LA RICERCA: TUTTI GLI IMPATTI DEI PERCORSI GOLFISTICI
Crescono in tutto il mondo i terreni dedicati al “green” ma anche un movimento internazionale antigolf
CAMPI DA GOLF? NO, GRAZIE! RICORSI ALL’UNIONE EUROPEA, LA V.I.A. E I COSTI DI GESTIONE RALLENTANO LA MODA DEI PRATI VERDI IN ITALIA DECINE DI COMUNI IN RIVOLTA
A cura di Andrea Atzori

giornalista pubblicista,
esperto in questioni ambientali,
laureato in Scienze Politiche all’Università di Cagliari
con una tesi di laurea in Politica dell’ambiente


Le proteste contro i campi da golf crescono in tutto il mondo e toccano anche l’Italia. Dopo la realizzazione di un numero enorme di strutture golfistiche: oltre 33.700 sono i campi nel mondo esistenti, (5.900 in Europa e 303 in Italia), crescono le proposte dei privati, spesso sponsorizzate da finanziamenti pubblici.

La crescita dei tappeti erbosi negli ultimi 20 anni e’ stata davvero enorme e : dai 2900 nel 1985, i campi sono diventati attuali 5.900 (dato 2002 European Golf Association ).
Il numero di appassionati e’ stimato oggi in 70 milioni, dei quali 5.6 milioni di persone in Europa e 3 milioni e mezzo di questi iscritti regolarmente ad un club.
In Italia i circoli sono 183, per un totale di 303 percorsi, compresi campi pratica e promozionali.
Ogni campo si porta via (in consumo territoriale) in media cinquanta-sessanta ettari; solo nel vecchio continente, stiamo parlando, di oltre 300.000 gli ettari di terreno adibiti a percorsi colorati di verde e pieni di buche.
Con l’aumento esponenziale dei campi se ne vanno dunque spazio, terre e acqua, ma la valutazione dell’impatto ambientale rimane ancora un optional ed ecco spiegato come le opposizioni crescano e si organizzino.

I cittadini cominciano a riunirsi in comitati, con (o senza) l’aiuto di associazioni e raramente di qualche isolato esponente politico locale e iniziano cosi’ a far sentire la loro opposizione al boom dei “green”. I motivi di dissenso e preoccupazione non mancano. Le prime storiche opposizioni alle strutture de golf sono nate in centro-america nel Messico e soprattutto in Asia, dove e’ sorto addirittura un movimento mondiale contro i nuovi campi da golf (GAM, Global Antigolf Mouvement)su impulso di un giapponese, ex golfista, Gen Morita.
Ma come mai i campi da golf fanno paura?. Per quali motivi in tutti i continenti dei cittadini arrivano ad opporsi, anche duramente, alla diffusione esponenziale di questi nuovi terreni da gioco?
Questa saggio si propone di cercare le risposte a questi interrogativi.
Le risposte sono varie e differenti a seconde dei continenti e dei siti, ma ritrovano notevoli punti in comune e similitudini. Tra queste sicuramente il legame intrinseco di tutti i percorsi golfistici con operazioni immobiliari (spesso speculative), le problematiche riguardanti l’utilizzo d’acqua, eccessivo consumo necessario alla manutenzione della struttura (molte volte proposte in zone siccitose), rischio di salinizzazione della falda nelle zone costiere e possibile inquinamento da pesticidi. Altri motivi di forte opposizione sono il potenziale pericolo per le aree di alto valore naturalistico (boschi, foreste, laghi e zone umide) e il conflitto con le attività economiche preesistenti (agricoltura e allevamento in particolare).
Che le preoccupazioni di un incontrollata moda siano crescenti è dimostrato anche dal contenuto di una pubblicazione datata gennaio 2003, realizzata dall’ Autorità Ambientale della Regione Puglia, scaricabile al sito Internet
http://parchi.regione.puglia.it/natura2000/leg/Golf%20e%20Ambiente.pdf
Le conclusioni della propagandistica brochure (che più volte citeremo), forse troppo timorosa di non far perdere alla Regione i finanziamenti pubblici del POR (Piano Operativo Regionale) per la realizzazione di nuovi campi, sono però ovviamente del tutto ottimistiche.


CONSUMO D’ACQUA

Ma quanto consuma un campo da golf?
Per il prof.Vittorio Gallerani dell’Università di Bologna “Il campo da golf necessita di una notevole mole d’acqua irrigua per mantenere un’adeguata crescita della vegetazione nelle aree di gioco”(Agrobusiness Paesaggio Ambiente nn.2-3 1997/1998).
Ogni campo da golf, tipo medio, a 18 buche, secondo stime dell’Associazione Europea del Golf, consuma in media 2.000 metri cubi di acqua al giorno. Ovvero ogni 24 ore un percorso si “beve” la stessa quantità d’acqua consumata da un paese da 8.000-9.000 persone. La stima è sostanzialmente confermata anche dallo studio della Regione Puglia, secondo il quale “E’ interessante rilevare che la quantità d’acqua che mediamente serve per irrigare un campo da golf in una giornata estiva rappresenta l’equivalente del fabbisogno di un paese di 8.000 abitanti, nonché l’equivalente per la produzione di due tonnellate di grano”.
Sono leggermente più ottimistiche le stime della giornalista Marina Forti,
http://www.dweb.repubblica.it/archivio_d/2002/12/14/attualita/attualita/205ver329205.html
70/80 metri cubi di acqua al giorno, se in un campo di 60 ettari se ne irrigano solo 20, i percorsi delle buche, arriviamo a 1400-15000 metri cubi d’acqua al giorno per ogni singolo campo. Più’ o meno analoghi sono i calcoli del mensile italiano La Nuova Ecologia del numero di novembre 1993, che parla di 1.600 metri cubi d’acqua al giorno.

Comunque la si metta si tratta indubbiamente di una quantità’ non trascurabile: un dato che diventa uno schiaffo, al 1 miliardo e 400 mila persone nel mondo che non hanno accesso all’acqua potabile,secondo le stime di Riccardo Petrella, studioso e autore della proposta per un Contratto e un Parlamento Mondiale sull’acqua. Ma in tempi di emergenza idrica anche per l’occidente si può parlare tranquillamente di uno spreco oggettivo. Nella stessa Italia in non poche zone, come Sicilia, Sardegna e Puglia i cittadini sono costretti a fare i conti tutti i giorni con i razionamenti dell’oro bianco.
Roberto Della Seta, portavoce nazionale di Legambiente, ha così criticato le Amministrazioni e i commissari per la gestione della crisi idrica in occasione delle nuove proteste dei cittadini pugliesi, lucani e siciliani.
" … In Puglia se non bastasse la penuria d’acqua, l’acume degli amministratori ha previsto nei programmi operativi regionali la realizzazione di una ventina di campi da golf".

http://www.legambienteonline.it/news2002/acqua2.htm

L’uso dell’acqua per il golf dunque oltre ad essere considerato una sorta di lusso insopportabile tra i consumatori, anche per alcune norme legislative sembrerebbe essere non ammesso:
> (art.28 Legge nazionale n.36 del 5 gennaio 1994)
Un uso ludico, quello dell’innaffiamento per il mantenimento del golf, che inoltre contraddice il principio di sostenibilita’ dell’uso delle risorse naturali propugnato dall’Agenda 21, il decalogo stilato dalla Conferenza delle Nazioni Unite svoltasi a Rio De Janeiro nel 1992.
“Il campo da golf può anche essere una delle cause di desertificazione o di peggioramento dello stato del suolo.Per le sue peculiari caratteristiche legate alla costruzione o alla manutenzione del green, il campo da golf contribuisce al processo di desertificazione .Infatti, l’abbattimento del manto vegetazionale esistente,l’ eccessivo trattamento chimico del terreno di un campo da golf possono essere all’origine del processo di desertificazione”.
(dalla pubblicazione già citata della Regione Puglia su Golf e Ambiente, pag.7-8)




