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Stato dell’arte e ricerca in corso in Italia sull’associazione tra campi elettromagnetici ELF e leucemia infantile

di Corrado Magnani. Servizio di Epidemiologia dei Tumori - Centro per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica (CPO - Piemonte) - Az. Osp. S. Giovanni B. ed Università - Torino

DECRETO

Sono un medico del Servizio di Epidemiologia dei Tumori dell'Azienda Ospedaliera San Giovanni Battista di Torino, che fa parte del Centro per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica del Piemonte (CPO-Piemonte). Da tempo mi occupo dell'epidemiologia dei tumori e delle leucemie infantili e in particolare della possibile loro associazione con l'esposizione a campi magnetici.

 

La figura 1, tratta da Parkin et al. (14) presenta i tassi di incidenza di leucemia infantile (età 0-14 anni) secondo i registri tumori in diversi paesi. Se si escludono alcune aree in cui è molto verosimile una sottostima dei tassi oppure la presenza di fattori di rischio che fanno aumentare la frequenza di linfomi rispetto alle leucemie, la variabilità dei tassi di incidenza è compresa tra 25 casi e 46-47 casi per milione di bambini-anno. Alcuni studi pubblicati nella seconda metà degli anni 90 hanno inoltre segnalato un aumento della frequenza di leucemie infantili (2, 5).

 

La distribuzione per età dei casi di leucemia linfatica acuta infantile presenta un ‘picco’ di incidenza tra 3 e 5 anni. Questo andamento è stato osservato nei paesi ad economia avanzata (dapprima in Gran Bretagna negli anni ‘30) e le sue cause sono ancora sconosciute (15).


 

Fig. 1 - Incidenza di leucemia infantile secondo i principali registri tumori.

Per una rassegna sulle cause delle leucemie è opportuno rinviare ad altre pubblicazioni (ad es. 10 o 15). In sintesi i principali fattori di rischio esogeni per le leucemie includono le radiazioni ionizzanti, alcuni farmaci antineoplastici (recentemente vi sono state delle osservazioni anche a carico dell’antibiotico cloramfenicolo, che sulla base di evidenza sperimentale è classificato come un possibile cancerogeno dalla Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), il fumo, il benzene e, più in generale le occupazioni che determinano esposizione al benzene e a solventi. Oltre a questi rischi che possiamo considerare definiti vi sono altre esposizioni per cui è possibile un effetto leucemogeno, elencate nella tabella 1.

 

Segnalo in particolare alcune occupazioni dei genitori (con esposizione a benzene e ad insetticidi), il fumo paterno e, per le leucemie mieloidi acute, l'abuso di alcol in gravidanza. É sospetto anche il ruolo di agenti infettivi ma non è stato finora riconosciuto un agente infettivo a cui attribuire l'aumento del rischio della leucemia nell’uomo. Uno studio (16) ha osservato un aumento del rischio di leucemia per i bambini che abitano in prossimità di strade ad alto traffico.

 

Nel 1978 Wertheimer e Leeper (24) hanno pubblicato il primo studio epidemiologico sull’associazione di leucemie e tumori e campi magnetici. Essi hanno confrontato la distanza da linee e trasformatori delle case in cui abitavano malati di tumore e delle case in cui abitavano soggetti sani scelti a caso dalla popolazione. Il metodo da loro usato privilegia l’esposizione costante media nel tempo rispetto alla sua variazione istantanea. Essi hanno osservato un aumento del rischio di leucemia nel bambino e nell'adulto e più in generale di tumori sia nel bambino che nell'adulto. Questo studio è stato seguito da altri due o tre studi negli anni immediatamente successivi ma sia lo studio di Wertheimer e Leeper sia i primi studi che sono seguiti sono caratterizzati da severi limiti metodologici, che non è possibile approfondire in questa sede. A partire dal 1989 sono comparsi studi di seconda generazione, caratterizzati da maggiore accuratezza nella valutazione dell'esposizione e nel disegno epidemiologico (22). David Saviz è stato l’autore del primo di questi studi. La figura 2 sintetizza le indagini pubblicate su campi magnetici e neoplasie infantili.


 

 

 


Fig. 2 – Indagini pubblicate sui campi elettromagnetici e neoplasie infantili.

 

 

La crocetta indica il rischio relativo e la barra tratteggiata indica il suo intervallo di confidenza al 95%. Segnalo gli studi di corte che sono stati condotti nei paesi scandinavi (1, 4, 13, 21, 23) e lo studio recentemente pubblicato da M. Linet (6). Senza entrare in dettagli troppo tecnici, si osserva la preponderanza di studi con risultato positivo, cioè che indicano una associazione tra leucemia infantile ed esposizione a campi magnetici. Per chi desidera approfondire l’argomento segnalo la pubblicazione del report del National Research Council degli Stati Uniti (12).

