (o blue economy) costituisce un aspetto di considerevole rilievo 4.

  1. Il Green Deal e l’economia blu (o blue economy )

Contenere l’inquinamento, ristabilire gli ecosistemi deteriorati, evitare ulteriori trasgressioni in danno all’ambiente e, al contempo, realizzare un sistema economico che sia compatibile con le esigenze dell’ambiente stesso costituiscono gli obiettivi prioritari da perseguire.

Con particolare riferimento al mare, il tema è stato attenzionato a livello globale dall’Agenda 2030 delle Nazioni unite per lo sviluppo sostenibile, sottoscritta il 25 settembre del 2015 che prevede, al suo quattordicesimo obiettivo, la conservazione e l’utilizzo in modo sostenibile degli oceani, dei mari e delle risorse marine che rappresentano più del 70% del pianeta.

In Europa, per superare le sfide del cambiamento climatico e del degrado ambientale, con il Green Deal 5 l’Unione si è prefissata l’obiettivo di garantire che nel 2050 non siano più generate emissioni nette di gas a effetto serra.

L’economia blu rappresenta il modello economico idoneo per attuare una politica di sviluppo sostenibile. Fondato sull’innovazione tecnologica, con impatto zero sull’ambiente, tende all’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili e a creare prodotti “sostenibili”, anche mediante lo studio dei processi biologici e biomeccanici della natura e la scelta di soluzioni ispirate a quelle adottate da piante e animali (biomimesi).

Per le sue caratteristiche, tale sistema economico è, pertanto, considerato come indispensabile ai fini della realizzazione del Green Deal e il raggiungimento degli obiettivi ambientali e climatici dell’Unione.

Per integrare pienamente l’economia blu nel Green Deal e nella strategia di ripresa, il 17 maggio 2021 la Commissione europea ha adottato una Comunicazione 6 su un nuovo approccio per un’economia blu sostenibile nell’UE 7.

La Commissione ha preliminarmente chiarito che l’economia blu comprende tutte le industrie e i settori connessi agli oceani, ai mari e alle coste. Accanto ai settori tradizionali, sono in evoluzione e in crescita settori innovativi quali le energie rinnovabili oceaniche, la bioeconomia blu, la biotecnologia e la desalinizzazione, che offrono nuove prospettive e creano posti di lavoro. Un’economia blu sostenibile, afferma la Commissione, produrrà opportunità concrete per la creazione di nuovi posti di lavoro e di nuove imprese che dovranno impegnarsi a ridurre gli impatti dell’economia sugli oceani e sulle coste.

La Comunicazione definisce un’agenda dettagliata affinché l’economia blu possa conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo e guidare la transizione verde, sostituendo all’espansione incontrollata attività pulite, resilienti ai cambiamenti climatici, sostenibili e con un impatto limitato sull’ambiente marino.

L’idea dell’Unione Europea è la piena attuazione di una politica marittima europea integrata e sinergica che coinvolga gli Stati membri, le regioni, i portatori di interessi locali e l’economia verde terrestre.

In tale contesto, la pianificazione dello spazio marittimo (“PSM”) riveste un ruolo centrale per uno sviluppo sostenibile dell’economia del mare nel conseguimento degli obiettivi europei di decarbonizzazione e protezione della biodiversità, coniugando la conservazione della natura con lo sviluppo economico8 9.

Si può immaginare come nella PSM il coinvolgimento nella programmazione del nuovo Ministero del mare, possa rivestire un ruolo di primo piano nel perseguimento degli obiettivi innanzi indicati.

Da ultimo si segnala che con la recentissima Decisione di Esecuzione della Commissione del 3.11.2022 è stato approvato il programma “ Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura – Programma per l’Italia ” ai fini del sostegno del Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura in Italia per il periodo dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2027. Il contributo totale è fissato in 518. 216. 830,00 euro 10.