Coste
Per quel che riguarda i siti di percorsi golfistici costieri o in prossimità del vi e’ un ulteriore potenziale secondo rischio ambientale. Quando non viene utilizzata l’acqua di acquedotti, dighe o condotte spesso i promotori del golf si vantano di essere autosufficienti per l’approvvigionamento idrico attraverso l’utilizzo di propri pozzi .In questo caso viene ignorato o quantomeno trascurato che le trivellazioni per pozzi sono causa diretta e inequivocabile di un aumento della percentuale di sale nell’acqua nelle falde idriche preesistenti. Si tratta del cosiddetto fenomeno di salinizzazione delle acque potabile e per uso civile, situazione ben conosciuto in tutte le aree predesertiche- mediterranee, studiato ampiamente nelle sedi universitarie.
“Un altro fenomeno legato alla presenza di un campo da golf è quello della salinizzazione della falda idrica. Spesso accade che la costruzione do un nuovo campo da golf determini l’apertura indiscriminata di nuovi pozzi nelle aree costiere per assicurare la sopravvivenza del campo e questo induce un aumento del rischiosi salinizzazione della falda idrica sotterranea con ulteriori gravi rischi per l’uso potabile e agricolo.Un esempio, in Puglia,è il campo che sorge vicno al Parco Naturale delle Cesine (Acaya Golf Club) dove l’abbassamento della falda di acqua dolce è all’origine della salinizzazione delle acque del Parco”(Regione Puglia, Golf e Ambiente).

Affermazioni categoriche allarmanti, quelle riguardanti il caso del Parco delle Cesine, che dovrebbero far riflettere anche i nostri agricoltori, troppo spesso in silenzio di fronte alla progettazione di nuovi campi.
Come accennato inoltre, il golf non arriva quasi mai da solo dunque nei siti in prossimità del mare l’impatto va valutato globalmente, non solo per il singolo percorso, ma anche per ciò che riguarda i suoi annessi (dichiarati o meno) di strutture urbane: villette, opere di urbanizzazione e quant’altro.
Montagne
Delle problematiche relative ai campi da golf realizzati in montagne vi e’ uno studio della CIPRA (Commissione Internazionale per la protezione delle Alpi).
“Si può evidenziare come le grandi movimentazioni di terra, richieste per creare i campi, siano in montagna più pericolose con l’aumentare della quota, in quanto compromettono maggiormente il potenziale naturale e la capacita’ di rigenerazione delle specie vegetali(dai 700/800 m sul versante nord e dai 1000 m sul versante sud delle Alpi).
http://www.arpa.piemonte.it/statoambiente/dpsir/turismo4.htm

PESTICIDI

In questo delicato settore non mancano i tentativi di mascherare i possibili pericoli dell’utilizzo di diserbanti e pesticidi per la manutenzione dei greens. Gli sforzi propagandistici, bisogna riconoscerlo, delle varie Federazioni golfistici sono notevoli e hanno cercato di coinvolgere in questi anche alcune associazioni ambientaliste, enti e istituzioni. Il tutto per cercare di fugare i pesanti dubbi sui rischi di inquinamento di risorse idriche, faunistiche e vegetali in prossimità dei percorsi sportivi.
Interessante e dettagliato a proposito dei rischi sanitari da pesticidi, il rapporto del Procuratore generale di New York Elliot Sptizer a proposito del campi di Long Island.
http://www.oag.state.ny.us/environment/golf95.html
Per il settimanale New Scientist un campo da golf in Giappone su un campo si impiegano mediamente una tonnellata e mezzo di prodotti chimici all’anno una quantità superiore di 8 volte quella utilizzata per i campi da riso. Stima inferiore viene fatta dal Journal of Pesticides Reform che si ferma a 750 chili per anno in un campo standard negli Usa.
Uno studio del Sport Turf Research Institute lancia l’allarme sul sovradosaggio dei fertilizzanti a base di fosfati tanto da scrivere >.
Ancora negli Usa l’Audubon Society ha tentato di individuare i criteri di classificazione dei campi da golf in base al grado di ecologicita’. Una strada che non convince del tutto le altre associazioni ambientaliste e in particolare il Sierra Club altro storico e combattivo movimento statunitense.
La tattica seguita ora da club e società golfistico-immobiliari anche in Europa e’ quella dotarsi di codici volontari per poter vantare patenti pseudo-ecologiste. Lo scopo dichiarato e’da una parte di cercare di rifare il trucco ad un’immagine non positiva del golf e dall’altra, più concretamente, accelerare autorizzazioni degli enti pubblici e cercare di superare le opposizioni locali.
Una sorta di decalogo delle buone intenzioni e’ stato redatto nel 1997 dall’Associazione Europea del Golf insieme ad Audubon International , arrivato poi alla sigla di una dichiarazione comune: Valderrama del 1999. Pura e semplice operazione d’immagine tanto e’ vero che mai si parla di inserire i campi da golf nell’elenco di opere da sottoporre obbligatoriamente alla Valutazione d’Impatto Ambientale.
In Danimarca i 135 campi da golf (il 40% del totale) che sorgono su terreni statali o comunali entro quest’anno (2003)dovranno adeguarsi ad un bando completo dei residui di pesticidi previsti che possono inquinare le acque di falda .Ciò’ e’ prescritto dalla normativa nazionale riguardante di questo paese, segno evidente di un problema esistente.
Sempre dagli Stati Uniti per cercare di ovviare alle critiche sull’uso eccessivo di pesticidi nel golf, arrivano ora anche i prati biotech, a promuoverli, ma le proteste non si fiaccano. Anzi. la Società’ americana del paesaggio, insieme all’economista new global Jeremy Rifkin, ritengono che si cada a dalla padella alla brace e ha chiesto al Ministero dell’Agricoltura di ordinare la sospensione dei test condotti dalle note multinazionali leader (fra le quali la Monsanto) delle coltivazioni geneticamente modificate.
http://www.ecsinc.com/uw/inter_uw/exp/golf.htm

Sul tema golf e pesticidi pubblichiamo integralmente l’interessante opinione di Bent Schack Iversen dell’International Centre for Pesticide Safety.

Passeggiando sul prato di un campo da golf potreste chiedervi con una certo stupore come possa essere così ben tenuto, pulito e verde. Trovereste a fatica una sola pianta selvatica su 50 ettari di prato di buon livello. La risposta è semplice: professionisti impiegano una gran quantità di tempo a mantenere il campo in ordine usando grandi dosi di pesticidi.
La quantità ed il tipo di pesticida usato dipendono in gran parte dal tipo di campo, dalle condizioni climatiche, dal tappeto erboso impiegato, dall’ambiente circostante e dalle norme del paese sui pesticidi e sulle loro applicazioni.
Per esempio si è stimato che la quantità di pesticidi impiegata in Gran Bretagna nel 1994 fu quasi di 80.000 kg di sostanze attive. Il 43% del totale è stato impiegato sui prati verdi, il 40% sui percorsi o sui tees ed il resto sulle aree circostanti. Sono stati usati maggiormente erbicidi e fungicidi (41% del totale ciascuno).
La quantità di antiparassitari impiegati sui campi da golf in genere è maggiore di quello impiegato in agricoltura e negli ultimi anni la discussione sui rischi per i giocatori (che spesso giocano subito dopo l’applicazione degli antiparassitari) e i problemi per l’ambiente sono divenuti sempre più frequenti.
Diversi tipi di antiparassitario vengono impiegati normalmente sui campi. Nelle Hawaii l’erbicida all’arsenico MSMA è stato il più usato, sul 97% dei campi. Il suo tasso massimo di applicazione indicato sull’etichetta è di 4,48 kg/ha (2-6 trattamenti annui) che si è stimato possa dare un tasso medio annuo di applicazione di 13.08 kg principio attivo/ettaro/anno. Per quel che riguarda i fungicidi, il Metalaxyl è stato applicato sull’84% dei campi con un tasso di applicazione di 1,57 kg a.i./ha, 3-6 volte all’anno, che provocava un tasso medio annuo di applicazione del 3.31 kg a.i./ha/y. Tra gli insetticidi, il maggiormente impiegato è stato il Chlorpyrifos (76% dei campi) con un tasso medio annuo di applicazione di 3.38 kg a.i./ha/y in 1-3 applicazioni.
MSMA (Monosodium Acid Methanearsonate, CH4AsNaO1) è un erbicida da contatto che si impiega su tappeti erbosi del tipo Bermuda o Zoysia per controllare ad esempio l’erba bahia, la sanguinella, il piè di gallo, il falasco annuale ed altre erbe. Può essere usato da solo o con altri erbicidi. Il prodotto è leggermente tossico e può provocare una certa irritazione in seguito a contatto prolungato. Il Metalaxyl (C15H21NO4) è un fungicida benzenoide sistemico, leggermente tossico (classificato di III classe dall’EPA) se ingerito o per contatto. Non è tossico per gli uccelli, pesci d’acqua dolce e api. Il Chlorpyrinfos (C9H11Cl3NO3PS) è un insetticida organofosforico ad ampio spettro moderatamente tossico (III classe). E’ pericoloso per gli animali e le api.
Il profilo tossicologico dei pesticidi impiegati nei campi da golf varia notevolmente. Anche se non vi sono prove riguardo ad un maggiore rischio tossicologico per i giocatori abituali rispetto ai non-giocatori, l’uso di antiparassitari sui campi non deve essere ignorato (nel 1964 fu pubblicato un caso di dermatite causata dal fungicida Thiram). Un primo passo da fare sarebbe quello di avvertire i giocatori di golf e i membri dei vari club sui pesticidi usati, sulle quantità applicate e sui periodi di trattamento (per quanto possibile). Queste notizie potrebbero essere pubblicate sulla rivista mensile per i membri dei club, o diffuse per mezzo di avvisi affissi all’interno dei locali.
Inoltre i giocatori potrebbero essere informati sui rischi derivanti dall’applicazione di antiparassitari o sul comportamento da tenere sui campi quando sono in corso irrorazioni o se sono stati da poco irrorati antiparassitari.
Per quel che riguarda l’ambiente, le autorità devono essere consapevoli dei rischi e dovrebbero monitorare regolarmente i livelli di contaminazione di falde sotterranee, laghi o fiumi nelle vicinanze dei campi.
BIBLIOGRAFIA

