IL SISTRI …. SINTOMO DI UNA GUERRA CHE VERRA’….
di Alberto PIEROBON
Abbiamo cercato, fino all’ultimo, di sottrarci dal commentare le ultimissime “novità” del SISTRI, ovvero del sistema informativo/informatico che (in buona sostanza) sostituirà (per la tracciabilità, per il controllo dei flussi di movimentazione dei rifiuti) l’impianto cartaceo costituito dai registri di carico e di scarico e dai formulari di identificazione dei rifiuti (FIR).
L’idea sottesa al SISTRI è nota, cosiccome il calvario normativo che l’ha accompagnato nel tempo, le grandissime lamentazioni dei soggetti assoggettati al sistema (e al contributo di iscrizione cui sono obbligati, avente natura di tributo) e pure sono note le traversie giudiziarie che (anche recentissimamente) ne hanno dato risonanza anche ai non addetti ai lavori.
Per approfondimenti e disamine, sia permesso rinviare ai nostri (invero numerosi) contributi in questa rivista “Gazzetta enti locali on line”, oltre agli scritti (e note ad altrui interventi) contenuti nel Nuovo Manuale di diritto e di gestione ambientale (Rimini, 2012), nonché in altre riviste del settore (Rivista di diritto e giurisprudenza agraria, alimentare e dell’ambiente, L’Ufficio Tecnico, etc.).
Chi ci legge conosce da tempo quale sia la nostra posizione al riguardo e che non siamo certo adusi a strumentalizzare le altrui per così dire “debolezze”, per quanto qui ci riguarda: del SISTRI e dei protagonisti dell0….affaire, dove invece, ora, molti si stanno scatenando in chiave quantomeno scandalistica e da giallo.
Sembra (infatti) che alcuni abbiano facile gioco a “sparare” sul SISTRI, cavalcando le notizie che appaiono sui media, prendendone dei pezzi, enfatizzandole altri, criticando il SISTRI nella sua essenza e sostanza, additando protagonisti (veri o presunti che siano), paventando complotti e trame segrete, etc. etc.
Ma, basterebbe che i pazienti lettori andassero a leggersi cosa questi signori (chiamiamoli parodiando un film: “lord- SISTRI”) scrivevano nei tempi in cui il SISTRI, come dire …. s’aveva da fare: allora (salvo pochissimi, tra i quali – obiettivamente - ci annoveriamo) era tutto un osannare, tutto un coro di complimenti, tutto un commento (se non commercio) proattivo, tutto un ingraziarsi i potenti di turno….. Anche questo per noi è un sintomo del carattere italico di gran parte dei nostri esperti, consulenti, studiosi (che non denota certo quel coraggio intellettuale alla Giordano Bruno o di altri nostri grandi pensatori che rivendicando la libertà e l’autonomia del propri pensiero si sono posti anche contro il “potere”, sacrificando i propri interessi, se non – addirittura, come è avvenuto col rogo di Giordano Bruno - la propria vita).
Ma, intanto, quasi tutti (all’epoca ove il SISTRI s’ha da fare) si “offrivano” (ricavandone, ad impressione di molti, sproporzionati profitti) con prestazioni di consulenza e con continui (spesso inflazionati) corsi e/o incontri di formazione ai disgraziati soggetti che venivano dal nostro legislatore (sic!) blanditi e obbligati al SISTRI.
In queste occasioni (anche con scritti e atteggiamenti più o meno da guru) si creava il mercato del SISTRI, seminando un po’ di terrore e molte conoscenze precarie, inconcludenti, malcerte (come ben ha mostrato il sistema nel suo divenire: accidentato, modificato, sospeso, spesso derogato e oggetto di continui interventi lobbistici, se non negoziato).
E, quindi, rieccoci al consueto festival dell’italica ipocrisia (dove non pochi consulenti e formatori ancora si stanno sfregando le mani pensando al rinnovato business, nonostante in questo momento i medesimi consulenti e formatori sembrano battersi il petto, sciorinando lacrime e lamentazioni a go go….).
