I controlli ambientali
di Luca RAMACCI
pubblicato sulla rubrica Ecolex de La Nuova Ecologia marzo 2006
Parliamo dei controlli sui reati ambientali. Sembra infatti che a nessuno interessi veramente perseguire quelli che, l’altro giorno, nel mio ufficio, un avvocato simpaticamente chiamava “i reati di serie B”.
E’ vero che queste indagini sono molto complesse ed implicano attività anche di natura tecnica, come il campionamento e l’analisi di sostanze o le verifiche sugli impianti, ma è altrettanto vero che, con un minimo di attenzione, si potrebbero programmare verifiche periodiche assicurando un buon controllo del territorio.
Ed è proprio i controllo del territorio che manca.
Interi comuni, spesso, sono vere e proprie zone franche dove si inquina allegramente e le verifiche vengono effettuate solo quando i cittadini esasperati le richiedono a gran voce.
Altre volte necessità di immagine portano ad inseguire le operazioni ad effetto, quelle da conferenza stampa, scegliendo i settori più “richiesti” dalla pubblica opinione, tralasciando invece altri settori. Non è forse un caso che, in tema di inquinamento atmosferico, con norme in vigore dal 1988, si contino solo 75 sentenze della Cassazione.
Il personale che opera i questo settore – quello che si sporca nelle discariche, non chi “coordina” da dietro una scrivania - è quasi sempre molto motivato e dotato di quella preparazione indispensabile per districarsi in una normativa in continua evoluzione. Non si preoccupa di giocare “in serie B”, consapevole del fatto che le indagini su altri reati sono meno avvincenti e più ripetitive, anche se assicurano risultati con minor impegno.
Sanno perfettamente che troveranno spesso nelle pubbliche amministrazioni alle quali si rivolgono poca collaborazione e molta diffidenza. Sopportano stoicamente le reazioni dei delinquenti inquinatori, che non si sentono tali e, quando operano in organismi i cui vertici sono fortemente soggetti al controllo politico, sanno schivare con eleganza e senza clamore ogni intralcio e, quando dico questo, mi viene sempre alla mente un gruppo di instancabili cacciatori di ecofurbi che, privati della benzina da un superiore che poco gradiva il loro attivismo, continuarono a lavorare pagandosi la benzina.
Anche negli uffici giudiziari la materia ambientale non è molto amata. Pochi ostinati la seguono e molti di loro hanno cominciato a trattarla solo perché nel loro ufficio nessun altro voleva occuparsene.
Sarebbe il caso che qualcuno cominciasse a ricordare più frequentemente quali interessi economici ruotano introno all’ambiente. Forse potrebbe scapparci una promozione in serie A.
Luca RAMACCI