BARRY M. BRENNAN, ET AL. (1999)
Estimated Pesticide Use On Golf Courses In Hawaii. Hawaii Pesticide Information Retrieval System.

DAVID GARTHWAITE, (1999)
Golf Course Pesticide Usage 1994 - 1997 – A Summary. Central Science Laboratory, Ministry of Agriculture Fisheries and Food, UK.

Dal sito Internet dell’ICPS, Centro Internazionale per gli antiparassitari e la prevenzione sanitaria di Busto Garolfo (MI), creato dalla Regione Lombardia su proposta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS):

http://www.icps.it/italiano/bollettino/psn00/000405.htm






I PARERI DI UN’AGENZIA ONU E DEGLI AGRICOLTORI ITALIANI

Persino un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite che persegue la promozione della giustizia sociale e il riconoscimento dei diritti umani nel lavoro, l’OIL (l’Organizzazione Mondiale del Lavoro), si esprime in maniera molto critica: “La realizzazione di percorsi golfistici e’ stata un disastro in molti paesi (Filippine, Indonesia, etc) accentuando la penuria d’acqua, attraverso l’espropriazione di terre e la deforestazione , al punto di suscitare la nascita di un movimento internazionale di resistenza, il Global Antigolf Network”(n.39 giugno 2001, magazine OIL, dedicato al turismo socialmente responsabile). http://www.ilo.org/public/french/bureau/inf/magazine/39/tourism.htm
A esprimere preoccupazione in prima linea sono anche gli agricoltori italiani.
Su un notiziario della Confederazione Italiana Agricoltori (CIA), una delle maggiori organizzazioni del settore, (Mondo Agricolo Veneto n.29 del 2001)si legge infatti che >
Dunque malgrado apparenze e costose propagande patinate di verde, il golf si e’ rivelato nei fatti una disciplina ecologicamente insostenibile.


LA VALUTAZIONE D’IMPATTO AMBIENTALE

Oggi in Italia non esiste alcuna obbligatorietà di Valutazione d’Impatto Ambientale sui progetti di nuovi campi da golf.
A sottolineare la necessita’ d’inclusione nella lista di progetti da sottoporre a VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) vi e’ la stessa CIPRA, la Commissione Internazionale per la protezione delle Alpi.
“Gli impatti generali connessi alla realizzazione e al mantenimento dei campi da golf sono: grandi movimenti terra, sottrazione di terreno agricolo e forestale, distruzione del paesaggio naturale, bonifica di aree umide per creare campi da gioco, laghi artificiali ,ecc.: interruzioni nelle vie idrologiche esistenti; di conseguenza si possono verificare erosione e inondazioni. Nei climi umidi, l’uso di pesticidi per la manutenzione del green può comportare il rischio di inquinamento idrico; non si dovrebbero adibire a campi da golf le aree interessate da sorgenti, i terreni sabbiosi, le aree con falda idrica fluttuante..>>
http://www.arpa.piemonte.it./statoambiente/dpsir/turismo4.htm
In una procedura d’infrazione del diritto comunitario contro l’Italia, riguardante un campo da golf in Sardegna, a Is Arenas (di cui parleremo dopo specificatamente), e’ direttamente l’Unione Europea, attraverso il suo organo esecutivo la Commissione, che nel 2001 mette in guardia a proposito del possibile impatto ambientale del green. Nel documento d’accusa contro lo Stato Membro si legge >

“Al fine di prevenire una perdita di biodiversità sarebbe pertanto opportuno evitare la progettazione di campi da golf all’interno di SIC e ZPS o di qualunque area ad elevato pregio naturalistico e vagliare bene la possibilità di costruirne nelle vicinanze.”. A mettere nero su bianco questo ragionevole auspicio non sono i soliti fanatici ambientalisti, bensì la stessa autorità ambientale della Regione Puglia nella già citata pubblicazione scaricabile al sito http://parchi.regione.puglia.it/natura2000/leg/Golf%20e%20Ambiente.pdf



Nei pochi casi dove amministrazioni accorte hanno provveduto a effettuare la procedura di Valutazione d’Impatto ambientale il risultato è stato d’incompatibilità del progetto.Un valido esempio è il comune di Ravenna dove l’impianto golfistico di Casalborsetti, presentato dalla società Marina di S.Vitale nel settembre 2002, è stato bocciato in seguito ad istruoria di VIA.
Le conclusioni del rapporto di VIA sono inequivocabili. Stabiliscono che "il progetto presentato non appare compatibile con le esigenze di tutela del sito, in particolare, rispetto agli elementi tutelati dal pSIC. Più in particolare, si ritengono incompatibili: la localizzazione degli impianti prativi per la pratica del golf all'interno del sistema di dune e depressioni interdunali compreso nel sito (SIC)…la costruzione degli edifici in aree interne al sito…la completa eliminazione dei rarissimi esempi di successione naturale di habitat costieri, dunale e retrodunali, mentre sarebbe opportuna l'individuazione di un fascia in cui possa essere mantenuta una continuità naturale tra habitat di spiaggia, duna,retroduna e pineta".Non ci saranno esami di riparazione, poiché "non si ritiene necessaria la richiesta di eventuali integrazioni e prescrizioni in quanto, in ogni modo ininfluenti sulle motivazioni di incompatibilità dimostrate".

