L'Afganistan della gestione dell'acqua.
di Luigi Antonio Pezone
Negli anni sessanta, gli americani persero la guerra in Vietnam perché non riuscirono a penetrare nel territorio di quel paese in modo capillare. Lo stesso è successo ai russi, negli anni ottanta in Afganistan e sta succedendo ancora agli americani, e alleati (Italia compresa), nello stesso Paese
La stessa cosa succede da sempre nella gestione dell' acqua, non solo nel nostro paese. Le corazzate, costituite dagli impianti di depurazione, perdono la guerra perché i gestori non penetrano nel territorio. Mancano gli interventi capillari e la prevenzione ambientale che potrebbero ridurre l'inquinamento alla fonte, con costi accettabili, consentendo di individuare, più facilmente, anche gli scarichi abusivi. La distanza multi chilometrica degli impianti di depurazione, la fatiscenza delle reti fognarie, l'inadeguatezza degli stessi depuratori, a volte privi di trattamento terziario, compiono il resto.
L'esperienza ha dimostrato che nemmeno gli impianti più piccoli e più distribuiti sul territorio risolvono adeguatamente il problema. Se da una parte, riducono alcuni problemi , dovuti principalmente alla minore estensione della rete fognaria, ne creano altri per la minore efficienza dei gestori locali e la meno efficace tecnologia utilizzata. I piccoli impianti di depurazione sono solo più vicini al territorio, ma ugualmente non penetrano nello stesso. Ci sarebbero, come alternativa, i piccolissimi impianti ad ossidazione totale. Ma questi, pur comportando problemi di collocazione, comunque non sarebbero tanto piccoli, se dovessero, farsi carico anche della rimozione del fosforo presente nei detergenti, non eliminabile con il processo biologico da questi consentito. La rimozione locale del fosforo comporterebbe, come minimo, il raddoppio della dimensione dell'impianto, essendo necessaria almeno una vasca per la miscelazione, una per la flocculazione, che assicuri anche un tempo di contatto di almeno 20 - 25 minuti , una per la decantazione e l'estrazione dei fanghi, che assicuri almeno gli stessi tempi. Inoltre chi gestirebbe questi impianti? Se già oggi i piccoli impianti funzionano peggio dei grandi?
Con questi ragionamenti si ritorna facilmente a preferire i grandi impianti di depurazione che possono utilizzare una tecnologia di avanguardia e una gestione più efficace dei piccoli.
Ciò non toglie che comunque la guerra ambientale è stata persa. La sconfitta non è dei gestori, è soprattutto nostra. Siamo noi che paghiamo, che ci siamo arresi di fronte a un ostacolo superabile, delegando alla soluzione del problema chi non è interessato a trovarla, e non mi riferisco ai gestori, la cui funzione, almeno teoricamente, e solo quella della gestione. Contrariamente a quanto fecero gli americani in Vietnam e i russi in Afganistan, non possiamo tornare al paese di origine, sia pure umiliati e sconfitti. Siamo costretti a pagare politiche ambientali sbagliate; servizi non resi; gestori interessati solo alla fatturazione di bollette più salate; Enti inutili e presuntuosi che preposti alla soluzione dei problemi, ne ignorano persino l'esistenza.
Proviamo a elencarne alcuni:
1) Spreco delle risorse idriche attraverso le perdite delle reti di distribuzione idrica, e l'uso improprio delle acque potabili per impieghi meno nobili.
2) Spreco di risorse economiche per la manutenzione e sostituzione delle reti fognarie che si potrebbero evitare semplicemente prevenendo la formazione di idrogeno solforato, la riduzione delle portate.
3) Danni ambientali causati dagli scarichi abusivi dovuti alla mancata penetrazione nel territorio del sistema depurativo e del relativo sistema di controllo.
4) Danni dovuti agli sversamenti di liquame nei recettori finali che non passano attraverso gli impianti di depurazione in caso di piogge eccessive. Si preferisce investire in fogne separate per le acque piovane, con enormi costi, mentre sarebbe più economico e utile anche ai fini della prevenzione, prevedere dei trattamenti preliminari all'origine degli scarichi. Questi trattamenti, realizzati con il criterio si seguito descritto, ridurrebbero alla fonte oltre il 50% del carico inquinante e il fosforo completamente, rendendo meno problematici gli sversamenti.
5) Danni dovuti decadimento depurativo nei posti turistici nel periodo estivo, dove importanti oscillazioni della popolazione residente, comportano altrettante oscillazioni della qualità dell’ effluente.
6) Danni dovuti ai consumi energetici richiesti dagli impianti di depurazione, costretti a trattare liquame degradato ulteriormente rispetto all' origine, per il rimescolamento nella rete fognaria con scarichi non assimilabili e abusivi; nonché dalla distanza dell'impianto di depurazione. Uno scarico domestico in fogna per quando arriva al depuratore può raddoppiare, se non addirittura triplicare il fabbisogno di ossigeno, raddoppiando o triplicando i costi della depurazione.
7) Danni dovuti all'accettazione di scarichi eccessivamente acidi, o eccessivamente basici nelle acque superficiali, tab.3 all. 5 T.U.A. (PH 5,5 - 9,5), equiparati allo stesso livello degli scarichi in fogna, che negli impianti di depurazione potrebbero o dovrebbero essere corretti, accettati dal legislatore per l'assenza di un idoneo sistema di correzione.
