Conferenza internazionale Governance ambientale e città sostenibili
Campidoglio, Roma, 20-21 aprile 2018
DICHIARAZIONE di ROMA 2018

Premesso
che in Campidoglio a Roma,  nei  giorni del 20-21 aprile 2018, si sono riuniti, su iniziativa della Fondazione ICEF e di Roma Capitale, molti  rappresentanti delle Istituzioni internazionali e italiane,del mondo scientifico e della società civile per discutere di  ” governance ambientale e città sostenibili”;
che il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha salutato, con uno speciale messaggio, l’evento, ricordando la necessità ed urgenza della attuazione piena dell’Accordo di Parigi sul clima e l’importanza della qualità della vita  delle città in un mondo globalizzato;
che si sono associati, allo spirito di questo messaggio, la Corte Costituzionale, la Corte di Cassazione, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, il Ministero dell’Ambiente, del Territorio e del Mare, il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale del Vaticano, la Corte Penale Internazionale, la FAO, la Sindaca di Roma Capitale, il Presidente dell’Assemblea Capitolina, l’Assessora alla Sostenibilità Ambientale ed un grandissimo numero di  esperti italiani e di altri Paesi  provenienti da Università (Roma, Firenze, Siena, Milano, Pavia, Parma, Bergamo, Trento, Limoges, Parigi), e Centri di Ricerca e da Associazioni di protezione dell’ambiente;
che tutti   hanno manifestato una forte preoccupazione (un vero e proprio allarme) per le sorti del nostro Pianeta in relazione alla crisi globale del clima,della biodiversità,dell’acqua,del suolo e del territorio,degli oceani e mari ed hanno domandato una urgente e vera risposta dell’intera Comunità internazionale in termini di norme giuridiche cogenti,di nuovi organi di gestione e di giustizia , in grado di obbligare l’economia a rispettare la natura;
che in relazione a queste alte finalità, tutti hanno condiviso la necessità  di un nuovo approccio ecologico del diritto internazionale dell’ambiente,finalizzato alla sua effettività, che sia in grado di rimuovere le cause della crisi e non solo mitigare alcuni effetti;
che occorre assicurare garanzie più efficaci nel diritto internazionale a favore delle persone e della società civile in tema di ambiente;
che occorre favorire lo sviluppo ulteriore del diritto internazionale in tema di ambiente anche  attraverso trattati che siano in grado di fissare principi generali obbligatori, regolando con strumenti giuridici appropriati e non di soft law ,i beni comuni come clima, acqua, biodiversità terrestre e marina, fortemente minacciati a livello globale;
che la persona umana appare centrale e deve assumere nuove responsabilità anche in sede internazionale per una risposta efficace al mutamento climatico ed alle minacce ai beni comuni del Pianeta, divenendo a pieno titolo un vero nuovo soggetto del diritto internazionale;
che la persona umana e la società civile, quali titolari dei diritti umani procedimentali di informazione, partecipazione ed accesso, devono poter esercitare questi diritti pienamente anche nella dimensione internazionale, con conseguente ampliamento delle garanzie della Convenzione di Aarhus del 1998 sull’accesso all’informazione,la partecipazione del pubblico nella presa delle decisioni e l’accesso alla giustizia in materia ambientale;
che occorre valorizzare il contributo di vari organismi istituzionali, del mondo scientifico e della società civile per la evoluzione del diritto internazionale dell’ambiente, tenendo in dovuta considerazione le varie raccomandazioni  raccolte  nel Report ICEF 2018,  presentato come documento di lavoro alla Conferenza ;
che un contributo importante è stato offerto da anni da IUCN e dalla sua Commissione di diritto ambientale, compresa la recente Dichiarazione di Brasilia sul diritto umano all’acqua, ma si attende da IUCN una presa di posizione più avanzata sulla creazione di un buon governo globale ambientale integrando il ruolo pur fondamentale dei Governi nazionali;
che un contributo significativo è stato offerto, a livello di principi, dal Progetto CIDCE per un Patto  sul diritto umano all’ambiente, presentato alla Conferenza di Roma;
che non bastano più “dichiarazioni di principio” non vincolanti, anche se provenienti dalle  stesse Nazioni Unite, ma occorrono  veri e propri Trattati, aventi forza legale obbligatoria ed è realistico e doveroso distinguere gli strumenti giuridici nella loro intrinseca forza politica e giuridica ( vincolanti e non vincolanti),sostenendo i Governi negli sforzi di elevare il livello di protezione giuridica dell’ambiente globale secondo un modello integrato ed equilibrato nei principi, negli organi di gestione e di giurisdizione e nelle linee di una nuova politica economica, come ha sempre proposto la Fondazione ICEF in una visione complessiva fin dal 1989;
 che vanno incoraggiati i Progetti dei Governi che si muovono ora in questa direzione come il recente Patto Mondiale per l’Ambiente (Pacte Mondial pour l’Environnement), avente ad oggetto i principi giuridici di base del diritto internazionale dell’ambiente, presentato nel 2017 dal Governo francese alla Comunità internazionale, ora all’esame dei Governi di tutto il mondo;
che la presente Dichiarazione di Roma 2018 considera questa iniziativa un primo passo politico  importante, l’approva e chiede sia adottata dalla Comunità internazionale, in vista di un più completo governo mondiale dell’ambiente comune;
che un Governo mondiale dell’ambiente, partecipato e condiviso anche negli organi di gestione e garanzia, appare necessario ed utile anche per i Governi nazionali, dovendosi affrontare le sfide molto difficili della nuova economia:  associare le persone e la società civile nella produzione di norme internazionali più efficaci e nel loro controllo successivo costituisce un’opportunità per i Governi anche per esigenze di giustizia ed equità;
che il buon governo globale dell’ambiente costituisce dunque una opportunità ed una necessità logica e funzionale di gestione complessiva dell’ambiente, dando risposte ai problemi globali con norme e strumenti proporzionati;
che gli Stati non possono fare a meno delle persone e della società civile nella attuazione delle norme internazionali in tema di ambiente e devono favorire garanzie giurisdizionali non solo orizzontali (negli ordinamenti nazionali), ma anche verticali (davanti a giudici internazionali).