Alcune Regioni italiane hanno inserito i campi da golf nell’elenco di progetti per i quali è necessaria la procedura di VIA(Valutazione Impatto Ambientale), in certi specificati casi.
Così ad esempio ha fatto la Regione Liguria con la legge regionale 30 dicembre 1998 n. 38, pubblicata sul Bollettino Ufficiale Regionale 20/01/1999 n. 1.
Secondo la normativa ligure i campo da golf sono inclusi nell’ allegato 3, punto 11K.
Ovvero sono considerati “ Opere ed impianti soggetti a Via regionale in relazione alle caratteristiche del progetto e della zona interessata (art. 2 comma 4 lett. a), b) e c)).”
Dunque quando, i progetti di campo da golf sono compresi in uno dei tre seguenti casi:
“a) ricadano anche parzialmente all'interno delle aree naturali protette, come definite dalla legge 6 dicembre 1991 n. 394 (legge quadro sulle aree protette) e successive modificazioni e integrazioni; in tal caso le relative soglie dimensionali risultano ridotte del 50 per cento rispetto a quanto previsto nel medesimo allegato 3;
b) ricadano all'interno di aree carsiche, come definite dalla legge regionale 3 aprile 1990 n. 14 (norme per la tutela del patrimonio speleologico e delle aree carsiche e per lo sviluppo della speleologia); in tal caso le relative soglie dimensionali risultano ridotte del 30 per cento rispetto a quanto previsto nel medesimo allegato 3;
c) non ricadano in aree naturali protette ma la struttura competente in materia di VIA ne abbia verificato, secondo le modalità di cui all'articolo 10 e sulla base degli elementi indicati nell'allegato 5, la necessità in relazione alle caratteristiche del progetto stesso e della zona interessata.”
debbono, secondo la legge ligure, essere sottoposti alla VIA.
La legge regionale della Liguria è visionabile al sito Internet
http://www.geometri.im.it/geometri.im/valutazione_impatto_ambientale.htm


Ma cos' e' esattamente la V.I.A.?
L'errore più comune e grossolano e' quello di confonderla con un semplice Studio d’Impatto Ambientale. La Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) e' al contrario un’articolata procedura amministrativa.

Nata negli Stati Uniti già dal lontano 1969, attuata in Francia dal 1976, e' diventata in Europa legge con la Direttiva 337 del 1985 e poi modificata e aggiornata con la Direttiva 11 del 1997.
In Italia e' stata recepita nel 1988, per quel che riguarda le opere soggette a procedura di VIA nazionale
( con il DPCM del 27 dicembre) e poi nel 1996 con il DPR del 12 aprile per le opere soggette a VIA regionale.
Spesso si dimentica poi che l’esito di questa procedura non e' necessariamente positivo. Infatti, tre possono essere le conclusioni: esito positivo e l' opera si può realizzare, positivo con delle condizioni e prescrizioni, ma anche esito negativo, ovvero l'opera non può essere realizzata poiché la sua realizzazioni apporterebbe gravi danni all' ambiente.
Come scriveva il Direttore Generale del Servizio VIA del Ministero Ambiente, Maria Rosa Vittadini nel notiziario del Ministero (n. 7 del 1999) pubblicato sul sito Internet del Ministero -
>.
Scopo principale della procedura di VIA e' proprio quello di prevenire i danni all’ecosistema; la procedura va applicata necessariamente prima della sua realizzazione e l’opera sottoposta questa procedura può essere realizzata solo se al termine delle fasi previste l'esito e' positivo.
Le fasi
La procedura prevede 4 fasi. Nella prima fase il richiedente l’autorizzazione relativa al progetto privato o la pubblica autorità che prende l'iniziativa relativa al progetto redige uno studio di impatto ambientale. Lo studio deve contenere la descrizione del progetto con informazioni relative all’ubicazione, progettazioni, dimensioni; una descrizione delle misure previste per evitare, ridurre possibilmente compensare rilevanti effetti negativi; i dati necessari per individuare e valutare i principali effetti che il progetto può avere sull' ambiente;una sintesi non tecnica delle informazioni fornite.
Lo studio deve inoltre obbligatoriamente contenere il quadro di riferimento programmatico,progettuale e ambientale. Tutte le componenti e i fattori ambientali dell' ecosistema devono essere presenti in questa preliminare analisi. Devono inoltre essere illustrate le principali soluzioni alternative possibili.
Nella seconda fase della VIA, le autorità devono essere consultate secondo le modalità previste dalle leggi nazionali e regionali. La discussione pubblica (o partecipazione) e' la cosiddetta terza fase. .Avviene in forma di inchiesta e le informazioni sono messe a disposizione del pubblico, ovvero a chiunque ne abbia interesse (singoli, comitati, Associazioni ecc).Cioè deve essere consentito al pubblico di esprimere il proprio parere prima dell' avvio del progetto e di questo si deve tener conto nell' istruttoria. Deve essere garantita la partecipazione di tutti i cittadini al procedimento.
La quarta e ultima fase e' quella della valutazione conclusiva e decisione finale.

Ma quali sono le opere che devono essere soggette obbligatoriamente a questa procedura? Bisogna distinguere due tipi di procedure una nazionale (allegato a della direttiva) e una (regionale allegato).
La diversità sta nel fatto che a prendere la decisione nel primo caso e' una commissione nazionale per la valutazione che con parere motivato al termine dell’istruttoria esprime il giudizio di compatibilità ambientale che come detto, può essere positivo, negativo o condizionato. La Commissione nazionale, presieduta da un rappresentante del Ministero Ambiente, e' composta da 20 esperti scelti tra docenti universitari e il personale di enti e società pubbliche.
Nel secondo caso invece a pronunciarsi e' un organismo regionale.

L' Italia si trova a subire una procedura d’infrazione dell’Unione Europea per il ritardo nel recepimento della VIA per i progetti sottoposti ad iter regionale. Fino al 1996 la VIA per i progetti di rilevanza regionale e' stata inapplicata in tutte le regioni italiane.

Le consistenti problematiche legate alla realizzazione di un campo da golf (consumo d’acqua, utilizzo di pesticidi in particolare) suggeriscono una riconsiderazione attenta e complessiva del suo impatto sull’ambiente. Laddove effettuata la VIA (vedi Ravenna per l’impianto di Casalboresetti) ha consentito di evidenziare la superficialità e pericolosità per il territorio di molti dei progetti proposti.
Troppo spesso autorizzazioni facili degli enti locali sono state cause di successivi danni ambientali, quasi sempre irreparabili e documentati.
Sarebbe opportuno dunque, a mio avviso, introdurre una norma nazionale e ove possibile anche regionale che sancisca l’obbligatorietà di sottoporre i percorsi golfisti alla procedura amministrativa di Valutazione d’Impatto Ambientale.






I COSTI: REALIZZAZIONE, GESTIONE DEI CAMPI E I FINANZIAMENTI PUBBLICI

Quanto costa realizzare prima e gestire poi un campo da golf?
Anche questo e’ un aspetto spesso volutamente trascurato dai proponenti una nuova struttura.
L’investimento necessario per la realizzazione di un nuovo campo da golf si aggira mediamente intorno agli 8-10 miliardi di vecchie lire e molto spesso la gestione da sola non e’ in grado di coprire le spese di manutenzione. In tempi di magra economica comunque i circoli e le società’ proponenti un progetto sono comunque alla ricerca o dei grimaldelli giusti per poter attingere da un finanziamento pubblico a fondo perduto. Leggi regionali, nazionali e fondi europei sono già state usate in molti casi a questo scopo.
In perfetta simbiosi amministratori (locali e regionali) e circoli golfistici battono tutte le piste alla ricerca di finanziamenti per le società immobiliari privati. Diversi sono gli strumenti di finanziamento a fondo perduto,
Iperattive tre regioni su tutte: l’Emilia Romagna, Sardegna e Puglia.
La prima ha regalato per legge negli anni ’90 4 miliardi di vecchie lire a “costruttori” del golf e la seconda quest’anno e’ andata a concedere, sempre per legge, più di 900.000 euro a due gestori (richiedi apposito articolo sul golf in Sardegna).
Due gli strumenti legislativi utilizzati in Sardegna..Si tratta della legge nazionale 488 del 1992 e delle leggi regionali 11 marzo 1998 N.9 (Incentivi per la riqualificazione e l’adeguamento delle strutture alberghiere) e. 14 settembre 1993 N.40 (Interventi creditivi a favore dell’industria alberghiera).
A spiegarne i meccanismi sono gli stessi amanti del golf: lo Stato concede sovvenzioni a fondo perduto per l’adeguamento, la valorizzazione e l’ammodernamento dell’offerta turistico alberghiera. Dunque e’ sufficiente dichiarare all’interno delle normative nazionali e regionali che i campi da golf sono strettamente connessi (praticamente uno non puo’ fare a meno dell’altro )alle strutture ricettive e i soldi pubblici arrivano.
In un comunicato diffuso dall’ Ansa il 21 novembre 2000 la Giunta Regionale Sarda parla di “strutture complementari agli impianti golfistici”.
http://www.planethotel.net/Database/planet/ph.nsf/pagine/0CBE1AB39388B6F7802569A0003750B2?OpenDocument&lng=ita