Il programma, in linea con gli impegni dell’Unione Europea sullo sviluppo sostenibile, si propone di rinforzare la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi acquatici in Italia e promuovere l’acquacoltura sostenibile. Una parte dei fondi è dedicata all’economia blu sostenibile.

Ad oggi il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (ora denominato Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste) è il riferimento per l’Italia per l’erogazione di tali fondi. Occorrerà attendere la completa riorganizzazione dei Ministeri per comprendere come verranno ripartite sul piano programmatorio e di gestione le competenze afferenti alla protezione del mare (nel senso indicato in premessa).

  1. Il PNRR per il mare

Secondo la relazione speciale sull’ambiente marino 11 della Corte dei Conti Europea del 26 novembre 2020 l’azione dell’UE non ha condotto al recupero di ecosistemi e habitat marini significativi. Il quadro normativo UE per la protezione dell’ambiente marino -si legge nella relazione- non va abbastanza in profondità da riuscire a riportare i mari ad un buono stato ecologico ed i fondi dell’UE raramente sostengono la conservazione di specie e habitat marini. La Corte ha rilevato che le aree marine protette forniscono una protezione effettiva limitata, mentre continua ad esservi praticata una pesca eccessiva, specialmente nel Mediterraneo.

Dall’analisi condotta dalla Corte dei Conti emerge quindi come le azioni europee a protezione del mare non abbiano funzionato.

A tali carenze si può riparare con l’utilizzo dei finanziamenti del Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura assegnati all’Italia (di cui si è detto nel precedente paragrafo).

Inoltre, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) 12 sono state stanziate ingenti risorse destinate oltre che alla lotta al cambiamento climatico alla sostenibilità ambientale. Nello specifico, il PNRR13 per centrare gli obiettivi del Green Deal prevede investimenti significativi per progetti di sostenibilità ambientale anche nei mari e nella fascia costiera italiana. Il 7 dicembre 2021 è stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra il Ministero della Transizione Ecologica (oggi Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) che prevede una spesa di 400 milioni di euro per il periodo 2021-2026 per i mari italiani. Il Progetto “Ripristino e tutela dei fondali e degli habitat marini” è basato sulla realizzazione delle linee di attività dedicate a: 1) realizzare sistemi di osservazione degli ecosistemi marini e marino-costieri; 2) mappatura degli habitat marini costieri e di acque profonde di interesse conservazionistico; 3) attività di ripristino ecologico dei fondali e degli habitat marini tramite misure di protezione ecologica, interventi di ripristino attivo e attuazione di misure di tutela.

Gli obiettivi del PNRR prevedono che il 90% di habitat marini sia mappato e monitorato entro il 2026 e che il 20% degli habitat marini degradati sia restaurato o tutelato 14.

L’Italia ha quindi davanti a sé traguardi ambiziosi per il futuro dei propri mari da raggiungere entro il 2026 e l’istituzione di un Ministero con competenze specifiche nelle politiche del mare può costituire un segnale di rilievo per l’attuazione degli obiettivi. Anche in tal caso, tuttavia, solo con il completamento del riordino dei Ministeri (tra cui anche quello per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e per il PNRR) si potrà conoscere l’esatto perimetro delle competenze assegnate.

  1. Relazione UE sull’economia blu 2022

Il 19 maggio 2022 la Commissione Europea ha pubblicato la sua relazione annuale sull’economia blu dell’UE relativa al 2019 ( The EU Blue Economy Report 2022) per analizzare la portata e le dimensioni dell’economia blu nell’Unione europea in tutti i settori economici connessi agli oceani e alle zone costiere 15.

Come affermato dalla Commissione, l’economia blu dell’UE comprende tutte le attività economiche settoriali e intersettoriali basate sugli oceani, i mari e le coste o ad essi collegate. Si basa non solo su forme più tradizionali di utilizzo (ad esempio la pesca e l’acquacoltura), ma combina anche una visione più ampia delle attività che possono offrire importanti fonti di sviluppo economico sostenibile per gli Stati membri e le comunità costiere in particolare 16.