    Chiede
    che dai Governi sia esaminata con urgenza la necessità ed utilità della creazione di nuovi organi     internazionali per la gestione e la protezione giuridica dell’ambiente comune. In particolare:
una Corte Internazionale per l’Ambiente (attraverso la valorizzazione della Corte internazionale di giustizia, aperta all’accesso delle persone e della società civile e non solo degli Stati; con competenza obbligatoria e non meramente consensuale; che applichi il diritto internazionale nella sua unitarietà e per tutti i profili di giustizia, compresi quelli inibitori e sanzionatori; che integri con gradualità gli organismi giurisdizionali internazionali esistenti);
un’Alta Autorità Amministrativa di gestione, controllo e programmazione (con trasformazione dell’UNEP in UNEO (United Nations Environment Organisation);
un meccanismo di intervento internazionale dell’ONU non solo per i conflitti ma esteso anche all’assistenza in caso di disastri ambientali e per la protezione dei patrimoni culturali mondiali.
La presente Dichiarazione di Roma denuncia il ritardo di decisioni politiche; si associa alle istanze avanzate negli ultimi trenta anni non solo dal mondo scientifico, dalla società civile,da varie città nel mondo,ma anche da grandi Organizzazioni internazionali, da singoli Governi, da Istituzioni come il Parlamento Europeo, la Commissione Europea, il Consiglio d’Europa, l’Unione interparlamentare mondiale, l’Associazione internazionale degli Avvocati, IUCN, Greenpeace, WWF  ed altri organismi (come l’Associazione italiana giuristi per l’ambiente; il Club des Juristes di Parigi  e la sua Commissione ambiente) che in singoli Paesi dei vari continenti domandano con forza di superare gli ostacoli politici, dotando finalmente la Comunità internazionale di strumenti di vera gestione dell’ambiente comune.
    
