Auto a metano: la Puglia in coda.
Editoriale di Luca RAMACCI pubblicato sul Corriere della Sera - Corriere del Mezzoggiorno del 30 luglio 2003
Prima dell’estate sono state diffuse numerose notizie sulle dannose conseguenze dell’inquinamento atmosferico da traffico e le condizioni meteorologiche hanno spesso indotto le autorità locali ad emettere provvedimenti per limitare la circolazione facendo ricorso ai pochi strumenti offerti dalla normativa.
A fronte
di un problema così grave e che è causa di costi sociali altissimi (basti
pensare all’incidenza sulla spesa sanitaria dovuta all’incremento di
malattie dell’apparato respiratorio) i rimedi proposti, a livello legislativo,
sono sicuramente insufficienti.
E’
evidente che, intorno al problema del traffico veicolare urbano ed extraurbano
ruotano interessi rilevantissimi legati al consumo dei carburanti e l’uso
privato delle automobili è un’esigenza insopprimibile specie per chi vive
nelle grandi città.
Intervenire
sul disastrato sistema dei trasporti pubblici o ricercare forme alternative di
trasporto (ad esempio il “car sharing”) può produrre effetti solo a lungo
temine, mentre nell’immediato c’e’ bisogno di soluzioni più semplici.
Una di
queste è, senz’altro, il ricorso a fonti energetiche alternative.
Si parla
moltissimo di auto ad idrogeno e di “ibridi” che viaggiano ad elettricità e
benzina ma, senza attendere lo sviluppo di queste sofisticate tecnologie, sono
già disponibili sul mercato soluzioni molto più portata di mano, come
l’alimentazione a metano.
Almeno
tre grosse case automobilistiche hanno in catalogo, in Italia, autovetture
alimentate a metano il cui costo è pressoché uguale a quelle a benzina o
gasolio. Anche la trasformazione di un’autovettura a benzina è ottenibile a
buon prezzo.
Un pieno
per una autovettura del genere costa, in media, intorno ai 10 euro e consente
una percorrenza di quasi 400 chilometri, con un risparmio di circa 500 euro ogni
10.000 km percorsi.
Le auto
omologate a metano pagano anche il bollo ridotto e richiedono una minore
manutenzione.
Un ulteriore spinta all’uso di energie alternative è data dagli incentivi statali previsti per l’acquisto di vetture a metano (e a GPL) o per la trasformazione di quelle a benzina.
Nella Gazzetta Ufficiale n. 168 del 22 luglio scorso un decreto ministeriale ha aumentato la misura del contributo statale a 1.500 euro per le auto nuove di fabbrica omologate anche o esclusivamente a metano (o a GPL) e a 650 euro per la trasformazione di quelle a benzina.
Alcune
leggende metropolitane hanno reso al più ecologico dei carburanti una cattiva
pubblicità che però va smentita.
La
sicurezza degli impianti è infatti superiore rispetto a quelli a benzina o GPL.
Le caratteristiche del metano consentono (diversamente dal GPL) di utilizzare i
parcheggi chiusi e di trasportare l’auto su navi e traghetti. Le limitazioni
del traffico, proprio perché il metano inquina meno degli altri carburanti, non
riguardano le autovetture che lo utilizzano.
Naturalmente
a parità di cilindrata le auto a metano hanno qualche cavallo in meno ma, con
la patente a punti, dovremo abituarci ad avere il piede leggero
sull’acceleratore.
Altro
punto dolente è la scarsità di impianti di distribuzione esistenti sul
territorio.
Nonostante
vi sia un incremento annuale di circa il 10% nel numero dei distributori,
attualmente gli impianti presenti in Italia sono 446. La regione con il maggior
numero di impianti è l’Emilia Romagna (86 distributori), mentre la Puglia ne
ha per ora soltanto 25. Fanalini di coda, senza nessun impianto, la Val
d’Aosta e la Sardegna.
Occorre
dunque individuare preventivamente l’ubicazione degli impianti (in Internet si
trovano elenchi sempre aggiornati con le indicazioni precise per raggiungere i
distributori) ma il risparmio e la possibilità di viaggiare, in caso di
emergenza, anche a benzina compensano sicuramente il disagio.
Con un
minimo di attenzione, in attesa di innovazioni tecnologiche di non imminente
attuazione, c’è dunque la possibilità concreta di limitare i danni ai
polmoni ed al portafoglio.
Luca
RAMACCI