Che dire? Intanto (per dovere di informazione minimale) che il D.M. 20 marzo 2013 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 19 aprile 2013, n.92) col quale di dispone il “riavvio progressivo del Sistri” che era stato “sospeso” (nei termini di avvio) al 30 giugno 2013.
Si doveva verificare (dal Ministero che si è avvalso del Digita PA) se il SISTRI corrispondeva come servizio e fornitura a quanto anzitempo il Ministero aveva progettato e (solo) poi (sembra con rilevanti varianti) pattuito con l’affidatario SELEX – SEMA del Gruppo Finmeccanica….. invece, qui si è tirato dritto, affermando semplicemente che se non si riavvia il sistema si rischia di perdere quanto tesaurizzato come dati e informazioni (stante il loro disallineamento) e che per il 2013 l’affidatario ha manifestato (bontà sua) l’assenso (sic!) a non chiedere agli obbligati assoggettati il contributo SISTRI…..
Il tutto con un avvio meno impattante, poiché (art. 1: operatività del SISTRI) si stabilisce (comma 1) che “Per i produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi con più di dieci dipendenti e per gli enti e le imprese che gestiscono rifiuti speciali pericolosi, individuati all'art. 3 comma 1, lettere c), d), e), f) g), h), del decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 18 febbraio 2011, n. 52, e successive modifiche ed integrazioni, il termine iniziale di operatività del SISTRI è fissato al 1 ottobre 2013”, e che (comma 2) “Per gli altri enti o imprese obbligati all'iscrizione al SISTRI il termine iniziale di operatività è fissato al 3 marzo 2014”, aggiungendo (comma 3) che “Gli enti e le imprese di cui al comma 2 possono comunque utilizzare il SISTRI su base volontaria dal termine di operatività di cui al comma 1”.
L’articolo 2 (Allineamento del sistema e iscrizioni) impone la verifica e l’ attualità dei dati e delle informazioni trasmesse” con loro “riallineamento” entro termini diversamente stabiliti per i soggetti di cui all’art.1.
L’art. 3 (regime transitorio) prevede che “fino alla scadenza del termine di trenta giorni dalla data di operatività del SISTRI prevista dal presente decreto per le diverse categorie di enti o imprese, continuano ad applicarsi gli adempimenti e gli obblighi di cui agli articoli 190 e 193 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni”.
Infine, l’art. 4 (Contributo SISTRI) non si capisce perché (ma si può ben intuire) inizia precisando che “in accordo con SELEX-SEMA”….”il versamento del contributo di iscrizione al SISTRI è sospeso per l'anno 2013 per gli enti e imprese già iscritti alla data del 30 aprile 2013”.
E torniamo a manifestare il nostro pensiero (piuttosto che limitarci a leggere quel che scrive la norma) sperando che possa essere utile a far meglio comprendere questa vicenda, almeno per coloro che dedicati alle cose “terrene” (tirare a campare in una crisi finanziaria ed economica vieppiù violenta) non riescono a seguire questi veri e propri “deliri” che appartengono ad altri livelli e vite.
A nostro modesto avviso peccano di ovvietà le critiche al sistema circa lo inseguimento del rifiuto da parte del SISTRI solo sulla motrice (non sul rimorchio, non sul cassone), un po’ meno quelle che si rivolgono ad altri “buchi” del sistema, soprattutto per quanto concerne le movimentazioni interne agli impianti (il vero punto che molti controllori ancora non capiscono!), per le miscelazioni sconosciute oltre la mera addizione di CER diversi (ovvero che non tiene in considerazione le componenti chimiche, le reazioni, etc), le spedizioni transfrontaliere (si chieda ai consolati e alle ambasciate di Paesi limitrofi cosa ne pensano degli obblighi imposti ai loro vettori), e così via.