Dalla relazione emerge come i settori dell’economia blu dell’UE contribuiscono in modo significativo alla nostra economia. Secondo i dati più recenti forniti nella relazione i settori consolidati dell’economia blu dell’UE occupano direttamente quasi 4,45 milioni di persone e generano circa 667,2 miliardi di euro di fatturato e 183,9 miliardi di euro di valore aggiunto lordo.

Pur senza entrare nel dettaglio della relazione, i dati appena accennati mostrano con evidenza l’importanza che il mare riveste (oltre che per il pianeta) per l’Europa e, in particolare, per l’Italia con circa 8.000 chilometri di coste, laghi e fiumi e una insita vocazione marittima che abbraccia la sua complessiva struttura socioeconomica.

  1. Conclusioni.

L’attuazione di una politica integrata che sappia declinare insieme ecologia del mare ed economia non solo è la grande scommessa a livello globale, come si è cercato di illustrare nelle brevi considerazioni che precedono, ma in seguito alla recente riforma degli articoli 9 e 41 della Costituzione, costituisce una finalità specifica della Repubblica.

Con legge 11 febbraio 2022, n. 1 17 è stata riconosciuta dignità costituzionale, mediante introduzione tra i principi fondamentali, alla tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi anche nell’interesse delle generazioni future (art. 9 Cost.).

Il bilanciamento degli interessi, che riguarda la tutela della persona, la protezione dell’ambiente (nell’ulteriore specificazione secondo cui la libera iniziativa economica privata non può svolgersi in modo da recare danno alla salute e all’ambiente ) e la tutela del profitto (con l’ulteriore limite che l’attività economica pubblica e privata deve essere indirizzata e coordinata anche a fini ambientali) è stato attuato con la modifica dell’art. 41 18.

La modifica degli articoli della Costituzione ha offerto l’occasione per ritornare sul tema della tradizionale contrapposizione tra concezione “ecocentrica” e “antropocentrica” dell’ambiente allo scopo di trovare una chiave di lettura del testo come innovato.

Il tema, affascinante e assai ampio, studiato da autorevoli giuristi, non può essere approfondito in tale sede. Ciò nondimeno, un breve richiamo al più recente approdo della dottrina appare doveroso.

Secondo una interessante prospettazione, il significato dell’art. 9 della Costituzione potrebbe essere rintracciato nella Dichiarazione di Rio sull’ambiente e lo sviluppo che afferma al Principio 3: “ Il diritto allo sviluppo deve essere realizzato in modo da soddisfare equamente le esigenze relative all’ambiente ed allo sviluppo delle generazioni presenti e future 19. Tale formulazione, che avrebbe ispirato il contenuto della modifica introdotta nella Costituzione, sembrerebbe soddisfare entrambe le esigenze: sia quelle relative all’ambiente (prospettiva ecocentrica) sia le esigenze dello sviluppo delle generazioni presenti e future (prospettiva antropocentrica). In ragione di ciò, si presterebbero ad essere ricondotte insieme verso una concezione ambientalista che è stata definita come “antropocentrismo illuminato20.

Tale impostazione si presenta del resto in linea con le conclusioni raggiunte dalla dottrina in merito al riferimento contenuto nella norma alle future generazioni che alluderebbe proprio al concetto di sviluppo sostenibile che, pertanto, ancorché non in modo espresso, sarebbe stato comunque evocato nella Carta Costituzionale 21.

Valga rapidamente rammentare che il termine “sostenibilità” è stato introdotto per la prima volta nel rapporto “Our common future” (“ Il futuro di tutti noi” o Rapporto Brundtland) presentato il 4 agosto 1987 dalla Presidente della Commissione Mondiale su Ambiente e Sviluppo (World Commission on Environment and Development, WCED) Gro Harlem Bruntland. Il rapporto evidenzia la necessità di attuare una strategia in grado di integrare le esigenze dello sviluppo e quelle dell’ambiente. Questa strategia è stata indicata in inglese con il termine “sustainable development”, tradotto con “sviluppo sostenibile”. Secondo la definizione contenuta nel Rapporto, “ lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri ”.