Attraverso il Primo Bando della legge citata legge regionale n.9, approvato venerdì 19 luglio 2002; la Giunta Regionale Sarda, presieduta dal forzista Mauro Pili, su proposta dell’assessore regionale al Turismo Roberto Frongia , ha cosi’ di fatto regalato, alla faccia della siccita’e delle ristrettezze di bilancio, la bella cifra di 904.419 euro.
Due sono stati i fortunatissimi beneficiari:
la Is Arenas Golf di Narbolia (lo stesso campo per il quale la Commissione Europea ha messo in mora lo stato italiano) per 417.503 euro e il Pevero Golf di Arzachena, nella notissima Costa Smeralda, per 486.915 euro.
Già nel 2.000 la Giunta Regionale si era data da fare con una richiesta di 4.000 miliardi di vecchie lire dalla Sardegna all’Unione Europea da attingere attraverso il POR (Piano Operativo Regionale) 2.000-2.006. (Unione Sarda dell’1 novembre 2000)
http://www.unionesarda.it/unione/2000/01-11-00/CRONACA%20ITALIANA/ITA02/A04.html



Anche la Regione Puglia ha utilizzato il POR per cercare di reperire fondi per nuovi campi da golf .Nel documento del POR Puglia 2000-006, Complemento di Programmazione, Scheda tecnica di Misura n° 4.14, molto spazio è dedicato proprio al golf:
“Linee di intervento
• migliorare la qualità dell’offerta turistica mediante l’incentivazione, soprattutto, delle strutture ricettive esistenti per la elevazione degli standards qualitativi e dotazione di servizi complementari favorendo le condizioni per prolungare la stagione turistica;
• suscitare un turismo innovativo mediante l’incentivazione di strutture per il golf, congressuali, termali, per la terza età e promuovere l’escursionismo per la fruizione delle bellezze naturali ed ambientali;”
Come per la Sardegna, strumento di finanziamento per la realizzazione dei campi da golf in Puglia è la L.488/1992:
“- impianti per il gioco del golf comprensivi di club-house e struttura ricettiva, aperta al pubblico, con requisiti minimi richiesti per una classificazione a 4 stelle (max 300 posti letto);
Unitamente alla realizzazione di impianti per il gioco del golf è consentito realizzare una struttura ricettiva, al fine di incoraggiare ed orientare l’imprenditoria del settore verso un’attività (golf), assolutamente innovativa per la regione e creare le condizioni per originare un circuito per l’attrazione di una utenza medio-alta soprattutto europea.”
L’intero documento della Regione Puglia è visionabile al sito:
http://www.poliba.it/Ricerca/fesr/fesr4_14.htm

Per il POR della Regione Sicilia ( misura 4.19), la legge nazionale utilizzata è sempre la 488/1992.
I campi da golf sono ancora una volta inseriti e ben propagandati:
“110.329.888 euro saranno erogati su una spesa complessiva di € 337.128.757, programmata dalle 285 imprese agevolate, riguardante investimenti in strutture turistiche quali alberghi, agriturismo, campeggi, ristoranti, villaggi, parco giochi, sale congressuali, campi da golf, stabilimenti balneari e complessi per il turismo rurale.”
http://www.legge488.it/html/article.php?sid=170Sicilia



La Regione Toscana invece in un comunicato stampa del 9/11/2003 propone a livello di idea, di premiare (con finanziamenti pubblici s’intende) i campi da golf con un certificato ambientale.
“Le imprese turistiche possono avere un forte impatto ambientale. In futuro l’adozione di una gestione più rispettosa nei confronti dell’ambiente diventerà sempre più una sorta di biglietto da visita per godere di agevolazioni al credito e di finanziamenti pubblici.Per rimborsare le consulenze sostenute anche dai campi da golf che vorranno qualificare i propri servizi ci saranno dal 2004 specifiche risorse, che serviranno a coprire il 50% delle spese sostenute.
Per orientare le aziende che credono nello sviluppo sostenibile è nato anche uno sportello ad hoc, che può essere contattato rivolgendosi all’ufficio relazioni con il pubblico dell’Arpat: il numero verde è 800.800.400”.
http://www.regione.toscana.it/primapagina/index.php?CODICE=3012&SOTT_C=63

Ogni progetto di percorso da golf e’ quasi sempre accompagnato, prima o dopo, dalla realizzazione di residence e villini.
Questa realizzazione si rende necessaria quando l’impianto viene realizzato quando viene proposto in percorsi golfistici distanti dai grossi centri (ovvero quasi sempre)e la motivazione economica e’ quella di garantire un ritorno economico dei notevoli investimenti necessari alla realizzazione delle stesse strutture.
Negli Usa il 40% dei circoli sono passati dalla gestione privata a quella pubblica per problemi economici. Il rapporto tra numero di iscritti e circoli indica in generale un dato elevato di numero di campi per giocatori.
In Italia i golfisti tesserati sono 56.000 per 262 campi con una media di 214 giocatore per campo contro i 2.000 giocatori per campo degli USA e i meno di 1.000 per Olanda e Giappone.


Dunque ciò spiega il perché numerosi club sono minacciati di fallimento. Come esempio può essere citato il fallimento del club di Schladming in Austria con 21 milioni di vecchi scellini di debiti.
Ma anche in Sardegna ne sanno qualcosa di cosa voglia dire gestire il green.
Is Molas (comune di Pula), a 20 minuti da Cagliari, è considerato l’impero del golf isolano ma entro il dicembre del 2003 campi, terreni e albergo, dovranno essere venduti all’asta a causa di un forte passivo di circa 300 miliardi di vecchie lire. 6.500 i creditori, tra questi panettieri e artigiani che da mesi attendono pagamenti arretrati. Numeri che spaventano i nuovi possibili acquirenti tra i quali il presidente del Cagliari calcio Massimo Cellino e l’imprenditore americano Tom Barrack.

Il quotidiano l’Adige del 7 novembre 2003 a proposito del progetto del campo da golf in comune di Tonadico affronta in conclusione proprio la questione di costi.Il testo fa il resoconto di una calda assemblea popolare e riferisce:
“Sempre dal dibattito, Nicola Cemin: “Tranquilli, un conchiuso di giunta ha stabilito per i campi da golf un contributo massimo per buca di 150.000 euro e di 400 euro per metrocubo di edificato o ristrutturato; al resto ci penseranno gli operatori”.
Ma dopo? Chi sosterrà la spesa dei 300.000 euro annui, necessari per la semplice gestione dell´impianto?”

http://www.parks.it/ilgiornaledeiparchi/2003-11/rassegna.stampa/07.html



Da segnalare un altro fallimento, quello della “promozione Golf Abruzzo” presso il comune di Miglianico, citato dalla delibera della Giunta Comunale n.62 del 15/4/2002, che porta come oggetto la richiesta di acquisto aree all’interno del campo da golf.

http://www.miglianico.org/Sportello%20informativo/delibere/delibere%20giunta.php



A evidenziare una difficoltà finanziaria del settore golfiistico italiano è un articolo del Corriere della Sera dove nel 2003 si invoca lo stato di calamità naturale per presunti danni subiti dai campi a golf.
“..Per questo il golf italiano denuncia lo stato di calamità naturale e chiede l’intervento del Credito Sportivo. L’estate ha desertificato i campi di gioco e rischia di mandare in crisi il settore. L’allarme lanciato nei giorni scorsi sul Corriere della Sera da Bruno Bizzozero, presidente del comitato lombardo, è diventato nazionale. E la Federgolf l’ha fatto proprio attraverso il vertice che fa capo a Franco Chimenti…

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2003/09_Settembre/14/golf.shtml

Anche a livello europeo è stato sollevato il problema della correttezza delle sovvenzioni pubbliche per i campi da golf.
Esiste un autorevole parere quello della Corte dei Conti Europea che nel 1998 nella sua lettera settoriale a proposito della Baviera (Germania) ha affermato che “le sovvenzioni ai campi da golf fornite nel quadro di tale programma (Quadro Comunitario di Sostegno ndr) sono spesso in contrasto con questo”.Contestato è il tentativo di far passare i percorsi golfistici sotto la voce agriturismo proprio per poter godere dei fondi europei.
http://europa.eu.int/eur-lex/pri/it/oj/dat/1999/c_341/c_34119991129it01050105.pdf