Meno si è detto su talune positività connesse al potenziamento del ruolo del produttore, che viene “relazionato” dal SISTRI agli altri soggetti (trasportatore, impianti di trattamento, eventuali intermediari e commercianti, etc.) per così dire “spostando/modificando” la ricostruzione lineare della gestione dei rifiuti, in un diverso mosaico che vede nel SISTRI ricomporre le fasi e i passaggi tra i diversi soggetti…., non consentendo ai medesimi soggetti di “vedere” questo diverso “sistema” che prima si “aggiustava” sulla carta (e su quanto esse mostrano della fisicità della gestione, ma per come rappresentata). Il tempo del SISTRI era infatti (agli inizi del progetto) positivamente terrificante nella sua istantaneità che spezzava il tempo cartaceo. Poi, via via, le deroghe, le specificità, e altre “benevolenze” hanno tolto questa iniziale “potenza” al SISTRI, lasciando un approccio (o logica) eccessivamente poliziesco, con una visione limitata (in parte statunitense, alla Al Capone, in gran parte “vecchia” ed inutile per le casistiche odierne).
In effetti il SISTRI è ridotto da questa logica a una lettura che non tiene conto delle sofisticherie gestionali, dove la contrattualistica, la materia societaria, la stessa logica soggiacciono a “torsioni”, creando espedienti, lasciando vie di fuga (probatorie, legal-documentali, etc.) così come avviene in materia fiscale, assumendo altre prospettazioni anche per la qualità e quantità fisica delle movimentazioni dei rifiuti oggetto della famosa tracciabilità (ma la tracciabilità finanziaria e quella occulta non si è ancora capita!).
Qui il sistema si mostra essere il frutto di una idea che ancora non si è evoluta ai tempi e alle metodiche attuali. Le organizzazioni criminali (si badi: non certo la stragrande parte dei produttori e degli operatori del settore) possono dribblare il sistema, ovvero “inventarsi” altri espedienti, giochetti, etc., per evitare di accendere i riflettori del controllo (che quando avvengono spesso è solo per caso!) e quindi loro incriminazioni…… queste organizzazioni – lo sappiamo tutti ormai bene – possono incaricare menti finissime, società di software e studi professionali specializzati (financo internazionali) su tutti questi aspetti di proprio “pericolo” o di “rischio” (gabbando anche gli incroci dei dati e delle informazioni che vuole il SISTRI, proprio perché il SISTRI-pensiero è evincibile e diversamente ricostruibile).
Questo, tra altri, il grave limite di un sistema che vuole coprire tutto e in realtà diventa opprimente per tutti i soggetti senza però concentrare le proprie risorse e pure l’impegno dei “controllori”, sui comportamenti, sui soggetti e sugli oggetti cosiddetti “ a rischio” e/o che hanno interesse ad attivare comportamenti illegali…..
Siamo alle solite. Non è l’intenzione (il progetto inteso in senso generico) ad essere sbagliata/o, bensì tutta la sua impostazione e gestione, anzi la “mentalità” che sta dietro.
Inoltre, smettiamola di liquidare la questione addebitando la colpa a questo o a quel ministro, oppure a questo o quel consulente. Chi ha uso di mondo sa che non si tratta di individualità, bensì di veri e propri centri di potere e di influenza (pubblica e privata, embricati tra loro). La domanda allora è: chi veramente comanda? Il SISTRI nasce recuperando (e cercando di rimediare) il progetto SIRENETTA (rifiuti prodotti in Campania durante l’emergenza: anche qui buttando un po’ di soldi, visto che la Corte dei Conti si era attivata per danno erariale) e altre similari iniziative…. L’abbiamo già scritto anni fa, così come abbiamo detto che il contratto stipulato tra la Selex e il Ministero grida “vendetta” (vedasi le varianti, il sinallagma sproporzionato o incongruo) e apre vari scenari (inadempimento? Risoluzione contrattuale? Risarcimento danni? Transazione?), tra altro complicando le “fonti” di conoscenza del sistema (manuali operativi e comunicati nel portale del SISTRI derivanti da tavoli di lavoro, con discrezionalità e integrazioni di disciplina che fanno sorgere più di qualche perplessità…).