 

Il risultato della metanalisi effettuata da Theriault e Li (19) sulla base degli studi pubblicati fino al 1996 misurano l’esposizione a campi magnetici in modo quantitativo. L’analisi include sia gli studi sulle leucemie infantili sia quelli sulle leucemie dell’adulto. Osserviamo un aumento del rischio (rischio relativo) dell'ordine di 1,3 volte per chi ha una esposizione media a 0.2 microtesla, statisticamente significativo, e 1,6 per 0.3 microtesla. Sono rischi relativi modesti e vedremo che il numero di neoplasie infantili attribuibili ad essi è abbastanza limitato.

 

Dobbiamo infine considerare il possibile rischio dovuto ad esposizione a campi magnetici prodotti dagli impianti e dagli apparecchi elettrici. L’intensità del campo può raggiungere livelli ragguardevoli ma la durata di esposizione è di solito breve. Ci sono tre studi pubblicati su questo argomento (7, 8, 18). La tabella 2 sintetizza i loro risultati per quanto riguarda l’esposizione del bambino dopo la nascita a coperte elettriche e quella dovuta agli apparecchi televisivi.

 

Una stima del numero di casi attribuibili in Italia è stata prodotta da ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità (3): in Italia ogni anno si verificano circa 430 nuovi casi di leucemia infantile (9), di cui circa 2.5 sarebbero attribuibili all'esposizione a campi magnetici dovute a linee esterne. Se si considera invece anche l'esposizione dovuta a sorgenti domestiche la stima è che 60 casi su 430 potrebbero essere associati alla esposizione a campo magnetico. Queste stime sono ancora molto incerte ed è importante precisarle con indagini epidemiologiche adeguate.

 

Il possibile meccanismo di azione dei campi magnetici a frequenza estremamente bassa (3-300 Hz) non è noto. Essi non sono mutageni, non interagiscono direttamente con il DNA e non paiono provocare danni al DNA, semmai sembrerebbero interagire con meccanismi di trasmissione a livello cellulare (ad es. gli ioni calcio). E’ quindi essenziale per un aumento delle conoscenze sviluppare studi epidemiologici che affrontino il problema della interazione con altri possibili fattori di rischio quali traffico, benzene, fumo e forse pesticidi. Inoltre deve essere affrontato l'aspetto dell'esposizione domestica, anche con misure della intensità di esposizione.

 

In Italia è in corso lo studio epidemiologico SETIL sull’associazione tra fattori di rischio esogeni (inclusi i campi magnetici) e leucemie, linfomi e neuroblastomi del bambino. Si tratta di uno studio caso controllo di popolazione che include i bambini di età 0-10 anni e si svolge con la collaborazione di numerosi centri di ricerca e dell'Associazione Italiana di Ematologia ed Oncologia Pediatrica. Lo studio è stato preceduto da uno studio pilota per stimare i livelli di esposizione a campi magnetici a 50 Hz nelle abitazioni. I primi risultati dello studio pilota sono stati presentati ad un convegno tenutosi a Bologna ed indicano che i livelli di esposizioni indoor sono di un certo rilievo, con due abitazioni su 25 con mediana superiore a 0,2 microtesla.

Bibliografia essenziale

1.     Ahlbom A, Feychting M, et al. Electromagnetic fields and childhood cancer. Lancet 1993;342:1295-6.

2.     Blair V. e Birch JM. Patterns and Temporal Trends in the incidence of Malignant Disease in Children: I. Leukemia and Lymphoma. Eur.J.Cancer 1995; 30A:1490-1498.

3.     Comba P, Grandolfo M, Lagorio S, Polichetti A, Vecchia P. Rischio Cancerogeno Associato a campi magnetici a 50/60 Hz. Rapporto Istisan 95/29. Istituto Superiore di Sanità, Roma,1995.

4.     Feychting M, Ahlbom A. Magnaetic fields and cancer in children residing near Swedish high-voltage power lines. Am J Epidemiol 1993; 138:467-81.

5.Gurney JG, Davis S, Severson JK. Trends in Cancer Incidence among Children in the U.S. Am Cancer Soc 1996; 78:532-41

6.Hatch EE, Linet M, Kleinerman R et al. Association between Childhood Acute lymphoblastic Leukemia and Use of Electrical Apliances during Pregnancy and Childhood. Epidemiology 1998; 9:234-245.

7.     Linet MS, Hatch EE, Kleinerman RA et al. Residential exposure to magnetic fields and Acute lymphoblastic Leukemia in Children. N Engl J Med 1997; 337:1-7.