8) Danni dovuti all'accettazione, sempre in acque superficiali, tab.3 all. 5 T.U.A., equiparate come sopra , agli scarichi in fogna, per il contenuto di fosforo totale (10 mg/L). Valgono le stesse considerazioni del punto sette e una domanda: Comè e possibile equiparare le acque di superficie a una fogna?
9) Danni dovuti alla produzione di fanghi non riciclabili (70% della produzione totale), inquinati dagli scarichi abusivi e di natura industriale non adeguatamente trattati, che comportano il mancato utilizzo di una risorsa e i costi di smaltimento degli stessi.
10) Danni all'economia del paese per la realizzazione di opere che si sarebbero potute evitare, o quantomeno ridurre, con una maggiore prevenzione ambientale (espropri, Condotte di distribuzione, fogne, opere civili, impianti di depurazione, impianti di sollevamento).
Esaminiamo che altro offre il mercato impiantistico ambientale per penetrare meglio nel territorio e affrontare, almeno, qualcuno dei problemi:
a) Impianti di recupero condominiali o di fabbricato. In Italia hanno avuto poche applicazioni; in Europa hanno una diffusione maggiore ma non abbastanza significativa. Recentemente in paesi come Spagna e Inghilterra i nuovi alberghi (per sentito dire) hanno l'obbligo di riciclare le acque grigie per essere usate per impieghi meno nobili, come può essere considerato il wc, innaffiamento, lavaggio auto, ecc, usando appunto tali tipi di impianti. Questi impianti devono essere riprogettati ogni volta che cambia la dimensione dell'utenza (numero di stanze, scarichi ecc. ) con ridimensionamento di: vasche di accumulo acque da trattare e trattate, vasca di contatto con reagenti, impianti di pompaggio acqua di ricircolo, reti di distribuzione, strumentazione di misura e controllo del processo ecc Necessitano di un locale che ospita l'impianto, di una conduzione, di una manutenzione, di uno smaltimento dei fanghi prodotti (tutte cose non necessarie con la proposta che segue)
b) Gli impianti di “fitodepurazione” utilizzabili per case isolate, lavorano in abbinamento con vasche imhoff e condensagrassi, hanno bisogno di un superficie di terreno di 4 – 5 m2 per abitante, quasi mai disponibile, hanno un costi di installazione abbastanza alti.
c) Gli Impianti che recuperano l’acqua meteorica (espressamente citati nella nostra Legge Finanziaria 2008) per utilizzarla per alimentare il wc, la lavatrice, l’innaffiamento, e altre funzioni. Tali impianti non sono applicabili in tutte le situazioni, inoltre, avendo un’impiantistica abbastanza complessa e costosa per la raccolta, la filtrazione, l’accumulo, il trattamento per la conservazione, il sollevamento e la distribuzione dell’acqua, Tuttavia è sconsigliato l’uso generalizzato dell’acqua piovana per tutti gli usi non potabili, in particolare, per il w.c. essendo tale acqua di natura acida e quindi predisposta alla formazione di idrogeno solforato e acido solforico con tutti i problemi che comportano,.
d) Infine, per sentito dire, in Francia, in alcune abitazioni si usa collegare gli scarichi di alcuni lavandini alla tazza wc in modo che per gravità l’acqua defluisca attraverso lo stesso prima di essere scaricata. Questo sistema, ovviamente, non si può considerare un impianto e consente un modestissimo risparmio idrico, diluendo semplicemente l’acqua presente nel sifone di scarico qualora si volesse limitare l’uso dello sciacquone ai casi più ricchi di materiale organico. Ho voluto citare anche quest’ultimo caso per completare il quadro dello stato dell’arte e rilevare che quando si tratta il risparmio idrico e l’ambiente tutte le idee sono buone
e) Impianti di trattamento fisico-chimici, utilizzabili per attività artigianali e industriali, progettati specificamente per ogni tipo di attività. Richiedono una specifica gestione e manutenzione e uno smaltimento dei fanghi come rifiuti speciali. Questi impianti non sono da prendere in considerazione per gli scarichi domestici.
Dai casi citati si deduce che delle dieci sconfitte quotidiane della gestione, sopra citate, e sicuramente ce ne sono delle altre, allo stato dell'arte, a mala pena possiamo intervenire sulla prima: il risparmio idrico. E anche su quella siamo in ritardo. Questa circostanza la dice lunga sulla volontà delle nostre Istituzioni ambientali ad affrontare le altre nove.
Gestori e Autorità Ambientali per non ammettere la sconfitta, non ammettono nemmeno che esiste la guerra. Continuano imperterriti la comoda gestione concentrata nei depuratori. Come dire che i dieci problemi elencati sono frutto della fantasia di un pensionato che non ha nulla da fare.
Così, per puro esercizio mentale, il sottoscritto ha continuato a ipotizzare reali quei problemi e a studiare una soluzione sostenibile, che penetri effettivamente nel territorio in modo capillare e affronti contemporaneamente i dieci problemi. Se, per caso, dovessero diventare reali, avremo almeno una soluzione da valutare o semplicemente da criticare. Oggi possiamo solo valutare e criticare il vuoto, tecnico e legislativo.