LE ASSOCIAZIONI DEI GOLFISTI

E’ in atto il tentativo (a livello internazionale e internazionale) da parte delle Federazioni del Golf di presentare il golf
sotto un aspetto unicamente positivo e di minimizzare tutti i suoi documentati impatti negativi.
La disciplina viene propagandata come ecologicamente sostenibile e addirittura utile alla natura.
Per questo motivo è nato un programma di certificazione ambientale denominato: ”Impegnati nel Verde” un progetto europeo che fa capo alla Committed to Green Foundation e ha lo scopo di fornire una sorta di patente di ecocompatibilità a tutti i gestori di impianti sportivi interessati ad una “migliore interazione tra sport e ambiente”.
L’adesione al progetto è volontaria e “l’obiettivo è quello di ottenere un miglioramento continuo nel rapporto tra il golf e l’ambiente circostante”..Malgrado le dichiarazioni ufficiali si tratta di una sorta di autocertificazione che in nessun passaggio prevede il controllo di un organo davvero indipendente.In sostanza è il programma è verificato dalle stesse Federazioni golfistiche nazionali.

http://www.federgolf.it


Per cercare di smentire la convinzione comune che lo considera per eccellenza lo sport d’élite, e’ in corso uno sforzo enorme da parte delle federazioni golfistiche e loro fiancheggiatori. Probabilmente allo scopo di poter attingere ancora di più soldi dai fondi pubblici, per ripianare gli alti costi di realizzazione e gestione, si cerca di presentare il golf come disciplina aperta e alla portata di tutti.
Ma anche qui i dati parlano da soli.Quando si vanno a vedere i costi di iscrizioni ai circoli o i prezzi di una mazza, risulta davvero difficile sostenerne la sua accessibilità popolare.
Contemporaneamente la Federazione Internazionale del Golf si batte invano per cercare di inserirsi all’interno dei Giochi Olimpici. Fin ora il CIO, Comitato Olimpico Internazionale e’ riuscito a respingere le forti pressioni e il golf rimane ancora oggi fuori dalle Olimpiadi. Il golf potrebbe diventare uno sport olimpico nel 2008; questa la questione che il World Amateur Golf Council ha discusso con il Comitato Olimpico Internazionale. Oltre al golf, altri sei sport sono in lizza per diventare olimpici; balli da sala, bigliardo, body building, rugby, squash e surf.








ANTIGOLF NEL MONDO

Il Global Antigolf Movement ,
http://www.verdinrete.it/oristano/antigolf.htm

movimento mondiale antigolf, nasce ufficialmente in Asia negli anni ‘80 per merito del giapponese Gen Morita, golfista pentito e convertito all’ambientalismo tanto da considerare questa disciplina >.
Il 29 aprile di ogni anno si celebra la giornata mondiale antigolf, dopo un raduno tenuto nella stessa data del 1993 in Malesia che aveva riunito gli antigolfisti di tutto il mondo.
Oggi la rete internazionale antigolf ha spostato il suo baricentro dall’Asia, all’Europa (in particolare nell’area mediterranea) dove le lotte di molti comitati locali che si oppongono a nuovi progetti fanno parte dell’attualità.


ASIA

- Filippine
La lotte tra contadini e società pro golf in Filippine e’ diventata drammatica e anche soggetto di alcuni film.
Due contadini che si opponevano al progetto di Nasugbu sono stati uccisi proprio a causa della loro protesta contro il progetto della Hartbortown golf, a 80 chilometri da Manila, erano Terry Sevilla e Roger Alla.

Ecco i siti dove e’ possibile attingere alcune interessanti notizie.
- http://www.geocities.com/RainForest/Wetlands/8780/strug/looc/n000305.html
- http://www.geocities.com/kmp_ph/reso
- http://www.golfwar.org/score.htm

- Giappone
La deforestazione avvenuta in Giappone causate da un grande sviluppo dei percorsi golfisti sono studiate in maniera seria e approfondita nel sito
http://www.american.edu/projects/mandala/TED/jpgolf.htm

Di presunti legami tra criminalità e investimenti turistici legati al golf, riporta il sito
http://www.narcomafie.it/news_archivio/news_2001_17.htm

AMERICA

- Messico
E’ forse qui che e’ avvenuta la più famosa lotta, finita anche su organi d’informazione prestigiosi (The New York Times, Le Monde e Il Manifesto)che si riferisce al progetto del Consorzio finanziario multinazionale KS: struttura turistica con annesso golf. Dal 1995 in poi l’opposizione arrivo’ ad occupare il palazzo municipale di Tepoztlan , nello stato del Morelos, con ben 4.000 persone.
Nel sito Internet
http://www.ipsnet.it/CHIAPAS/1tepoz.htm
si possono trovare tutti i particolari.

- USA
In un comunicato stampa l’EPA, l’Agenzia per l’ambiente degli USA parla della distruzione delle zone umide nell’area di Filadelfia.
http://www.epa.gov/region03/r3press/pr98-17.htm
Un’azione dell’associazione Sierra Club contro un campo da golf nel Parco di Occoneechee la lsi puo’ trovare nel sito Internet
http://virginia.sierraclubaction.org/showalert.asp?aaid=32




- Hawai
Nella costa est dell’isola, distretto di Kona sud, dopo lunga battaglia e’ stato realizzato un progetto, nonostante la raccolta di firme contrarie di diverse migliaia di persone. La storia nel sito
http://www.earthisland.org/journal/golf.html

- Canada
Un appello per salvare il Parco di Joseph Davis da un progetto golfistico e’ contenuto nel sito
http://www.nfwhc.org/current/josephdavis.htm
La Federazione dei naturalisti dell’Ontario ha preparato un suo manifesto contro il golf nel parco provinciale di Bronte Creek .
http://www.geocities.com/RainForest/Vines/7336/reasons.htm

- Australia
La storia del rigetto da parte del Consiglio Comunale della città di Brisbane (Queensland) si può’ leggere nel sito
http://www.rag.org.au/minnippi/default.htm

EUROPA

- Spagna
Anche qui il golf ha conosciuto un grandissimo sviluppo e ora sta incontrando notevoli opposizioni. e’ stato una delle cause del prosciugamento del Coto Donana, una delle aree umide e delle riserve naturali più conosciute in Europa.
Nel sito Internet
http://viaverda.dhs.org/golf_index.html
sono raccolte le principali lotte, in prevalenza portate avanti da comitati e associazioni della Catalogna (Cerdanyola a Collserola,Torrebonica).Manifestazioni, biciclettate sono state fatte nell’ultimo anno con discreto successo, anche con oltre 5.000 partecipanti.
http://www.greenpeace.es/costas/home2.asp?PagePosition=2
Greenpeace, anch’essa in prima linea, evidenzia il legame tra il Piano Idrologico Nazionale della Spagna (PHN) e i campi da golf che attingeranno dal trasversamento del fiume Ebro.
http://www.agroterra.com/noticias/resultados_noticias.asp?IdNoticia=3955
- Gran Bretagna
Un agricoltore inglese esprime tutta la sua protesta contro un progetto che metterebbe sul lastrico la propria azienda.
http://www.savearnold.co.uk

