Lexambiente - Rivista Trimestrale di Diritto Penale dell'Ambiente  

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In carcere per disboscamento.
di Luca RAMACCI
Pubblicato sulla rubrica Ecolex sul La Nuova Ecologia Giugno 2006

In Italia il primo detenuto… da disboscamento. Strano ma vero.

La “pornolegge” delega ambientale è intervenuta anche sul codice dei beni culturali e del paesaggio, varato pochi mesi prima e subito dopo modificato.

L’articolo 181, quello che contiene le sanzioni, è stato radicalmente trasformato.

Non c’era, secondo me, nessuna intenzione di tutelare più incisivamente il paesaggio ma solo la necessità di farci digerire il “minicondono paesaggistico”.

Qualcuno deve essersi infatti accorto che il condono edilizio non consentiva di sanare quasi tutti gli interventi nelle zone vincolate e ha così cercato di rimediare, in fretta e furia, con il “minicondono”, scritto però così male da essere in concreto quasi sempre inapplicabile.

Come contentino per quella che doveva essere la nuova operazione di salvataggio dei cementificatori nazionali, si è inserito nel “Codice Urbani” un nuovo delitto, punito con la reclusione fino a quattro anni, che si affianca così alle quasi inutili contravvenzioni già esistenti e riguarda gli interventi maggiormente incisivi sull’assetto paesaggistico.

Distratto dalla fretta di salvare il salvabile, il legislatore non si è accorto delle conseguenze che il nuovo delitto può provocare.

Non si è reso conto, ad esempio, che si applica a qualsiasi intervento eseguito nelle zone vincolate con specifico provvedimento amministrativo (anche se emesso prima dell’entrata in vigore della “pornolegge” come ha già detto la Cassazione). Il che significa, ad esempio, che nei centri storici delle città d’arte, quasi sempre vincolati con decreto ministeriale, qualsiasi intervento configura il nuovo delitto.

Non si è accorto, soprattutto, che la pena massima prevista consente la possibilità di applicare le misure cautelari personali come la custodia in carcere.

Se ne è accorto però il PM di Trani che ha chiesto ed ottenuto dal GIP la misura degli arresti domiciliari per un signore che aveva “eseguito lavori di trasformazione di un terreno di natura boschiva e saldo-pascoliva mediante un intervento di disboscamento di numerose querce spontanee e di sradicamento delle ceppaie in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico, dichiarata di notevole interesse pubblico, e per avere proceduto nella medesima zona alla frantumazione meccanica delle rocce preesistenti, che costituivano muretti a secco”. Il provvedimento è stato confermato dal Tribunale del riesame e dalla cassazione e costituisce ora un prezioso precedente.

Vediamo quanto dura prima che cambino di nuovo le regole.