La soluzione elaborata, consente sia il risparmio idrico sia una migliore efficienza depurativa e dovrebbe alleggerire le bollette del servizio idrico integrato, coinvolgendo anche gli utenti. L'esperienza dei rifiuti solidi ha dimostrato che solo con il coinvolgimento dei cittadini è stato possibile dare una svolta positiva alla risoluzione dei problemi (Vedi la raccolta differenziata).
Dal numero dei problemi sopra elencati, si dovrebbe dedurre che l'inefficienza del sistema di gestione e depurazione idrica è altrettanto grande, anche se meno appariscente (bisogna essere degli esperti per accorgersene), ma i costi che paghiamo per tale inefficienza sono altissimi e purtroppo, li pagheranno anche i nostri figli e nipoti. Il coinvolgimento dei cittadini è necessario, ma molto meno faticoso di quello richiesto e concesso ai rifiuti solidi. Se applicato seriamente, il sistema dimezzerà entro una quindicina di anni i costi attuali dell' intero sistema depurativo nazionale, sia in termini di consumi (energetici e additivi) che di investimenti. Negli anni seguenti, con il rinnovo totale del patrimonio edilizio, la percentuale di risparmio aumenterà ulteriormente.
Il nuovo sistema, applicato direttamente nelle nostre abitazioni, si propone di ottenere diversi benefici ambientali, con un sistema modulare, da costruire di serie in fabbrica, e montare in cantiere da comuni artigiani, senza dover progettare per ogni fabbricato gli impianti (in funzione del numero dei piani, numero di utenze, ecc). Questo criterio di progettazione, mai utilizzato, in impianti similari, dovrebbe essere il primo elemento di riflessione per le nostre Autorità Ambientali.
Tra i benefici c'è, in primo luogo, il risparmio idrico, che si concretizza attraverso il recupero delle acque di scarico sanitarie, che vengono utilizzate per la pulizia del wc, previo, filtrazione decantazione sollevamento e accumulo in una maxi cassetta di sciacquo. Il ciclo, interamente svolto nel locale stesso in cui si originano gli scarichi, non richiede reti duali, locali condominiali, serbatoi interrati, autoclavi eccetera. Tutto avviene in modo completamente invisibile incassato nelle pareti e nel pavimento dell'appartamento. Dal singolo appartamento si può estendere a interi palazzi, quartieri e città, conservando, ogni impianto, la propria autonomia. Il risparmio idrico è limitato al fabbisogno dei servizi igienici, che statisticamente, rappresenta circa il 25% -del nostro consumo procapite, ed è completamente ricavabile dalle acque usate per l'igiene personale che si attestano su una percentuale del 35% ed eventualmente dagli elettrodomestici (12%). Questo aspetto del progetto è trattato nell'articolo "L'applicazione della Legge 244/2007 ai fini del risparmio idrico." Pubblicato anche sui siti www.lexambiente.it e ww.ambientenergia.info. Il costo di un m3 di acqua recuperata è di appena 7- 8 millesimi di euro. Questo sistema, già di per sé autonomo, completo e competitivo per il solo risparmio idrico, è il cavallo di Troia per introdurre il nuovo concetto di gestione del sistema depurativo. Infatti, ai componenti progettati per il risparmio idrico, gia predisposti strutturalmente per svolgere questa ulteriore funzione, si dovrà solo aggiungere un dosaggio chimico. L' aggiunta di un dosaggio mirato può consentire la prevenzione dell'idrogeno solforato nella rete fognaria e nelle fosse imhoff; aumentando ulteriormente il dosaggio può causare la precipitazione chimica del fosforo, nel serbatoio di contatto che funge anche da maxi cassetta di scarico e non viceversa, come qualcuno potrebbe pensare, dotate come sono di agitazione, fondo a tramoggia e altri accorgimenti che le cassette di sciacquo non possono avere. Per giunta, la somministrazione effettuata, quando all'acqua recuperata non è stato ancora aggiunto il carico inquinante organico, delle deiezioni umane, richiede meno additivi rispetto agli impianti di depurazione e non produce fanghi in eccesso.