    Chiede
che la Comunità internazionale sia riconosciuta come nuovo soggetto di diritto internazionale, non solo come una somma di Stati e si faccia carico nell’ambito delle Nazioni Unite di favorire la soluzione del tema prioritario di un vero governo globale economico-ambientale;
che la cooperazione tra gli Stati si rafforzi in nome del comune valore dell’ambiente;
che si rafforzi l’effettività del diritto internazionale dell’ambiente;
che si rafforzi il modello di sicurezza globale.
    La Comunità internazionale, assecondando le linee di tendenza auspicate dal mondo scientifico e     dalla società civile, deve OGGI porsi come garante delle presenti e delle generazioni future proprio     in nome dell’ambiente comune e della sostenibilità complessiva dell’ecosistema  terrestre.
        Enuncia con convinzione il seguente principio:
“Gli Stati non hanno diritti in nome dell’ambiente ma solo doveri di servizio verso l’ambiente comune. I diritti-doveri umani verso l’ambiente sono delle persone, della società civile, della comunità umana. In nome del comune valore ambientale gli Stati devono assumere una visione diversa della sovranità, secondo i principi di sussidiarietà e solidarietà. Nell’esercizio della loro sovranità, gli Stati incontrano un comune limite invalicabile: il rispetto e l’attuazione del diritto umano all’ambiente, assicurando ed anticipando la protezione a vantaggio delle generazioni future”.
    
    Ritiene urgente rafforzare la protezione dell’ambiente nei grandi settori.
a) Clima
che sia anticipata la stabilizzazione del clima nel più breve tempo possibile;
che sia considerato il problema della stessa “produzione” delle energie di origine fossile.
Non basta incidere sulle emissioni, cioè sugli effetti, ma occorre operare sulle cause, imponendo con un nuovo Trattato il divieto a data certa e condivisa della estrazione di combustibile a effetto serra dal sottosuolo e dal mare, per gli Stati possessori e le Società Multinazionali.

b) Biodiversità
che la natura nelle sue molteplici forme sia considerata un’alleata nella lotta per la stabilizzazione del clima, data la funzione preziosa di assorbimento del CO2 in atmosfera;
che sia elaborato un nuovo Trattato sulla protezione della biodiversità terrestre e marina,migliorando la Convenzione sulla biodiversità adottata dai Governi a Rio de Janeiro nel 1992.

c) Acqua
che per l’immenso settore di oceani, mari, fiumi, laghi venga attuata, rafforzata e migliorata la disciplina internazionale esistente;
che  sia adottato con urgenza- per la sua intrinseca natura giuridica- un Protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali sull’acqua come diritto umano, come proposto dal Comitato Italiano del Contratto Mondiale per l’Acqua,con il sostegno dell’ICEF;
che siano riconosciuti nelle leggi e nei regolamenti dei singoli Stati i seguenti principi: acqua come bene comune pubblico da usare con moderazione e solidarietà; acqua come diritto umano inderogabile; acqua come componente dell’ecosistema ambientale e fonte di vita sulla Terra; acqua da utilizzare senza discriminazione; acqua da destinare con priorità al consumo umano nutrizionale; acqua da assicurare secondo un livello minimo vitale gratuitamente; acqua da gestire secondo modelli di partecipazione delle comunità locali e nel rispetto dell’unità di bacino; acqua da sottrarre ai processi di accaparramento delle multinazionali secondo principi condivisi di cooperazione  a tutti i livelli.

d) Suolo e territorio
che il territorio sia considerato una risorsa preziosa in tutte le sue componenti naturali e culturali;
  che un’attenzione particolare sia rivolta ai Paesi in via di sviluppo, soprattutto quelli del Sud-Sahara in Africa, per contenere il processo di Saharizzazione del Sahel (come sottolineato anche dalla FAO e da esperti indipendenti di supporto all’ICEF del Forum permanente per la Scienza e la Tecnologia), favorendo in loco lo sviluppo umano delle popolazioni interessate;
che sia rivista la politica complessiva della cooperazione dei Paesi più sviluppati nel senso di favorire un vero sviluppo umano integrale autonomo in Africa.