8.     London SJ, Thomas DC, Bowman JD, et al. Exposure to residential electric fields and risk of childhood Leukemia. Am J Epidemiol 1991; 134:923-37.

9.     Magnani C, Capocaccia R, Giordano L, et al. Stima del numero dei casi incidenti di tumore maligno in età pediatrica in Italia, per regione. Riv Ital Pediatr (IJP) 1992; 18:203-207.

10.  Magnani C., Haupt R., Romanengo M.: Ambiente e tumori infantili: i fattori di rischio accertati e quelli possibili.  Prospettive in Pediatria.  27: 129-140; 1997.

11.  Michaelis J, Schuz J, Meinert R et al Childhood Leukemia and electromagnetic fields: result of a population based case-control study in Germany.  Cancer Causes and Control. 1997;8:167-74.

12.  National Research Council Possible Health Effects of Exposure to Residential Electric and Magnetic Fields, National Academy Press, Washington

13.Olsen JH, Nielsen A, Shulgen G. Residence near high voltage facilities and risk of cancer in children. Br Med J 1993; 137:318-30.

14.Parkin DM, Stiller CA, Draper GJ, et al. International incidence of childhood cancer. Lyon, France: International Agency for Research on Cancer, 1988, (IARC scientific publication no.87).

15.  Ross JA, Davies SM, Potter JD, Robison LL. Epidemiology of Childhood Leukemia, with a Focus on Infants. Epidem Rev 1994; 16,2:243-272.

16.  Savitz DA, Feingold L. Association of childhood cancer with residential traffic density. Sand J Work Environ Health 1989;15:360-3.

17.  Savitz DA, John EM, Kleckner RC. Case-control study of childhood cancer and exposure to 60-Hz magnetic fields. Am J Epidemiol 1990; 131:763-773.

18.  Savitz DA, Wachtel H, Barnes FA, et al. Magnetic field exposure from electric appliances and childhood cancer. Am J Epidemiol 1988; 128:21-38.

19.  Theriault G, Li CY Risk of Leukemia among residents close to high voltage transmission electric lines Occ.Env.Med. 1997; 54:625-628

20.  Tomenius L. 50-Hz electromagnetic environment and the incidence of childhood tumours in Stockholm country. Bioelectromagnetics 1986; 7:191-207.

21.  Tynes T, Haldorsen T. Electromagnetic fields and cancer in children residing near Norwegian high-voltage power lines. Am J Epidemiol. 1997; 145:219-26.

22.  Washburn EP, Orza MJ, Berlin JA, Nicholson WJ, Todd AC, Frumkin H, Chalmers TC. Residential proximity to electricity transmission and distribution equipment and risk of childhood Leukemia, childhood leukemia, childhood lymphoma, and childhood nervous system tumours: systematic review, evaluation, and meta-analysis. Cancer Causes and Control 1994; 5:299-309.

23.  Verkasalo PK, Pukkula E, Hongisto MY, et al. Risk of cancer in Finnish children living close to power lines. Br Med J 1993; 307:895-899.

24.  Wertheimer N, Leeper E. Electrical wiring configurations and childhood cancer. Am J Epidemiol 1979; 109:273-84.

 

 

Tab. 1 - Fattori di rischio per le leucemie

 

Definiti

Associazione con sindromi cromosomiche (Down, Bloom, Fanconi)

Radiazioni ionizzanti

Farmaci (Antineoplastici, Cloramfenicolo)

Fumo (attivo)

Benzene

Occupazione con esposizione a benzene e solventi

 

Possibili (solo i principali)

Campi magnetici ELF

Occupazione dei genitori con esposizione a benzene e solventi

Agenti infettivi

Fumo (paterno)

Alcool in gravidanza

 

 

Tab. 2 - Associazione tra esposizione a campi magnetici originati da apparecchiature elettriche domestiche e leucemie infantili.

 

Coperta elettrica

in gravidanza

 

Rischio Relativo

Intervallo di Confidenza al 95%

London et al (7)

 

1.2

0.7-2.3

 

 

 

 

Savitz et al. (14)

 

1.3

0.7-2.6

 

 

 

 

Hatch et al. (5)

 

1.6

1.1-2.3

 

 

 

 

 

 

 

 

Uso della T.V.

da parte del bambino

 

 

 

London et al (7)

 

1.1

0.7-1.7

 

 

 

 

Hatch et al. (5)

2-4 ore/giorno

0.98

0.7-1.5

 

4-6 ore/giorno

1.34

0.89-2.14

 

oltre 6 ore/giorno

2.39

1.50-3.80