Quindi, abbinato con fosse imhoff, in località prive di impianti di depurazione oppure di depuratori adeguati, può sopperire anche a questa carenza. Ma essendo il sistema molto competitivo anche dal punto di vista economico, potrebbe essere preferito a costosi ampliamenti degli impianti di depurazione attualmente privi di trattamento terziario. Considerando che non comporta modifiche strutturali, anche i vecchi appartamenti che rinnovano gli impianti idraulici dei bagni e le cucine possono usufruire di questa innovazione. Per abbinare il risparmio idrico ai benefici ambientali, gli impianti per ogni appartamento diventano due, uno per i bagni e uno per la cucina. Quest' ultimo non effettuerà nessun recupero, ma solo la precipitazione chimica. Il dosaggio, pur non utilizzando strumentazioni di misura e controllo, sarà molto preciso, basandosi sul funzionamento simultaneo della pompa di sollevamento con quella dosatrice: tanto sollevo, tanto doso. Gli additivi utilizzati nei due impianti paralleli dovranno assicurare nella fossa imhoff o nell'impianto di ossidazione totale che seguirà, un ph compreso tra 7 e 8, che è la condizione ideale per avere il miglior rendimento in qualsiasi processo depurativo biologico. Avendo a disposizione un coagulante acido e una base è molto semplice ottenere tale risultato sia utilizzandoli separatamente, sia contemporaneamente nella stessa maxicassetta di contatto. Questa ulteriore opportunità che si aggiunge alle altre due già citate (prevenzione idrogeno solforato e rimozione del fosforo) può portare alla effettiva rinascita delle fosse imhoff, In proposito, si legga l'articolo, scritto appositamente dal sottoscritto per evidenziare questo aspetto, disponibile anch'esso sui siti di Lexambiente e Ambientenergia "Undici ragioni per rivalutare le fosse imhoff". L'esclusione delle fosse dal sistema depurativo, sebbene siano l'unico sistema depurativo esente da consumi energetici, è stata causata dall'incontrollabile processo di fermentazione che si sviluppa nelle fosse stesse, che nella maggioranza dei casi passa attraverso una lunga fermentazione acida, che le rende inefficaci (5-6 mesi), poco gradita per la quantità di idrogeno solforato che sviluppa, e il ben noto odore di uova marce, che le ha fatte odiare. Il dosaggio chimico preventivo impedendo anche questo fenomeno, contribuirà a questa rinascita. Considerando che oggi le fosse possono avvalersi anche della biofiltrazione con pacchi lamellari, inseribili nelle fosse stesse, i tempi di ritenzione e gli ingombri, potranno ridursi a un terzo di quelli del passato, beneficiando anche del risparmio idrico conseguito con il sistema. Oggi non è azzardato ipotizzare che le future fosse , con le due innovazioni insieme, possano arrivare all'abbattimento del 50% del bod5 e del 70 - 80 % della carica batterica e sostanze sospese, nonché la rimozione del fosforo del 95 - 98 %. Tutto questo, può portare alla rivoluzione del sistema depurativo attuale, non solo del nostro Paese, compresa la non più necessaria rete fognaria separata per le acque piovane.
La potenzialità energetica e strutturale dei depuratori, potrebbe anche fermarsi allo stato attuale. Potremmo, finalmente, imboccare la strada di una depurazione più sostenibile, che parte dalle nostre case, passa attraverso le nuove fosse imhoff e si conclude nei depuratori.
Se questo criterio entrasse anche nella legislazione della casa (come auspicato in precedenti articoli: L'applicazione della legge 244/2007 ai fini del risparmio idrico; La rivolta dei sindaci; I sindaci e la gestione dell'acqua) si potrebbe arrivare gradualmente alla certificazione ambientale dei fabbricati. Non solo i nuovi, ma anche i vecchi: con il semplice rifacimento degli impianti idraulici dei bagni e delle cucine che non durano una vita, ma al massimo 20 - 30 anni.
Certo potrà capitare che in qualche palazzo di qualche centro storico non possa inserirsi nemmeno la, pur ridotta futura fossa imhoff, ma nulla impedirà di effettuare almeno la parte riguardante il risparmio idrico e la prevenzione dell'idrogeno solforato, grazie alla modularità dei componenti. Si tratterà soltanto di recuperare l'acqua e somministrarle un bassissimo dosaggio di calce (70-100 mg/L) in modo da aumentare il ph a un valore che ci consentirà di conservare la solubilità del gas fino al depuratore, anche nei periodi estivi, quando la temperatura più elevata tenderà ad abbassarla. Questa soluzione è una di quelle consigliate dall'autorevole "Water Pollution Research Laboratory" di Stevenage (U K) (Esther-Ribaldone-Bianucci ed. Hoepli. Il gestore avrà pure la possibilità di effettuare le tarature dei dosaggi a zone in funzione della durezza dell'acqua, della distanza dal depuratore, della stagione climatica.
Ma il sistema è valido anche per abitazioni isolate che scaricano in acque sensibili. superficiali e al suolo, dove al posto della fossa Imhoff, ci potrà essere anche un impianto ad "ossidazione totale" che si avvantaggerebbe in modo economico e senza ingombro della rimozione del fosforo inorganico, non consentita dal sistema. In tutti i casi, si avrà una produzione locale di fanghi riciclabili, ricchi di fosforo da utilizzare in agricoltura anziché finire in discarica, contaminati dagli scarichi industriali abusivi o mal trattati negli impianti di depurazione.
Se nasceranno questi mini impianti di risparmio idrico e di prevenzione ambientale che mancano, non solo al nostro Paese, l'unica parte visibile degli stessi sarà il gruppo di dosaggio, del quale si e prevede ingombro delle dimensioni 650 x 400 x altezza 1000, costituito da un armadietto nel quale si troverebbe un dissolutore della calce idrata, il dosatore del cloruro ferrico e il quadretto di comando) Questo armadietto dovrebbe essere solo ospitato dagli utenti (anche all'esterno). L'accessibilità, potrebbe averla il gestore (che potrebbe essere anche il comune, V. articolo "I sindaci e la gestione dell'acqua su www.ambientenergia.info) che provvederà con una visita trimestrale o quadrimestrale alla manutenzione ordinaria e al reintegro degli additivi. La cosa è possibile, per i bassi tempi di funzionamento e i bassissimi dosaggi necessari. Persino nel dissolutore possiamo stare ampiamente al di sotto della soglia di solubilità della calce. Quindi anche se l'impianto resta fermo per diverso tempo non si creeranno sedimentazioni da invalidarne il funzionamento. Il disturbo agli utenti per ospitare i piccoli impianti sarebbe ampiamente compensato dalla riduzione della bolletta del servizio idrico integrato che terrà conto anche del consumo energetico dell'impianto che si aggirerà sui 0.7 Kw/ giorno, equivalenti a una lampadina a basso consumo. Se adeguatamente supportato dai portali ambientali e dalle riviste specializzate, non dovrebbe essere difficile far accogliere questo progetto dai legislatori nei futuri "Piani Casa",. visto che, attualmente, non c'è nulla, allo stato dell'arte, che possa penetrare così profondamente nell'edilizia civile, svolgendo contemporaneamente funzioni di risparmio idrico e depurazione, con costi decisamente sostenibili. La certificazione ambientale dei fabbricati, sarebbe la diretta conseguenza.
