I SERVIZI PUBBLICI E IL SISTRI DOPO LA MANOVRA DI META’ AGOSTO: PRIME IMPRESSIONI.
(seconda parte)

di Alberto PIEROBON

Pubblicata in Gazzetta Enti locali on line, Maggioli, 29 agosto 2011

Il disegno di legge di conversione (A.S. 2887) del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo, è stato assegnato, in sede referente, alla 5ª Commissione permanente (Bilancio) sui quali lavori (almeno fino a tutta la scorsa settimana) si vedano i resoconti sommari delle sedute dal n.564 del 23 agosto al n. 568 del 25 agosto 2001 (di cui in prosieguo).

Soffermandosi (nostro malgrado, come vedremo) sulla questione del SISTRI (e più in generale, per quanto riguarda la materia ambientale), giova evidenziare come l’entrata in vigore (dal 16 agosto 2011) del nuovo D.Lgs. n. 121/2011 (anche attuativo della direttiva 2008/99/CE) abbia introdotto nuove fattispecie di reati ambientali (cfr. direttive 2009/123/Ce e 2005/35/CE) estendendo la responsabilità per una serie di reati del codice ambientale (ovvero del D.Lgs. 3 aprile 2006, n.152 ss.mm. e ii.) nonchè altre fattispecie criminose “settoriali”, alle organizzazioni collettive (non solo intese come persone giuridiche nel senso “classico” del termine1). Invero, sull’argomento della responsabilità delle persone giuridiche in materia ambientale siamo già intervenuti in questa Gazzetta circa un mese fa2, riservandoci un ulteriore approfondimento, pertanto per gli aspetti di insieme rinviamo a quello scritto.

E’ però qui opportuno segnalare come la prefata normativa (appunto meglio nota quale responsabilità per le persone giuridiche ex D.Lgs. 8 giugno 2001, n. 231) contempli varie ipotesi incriminatrici, tra le quali, talune riguardanti (o riferentesi a) il SISTRI. In proposito si leggano del succitato D.Lgs. n. 121/2011 gli artt. 3-4, ma pure il periodo dell’art.2 relativo alla responsabilità amministrativa conseguente al reato di trasporto di rifiuti senza scheda SISTRI- area movimentazione, o, dalla alterazione fraudolenta di tale scheda, o, ancora dalla utilizzazione di un falso certificato di analisi nel trasporto.

Riteniamo, allo stato, che non costituisca particolare interesse qui soffermarsi sulla tematica del SISTRI collegata alle suddette previsioni: la logica (non solo giuridica) unita a basilari conoscenze metodologiche (interpretative) consentono, senza patemi o particolari complicazioni, di procedere innanzi (almeno allo stato dell’arte). Rimane però la difficile comprensione (e assoluzione) di un legislatore che procede frammentariamente, senza badare agli aspetti di sistema e di coerenza tra provvedimenti che espressamente richiamano altri coevamente abrogati…..Ma questa è, come osserveremo,una caratteristica comune a tutto il diritto di questa epoca e a tutta la governamentalità odierna….

Cerchiamo quindi di pazientemente comprendere cosa stia succedendo per ( o cosa potrebbe accadere al) il SISTRI e per la incandescente tematica dei servizi pubblici locali, oltre a certune (altre) questioni comunque connesse ai servizi e all’ambiente (per esempio, la altrettanto ribollente questione dell’abolizione di parte delle Provincie, il progetto di razionalizzazione degli enti, etc.) così come emerge dai lavori della succitata Commissione - dopo essersi intrattenuta sul contesto problematico della crisi internazionale finanziaria scaturigine del Decreto legge 138 del 2011 (e di tanti finora, nel tempo, adottati e convertiti in Legge).

Ci permettiamo ricordare come già nella prima parte di queste brevi considerazioni (cosiccome redatte il 20-21 agosto e pubblicate in Gazzetta enti locali on line in data 22 agosto) relative alla “manovra agostana” segnatamente sul SISTRI e sui servizi pubblici locali, avevamo preconizzato una (prima o poi)…..resurrezione del SISTRI.