ALTRI PAESI

Anche in Croazia sembra essere scoppiato un vero e proprio boom golfistico e le associazioni ambientaliste locali sono intervenute esprimendo preoccupazione.
Complessivamente la Giunta regionale istriana aveva promosso l’apertura di ben 13 campi, ma opposizioni e mancanza d’acqua hanno fermato il progetto. A Cittanova ed Albona l’iter amministrativo appariva più semplice, ma anche qui tutto al momento(2003) risulta fermo. Vedioamo quali sono i gli altri progetti.
Un’impresa americana la G-Squae Inc vorrebbe realizzare 4 campi da golf insieme a tre villaggi turistici e annessi nelle municipalità’ di Orsera e San Lorenzo nello splendido Canale di Lemme.(Il Piccolo 10 novembre 2000)
Un secondo progetto riguarda la zona chiamata Valica, nel Pinguentino a poca distanza dal lago di Bottonego. Stavolta le polemiche sono legate al fatto che il terreno dove e’ previsto il golf e’ un sito dove abitualmente si reccolgono i tartufi.Per Bruno Poropat, presidente del Comitato Regionale istriano per la biodiversita’ e pure il piu’ noto micologo croato prof.Romano Bazac, estirpare gli alberi per far posto al golf sarebbe un delitto ambientale.(Il Piccolo 19 settembre 2000).
Terzo polo golfistico proposto quello della penisola di Merlera, nel meridione dell’ Istria.(Il Piccolo 6 ottobre 2000)
Un altro progetto, non lontano dalla Croazia, ma in territorio italiano, e’ quello di Muggia nel bosco di Punta Ronco. Oppositori dichiarati e uniti tutti gli ambientalisti locali.
(Il Piccolo 3 ottobre 2000)
La Procura della Repubblica di Padova ha aperto un’inchiesta ipotizzando il reato di truffa per quattordici imprenditori veneti per un progetto immobiliare di 2300 appartamenti ed un campo da golf in Croazia, a Punta Salvare, Golfo di Pirano, non lontano da Portorose..Ne da ampiamente notizia il quotidiano La Repubblica il 5 dicembre 2003. La vicenda si riferisce all’acquisizione di una società croata la Kemco da parte di una cordata di uomini politici vicno alla Lega di Umberto Bossi.



- Malta
Formato da 19 ONG e dal partito dei Verdi di Malta, il fronte antigolf e’ anche adesso molto attivo e mette assieme diverse associazioni, anche di contadini locali. Infatti circa 100 agricoltori rischiano di perdere la loro terre a causa dello sviluppo di un percorso golfistico. Vanta al suo attivo anche diverse manifestazioni pubbliche.
Un sito Internet, in inglese e maltese, ricco di foto e documenti, ne riassume la sua attività’. Nel luglio scorso a La Valletta si e’ svolta una grossa manifestazione.
http://nogolfmalta.cjb.net

Notizie di contestazioni e presenze antigolf giungono anche da altri paesi mediterranei come Cipro e in Grecia (da parte del WWF).
http://www.hri.org/news/cyprus/cmnews/1999/99-04-24.cmnews.html

ANTIGOLF IN ITALIA


Le prime denunce alla magistratura risalgono agli anni’90 in Lombardia, contro i progetti del Golf Club di Tolcinasco, nel parco agricolo sud di Milano, e di Besate nel Parco della Valle del Ticino.
Azioni che hanno portato a risultati concreti e per certi versi clamorosi come una condanna definitiva per il fratello del Presidente del Consiglio, Paolo Berlusconi.

”È stata confermata dalla sesta sezione penale della Cassazione la condanna a un anno di reclusione per l'imprenditore Paolo Berlusconi.L'accusa per il fratello del cavaliere era di corruzione per il pagamento di tangenti, ad amministratori del Comune milanese di Pieve Emanuele, finalizzate in questo modo a ottenere la licenza per realizzare il campo da golf di Tolcinasco. Il progetto del Berluschino prevedeva anche la costruzione della modica quantità di 200 appartamenti per i giocatori.Così la suprema corte ha confermato il "verdetto" di secondo grado emesso, tramite patteggiamento, dalla Corte di Appello di Milano nell'ottobre del 1997. In particolare i supremi giudici hanno rigettato del tutto, oltre al ricorso di Paolo Berlusconi, anche quello di Franco Francescato e Vittorio Martinetti: in più sono stati condannati anche al risarcimento delle spese processuali e degli onorari del comune di Pieve Emanuele, che in questo processo si era costituito parte civile.”.
Testo tratto dal quotidiano La Padania del 7 maggio 1998 e dal sito Internet
http://old.lapadania.com/1998/maggio/07/070598p15a9.htm


Sempre per i danni ambientali causati dall’impatto della costruzione del medesimo Golf Club di Tolcinasco, il sindaco del Comune di Pieve Emanuele (Lombardia) Francesco Argeri (Ds), ha chiesto nel 2002, attraverso una causa civile, un risarcimento-record di dieci miliardi di lire (5 milioni di euro) al già menzionato Paolo Berlusconi.
http://www.dslombardia.it/2002/PressLomb/rsac-21010pievegolf.htm

Per difendere le colline bolognesi sorse il comitato di Ozzano in opposizione al Golf Club Abbadessa, ma dopo la realizzazioni di tanti, troppi campi, la situazione sembra diventare esplosiva. Raccolte firme, lettere, ooservazioni alla VIA e anche azioni giudiziarie stanno conseguendo concreti risultati.

Ma vediamo oggi, in questo nostro sommario elenco (dal Trentino, alla Sardegna), dove si trovano le principali opposizioni ai golf in Italia.
-Marocche di Dro
Polemiche e opposizioni a non finire apparentemente concluse con una vera e propria vittoria popolare degli antigolf. Contro il campo di Marocche , località presso Dro a 5 Km da Riva del Garda, la mobilitazione era stata imponente,ma la vicenda sembra ancora aperta. Nonostante una consultazione popolare, un referendum, sia stato indetto dai consiglieri comunali contrari al progetto abbia dato un responso negativo, i proponenti il percorso golfistico non siarrendono.
Il 14 novembre 1999 il green venne infatti bocciato da circa il 55% degli elettori.
“Democrazia e ambiente sono irrisi, quando a distanza di due anni dal referendum popolare che aveva espresso una volontà contraria, si ripropone il campo da golf nel biotopo delle Marocche di Dro.
La vicenda ha ancora vasta eco sui giornali e su Internet .
http://www.larena.it/storico/20011111/provincia/04ac.htm

http://www.questotrentino.it/2001/20/Int_MIcheli.htm

http://www.altronovecento.quipo.it/numero4saggi5.html

-Tenno (Trento)
Il referendum sembra essere lo strumento più diffuso ed efficace nell’alto Garda, stavolta sono stati direttamente i cittadini a raccogliere le firme necessarie, a termini di Statuto comunale, per dare la possibilità’ a tutti di esprimersi
Sara’ forse Tenno il secondo comune italiano, dopo Marocche, a effettuare un referendum comunale proprio sull’opportunità di realizzare o meno un percorso golfistico. La data della consultazione popolare, dovrebbe essere fissata dal comune. Il progetto e’ difeso dall’ente locale che lo ritiene, anche questa non e’ una novità, “opera di pubblico interesse”.
La commissione urbanistica (tutela paesaggio e territorio) e il servizio geologico della Provincia di Trento, hanno dato un parere negativo in merito al progetto golf a Tenno. Paesaggisticamente irrealizzabile perché rovinerebbe l'armonia di campi, boschi e terrazzamenti che contraddistingue l'area sulla quale doveva essere realizzato parte del campo.

Intanto a
-Pietramurata, un'altro paese trentino della valle dei laghi, è stato realizzato un piccolo campo prova (3 buche) su iniziativa (e soldi) di privati , inaugurato con tutti gli onori e in pompa magna, con gli assessori che auspicavano quanto prima la realizzione di un vero 18 buche, ma al primo acquazzone c'è stato uno smottamento che ha interessato parte dell'area del campo.

-Tonadico (provincia di Trento): vasto il dibattito suscitato dal progetto nella Val dei Canali.

http://www.quotidianiespresso.it/corrierealpi/arch_22/belluno/valsugana/av301.htm

Il 6 novembre 2003 si è svolta un’assemblea popolare di cui da notizia il quotidiano l’Adige del giorno successivo.