Luigi Antonio Pezone
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La stessa cosa succede da sempre nella gestione dell' acqua, non solo nel nostro paese. Le corazzate, costituite dagli impianti di depurazione, perdono la guerra perché i gestori non penetrano nel territorio. Mancano gli interventi capillari e la prevenzione ambientale che potrebbero ridurre l'inquinamento alla fonte, con costi accettabili, consentendo di individuare, più facilmente, anche gli scarichi abusivi. La distanza multi chilometrica degli impianti di depurazione, la fatiscenza delle reti fognarie, l'inadeguatezza degli stessi depuratori, a volte privi di trattamento terziario, compiono il resto.
L'esperienza ha dimostrato che nemmeno gli impianti più piccoli e più distribuiti sul territorio risolvono adeguatamente il problema. Se da una parte, riducono alcuni problemi , dovuti principalmente alla minore estensione della rete fognaria, ne creano altri per la minore efficienza dei gestori locali e la meno efficace tecnologia utilizzata. I piccoli impianti di depurazione sono solo più vicini al territorio, ma ugualmente non penetrano nello stesso. Ci sarebbero, come alternativa, i piccolissimi impianti ad ossidazione totale. Ma questi, pur comportando problemi di collocazione, comunque non sarebbero tanto piccoli, se dovessero, farsi carico anche della rimozione del fosforo presente nei detergenti, non eliminabile con il processo biologico da questi consentito. La rimozione locale del fosforo comporterebbe, come minimo, il raddoppio della dimensione dell'impianto, essendo necessaria almeno una vasca per la miscelazione, una per la flocculazione, che assicuri anche un tempo di contatto di almeno 20 - 25 minuti , una per la decantazione e l'estrazione dei fanghi, che assicuri almeno gli stessi tempi. Inoltre chi gestirebbe questi impianti? Se già oggi i piccoli impianti funzionano peggio dei grandi?
Con questi ragionamenti si ritorna facilmente a preferire i grandi impianti di depurazione che possono utilizzare una tecnologia di avanguardia e una gestione più efficace dei piccoli.
Ciò non toglie che comunque la guerra ambientale è stata persa. La sconfitta non è dei gestori, è soprattutto nostra. Siamo noi che paghiamo, che ci siamo arresi di fronte a un ostacolo superabile, delegando alla soluzione del problema chi non è interessato a trovarla, e non mi riferisco ai gestori, la cui funzione, almeno teoricamente, e solo quella della gestione. Contrariamente a quanto fecero gli americani in Vietnam e i russi in Afganistan, non possiamo tornare al paese di origine, sia pure umiliati e sconfitti. Siamo costretti a pagare politiche ambientali sbagliate; servizi non resi; gestori interessati solo alla fatturazione di bollette più salate; Enti inutili e presuntuosi che preposti alla soluzione dei problemi, ne ignorano persino l'esistenza.
Proviamo a elencarne alcuni:
1) Spreco delle risorse idriche attraverso le perdite delle reti di distribuzione idrica, e l'uso improprio delle acque potabili per impieghi meno nobili.
2) Spreco di risorse economiche per la manutenzione e sostituzione delle reti fognarie che si potrebbero evitare semplicemente prevenendo la formazione di idrogeno solforato, la riduzione delle portate.
3) Danni ambientali causati dagli scarichi abusivi dovuti alla mancata penetrazione nel territorio del sistema depurativo e del relativo sistema di controllo.
4) Danni dovuti agli sversamenti di liquame nei recettori finali che non passano attraverso gli impianti di depurazione in caso di piogge eccessive. Si preferisce investire in fogne separate per le acque piovane, con enormi costi, mentre sarebbe più economico e utile anche ai fini della prevenzione, prevedere dei trattamenti preliminari all'origine degli scarichi. Questi trattamenti, realizzati con il criterio si seguito descritto, ridurrebbero alla fonte oltre il 50% del carico inquinante e il fosforo completamente, rendendo meno problematici gli sversamenti.
5) Danni dovuti decadimento depurativo nei posti turistici nel periodo estivo, dove importanti oscillazioni della popolazione residente, comportano altrettante oscillazioni della qualità dell’ effluente.
6) Danni dovuti ai consumi energetici richiesti dagli impianti di depurazione, costretti a trattare liquame degradato ulteriormente rispetto all' origine, per il rimescolamento nella rete fognaria con scarichi non assimilabili e abusivi; nonché dalla distanza dell'impianto di depurazione. Uno scarico domestico in fogna per quando arriva al depuratore può raddoppiare, se non addirittura triplicare il fabbisogno di ossigeno, raddoppiando o triplicando i costi della depurazione.