e) Sostenibilità
che la sostenibilità vada riferita alla natura, e   lo sviluppo diventa  sostenibile solo se subordinato alle leggi della natura.
   che  l’economia sia subordinata  all’ambiente e non viceversa.
che tutti gli Stati collaborino a costruire un’economia che assicuri la sostenibilità dell’ecosistema terrestre nel medio e lungo periodo.
che sia accolta,anche a nome di una sana economia, la denuncia diffusa sulle carenze esistenti in materia di finanza internazionale, commercio internazionale, produzione economica e consumo di massa delle risorse. Il modello attuale della finanza internazionale senza regole, il modello di economia non legato al territorio ed al servizio delle popolazioni interessate, il modello di consumo illimitato che moltiplica rifiuti costituiscono segni di uno squilibrio strutturale.  
che sia riconosciuto e valorizzato lo stretto legame tra ambiente, giustizia, pace e sviluppo umano. Il gran numero di conflitti per il possesso delle risorse naturali soprattutto in Africa costituisce la prova evidente del legame tra giustizia e ambiente, giustizia e pace, giustizia e vero sviluppo umano.
 che non appare più tollerabile  il danno ambientale di rilevanza internazionale  privo di vere sanzioni a livello internazionale! Non può essere accettato che il principio “chi inquina paga” sia ancora privo di effettività anche all’interno degli Stati, nonostante esso si sia dimostrato, anche per il ruolo della giurisprudenza, un fattore straordinario di crescita economica per le aree inquinate dall’uomo, senza oneri per la finanza pubblica.


    Che sia inserita nell’agenda dei Governi la  riforma del modello delle N.U.
La presente Dichiarazione suggerisce una riforma del modello delle N.U. e degli enti internazionali     finanziari, economici e del commercio,oggi esterni a tale modello (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione internazionale del commercio): l’idea unitaria di base è quella di un nuovo concetto di sviluppo e sicurezza, nel segno della solidarietà e del buon governo a più soggetti (Comunità internazionale, Stati, società civile, soggetti economici, comprese le multinazionali con un nuovo statuto giuridico comune di responsabilità).






    La presente Dichiarazione,  in relazione al tema  delle  città  sostenibili, domanda

che  il buon governo delle città sia favorito e strutturalmente collegato alle scelte necessarie a
livello globale e che  si sviluppi il dialogo in corso fra le città del mondo per lo scambio di positive esperienze ( come è avvenuto   con la città di Mosca presente alla Conferenza e con Roma Capitale che ha presentato il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima);
che anche in sede locale siano rispettati i principi che regolano le leggi della natura nella unitarietà e interdipendenza di tutte le sue componenti (geosfera, idrosfera, atmosfera e biosfera), con riferimento alle minacce relative al clima, alla biodiversità, all’acqua ed al suolo;
che le città siano dotate di spazi per vivere in sintonia con la natura: il principio supremo della sostenibilità della vita dell’ecosistema complessivo si riflette  in modo reale  sulla vita delle  città in ogni parte del mondo;
che in particolare siano adottate misure per arrestare o almeno mitigare il fenomeno dell’ espansione disordinata urbana  che interessa  milioni di esseri umani, minacciando  la sostenibilità di molte città;
che gli amministratori locali ed i Governi considerino con attenzione ed impegno la sfida nuova del mutamento climatico ed il suo enorme impatto economico, sociale ed umano sulla vita delle città;
che occorre operare per un cambio radicale dell’economia fondata oggi in prevalenza sulle energie di origine fossile, non solo nel senso di ridurre le emissioni  nei trasporti, negli edifici, nelle strutture economiche e nei servizi, ma anche nel senso di  anticipare con scelte coraggiose il divieto della estrazione di energie fossili dal suolo e dal mare, incidendo sulle cause  che minacciano la sostenibilità delle città.