La Conferenza di Rio del 1992, poc’anzi citata, ha consolidato il principio dello sviluppo sostenibile e ha segnato l’inizio dell’attuale modello internazionale per la costruzione delle politiche ambientali fondato sul profondo convincimento secondo cui non è possibile scindere le politiche ambientali da quelle economiche.

Ne scaturisce un preciso impegno delle istituzioni pubbliche al perseguimento di questo risultato che in Italia risulta essere stato rafforzato in seguito alla riforma degli articoli 9 e 41 della Costituzione. Infatti, nella nuova formulazione il collegamento imprescindibile tra sviluppo delle attività economiche e salvaguardia dell’ambiente sottende proprio al concetto di sostenibilità.

Tuttavia, tale obbiettivo può essere realizzato solo con una adeguata cultura ambientale che, con particolare riguardo al tema trattato, si può riassumere nell’efficace espressione di “alfabetizzazione marina” ( ocean literacy). Allora, la creazione di un Ministero con competenze specifiche -anche se ancora non definite ma che, presumibilmente, si estrinsecheranno in attività programmatorie e di coordinamento, tenuto anche conto del fatto che il Ministero è senza portafoglio- può essere intesa come una svolta nella direzione segnata dalla Costituzione laddove la finalità sia quella di radicare le politiche del mare sul principio di sostenibilità attraverso la ricerca di una loro sintesi (che possa orientarsi prioritariamente) verso un modello di economia (sempre più) blu.

1 Cfr. Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 Novembre 2022, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 268 del 16 novembre 2022 con cui sono state ridefinite le competenze del Ministero (con la sostituzione della delega per il Sud originariamente assegnata con quella per la protezione civile).

2 Legge 17 maggio 2022, n. 60 recante “ Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell'economia circolare ” (G.U. Serie Generale n. 134 del 10-06-2022).

3 Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 7 ottobre 2022, n. 235.

4 Con decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173 - Disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri (GU n. 264 del 11-11-2022) in un’ottica di potenziamento della programmazione che si estenda a tutte le aree che interessano il mare, è stato istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri un Comitato interministeriale di coordinamento delle politiche del mare (CIPOM). Ha il compito di assicurare il coordinamento e la definizione degli indirizzi strategici delle politiche del mare, è presieduto dal Presidente del Consiglio o dal ministro del mare e ogni tre anni dovrà elaborare, approvare e aggiornare annualmente, in funzione degli obiettivi conseguiti e delle priorità indicate anche in sede europea, il Piano del mare nonché monitorarne l’attuazione.

Il Comitato sorge dall’esigenza di operare un coordinamento tra i diversi Ministeri che lo compongono e che si occupano del mare, ai fini dell’attuazione dell’azione di governo e di coinvolgere tutte le amministrazioni, le associazioni e ogni altro soggetto ritenuto utile alla completa rappresentazione degli interessi coinvolti. Le altre aree che riguardano il mare includono la tutela e valorizzazione della risorsa mare dal punto di vista ecologico, ambientale, logistico, economico; la valorizzazione economica del mare con particolare riferimento all'archeologia marittima, al turismo, alle iniziative a favore della pesca e dell'acquacoltura e dello sfruttamento delle risorse energetiche; la valorizzazione delle vie del mare e sviluppo del sistema portuale; la promozione e coordinamento delle politiche volte al miglioramento la continuità territoriale da e per le isole, al superamento degli svantaggi derivanti dalla condizione insulare e alla valorizzazione delle economie delle isole minori; la promozione del sistema-mare nazionale a livello internazionale, in coerenza con le linee di indirizzo strategico in materia di promozione e internazionalizzazione delle imprese italiane; la valorizzazione del demanio marittimo, con particolare riferimento alle concessioni balneari.

