LA PREVENZIONE DELL\' IDROGENO SOLFORATO NELLA RETE FOGNARIA

Luigi Antonio Pezone

L\' avvento degli impianti di depurazione ci ha alleviato da tempo dal classico odore di uova marce dovuto alla produzione di idrogeno solforato che si sprigionava dalle  fosse Imhoff. Ma questo gas non è stato eliminato. Agisce in silenzio nella rete fognaria e non produce solo cattivi odori. E\' tossico. Solo nel 2008 in Italia ci sono state otto morti di operai che accidentalmente ne sono venuti in contatto. Vediamo cosa succede nelle condotte fognarie. L\'idrogeno solforato  generato dalla decomposizione delle proteine contenenti zolfo  è moderatamente solubile nel liquame, diminuisce la propria solubilità con l\'aumento della temperatura e l\'abbassamento del PH. Assorbito dalle pareti umide delle condotte e ossidato da microrganismi, produce acido solforico che disgrega il cemento e corrode l\'acciaio, provocando danni devastanti sia per i maggiori costi di depurazione, sia per il danneggiamento delle condotte, sia per l\'inquinamento ambientale dovuto alle perdite del liquame dalle condotte danneggiate.   L\'autorevole "Water Pollution Research Laboratory" di Stevenage (U K) (Esther-Ribaldone-Bianucci ed. Hoepli)  afferma  che  per prevenire la formazione di questo gas sarebbe sufficiente l\'aggiunta al liquame di circa 70mg/L  di calce oppure 50mg di cloro. Non dice come. Da vecchio impiantista ambientale, ho pensato che l’autorevole  consiglio, oggi, è quasi inattuabile  per le oggettive difficoltà  che comporta: per la misura delle portate del liquame;  per la bassa solubilità della calce che comporta sistemi di dissoluzione e pompaggio molto costosi;  per le molte controindicazioni all\'uso del cloro;   per le difficoltà di miscelare uniformemente gli additivi con il liquame; per gli innumerevoli rami delle  reti fognarie ( basti pensare che la rete fognaria di una città come Roma, secondo una stima dell\'Acea, ha una estensione di 3500 km).     Ma tutto diventerebbe facile e attuabile se nelle nostre abitazioni a ogni scarico del wc  o del lavello della cucina scaricassimo dell\'acqua già dosata con il giusto quantitativo di additivo. Non ci sarebbero problemi di misura delle portate ne di collocazione degli impianti sul territorio; le piccole quantità in gioco consentirebbero di utilizzare  apparecchiature semplici ed economiche; la miscelazione avverrebbe nelle cassette di sciacquo (meglio ancora in maxicassette appositamente concepite); il dosaggio avverrebbe in modo capillare per tutte le diramazioni fognarie. Il sistema descritto non è altro che quello brevettato dal sottoscritto per il recupero delle acque e la rimozione del fosforo, già citato in un precedente articolo: La rivolta dei sindaci per la gestione dell\'acqua. Pertanto tale sistema può rivendicare anche questa ulteriore e importantissima funzione, prevista, ma  evidenziata solo in questo articolo, avendo trovato l\'autorevole riscontro citato.   Certo, per applicare queste innovazioni bisognerà chiedere la collaborazione dei cittadini che dovranno ospitare uno o due  piccoli dosatori (forniti o pagati dall\'amministrazione insieme agli additivi). Ma possiamo pensare che si rifiutino di fronte a una sostanziosa riduzione della bolletta ambientale, quando già  collaborano gratuitamente  ospitando sui propri balconi vari contenitori per la raccolta differenziata? I cittadini hanno capito prima di chi li governa attualmente e di chi lo ha fatto in passato che per ottenere buoni risultati ambientali ci vuole la collaborazione di tutti. Quando lo capiranno anche i governanti e i loro consulenti ambientali sarà un evento importante. Il processo depurativo inizia dalle nostre case sia per i rifiuti solidi che per quelli liquidi. Per questi ultimi siamo leggermente in ritardo. L\' Italia potrebbe essere la prima a intraprendere questa strada, non solo in Europa ma, probabilmente, nel Mondo. La maxicassetta di scarico,  è fondamentale per iniziare questo processo perché, oltre a svolgere la funzione di pulizia del wc,  serve per delle funzioni che mai avremmo pensato che servissero nelle nostre case: accumulo, serbatoio di contatto e miscelazione con calce o un altro coagulante. La forma, la dimensione, il sistema di scarico sono completamente cambiati per rispondere a queste nuove esigenze. Anche gli altri elementi che attualmente vengono usati negli scarichi domestici sono cambiati. Il collettore di raccolta degli scarichi diventa anche serbatoio di accumulo dell\'acqua da trattare; il pozzetto di scarico diventa anche decantatore, filtro e pozzetto di sollevamento. Non biasimo il  silenzio dei produttori dei sistemi di scarico attuali,  di fronte a queste proposte. Per loro  il concepimento del doppio pulsante applicato alle cassette di  sciacquo è stata già una rivoluzione. Anche se il sistema proposto offrirebbe loro nuove opportunità di mercato, preferiscono, giustamente,  difendere i loro prodotti e gli investimenti fatti. D\'altra parte le responsabilità del sistema depurativo del Paese non sono degli imprenditori ma  delle Autorità ambientali (che sono davvero tante), ma  tacciono anche loro. Tacciono soprattutto i sindaci , preoccupati solo dell\'estromissione dal sistema attuale di gestione delle acque e dalla perdita delle entrate che ne ricavano senza grande fatica.   Come ho scritto sull\' articolo sopra citato, con il sistema proposto i sindaci potrebbero certificare qualsiasi fabbricato, vecchio o nuovo, non solo dal punto di vista energetico ma anche da quello ambientale. La prevenzione dell\'idrogeno solforato fatta nelle nostre abitazioni, che non si può fare in altri posti, può consentire la riabilitazione delle fosse Imhoff e rimettere in moto un sistema depurativo integrativo a quello esistente, ma più capillare, economico e  quasi esente da  consumi energetici, che consente anche il risparmio idrico e la produzione di fanghi riciclabili.  Come già detto, i sindaci, se estromessi dalla gestione, con il sistema proposto, potrebbero concorrere con i futuri gestori alla depurazione delle acque pretendendo la loro quota guadagnata sul campo, non un balzello territoriale che pagherebbero i cittadini senza ricevere alcun servizio.

