Lexambiente - Rivista Trimestrale di Diritto Penale dell'Ambiente  

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Lexambiente e… i rottami ferrosi: una precisazione.

di Luca RAMACCI

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Da molte parti mi sono giunte critiche per la pubblicazione nel sito di alcuni articoli sull’annosa questione dei rottami ferrosi (e, più in generale, della famigerata “interpretazione autentica della nozione di rifiuto”) che appaiono in contrasto con quanto evidenziato dalla Corte di giustizia, dalla giurisprudenza della cassazione e dalla prevalente dottrina.

L’ultima di queste segnalazioni mi è pervenuta da un autorevole Collega che mi ha ricordato le diverse posizioni assunte nei miei scritti, rappresentandomi l’opportunità di un chiarimento.

Raccolgo volentieri l’invito (che, peraltro, mi consente di riprendere il dialogo, ormai raro a causa degli impegni, con i frequentatori del sito) e preciso – per evitare ogni equivoco - che Lexambiente, pur ospitando chiunque voglia contribuire al dialogo, sempre più vivace, sulle tematiche ambientali, non condivide necessariamente le opinioni espresse dai singoli Autori.

Ciò mi pare di tutta evidenza se solo si consideri quanto vado scrivendo e dicendo da anni e le “censure” che i miei lavori hanno spesso ricevuto e dalle quali mi sento, francamente, onorato.

Nessuna particolare attenzione, quindi, al trasversale “partito degli inquinatori” se non quella prestata quotidianamente nelle aule di giustizia nei processi a me affidati.

Ciò non toglie che questo sito continui ad ospitare chiunque voglia partecipare al dibattito apportando il suo contributo secondo lo spirito che, ormai dal 1998 (tanto sono gli anni passati insieme!), anima Lexambiente.

Questa occasione mi consente anche di ricordare, ai nuovi frequentatori del sito, non solo che Lexambiente è creato, gestito (e pagato) da me soltanto, ma anche le ragioni che ne hanno determinato la nascita, trascrivendo parte del testo di una vecchia intervista:

…ebbi così modo di constatare che non c’erano in Rete siti che trattavano del diritto dell’ambiente in modo esauriente.

Questa situazione mi fece intravedere un campo totalmente aperto a nuove iniziative e, soprattutto, mi stimolò a iniziare una “guerra” che da tempo sognavo: quella contro il monopolio dell’informazione sul diritto dell’ambiente.

Sin da quando avevo iniziato a pubblicare i miei primi articoli di diritto sulle riviste di settore, avevo notato che gli interventi erano sempre riconducibili a pochi “soliti noti” e che in alcuni casi anche le riviste specializzate o si riferivano ad un’utenza particolare, calibrando gli interventi secondo una linea editoriale predefinita o, addirittura, limitando le citazioni ed i riferimenti in modo tale da rendere praticamente impossibile una documentazione completa su un determinato argomento (ad esempio, in tema di inquinamento elettromagnetico, per lungo tempo sono state pubblicate e diffuse solo le decisioni favorevoli ai gestori degli impianti che producevano campi elettromagnetici, ignorando sistematicamente le decisioni di segno contrario).

Tutto questo, unito ad una sorprendentemente tempestiva pubblicazione di commentari a leggi appena emanate, mi induceva a pensare che fosse assolutamente necessario consentire a tutti gli interessati di manifestare le proprie opinioni in materia e disturbare quei “soliti noti” di cui ho detto nella loro “gestione esoterica” del diritto ambientale.

Questa sensazione non era solo mia, perché alle stesse conclusioni erano giunti altri miei colleghi. Per le stesse ragioni con uno di loro (Orlando Villoni, Pretore a Roma) avevo deciso di dare alle stampe un manuale (“Reati Ambientali ed indagini di Polizia Giudiziaria” ed. Maggioli) diretto alle forze di polizia, ai colleghi ed agli altri operatori del diritto con lo scopo di mettere a disposizione non solo l’esperienza acquisita sul campo, ma anche una lettura più libera delle principali norme in materia ambientale.

La stessa situazione la riscontravo partecipando ai convegni dove ancora più netta era la separazione in “gruppi di pensiero” e “gruppi di settore”. Insomma, tra ambientalisti e imprenditori c’era poco dialogo, così come avveniva tra chi si occupa di ambiente dalla parte dell’accusa e chi lo fa dalla parte della difesa. Inoltre, parlavano sempre gli stessi.

Internet rappresentava dunque uno strumento efficacissimo per consentire un più ampio dibattito sulle tematiche ambientali, soprattutto per la velocità con la quale le informazioni possono essere messe in Rete e per la possibilità di mantenere un dialogo costante attraverso la posta elettronica…

Credo che il successo ottenuto sia merito dell’assenza di pubblicità, della gratuità dell’iniziativa e dall’assoluta libertà nella scelta dei contenuti. Un grosso limite è rappresentato, invece, dalle difficoltà che mensilmente si incontrano per reperire il materiale da pubblicare e dal fatto che tutta la gestione del sito è curata da me solo. Le soddisfazioni ripagano però della fatica e delle ore sottratte al sonno e alla famiglia….”.

Vi ringrazio per l’attenzione e vi auguro, come sempre, buona navigazione!

Luca RAMACCI