Di questa, come dire…..”pulsazione volitiva” abbiamo una sorta di “conferma” dal comunicato diffuso dalla agenzia ADNKRONOS verso le ore 17.00 del 23 agosto titolata <Manovra: senatori PD3, abbiamo bloccato soppressione del SISTRI> ove questi senatori avrebbero <chiesto la votazione per parti separate sulla manovra finanziaria perché, pur ribadendo la nostra assoluta contrarietà a una manovra inadeguata che tra i tanti suoi difetti ha anche quello di non comprendere la valenza di un possibile nuovo sviluppo della questione ambientale, abbiamo voluto dare un segnale su alcune questioni specifiche, prima di tutto su quelle relative al SISTRI. Abbiamo infatti concordato con la maggioranza – affermano ancora – una condizione per cui la commissione all’unanimità ha votato affinchè il SISTRI sia appunto salvaguardato. La sua abrogazione infatti proposta dal Governo , e in particolare dal Ministro Calderoli, sarebbe davvero un regolo all’ecomafia. Con la votazione di oggi – proseguono – il PD ha però ottenuto che la stessa commissione chieda una proroga di 4 mesi (con partenze scaglionate dal 1 gennaio e non più dall’1 settembre) e soprattutto che al Ministero dell’Ambiente venga posta la richiesta per quelle modifiche tecniche, alcune della quali relative alle tipologie di rifiuti, che permettano finalmente agli operatori di potersi adeguare al nuovo sistema senza le difficoltà che ne hanno segnato sino adesso la sperimentazione>. Il parere della 13^ commissione Senato viene riportato verso la fine del presente articolo.

La logica (ripetiamolo ancora, affinchè si smetta di subire “stupidaggini”, ovvero per dare una scossa alla letargia in cui sono caduti molti operatori) è sempre quella che utilizza l’emergenza e l’urgenza come una sorta di lasciapassare. Questo non riguarda solo aspetti contenutistici e procedimentali, si badi, ma pure concettuali e l’inveramento di un modello di azione statale (o di altri enti), non dichiarato.

La questione, invero, parte da lontano.

Solo per arginare in questa sede (di operatori e di funzionari degli enti locali già affaticati dalla rovinosa lettura di una normativa impegnativa da un punto di vista quantitativo e sempre più embricata dal p.d.v. qualitativo) il contenuto straripante della stessa disciplina, possiamo qui limitarci a registrare la crisi della sovranità moderna (e della sua rappresentanza politica) sia come fenomeno che come concetto (diremmo di più: come forme di conoscenza, epistemiche).

Ove si legga la normativa fuori dal contesto storico e della contingenza del mondo (non inteso quale assoluto o trascendente) perdiamo di vista la sostanza della disciplina, per ricadere nel tranello del giuridico quale inteso come mondo di idee, eppertanto considerato incontaminato dal “fuori” e dal tempo. Il SISTRI, come i servizi pubblici locali, come tante altre tematiche, è – se ce ne fosse bisogno - la cartina di tornasole circa la necessità di procedere ad una lettura delle norme meno romantica e, men che meno, alata.

E’ nota (oramai da lustri) la constatazione del mondo giuridico come frammentato, così franando i totem giuridici ai quali eravamo adusi sin dai manuali universitari (compresi i canoni interpretativi, gli strumenti integrativi di lettura, eccetera). Ciò corrisponde – ad un livello che conferma la malattia del diritto - anche (come una dottrina attenta ha segnalato) al passaggio dal governement alla governance.

Si passa cioè dalla azione statale (e organi/enti ancillari) all’attuazione di un insieme di elementi ubicati nel sociale (non nell’apparato statale) che effettivamente contribuiscono, in vario modo, al governo delle cose (senza cioè che vi sia, in questo senso, la necessità di ricorrere al diritto). Si pensi alla nota questione della creazione delle norme tecniche, oppure alla certificazione di qualità come sostituto di parti autorizzatorie, oppure alla cooperazione del privato in ambito programmatorio, e così via.

Il fatto che l’emergenza e l’urgenza/necessità da elementi considerati un tempo quali eccezioni diventino, invece, la regola (come passepartout per bypassare la foresta del diritto e delle procedure adottati pei tempi “normali”) la dice lunga sul come la mediazione del diritto (inteso nel senso “classico” e ordinario del termine) sembra aver fallito, cosicchè rimarrebbe solo la governance a mettere ordine al caos prodottosi da un siffatto diritto “frammentato” (e al suo mondo di rappresentazioni4).