Un\'altra considerazione la meritano  le leggi regionali che saranno emanate per l\' applicazione dell\'art 1 c. 28 della 244/ 2007. Queste, se  si orienteranno all\'utilizzo dell\'acqua piovana (acida) preferendola a quella potabile recuperata dal lavaggio del corpo umano per alimentare gli sciacquoni, incentiveranno la produzione di idrogeno solforato, con buona pace della denuncia  del "Water Pollution Research Laboratory" e della soluzione che propone. Lo dico a ragion veduta poiché, sin dalla prima applicazione  da parte della regione Umbria ( Legge Regionale  del 18 novembre 2008, n. 17), sono state trascurate le altre opportunità, concentrando il risparmio idrico strutturale dei fabbricati solo sul recupero dell\'acqua piovana. Questa acqua, partendo all\'origine da da un PH acido, per la notevole distanza dagli impianti di depurazione arriverà in uno stato di putrefazione all\'impianto di depurazione, vanificando per la comunità i vantaggi economici e ambientali ottenuti con il risparmio idrico. Anzi, il costo del  trattamento depurativo che richiederà, per restituirla all\'ambiente, sarà superiore al risparmio. Io penso che siamo tutti favorevoli al recupero dell\'acqua piovana, ma stiamo attenti all’uso che ne facciamo. Riserviamola all\'alimentazione delle lavatrici e agli usi esterni agli appartamenti.

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