“Più che dibattito, c´è stata una chilometrica esposizione del progetto, circoscritto alle 9 buche ma di fatto tendente alle 18, e l´elencazione delle varie tappe burocratiche e temporali nei vari passaggi di competenze. Poco spazio al resto.
“Primiero viva” ha presentato un documento di nutrite e puntuali osservazioni negative, depositate entro i termini al Via e in parte analizzate nel corso della serata da Daniele Gubert. Altri pareri sono arrivati o stanno arrivando al Via dal Comprensorio (“parere positivo - è la risposta finale - precisando che esso non costituisce premessa per la partecipazione finanziaria degli enti locali, in quanto non esistono sufficienti elementi di ordine economico a supporto dell´intervento”) e dal Parco.Parco, che per bocca del suo presidente Sergio Bancher, ha sottolineato come non possano esserci spazi per un ripensamento: “Quella è la confermata destinazione urbanistica della zona, ci piaccia o non ci piaccia”. Parco che, carta-parere canta, solleva, però, delle perplessità: “Soltanto avvalendosi di una più accurata analisi di tutti gli aspetti del progetto si potrebbero esprimere valutazioni conclusive più verificate. Valutazioni che, comunque, spettano sostanzialmente ad altri. La preminenza delle priorità da perseguire inciderà in termini concreti sulle complessive valenze ambientali del territorio interessato”Non ci sono timori finanziari nell´affontare l´avventura di 1.500.000 euro.”

dal sito
http://www.parks.it/ilgiornaledeiparchi/2003-11/rassegna.stampa/07.html
Per il medesimo progetto in Val Canali, il 22 ottobre 2003 la Società Alpinistica Tridentina (S.A.T.) ha partecipato alla procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale presentando nelle sue puntali osservazioni scritte, una netta contestazione al sito individuato. Il testo completo di 14 pagine è scaricabile al sito Internet
http://www.sat.tn.it/tam/golf_val_canali.pdf

-Pieve Tesino (provincia di Trento)
Con una procedura semplificata di VIA la Giunta provinciale di Trento ha dato il suo assenso, il 18 agosto 2000, con prescrizioni, all’ampliamento a 9 buche del Golf Club La Farfalla sul Col Danè.
http://www.regione.taa.it/giunta/bu/2000/parteprimaseconda/bupdf/BO420001.pdf#page=26


-Trieste: la polemica, anche nel 2003, tra WWF e amministrazione comunale monta per il raddoppio del campo da golf di Padriciano

http://ambiente.triesteincontra.it/wwf/stories/storyReader$450
http://ambiente.triesteincontra.it/wwf/stories/storyReader$621
La sezione WWF di Trieste ha espresso un giudizio negativo sul progetto di “raddoppio“ (da 9 a 18 buche, su una superficie che passarebbe da circa 22 a 45 ettari) del campo di golf di Padriciano, sul Carso triestino. Lo ha fatto esprimendosi – nelle osservazioni nell’ambito della procedura di VIA – sugli elaborati integrativi presentati dal “Golf Club Trieste”. Il progetto è stato in effetti modificato rispetto alla prima versione, allo scopo di ridurre il sacrificio di ambienti naturali che aveva motivato vari pareri negativi (tra i quali quello del WWF, espresso la scorsa estate). Il WWF osserva però che anche il nuovo progetto, se realizzato, comporterebbe rilevanti sacrifici di aree boscate e prati, comprese alcune di particolare valore naturalistico per la presenza di biocenosi pregiate dell’ambiente carsico. Inoltre il progetto prevede che una parte delle perdite di questi ambienti naturali siano “compensate” da altri interventi (creazione di un laghetto, manutenzione mediante pascolamento di aree di landa carsica), indicati però assai sommariamente : il WWF osserva che non esiste alcuna garanzia sull’effettiva attuazione ed efficacia di tali compensazioni. In ogni caso, anche se ciò venisse realizzato, rimane il fatto che un danno naturalistico rilevante si produrrebbe nelle aree interessate dal progetto, il quale riguarda pur sempre una struttura destinata ad attività ludiche di élite, priva anche di ricadute socio-economiche.
http://www.wwf.it/ambiente/rassegna/182.pdf



-Cortina d’Ampezzo
Il caso e’ finito persino anche sulle pagine del settimanale nazionale Panorama con un articolo di Giacomo Amadori (n.12 del 21/3/2002). In pericolo è il bosco di Fraina a pochi centinaia di metri dal centro di Cortina d’Ampezzo. Il progetto e’ stato approvato dal comune, ma incontra fra le altre le opposizioni dei proprietari dei terreni su cui dovrebbe sorgere.
http://www.mondadori.com/panorama/area-2/10052_1.html
(la pagina web è stata rimossa dal sito del settimanale, ma può essere richiesta all’autore).
L’assemblea dei “Regolieri” di Cortina ha dato un via libera al progetto non senza perplessità, con 558 favorevoli e 171 contrari. Le “Regole” d’Ampezzo gestiscono la circostante proprietà collettiva agro-silvo-pastorale.Si tratta di una proprietà collettiva che sta fra il diritto pubblico e quello privato, indivisibile e inalienabile. Non può essere venduta ne divisa e la destinazione d’uso deve restare tale e quale.
(Corriere delle Alpi del 7 settembre 2003). Nel dicembre 2003 è nato il Comitato Emergenza Difesa Terra con primo dossier in produzione sul campo da golf.

-Momperone
E’ polemica su un progetto che dovrebbe essere finanziato dalla Regione Piemonte per sei milioni di euro.I Comitati Scrivia ospitano un articolo di AntonelloBrunetti.
http://www.comitatiscrivia.it/ambiente18.htm




-Macugnaga
Il circolo Verbano di Legambiente di Verbania, Piemonte, con la presidente la d.ssa Amelia Alberti, interviene in aperta contestazione di un campo da golf a Macugnaga con delle osservazione alla variante del Piano Regolatore.
http://www.legambienteverbano.com/ottobre2003/golf_a_macugnaga.htm
http://www.legambienteverbano.com/luglio2003/macugnaga.htm


-Sizzano
Ricorso al TAR presentato dal WWF contro la costruzione del complesso alberghiero-turistico a Sizzano, con annesso impianto golfistico (Piemonte) .
http://www.wwfpiemonte.com/notizie/011.htm
http://www.wwfpiemonte.com/notizie/011.htm




-Noli
Il WWF di Savona sostiene che ''un'eventuale realizzazione dell'impianto da golf stravolgerebbe una zona soggetta a regime di tutela (area carsica) per la complessita' e le specifiche peculiarita' naturali ed ambientali che la contraddistinguono. Qui il piano prevede la realizzazione di 30 mila metri cubi di volumetrie edilizie.Per questo il WWF di Savona contesta duramente l' approvazione della variante integrale al Prg del Comune di da parte della Regione Liguria''.(ANSA Ambiente 10/11/2003 13:05)
http://notizie.msn.it/ambiente/notizie/notiziari/regioni/20031110130532750076.html

-Imperia
Sul quotidiano di Rifondazione Comunista, Liberazione del 20 luglio 2003 arriva l’eco del maxiprogetto del porto di Imperia che comprende anche un campo da golf considerato opera socialmente utile.
http://members.xoom.virgilio.it/infocontro/CosaPrc03/cosa452.htm


-Ravenna
Il 14 aprile 2003 è stata pubblicata la deliberazione con cui la Giunta comunale di Ravenna ha certificato la Valutazione di Impatto Ambientale negativa sul progetto di impianto golfistico di Casalborsetti, presentato dalla società Marina di S.Vitale nel settembre 2002.
Interessanti, come rilevato in precedenza, i lavori della Conferenza che ha svolto la procedura di VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale).L’organismo ha iniziato i lavori il 24 ottobre 2002 e li ha conclusi il 23 marzo. Essa ha sostituito tutte le autorizzazioni, licenze, pareri e altre competenze varie in materia di tutela ambientale e paesaggistica territoriale di competenza dei vari enti pubblici interessati. Hanno dunque composto la Conferenza i rappresentanti dei servizi Ambiente del Comune e della Provincia di Ravenna, dell'ente Parco del Delta del Po, dell'ARPA, dell'AUSL, della Soprintendenza ai beni ambientali e del Consorzio di bonifica Romagna Centrale.
L'area interessata dal progetto sorgeva tra Casalborsetti e il fiume Lamone, a ridosso della risarina e della pineta. E' compresa, per 143 ettari su 595, nella zona di pre-parco classificata come pSIC (Sito di Interesse Comunitario della Rete Natura 2000) e denominata: "Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini". Comprende anche le seguenti zone disciplinate dal PTRP (Piano Territoriale Regionale Paesistico) tramite il PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale): zone di tutela della costa e dell'arenile; zone di partico