Ecco, quindi, per compendiare al massimo la sbalorditiva tendenza in atto, che gli strumenti del diritto vanno necessariamente rivisti, poiché (all’attuale) fallaci ed incapaci a mettere ordine (cioè nel ricomporre a sistema) all’insieme delle norme come sparpagliate…

Tornando alla emergenza (cioè alla eccezione) essa (per meglio intenderci) potrebbe venire intesa come uno stato di “guerra” che coesiste con la pace, ovvero la guerra (l’eccezione) emerge (sempre più) laddove la pace (la normalità) diventa incapace di bastare a sé stessa, ma si deve far rimanere lo stato normale (di pace) sia per tenere fermo il sistema di riferimento ordinario, sia per non indurre ad uno stato diverso (dove potrebbero succederne di tutti i colori). In altri termini l’emergenza o l’eccezione, come guerra, non sarebbero altro che una diversa forma di prosecuzione della pace.

Ora, assistiamo al proliferare di disposizioni che possiamo dire (come del resto fa anche il nostro legislatore) straordinarie e/o eccezionali a fronte della inedita e profonda crisi finanziaria internazionale, eccetera. Insomma, per il legislatore (in realtà per l’autorità nazionale, ma pure occidentale) si deve andare in guerra contro la crisi e tutto questo giustifica scelte che altrimenti non potrebbero “passare” (essere decise ed attuate) in tempi “normali”.

Ecco quindi che tutta una serie di previsioni normative (ma anche comportamenti, comunicazioni, etc.) si giustificano (e vengono giustificate/i) in questo nuovo contesto di guerra, altrimenti la logica avrebbe avuto buon gioco a ridimensionare certune argomentazioni o altro.

Questo è il succo di una metodica vieppiù utilizzata (non importa se da destra o da sinistra, se in italia o fuori italia) e crescentemente intensificatasi soprattutto negli ultimi anni (in particolare da noi e, massimamente, in questa contingenza di crisi).

Ma non bisogna (al solito, comodamente) cadere negli slogans e/o nelle cavalcate mediatiche tanto per…. far rumore o per aggregarsi alle tendenze lamentose o autolesionistiche che sembrano alimentare (e ingrassare) mass media, blog, discussioni, paper di esperti e dei comunicatori di professione.

Non bisogna cioè perdere il lume della ragionevolezza…..perchè potrebbero così venire stravolti valori e concetti (oltre che strumenti).

Certo è che leggendo la manovra si intravvede un background politico che pare volto ad accontentare coloro che possono votare per questo o quel partito, propinando immagini, comunicazioni e/o simboli di austerità e/o di serietà nell’affrontare la crisi. In realtà vengono colpite le nicchie di contribuenti e/o delle tematiche che possono venire sacrificate proprio perché non rilevano o non comportano una “perdita” intesa – si ripete - come consenso elettorale….

In questo senso la manovra anticrisi manca di sistematicità e di coerenza, per adagiarsi su aspetti … mediatici, oppure “visibili” (ovvero facili da “vedere” e da collocare) entro uno sfondo, che sempre ha ben in mente il consenso elettorale (e gli esiti della manovra su quest’ultimo elemento, prima che sulla strutturalità della crisi).

A questo (forte,sempre meno inconfessato) elemento sembra aggiungersene uno altro (tenuto, finora, in sordina) che riguarda la coesione sociale, la pentola a pressione della società civile che rischia di scoppiare perché alla frammentarietà del diritto si aggiunge la frammentarietà (la venuta meno come autorità) del potere (statale o di altri enti). I movimenti ne sono una prova. Essi vengono sempre più intesi soggetto di riappropriazione degli spazi di partecipazione che provengono dal basso, confermando la messa in crisi della sovranità e della rappresentanza politica. Anche questi sono aspetti che qui non possiamo approfondire, rinviando alla letteratura esistente5. Ma sono ineludibili elementi da considerare anche nella lettura della normativa, si vedano, per citare quelle che hanno occupato i media, le questioni del TAV, dell’aereoporto Dal Molin, dell’acqua, dei rifiuti e i provvedimenti (sintomatici quelli adottati per la Regione Campania) proprio a fronte di questa incontenibile critica e richiesta di accedere alle decisioni sulle questioni afferenti (per le varie questioni) sul loro territorio.