Nel 2007 l’allora Ministro (Pecoraro Scanio) aveva autorizzato l’iniziativa di un sistema di tracciabilità (con la Finmeccanica) che riguardava solo i rifiuti pericolosi; poi la dilatazione (se non la voracità) del sistema esteso a tutti i rifiuti (a quasi tutti i soggetti), difesa veementemente dallo staff del successivo Ministro (Prestigiacomo); l’attuale Ministro (Clini) si è trovato in mezzo al guado , ma con parlamentari che avevano (per vari motivi: elettorali, clientelari, corporativi, etc.) già sollevato (e posto in sede istituzionale) la problematica del SISTRI, e, addirittura, con una procedura giudiziaria in corso che aveva parimenti sollevato gravi dubbi e molte riserve sul come era stata avviato e gestito il SISTRI (già oggetto di scoperchiamento di taluni aspetti sconosciuti, quali il segreto di Stato, avanti il ricorso TAR Lazio avanzato da un gruppo di softwarehouse, contenzioso poi transato).
Non è vero che tutto il Ministero dell’Ambiente sia positivamente orientato al SISTRI, probabilmente si sta considerando (nel complesso) il danno minore, ma ciò in una sorta di continuità tra governo della sinistra, governo della destra, governo dei tecnici, proprio perché il potere non risiede (come forse ingenuamente ancora si crede) nel Parlamento, ma è “fuori”…..
Neppure talune associazioni di categoria possono dirsi immuni da critiche: sovente esse ai loro associati mostrano di fare battaglia e scrivono invettive di fuoco, per poi sedersi bonariamente ai tavoli istituzionali rassicurando la parte pubblica (ministero e Selex) sul fatto che promuoveranno le iscrizioni al SISTRI, che ne difenderanno l’iniziativa, e altro ancora…… Insomma , sempre la solita ipocrisia e tanta collusione tra il pubblico-privato, ma non necessariamente semplificabile (come si sente e si legge) in questa o quella persona (sia esso ministro, dirigente, presidente di associazione, amministratori di società private o pubbliche e così via).
Sappiamo di rischiare di essere fraintesi, se non aspramente criticati su questi aspetti, ma la nostra esperienza e conoscenza è questa (e non solo nostra, basti frequentare il settore con apertura mentale e cercando di capire i problemi veri: ma purtroppo i “giri” sono questi e, come si dice – efficacemente - al bar sport, “cane non mangia cane”).
Perché, allora, il SISTRI non è stato limitato ai soli rifiuti pericolosi e sopra una certa soglia quantitativa? Perché si rincorrono sempre le violazioni “stupide” (formali, bagattellari, etc.) che saranno quelle maggiormente oggetto di sanzione (“gettonate”) col SISTRI? Ma (ci domandiamo) che mondo è mai questo dove (ancora) non si comprende che siamo alle soglie di una guerra (sicuramente economico-finanziaria, forse sociale, forse….) se la situazione continuerà a procedere ed aggravarsi in siffatto modo? Si buttano via (o nelle tasche di qualcuno: non siamo noi l’organo competente a verificare) decine di milioni di euro ogni anno, che gravano su produttori e operatori che poi debbono programmare altri costi “interni” (di organizzazione, di adattamento delle risorse/attrezzature, di consulenza, etc.) e tutto questo in un periodo dove le macerie si accatastano, dove anche fiscalmente parlando, gli imprenditori dichiarano che preferiscono non pagare le tasse (visto che non serve a nulla) e che pensano a chiudere od andarsene dall’Italia? Eppoi, chi ha il coraggio (o la forza) di rimanere in questo agone italico (od europeo: visto che il tramonto dell’Occidente è ineluttabile) si trova ad affrontare sempre più complicazioni, talvolta assurde (pensiamo alla tematica della microraccolta nelle varie “tesi” della dottrina, pensiamo – lo vedremo la prossima settimana – alle problematiche delle autorizzazioni per gli impianti mobili che seguono logiche diverse per le diverse regioni o provincie, etc.) spesso penalizzanti o terrorizzanti…..
Ma dove andremo a finire con questo modo di fare e di pensare? Possibile che chi veramente comanda (…) non possa strategicamente pensare a concedere un po’ di “illusioni”, quale per esempio applicare il SISTRI solo ai rifiuti pericolosi e solamente ove la produzione superi una certa quantità, piuttosto che (invero stolidamente) continuare a ribadire le scelte (opinabili, a tacer d’altro) del passato?
E, intanto, l’ipocrisia dilaga.