7) Danni dovuti all'accettazione di scarichi eccessivamente acidi, o eccessivamente basici nelle acque superficiali, tab.3 all. 5 T.U.A. (PH 5,5 - 9,5), equiparati allo stesso livello degli scarichi in fogna, che negli impianti di depurazione potrebbero o dovrebbero essere corretti, accettati dal legislatore per l'assenza di un idoneo sistema di correzione.
8) Danni dovuti all'accettazione, sempre in acque superficiali, tab.3 all. 5 T.U.A., equiparate come sopra , agli scarichi in fogna, per il contenuto di fosforo totale (10 mg/L). Valgono le stesse considerazioni del punto sette e una domanda: Comè e possibile equiparare le acque di superficie a una fogna?
9) Danni dovuti alla produzione di fanghi non riciclabili (70% della produzione totale), inquinati dagli scarichi abusivi e di natura industriale non adeguatamente trattati, che comportano il mancato utilizzo di una risorsa e i costi di smaltimento degli stessi.
10) Danni all'economia del paese per la realizzazione di opere che si sarebbero potute evitare, o quantomeno ridurre, con una maggiore prevenzione ambientale (espropri, Condotte di distribuzione, fogne, opere civili, impianti di depurazione, impianti di sollevamento).
Esaminiamo che altro offre il mercato impiantistico ambientale per penetrare meglio nel territorio e affrontare, almeno, qualcuno dei problemi:
a) Impianti di recupero condominiali o di fabbricato. In Italia hanno avuto poche applicazioni; in Europa hanno una diffusione maggiore ma non abbastanza significativa. Recentemente in paesi come Spagna e Inghilterra i nuovi alberghi (per sentito dire) hanno l'obbligo di riciclare le acque grigie per essere usate per impieghi meno nobili, come può essere considerato il wc, innaffiamento, lavaggio auto, ecc, usando appunto tali tipi di impianti. Questi impianti devono essere riprogettati ogni volta che cambia la dimensione dell'utenza (numero di stanze, scarichi ecc. ) con ridimensionamento di: vasche di accumulo acque da trattare e trattate, vasca di contatto con reagenti, impianti di pompaggio acqua di ricircolo, reti di distribuzione, strumentazione di misura e controllo del processo ecc Necessitano di un locale che ospita l'impianto, di una conduzione, di una manutenzione, di uno smaltimento dei fanghi prodotti (tutte cose non necessarie con la proposta che segue)
b) Gli impianti di “fitodepurazione” utilizzabili per case isolate, lavorano in abbinamento con vasche imhoff e condensagrassi, hanno bisogno di un superficie di terreno di 4 – 5 m2 per abitante, quasi mai disponibile, hanno un costi di installazione abbastanza alti.
c) Gli Impianti che recuperano l’acqua meteorica (espressamente citati nella nostra Legge Finanziaria 2008) per utilizzarla per alimentare il wc, la lavatrice, l’innaffiamento, e altre funzioni. Tali impianti non sono applicabili in tutte le situazioni, inoltre, avendo un’impiantistica abbastanza complessa e costosa per la raccolta, la filtrazione, l’accumulo, il trattamento per la conservazione, il sollevamento e la distribuzione dell’acqua, Tuttavia è sconsigliato l’uso generalizzato dell’acqua piovana per tutti gli usi non potabili, in particolare, per il w.c. essendo tale acqua di natura acida e quindi predisposta alla formazione di idrogeno solforato e acido solforico con tutti i problemi che comportano,.
d) Infine, per sentito dire, in Francia, in alcune abitazioni si usa collegare gli scarichi di alcuni lavandini alla tazza wc in modo che per gravità l’acqua defluisca attraverso lo stesso prima di essere scaricata. Questo sistema, ovviamente, non si può considerare un impianto e consente un modestissimo risparmio idrico, diluendo semplicemente l’acqua presente nel sifone di scarico qualora si volesse limitare l’uso dello sciacquone ai casi più ricchi di materiale organico. Ho voluto citare anche quest’ultimo caso per completare il quadro dello stato dell’arte e rilevare che quando si tratta il risparmio idrico e l’ambiente tutte le idee sono buone
e) Impianti di trattamento fisico-chimici, utilizzabili per attività artigianali e industriali, progettati specificamente per ogni tipo di attività. Richiedono una specifica gestione e manutenzione e uno smaltimento dei fanghi come rifiuti speciali. Questi impianti non sono da prendere in considerazione per gli scarichi domestici.
Dai casi citati si deduce che delle dieci sconfitte quotidiane della gestione, sopra citate, e sicuramente ce ne sono delle altre, allo stato dell'arte, a mala pena possiamo intervenire sulla prima: il risparmio idrico. E anche su quella siamo in ritardo. Questa circostanza la dice lunga sulla volontà delle nostre Istituzioni ambientali ad affrontare le altre nove.
Gestori e Autorità Ambientali per non ammettere la sconfitta, non ammettono nemmeno che esiste la guerra. Continuano imperterriti la comoda gestione concentrata nei depuratori. Come dire che i dieci problemi elencati sono frutto della fantasia di un pensionato che non ha nulla da fare.