Dicevamo, nella prima parte del presente intervento, richiamando (e condividendo quanto stigmatizzava) il Prof. Caravita, che una grande preoccupazione italiana (non contrastata in forme idonee e consone stante il livello finanzial-harwardiano assunto) risiede nella criminalità da colletti bianchi della nostra malavita organizzata, la quale si è (lo sanno tutti, ma tutti fanno – con ciò: erroneamente, ingiustificativamente, indegnamente, a tacer d’altro - rientrare questi aspetti nelle “regole del gioco” di una economia sviluppata) propagata, diffusa, dappertutto (che il Sud sia la terra di residenza della criminalità è ormai una fandonia, che il Sud sia la fucina finanziaria della malavita è altrettanto depistante, etc.: occorre smantellare i luoghi comuni che diventano assai “comodi” ai mascalzoni e a chi li spalleggia).

Sul SISTRI (che, come argomento, volevamo archiviare vista la sua abrogazione, ma che ci toccherà – nostro malgrado - riaffrontare) la presunzione criminale nelle intenzioni dei legislatori (parlamentari e ministeriali, non importa) è come dire “prezzemolina”, sta dappertutto. Questi produttori di norme (anche nella loro astinenza, cioè anche per gli oppositori che comunque condizionano la produzione normativa) continuano (come visto: destra e sinistra in modo pressocchè uguale) ad evocare l’ecomafia, l’avvenuto regalo alla stessa per via dell’abrogazione del SISTRI e così via.

E’ vero (e lo abbiamo investigato/segnalato in alcuni lavori6) che il sistema di tracciabilità dei rifiuti, ove integrato anche con la parte finanziaria e con gli aspetti che vanno al di là della “materialità” del rifiuto (che si può coprire, costruire, occultare, taroccare, azzerare, ricreare in molti modi, sia analitici, sia contabili, sia contrattuali, sia organizzativi, eccetera) potrebbe essere una arma formidabile nella lotta alla criminalità, quella “vera”, quella che sa aspettare e costruire, non quella folkloristica o della quale ci hanno imbevuti con films e operette varie. Ma il SISTRI per come è e per come taluni vorrebbero convertirlo (per fini commerciali, per fini addomesticati, eccetera) – sia nei testi in bozze, che nelle proposte di consulenti vari - rimane criticabile.

Ci pare che forse si potrebbero scomodare e parodiare (visto che la manovra è precipuamente di natura economica-tributaria) ragionamenti fiscali. Cosicchè potremmo dire che anche nella criminalità debba distinguersi una capacità gestionale “qualificata” dalle altre gestioni. E la capacità criminale “qualificata” presuppone una gestione dei flussi di rifiuti provenienti (anche virtualmente) dai soggetti, appunto, meno qualificati (quali, per esempio, la gran parte dei produttori che seguono il loro core business… eppoi occorre distinguere per dimensioni quantitative, per tipologie, eccetera) per cui un “controllo” dei suddetti soggetti “qualificati” richiede (come condizione) il dominio di questi fattori: cioè un gestore taroccatore deve introitare, almeno sulla carta, rifiuti da altri soggetti per poi “lavorarci” sopra nei diversi modi (creativi o non) di cui si è fatto cenno.

Come abbiamo più volte ripetuto, la misurazione del delinquere nella gestione (intesa nell’ampio senso penalistico) dei rifiuti si basa su aspetti “ visibili”, trascurando però, tra altri elementi, (ecco dove il SISTRI dovrebbe darsi una mossa, insieme ai tanti soloni del controllo) la produzione e il tarocca mento dei flussi negli impianti, nelle piattaforme, nelle stazioni di trasferenza, eccetera. Volendo andare a ritroso trascurando quanto accade anche nei cassoni, nei camions, nella fase di raccolta, nella fase di produzione. Laddove poi ciò avvenga, vengono seguite logiche diverse rispetto a quelle assunte dal SISTRI e dal nostro diritto ambientale (non penale).

Provocatoriamente: le situazioni e i dati della gestione dei rifiuti possono cambiare ove si adotti un metodo da noi definito “indiziario- a rimbalzo” (o anche “analitico a posteriori”) che il solo SISTRI (sia come disciplina che come software) non può soddisfare (al più con un diverso pensiero integrato da una diversa preparazione dei controllori, ma pure degli addetti agli uffici contratti-appalti,etc.).