5 Il Green Deal europeo è stato presentato dalla Commissione l'11 dicembre 2019. La successiva normativa europea sul clima (si cfr. Regolamento (Ue) 2021/1119 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 giugno 2021 che istituisce il quadro per il conseguimento della neutralità climatica e che modifica il regolamento (CE) n. 401/2009 e il regolamento (UE) 2018/1999 («Normativa europea sul clima»)) sancisce l'impegno dell'UE a favore della neutralità climatica, fissando anche l'obiettivo intermedio di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.

6 Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato Delle Regioni su un nuovo approccio per un'economia blu sostenibile nell'UE - Trasformare l'economia blu dell'UE per un futuro sostenibile.

7 Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo per il Green Deal, ha affermato: " degli oceani in salute sono un prerequisito indispensabile per un'economia blu fiorente. Inquinamento, pesca eccessiva e distruzione degli habitat, associati agli effetti della crisi climatica, sono tutti fattori che minacciano la ricca biodiversità marina da cui dipende l'economia blu. Dobbiamo cambiare atteggiamento e sviluppare un'economia blu sostenibile in cui protezione ambientale e attività economiche procedono di pari passo ."

Virginijus Sinkevičius, Commissario UE per l'Ambiente, gli affari marittimi e la pesca, ha dichiarato: " La pandemia non ha colpito allo stesso modo i vari settori dell'economia marittima, ma li ha comunque colpiti tutti pesantemente. Abbiamo l'opportunità di ricominciare ex novo, e vogliamo assicurarci che la ripresa prenda le distanze dal semplice sfruttamento e metta al centro la sostenibilità e la resilienza. Per essere veramente verdi, dobbiamo pensare blu ."

8 La direttiva n. 2014/89/UE istituisce un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo con l’intento di promuovere la crescita sostenibile delle economie marittime (economia blu), lo sviluppo sostenibile delle zone marine e l’uso sostenibile delle risorse marine.

Con Decreto legislativo del 17 ottobre 2016, n.201 è stata data attuazione alla direttiva 2014/89/UE.

Con Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° dicembre 2017 sono state approvate le linee guida contenenti gli indirizzi e i criteri per la predisposizione dei piani di gestione dello spazio marittimo.

9 La Pianificazione dello Spazio Marittimo viene attuata attraverso l’adozione di uno o più Piani nazionali per le acque marine. In Italia la consultazione pubblica, ai sensi dell’art.14 del D. Lgs. n.152/2006, per la Valutazione Ambientale Strategica dei piani di gestione dello spazio marittimo è stata avviata dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. A partire dal 15 settembre 2022 e fino al 30 ottobre, la consultazione dei Piani è stata resa possibile attraverso la piattaforma “SID” il Portale del mare.

10 Con il Regolamento (UE) 2021/1139 del Parlamento europeo e del Consiglio del 7 luglio 2021 è stato istituito il Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura che modifica il regolamento (UE) 2017/1004. Il Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l'acquacoltura (FEAMPA) è lo strumento che indirizza l’erogazione dei finanziamenti dell’UE per i settori della politica comune della pesca (PCP) e della politica marittima dell’UE e i suoi impegni internazionali in tema di governance degli oceani per il periodo 2021-2027. Sostiene progetti innovativi che contribuiscono all'utilizzo e alla gestione sostenibili delle risorse acquatiche e marittime. Nel quadro della PRIORITA' 3 il Programma sostiene misure volte a consentire una “Politica marittima e sviluppo di un'economia blu sostenibile”.

11 Relazione speciale Ambiente marino: la protezione esercitata dall’UE è estesa ma non va in profondità” presentata in virtù dell’articolo 287, paragrafo 4, secondo comma, del TFUE.

12 Il 13 luglio 2021 il PNRR dell'Italia è stato definitivamente approvato con Decisione di esecuzione del Consiglio, che ha recepito la proposta della Commissione Europea.