Così, per puro esercizio mentale, il sottoscritto ha continuato a ipotizzare reali quei problemi e a studiare una soluzione sostenibile, che penetri effettivamente nel territorio in modo capillare e affronti contemporaneamente i dieci problemi. Se, per caso, dovessero diventare reali, avremo almeno una soluzione da valutare o semplicemente da criticare. Oggi possiamo solo valutare e criticare il vuoto, tecnico e legislativo.
La soluzione elaborata, consente sia il risparmio idrico sia una migliore efficienza depurativa e dovrebbe alleggerire le bollette del servizio idrico integrato, coinvolgendo anche gli utenti. L'esperienza dei rifiuti solidi ha dimostrato che solo con il coinvolgimento dei cittadini è stato possibile dare una svolta positiva alla risoluzione dei problemi (Vedi la raccolta differenziata).
Dal numero dei problemi sopra elencati, si dovrebbe dedurre che l'inefficienza del sistema di gestione e depurazione idrica è altrettanto grande, anche se meno appariscente (bisogna essere degli esperti per accorgersene), ma i costi che paghiamo per tale inefficienza sono altissimi e purtroppo, li pagheranno anche i nostri figli e nipoti. Il coinvolgimento dei cittadini è necessario, ma molto meno faticoso di quello richiesto e concesso ai rifiuti solidi. Se applicato seriamente, il sistema dimezzerà entro una quindicina di anni i costi attuali dell' intero sistema depurativo nazionale, sia in termini di consumi (energetici e additivi) che di investimenti. Negli anni seguenti, con il rinnovo totale del patrimonio edilizio, la percentuale di risparmio aumenterà ulteriormente.
Il nuovo sistema, applicato direttamente nelle nostre abitazioni, si propone di ottenere diversi benefici ambientali, con un sistema modulare, da costruire di serie in fabbrica, e montare in cantiere da comuni artigiani, senza dover progettare per ogni fabbricato gli impianti (in funzione del numero dei piani, numero di utenze, ecc). Questo criterio di progettazione, mai utilizzato, in impianti similari, dovrebbe essere il primo elemento di riflessione per le nostre Autorità Ambientali.
Tra i benefici c'è, in primo luogo, il risparmio idrico, che si concretizza attraverso il recupero delle acque di scarico sanitarie, che vengono utilizzate per la pulizia del wc, previo, filtrazione decantazione sollevamento e accumulo in una maxi cassetta di sciacquo. Il ciclo, interamente svolto nel locale stesso in cui si originano gli scarichi, non richiede reti duali, locali condominiali, serbatoi interrati, autoclavi eccetera. Tutto avviene in modo completamente invisibile incassato nelle pareti e nel pavimento dell'appartamento. Dal singolo appartamento si può estendere a interi palazzi, quartieri e città, conservando, ogni impianto, la propria autonomia. Il risparmio idrico è limitato al fabbisogno dei servizi igienici, che statisticamente, rappresenta circa il 25% -del nostro consumo procapite, ed è completamente ricavabile dalle acque usate per l'igiene personale che si attestano su una percentuale del 35% ed eventualmente dagli elettrodomestici (12%). Questo aspetto del progetto è trattato nell'articolo "L'applicazione della Legge 244/2007 ai fini del risparmio idrico." Pubblicato anche sui siti www.lexambiente.it e ww.ambientenergia.info. Il costo di un m3 di acqua recuperata è di appena 7- 8 millesimi di euro. Questo sistema, già di per sé autonomo, completo e competitivo per il solo risparmio idrico, è il cavallo di Troia per introdurre il nuovo concetto di gestione del sistema depurativo. Infatti, ai componenti progettati per il risparmio idrico, gia predisposti strutturalmente per svolgere questa ulteriore funzione, si dovrà solo aggiungere un dosaggio chimico. L' aggiunta di un dosaggio mirato può consentire la prevenzione dell'idrogeno solforato nella rete fognaria e nelle fosse imhoff; aumentando ulteriormente il dosaggio può causare la precipitazione chimica del fosforo, nel serbatoio di contatto che funge anche da maxi cassetta di scarico e non viceversa, come qualcuno potrebbe pensare, dotate come sono di agitazione, fondo a tramoggia e altri accorgimenti che le cassette di sciacquo non possono avere. Per giunta, la somministrazione effettuata, quando all'acqua recuperata non è stato ancora aggiunto il carico inquinante organico, delle deiezioni umane, richiede meno additivi rispetto agli impianti di depurazione e non produce fanghi in eccesso.