Gli interventi implicati e/o contemplati dal SISTRI (almeno per quanto ci è dato da conoscere) prescindono infatti dagli aspetti economici e/o di efficienza allocativa proprio perché sbandierati quali operazioni tese al contrasto ecomafioso visto però come movimento materiale (o cartaceo) dei rifiuti: talchè una complicata realtà viene ad essere banalizzata nei suoi possibili scenari e metodi.

E con ciò, con un sistema in buona sostanza velleitario, viene a complicarsi la vita anche ai poveri diavoli, quasi assumendo (anche nella simbologia) che tutte le imprese (in quanto soggetti produttivi di rifiuti ricadenti nel SISTRI) abbiamo una vocazione criminale che va tenuta a bada, instaurando poi (quasi come una crociata) posizioni manichee (o con questo SISTRI che vuol dire legalità o contro il SISTRI che vuol dire lasciare libere le ecomafie), trascurando così aspetti più “seri” per entrare nel merito delle questioni e della legalità (di quale legalità) e dell’effettività. Anzi per saltare (visto che il mondo giuridico langue) questi aspetti e leggere il SISTRI come governance….

Non si vuole con ciò dire che manchino propensioni criminali anche in seno ai produttori (anzi), però occorre per la tracciabilità un diverso setaccio, pensando proprio alla testa harwardiana della criminalità, diversificando le energie, gli sforzi e (le purtroppo sempre più poche) risorse adibite ai controlli.

La 13^ Commissione (territorio, ambiente, beni ambientali) del Senato in data 23 agosto 2001 ha inoltrato un parere alla 5^ commissione permanente sul disegno di legge di conversione, ove, riguardo al SISTRI, si manifesta come segue <premesso che l'articolo 6 dispone il ritorno al sistema cartaceo per la tracciabilità dei rifiuti, affidato al principio di autodichiarazione, che in passato non ha saputo evitare quell'assoluta incertezza intorno alla sorte definitiva di ingenti quantitativi di rifiuti, non solo pericolosi, che pone a rischio nel nostro Paese la salute dei cittadini oltre che la tutela dell'ambiente, creando i presupposti per il perdurare di traffici illeciti legati al settore dei rifiuti. La generalizzata soppressione del sistema SISTRI, lungi dall'assicurare risparmi di spesa, espone il Paese agli oneri finanziari conseguenti al prevedibile esito di una procedura di infrazione per violazione della normativa comunitaria, che come noto impone per i rifiuti pericolosi l'obbligo della tracciabilità (articolo 17 della direttiva quadro sui rifiuti 2008/98/CE). L'improvviso ritorno al vecchio sistema cartaceo rende elevato il rischio dell'attivazione di un contenzioso, dagli esiti imprevedibili, da parte di quanti - ovvero la stragrande maggioranza degli obbligati - hanno già sostenuto i costi necessari per adeguarsi per tempo al sistema SISTRI>.

Come leggibile, vengono, ivi evidenziati anche vizi di illegittimità per l’abrogazione del SISTRI collegandoli (stante la collocazione entro la manovra finanziaria) ad esborsi derivanti da probabili infrazioni comunitarie (qui però basterebbe far applicare, adeguando gli strumenti dei registri e dei formulari, quanto prevede la norma comunitaria: si rinvia ai nostri precedenti commenti sulla direttiva 2008/98/CE) e ad esborsi conseguenti a contenziosi avviabili (come pare essere avvenuto evocando l’indebito arricchimento) dai soggetti ricadenti nell’obbligo dell’iscrizione al SISTRI7.

E, in attesa di proseguire l’analisi (e di estenderla ai servizi pubblici e agli enti) ecco quanto è emerso dai lavori della 5ª Commissione permanente del Senato riferiti all’esame del disegno di legge n.2887, recante la conversione del decreto-legge n.138 del 2011:

Resoconto sommario n. 564 del 23 agosto 2011: si avvierà una indagine conoscitiva sulle tematiche afferenti il disegno di legge 2887, con audizioni che avranno inizio nella mattina di giovedì 25 agosto, a partire dai rappresentanti delle parti sociali, per poi proseguire nella mattina di martedì 30 agosto, con i vertici dei soggetti istituzionali;

