Rifiuti in Campania. 1994, l’insana intuizione: da problema endemico locale a “emergenza nazionale”
di Franco Ortolani
Ordinario di Geologia, Università di Napoli Federico II                               
 
Nel 1994 inizia l’operazione “Emergenza Rifiuti in Campania” (e l’uso dei poteri speciali) con la nomina del primo Commissario di Governo (l’allora prefetto di Napoli, Improta) da parte del Presidente del Consiglio dell’epoca, utilizzando un “cavillo” fornito dalla legge 225 del 1992 (Istituzione del Servizio di Protezione Civile Nazionale), che “ingenuamente” non prevede la durata massima del ricorso a situazioni d’emergenza.
Da un annoso endemico problema locale, al quale i cittadini campani erano ormai abituati passando ciclicamente da fasi di normale raccolta e smaltimento dei rifiuti a periodi di crisi caratterizzati dall’immondizia nelle strade, l’intervento governativo trasforma “miracolosamente” la situazione campana in un “affare di Stato” iniziando ad investire notevoli somme di denaro pubblico con l’intento dichiarato di risolvere definitivamente l’annosa problematica attrezzando la regione di impianti idonei. Quale fosse la situazione esistente allora in Campania ce lo dice puntualmente il professore Aldo Loris Rossi nel libro “Progetto per Napoli Metropoli Europea” (Tullio Pironti Editore, settembre 1994): la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi anche nella prima metà degli anni novanta rappresentava una piaga irrisolta. Le colpe erano da attribuire all’Amministrazione Regionale che non aveva elaborato un Piano Regolatore dei Rifiuti Solidi per regolamentare le caratteristiche qualitative e quantitative dei rifiuti, ridurne la pericolosità, individuare i più idonei sistemi di trattamento, delimitare i bacini di raccolta e di conferimento, ubicare i siti dove realizzare gli impianti, avviare la raccolta ed il trattamento differenziato dei vari tipi di residui, incentivare la riutilizzazione dei materiali recuperabili con lo sviluppo di nuove e idonee tecnologie. Nel 1994 la Regione Campania continuava ad utilizzare solo le discariche esistenti, non sempre adeguate alle norme di sicurezza necessarie per prevenire danni ambientali. Sosteneva Rossi che i rifiuti solidi erano una fonte di ricchezza da sfruttare con lo sviluppo di tecnologie innovative tese a consentire il riuso e la valorizzare dei materiali contenuti nei rifiuti. Sembra la fotografia di quello che ancora oggi si dovrebbe fare! Dopo 14 anni di cura governativa non è cambiata molto la situazione in Campania. Una sola discarica è attiva e con una durata prevista di diversi mesi ancora (Savignano Irpino). La discarica di S. Arcangelo Trimonte, interessata da dissesti mentre si stavano realizzando le vasche principali, è in gravi difficoltà. Le altre discariche previste dal DL 90/08 non sono nemmeno in costruzione; altre discariche sono ormai esaurite. Fino al 2012 si dovranno smaltire circa 5 milioni di metri cubi di rifiuti urbani; tenendo presente che finora in Campania non è stata realizzata nessuna discarica per gli altri tipi di rifiuti che si producono nel territorio regionale e che tali rifiuti vengono “comunque smaltiti”, è da prevedere che il volume di rifiuti che finirà realmente nelle discariche risulterà sensibilmente superiore e, per di più, di qualità peggiore. Nelle discariche realizzate dai Commissari di Governo di turno e in funzione fino ad ottobre 2008 si potrà smaltire meno di 1 milione di metri cubi. Nel mese di ottobre c.a. dovrebbe iniziare il conferimento nella discarica di Chiaiano, se sarà completata e se non si verificheranno dissesti. Fra qualche mese si prevede che vi sarà una nuova crisi. L’uso governativo dei rifiuti (non proprio come risorsa indicata dal prof. Rossi) è stato molto costoso per i contribuenti e molti interventi sono stati realizzati inutilmente. Lo Stato Italiano, in Campania ha fatto largo uso di poteri speciali, tramite l’appetibile istituzione del Commissariato di Governo, la cui esclusività è avvalorata dal fatto che si stanno ancora spendendo milioni di euro di pubblico denaro senza i vincoli imposti dalle leggi ordinarie ricorrendo ripetutamente a trattative molto semplificate. Ma come è stato possibile che i campani abbiano tollerato il saccheggio della loro regione per 14 anni e non abbiano notato alcuna variazione della situazione rifiuti rispetto agli anni pre “emergenza ufficiale”. La situazione non era migliorata e non era peggiorata; si alternavano periodi di apparente normalità e periodi di crisi con cumuli di immondizia accatastata nelle vie pubbliche. Proprio come accadeva prima, la Campania continuava a trovarsi in una continua “normale emergenza”. La novità della trasformazione a “emergenza nazionale” era percepita solo dai beneficiati dallo stato emergenziale (ambienti governativi attivati con i Commissari di Governo, grandi imprese che ricevevano lucrosi appalti, imprese locali che a pieno titolo entravano negli affari per garantire una “indolore esecuzione” delle attività nel territorio presidiato dalla malavita organizzata, amministratori e politici locali che, a cascata, godevano di vari privilegi e di interessate preferenze elettorali). Nel 2005 l’affare rifiuti ha cominciato a scottare sempre di più quando per smaltire l’immondizia si sono intaccate le risorse ambientali (aree protette) e idriche di importanza strategica del fiume Sele, prima con la discarica di Basso dell’Olmo (Campagna) e poi con il tentativo a Valle della Masseria e la discarica a Macchia Soprana (Serre). I danni ambientali creati dai Commissari di Governo con le improprie ubicazioni di impianti, lo sperpero di denaro pubblico impiegato nella realizzazione di impianti inidonei, i legami con la malavita organizzata e le attività non trasparenti di vari personaggi dell’ambiente commissariale emersi dalle indagini della magistratura ha reso sempre più perentoria la necessità di giustificare il costoso insuccesso governativo. E’ stata diffusa la versione che nonostante l’uso di poteri speciali e di ingenti risorse finanziarie pubbliche, pur impiegando uomini di grande valore e imprese di livello nazionale di riconosciuta capacità, lo stato in 14 anni, per colpa esclusiva dei campani sporchi e cattivi, amministrati da incapaci da loro stessi eletti e tutti sottomessi alla malavita organizzata, non è riuscito a modificare sostanzialmente la situazione di emergenza continua. E ora? Gli ordini delle lobbies che contano imporranno di chiudere gli ultimi lucrosi affari e poi di mollare la Campania al suo destino “federale” in condizioni ambientalmente e socio-economicamente peggiori di quelle esistenti nel 1994, anno della criminogena intuizione.
14 settembre 2008