Constata

che l’energia, in tutti i suoi aspetti, resta fondamentale per la vita delle città;
che i tipi di energia ed i modi di utilizzo devono rispettare il principio prioritario della tutela ambientale;
che nella fase transitoria appare necessario:
escludere incentivi pubblici per le energie di origine fossile (carbone, petrolio e gas naturale);
incoraggiare tutte le energie da fonti rinnovabili;
incoraggiare il risparmio energetico;
favorire l’efficienza energetica;
coinvolgere i cittadini in uno sforzo comune per il risparmio energetico e l’efficienza energetica.
    
    Ritiene

che deve mutare il ruolo degli Enti locali rispetto al territorio, dando spazio alle persone ed alla società civile in tutti i momenti di creazione ed attuazione dei nuovi strumenti giuridici di pianificazione, programmazione, autorizzazione e controllo;
che devono essere assicurati i diritti-doveri di informazione, partecipazione ed accesso quali valori   necessari ed assolutamente irrinunciabili per il governo delle città;
che il legame buon governo globale ambientale e città sostenibili divenga  evidente anche in tema di risorsa acqua, da considerare come diritto umano di ogni persona non solo per bere ma anche per i servizi sanitari essenziali,considerato che  la riduzione della disponibilità di acqua dolce si avvia ad essere una delle cause più esplosive della crisi delle città;
che l’inquinamento nelle varie forme, comprese le polveri sottili, in molte città costituisce un dato molto preoccupante a causa della congestione del traffico, del mancato controllo urbanistico degli  edifici e degli spazi per infrastrutture e servizi e per gli effetti derivanti  da rumore e rifiuti ;
che meritano speciale considerazione le aree più  periferiche di molte città  per ragioni economico-sociali  onde liberarle da forme gravi di degrado umano;
che debba essere garantito  il diritto dei cittadini all’autoproduzione di energia come atto di consapevole partecipazione agli sforzi di tutela del clima.
che il fenomeno migratorio vada  considerato con molta attenzione e prudenza nelle sue cause ed in tutti i momenti, non solo in quello finale, per trovare soluzioni politiche adeguate: le città non possono da sole affrontare problemi a dimensione globale, se si vuole davvero una razionale integrazione.

 Invoca
 una nuova filosofia della responsabilità,sulla base di valori condivisi civili, culturali e religiosi,come sottolineato  autorevolmente anche da Papa Francesco nella Sua Enciclica “Laudato SI”.
Le singole persone umane rivendicano giustamente un ruolo giuridico e politico nelle dimensioni locale ed internazionale in quanto titolari di diritti umani e di doveri umani. Sono le persone a dover gestire le città nella loro complessità non in via teorica ma concretamente, proponendo soluzioni per risolvere i problemi con un apporto diretto.
 Le istituzioni internazionali, i Governi, le Autorità locali devono facilitare questo ruolo ed assumere come prioritaria la” responsabilità di proteggere” l’ambiente comune.

Auspica
che si realizzi l’auspicio del Presidente della Repubblica italiana :” Le amministrazioni locali,con la conoscenza della specificità dei luoghi,hanno la responsabilità di doversi adoperare per garantire che la gestione del territorio sappia avvalersi  della partecipazione dei cittadini per il migliore e più rispettoso utilizzo delle risorse naturali,per città sempre più sostenibili, efficienti e realmente a misura d’uomo”
 che intorno alla memoria viva dei patrimoni culturali mondiali del passato aventi valore comunicativo spirituale universale anche oggi ( come  evidenzia  la città di Roma , che il 21 aprile 2018 ha celebrato il suo 2771 anno dalla sua fondazione) , si possa realizzare un giusto equilibrio tra identità  culturali ed aperture  alle nuove esigenze di un mondo globalizzato, per un futuro di pace, libertà e giustizia.