Resoconto sommario n. 565 del 23/08/2011: sono interessanti le considerazioni di insieme (economiche e di governance) che supportano (a dire del presidente) le scelte governative;

Resoconto sommario n. 566 del 24/08/2011: qui il senatore FLERES (Io Sud-FS) esprime un giudizio fortemente critico sulle modifiche apportate al SISTRI. <Tali misure rischiano, da un lato, di favorire la criminalità organizzata e, dall'altro, la parte dell'imprenditoria più spregiudicata. Non si comprende quindi la ragione di sopprimere tale sistema, il quale, peraltro, ha comportato entrate per lo Stato>. Anche il senatore LUMIA (PD) <svolge poi  rilievi sulle modifiche in materia di gestione di rifiuti apportate dalla manovra. La decisione di abolire la tracciabilità dei rifiuti è indubbiamente la peggior via perseguibile. D'altra parte, però, ritiene di non poter concordare con quanto affermato dal senatore Fleres sull'efficienza del sistema Sistri. Sul tema dei rifiuti è indubbio che si possano trovare soluzioni ben più adeguate ed efficienti nel confronto fra maggioranza ed opposizione>;

Resoconto sommario n. 567 del 24/08/2011: continua la discussione sugli aspetti economici e metodologici (su questi ultimi vedasi in particolare quanto evidenzia il senatore BALDASSARRI (Terzo Polo);

Resoconto sommario n. 568 del 25/08/2011: si rinviano i lavori.

Riprenderemo l’analisi del SISTRI e dei servizi pubblici seguendo questi lavori.

1 Si ha notizia che, recentemente,sia una onlus che una ditta individuale siano stati considerati soggetti alla responsabilità de qua da parte, rispettivamente, del Tribunale di Milano e della Cassazione, si veda G.NEGRI, La <231> a tutto campo, Il Sole 24 Ore del 27 aprile 2011.

2 Titolato <Ecoreati per le persone giuridiche (D.Lgs. approvato dal C.d.M. in data 7 luglio 2011)? Primi spunti>.

3 Roberto DELLA SETA, Francesco FERRANTE, Vincenzo DE LUCA, Daniela MAZZUCCONI.

4 Peraltro ci si scandalizza (almeno noi “vecchietti” del mestiere) quando i Sindaci adottano ordinanze (basate sugli elementi della necessità e dell’urgenza) solo quali espedienti mediatici, cioè per far parlare di sé stessi e/o del proprio Comune in modo curioso, paradossale, sconcertante, appetibile, insomma commerciale i mass media. Da ultimo abbiamo avuto eco di un Sindaco che (per quanto ci è dato da comprendere essendo all’estero) a fronte delle note limitazioni finanziarie (vedi patto di stabilità) imposte agli enti locali e della prossima “saturazione” di alloggi del cimitero comunale, ha emesso una ordinanza che fa divieto ai propri cittadini di…. morire! Il Foscolo forse si è girato nel sepolcro, mentre qualche comunicatore forse affiggerebbe una medaglia sul petto del Sindaco per la trovata geniale, eccetera. Noi non vogliamo entrare nel merito e nell’efficacia dello espediente, né entrare nello ambito “situazionista” e comunicativo: ci limitiamo a prendere atto come un provvedimento “grave” e serio come una ordinanza (sulla quale, cioè, nessuno un tempo avrebbe osato scherzare) stia assumendo (veicolando l’urgenza e la necessità) aspetti comunicativi immediati e diretti prima ancora che quelli (naturalisticamente) provvedi mentali, sconfessando così (se non svelando) la forma giuridica….

5 In proposito si consiglia la lettura del denso, interessante, volume (a cura di: M. BLECHER, G.BRONZINI, R.CICCARELLI, J. HENDRY, C. JOERGES), Governance, società civile e movimenti sociali. Rivendicare il comune, Roma, 2009.

6 Sia consentito rinviare agli scritti apparsi sulla rivista diritto e giurisprudenza agraria, alimentare e dell’ambiente, roma, 2001 (in particolare i numeri 6 e 7/8) ma pure ai più recenti apparsi nella rivista “Ufficio Tecnico” della Maggioli (da ultimo nel numero 7/8) e nella Gazzetta enti locali on line.

7 sulla natura del contributo si rinvia ai nostri scritti dianzi citati