Carabinieri NOE
Operazione "Nerone"
NeroneIn data odierna, la Procura della Repubblica di Napoli - nell’ambito di un’indagine per associazione per delinquere, traffico organizzato di rifiuti e ricettazione - ha eseguito ordinanze di applicazione di misure cautelari personali (tre persone sono state tratte in arresto e ad altri tre soggetti è stato imposto l’obbligo di presentazione alla P.G.) ed ha proceduto al sequestro preventivo di:
• tre aziende per la gestione ed il trattamento dei rifiuti site in Casoria (“GRAZIANO Anna Maria”), in Napoli (“ROSANO Rosaria”) e in Afragola alla via Vecchia Comunale snc. (azienda parimenti utilizzata dal gruppo imprenditoriale “ROSANO”);

• un impianto per il trattamento dei rifiuti allocato in Afragola (anch’esso utilizzato dai sodali del gruppo “ROSANO- MIELE”);

• tutti i mezzi meccanici (autocarri, pale meccaniche, un “mulino” trituratore, carrelli elevatori) sistemati presso i suddetti impianti ed anche allocati presso altri siti, ma comunque utilizzati dagli indagati per realizzare i reati.

Sono state eseguite anche numerose perquisizioni.

Gli accertamenti compiuti, in breve tempo e con estrema professionalità dai Carabinieri Tutela Ambiente NOE di Caserta, hanno consentito di svelare un panorama agghiacciante in relazione all’abbruciamento dei rifiuti nelle campagne della Provincia di Napoli ed alla reimmissione sul mercato del rame ricavato dalla combustione.
Infatti, le investigazioni hanno consentito di sgominare un’associazione per delinquere dedita al traffico illecito organizzato di rifiuti - rifiuti contenenti “rame” - che venivano reimmessi sul mercato economico dopo essere stati illecitamente “trattati” (mediante la triturazione abusiva in diversi impianti allocati nei Comuni di  Napoli, Afragola e Casoria e mediante abbruciamento direttamente su suoli agricoli, con la conseguente produzione di scorie di combustione consistenti in rifiuti pericolosi aventi codici CER 190111*) ed alla ricettazione di apparecchiature contenenti rame da cui - sempre secondo le modalità suindicate - gli associati estraevano il rame da rivendere.
Il metallo “ottenuto” dai rifiuti o illecitamente acquisito mediante la ricettazione di pezzi rubati veniva successivamente rivenduto a diverse società operanti nel settore della commercializzazione dei metalli, tra cui la ditta LA TEMPA METALLI. Il gestore di quest’ultima ditta, perfettamente consapevole dalla provenienza illecita del rame, lo acquistava reimmettendolo nel circuito economico.
L’operatività dell’associazione per delinquere, pertanto, da un lato produceva un consistente, immediato e sicuro danno ambientale - e ciò tanto con riferimento alle modalità di gestione dei rifiuti contenenti il rame effettuata mediante la triturazione abusiva dei rifiuti, ma anche e soprattutto a cagione dell’attività di combustione dei rifiuti direttamente sui suoli a destinazione agricola - e dall’altro lato certamente provocava un’alterazione del mercato dei metalli e, quindi, minava le regole della corretta concorrenza, in quanto immetteva sul mercato “merce” che aveva costi di gestione certamente inferiori a quelli ordinari.
Il giro di affari illecito era particolarmente rilevante: basti pensare che un chilo di rame di prima scelta vale fino a 8 Euro al chilo.
Le conversazioni tra gli indagati riguardavano rame di diversa qualità (1^, 2^ e 3^ scelta), per complessive diverse tonnellate di metallo gestite (illecitamente) ogni giorno (!).
E’ palese che l’aspetto più preoccupante dell’operatività dell’associazione riguarda la sistematica combustione dei rifiuti direttamente su aree a destinazione agricola in quanto dall’abbruciamento di tali rifiuti deriva la produzione di scorie altamente tossiche; si tratta del rifiuto speciale pericoloso con codice CER 190111* “Ceneri pesanti e scorie, contenenti sostanze pericolose”, in particolare il superamento delle concentrazioni limite di Piombo (Pb – frase di rischio R61 può danneggiare i
bambini non ancora nati) e Antimonio (Sb-frase di rischio R 20/22 nocivo per inalazione).
Infatti, tali rifiuti, lasciati direttamente sul suolo, entrano certamente nella catena alimentare umana in quanto, ad esempio, con le piogge vengono assorbiti nei terreni (dove vengono poi installate coltivazioni) ed giungono poi alle falde acquifere e, quindi, finiscono per essere diluiti nelle acque utilizzate per l’irrigazione e/o per il consumo umano.
Le indagini, iniziate in occasione di un primo sequestro di un terreno in Caivano ove venivano inceneriti i rifiuti contenenti il rame e sviluppate grazie alla lettura sistematica dei dati concernenti gli incendi nella zona di Caivano, si sono poi protratte - una volta iniziata l’attività di intercettazione - per un significativo lasso temporale di circa tre mesi ed hanno consentito di acclarare che gli indagati non
hanno interrotto la loro attività illecita nonostante siano stati interessati da diverse operazioni di sequestro ed ispezione.
Ne deriva che essi si sono dimostrati insensibili all’azione di contrasto fino ad allora espletata.
Significativamente l’operazione è stata denominata “NERONE”, dal soprannome di uno degli organizzatori del traffico di rifiuti e delle combustioni; il soprannome denota anche l’abitualità della condotta illecita degli indagati che - sistematicamente ed, evidentemente, da lungo tempo - agivano in maniera illecita indisturbati e provocavano direttamente enormi danni all’ambiente ed indirettamente nocumento alla salute dei cittadini.
Non è stato possibile quantificare il danno ambientale cagionato; allo stato i terreni interessati dagli “abbruciamenti” non sono stati bonificati; ciò anche perché alcuni dei terreni sono proprio nella disponibilità degli indagati.
Napoli, il 23.01.08