13 Investimento 3.5, Missione M2 e Componente C4 - Ripristino e tutela dei fondali e degli habitat marini.

14 Cfr. “ Missione 2: Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica - M2C4.3 Salvaguardare la qualità dell’aria e la biodiversità del territorio attraverso la tutela delle aree verdi, del suolo e delle aree marine - Investimento 3.5: ripristino e tutela dei fondali e degli habitat marini”.

15 Virginius Sinkevičius, Commissario per l'Ambiente, gli oceani e la pesca, ha dichiarato: " Questa quinta relazione annuale mostra chiaramente che i settori dell'economia blu dell'UE stanno attraversando cambiamenti profondi, guidati dall'innovazione, dalla tecnologia e dall'imprenditorialità. Ciò svolge un ruolo indispensabile nella transizione verde ."

Mariya Gabriel, Commissaria per l'Innovazione, la ricerca, la cultura, l'istruzione e i giovani, ha dichiarato: " Gli oceani ci forniscono risorse e servizi ecosistemici vitali, quali ossigeno, cibo, acqua, energia, regolazione della temperatura e biodiversità. La relazione fornisce una panoramica straordinaria del loro potenziale e del loro ruolo nella costruzione di un'economia sostenibile .” (Commissione Europea - Rappresentanza in Italia - Sito Ufficiale dell’Unione Europea – Comunicato stampa 20 maggio 2022).

16 I settori emergenti e innovativi dell'economia blu comprendono le energie rinnovabili marine (ad esempio l'energia oceanica, l'energia solare galleggiante e la generazione di idrogeno offshore), la bioeconomia blu e la biotecnologia, la desalinizzazione, la difesa marittima, la sicurezza e la sorveglianza, la ricerca e le infrastrutture (cavi sottomarini, robotica). Questi settori offrono un notevole potenziale di crescita economica, transizione sostenibile e creazione di posti di lavoro (The EU Blue Economy Report 2022).

17 La legge 11 febbraio 2022, n. 1 che ha modificato gli articoli 9 e 41 della Costituzione è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 22 febbraio 2022. In particolare, dopo il comma 2 dell’art. 9 è stato inserito un terzo comma a mente del quale la Repubblica (oltre al paesaggio e al patrimonio storico e artistico della Nazione) “ tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali ”.

Il testo dell’articolo 41, a seguito delle modifiche apportate dalla riforma costituzionale, dispone:

L’iniziativa economica privata è libera.

Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente , alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali ”.

18 Gli studiosi del diritto hanno avuto modo di precisare che le modifiche introdotte con l’aggiornamento della Carta, costituiscono il punto di arrivo degli orientamenti interpretativi che si sono accreditati da lungo tempo nella giurisprudenza, sulla base di una complessa ricostruzione esegetica dottrinale (si cfr. “ Introduzione al diritto dell’Ambiente” Editori Laterza di A. Crosetti - R. Ferrara - F. Fracchia – N. Olivetti Rason). Tra i principali autori che hanno contribuito in maniera significativa a un’elaborazione del diritto all’ambiente vanno senz’altro menzionati Massimo Severo Giannini (“Ambiente: saggio sui diversi aspetti giuridici” in Riv. trim. dir. pubbl., 1973, p. 15 ss.) e Alberto Predieri (che ha fatto ricorso ad una nozione ampia di “paesaggio”. Si cfr. la sua voce “ Paesaggio” in Enc. dir.).

19 La dichiarazione è stata sottoscritta in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo (il c.d. Vertice della Terra) che si tenne a Rio de Janeiro dal 3 al 14 giugno del 1992.

20 Si cfr. “ L’art. 9 della Costituzione e la tutela degli animali selvatici ” di Marco Olivi in Rivista Giuridica AmbienteDiritto.it - Fasc. n. 4/2022.

21 Si cfr. “ L’ambiente nell’art. 9 della Costituzione: un approccio in negativo ” di Fabrizio Fracchia in Rivista Giuridica AmbienteDiritto.it - Fasc. n. 4/2022.