Quindi, abbinato con fosse imhoff, in località prive di impianti di depurazione oppure di depuratori adeguati, può sopperire anche a questa carenza. Ma essendo il sistema molto competitivo anche dal punto di vista economico, potrebbe essere preferito a costosi ampliamenti degli impianti di depurazione attualmente privi di trattamento terziario. Considerando che non comporta modifiche strutturali, anche i vecchi appartamenti che rinnovano gli impianti idraulici dei bagni e le cucine possono usufruire di questa innovazione. Per abbinare il risparmio idrico ai benefici ambientali, gli impianti per ogni appartamento diventano due, uno per i bagni e uno per la cucina. Quest' ultimo non effettuerà nessun recupero, ma solo la precipitazione chimica. Il dosaggio, pur non utilizzando strumentazioni di misura e controllo, sarà molto preciso, basandosi sul funzionamento simultaneo della pompa di sollevamento con quella dosatrice: tanto sollevo, tanto doso. Gli additivi utilizzati nei due impianti paralleli dovranno assicurare nella fossa imhoff o nell'impianto di ossidazione totale che seguirà, un ph compreso tra 7 e 8, che è la condizione ideale per avere il miglior rendimento in qualsiasi processo depurativo biologico. Avendo a disposizione un coagulante acido e una base è molto semplice ottenere tale risultato sia utilizzandoli separatamente, sia contemporaneamente nella stessa maxicassetta di contatto. Questa ulteriore opportunità che si aggiunge alle altre due già citate (prevenzione idrogeno solforato e rimozione del fosforo) può portare alla effettiva rinascita delle fosse imhoff, In proposito, si legga l'articolo, scritto appositamente dal sottoscritto per evidenziare questo aspetto, disponibile anch'esso sui siti di Lexambiente e Ambientenergia "Undici ragioni per rivalutare le fosse imhoff". L'esclusione delle fosse dal sistema depurativo, sebbene siano l'unico sistema depurativo esente da consumi energetici, è stata causata dall'incontrollabile processo di fermentazione che si sviluppa nelle fosse stesse, che nella maggioranza dei casi passa attraverso una lunga fermentazione acida, che le rende inefficaci (5-6 mesi), poco gradita per la quantità di idrogeno solforato che sviluppa, e il ben noto odore di uova marce, che le ha fatte odiare. Il dosaggio chimico preventivo impedendo anche questo fenomeno, contribuirà a questa rinascita. Considerando che oggi le fosse possono avvalersi anche della biofiltrazione con pacchi lamellari, inseribili nelle fosse stesse, i tempi di ritenzione e gli ingombri, potranno ridursi a un terzo di quelli del passato, beneficiando anche del risparmio idrico conseguito con il sistema. Oggi non è azzardato ipotizzare che le future fosse , con le due innovazioni insieme, possano arrivare all'abbattimento del 50% del bod5 e del 70 - 80 % della carica batterica e sostanze sospese, nonché la rimozione del fosforo del 95 - 98 %. Tutto questo, può portare alla rivoluzione del sistema depurativo attuale, non solo del nostro Paese, compresa la non più necessaria rete fognaria separata per le acque piovane.
La potenzialità energetica e strutturale dei depuratori, potrebbe anche fermarsi allo stato attuale. Potremmo, finalmente, imboccare la strada di una depurazione più sostenibile, che parte dalle nostre case, passa attraverso le nuove fosse imhoff e si conclude nei depuratori.
Se questo criterio entrasse anche nella legislazione della casa (come auspicato in precedenti articoli: L'applicazione della legge 244/2007 ai fini del risparmio idrico; La rivolta dei sindaci; I sindaci e la gestione dell'acqua) si potrebbe arrivare gradualmente alla certificazione ambientale dei fabbricati. Non solo i nuovi, ma anche i vecchi: con il semplice rifacimento degli impianti idraulici dei bagni e delle cucine che non durano una vita, ma al massimo 20 - 30 anni.
Certo potrà capitare che in qualche palazzo di qualche centro storico non possa inserirsi nemmeno la, pur ridotta futura fossa imhoff, ma nulla impedirà di effettuare almeno la parte riguardante il risparmio idrico e la prevenzione dell'idrogeno solforato, grazie alla modularità dei componenti. Si tratterà soltanto di recuperare l'acqua e somministrarle un bassissimo dosaggio di calce (70-100 mg/L) in modo da aumentare il ph a un valore che ci consentirà di conservare la solubilità del gas fino al depuratore, anche nei periodi estivi, quando la temperatura più elevata tenderà ad abbassarla. Questa soluzione è una di quelle consigliate dall'autorevole "Water Pollution Research Laboratory" di Stevenage (U K) (Esther-Ribaldone-Bianucci ed. Hoepli. Il gestore avrà pure la possibilità di effettuare le tarature dei dosaggi a zone in funzione della durezza dell'acqua, della distanza dal depuratore, della stagione climatica.
Ma il sistema è valido anche per abitazioni isolate che scaricano in acque sensibili. superficiali e al suolo, dove al posto della fossa Imhoff, ci potrà essere anche un impianto ad "ossidazione totale" che si avvantaggerebbe in modo economico e senza ingombro della rimozione del fosforo inorganico, non consentita dal sistema. In tutti i casi, si avrà una produzione locale di fanghi riciclabili, ricchi di fosforo da utilizzare in agricoltura anziché finire in discarica, contaminati dagli scarichi industriali abusivi o mal trattati negli impianti di depurazione.
Se nasceranno questi mini impianti di risparmio idrico e di prevenzione ambientale che mancano, non solo al nostro Paese, l'unica parte visibile degli stessi sarà il gruppo di dosaggio, del quale si e prevede ingombro delle dimensioni 650 x 400 x altezza 1000, costituito da un armadietto nel quale si troverebbe un dissolutore della calce idrata, il dosatore del cloruro ferrico e il quadretto di comando) Questo armadietto dovrebbe essere solo ospitato dagli utenti (anche all'esterno). L'accessibilità, potrebbe averla il gestore (che potrebbe essere anche il comune, V. articolo "I sindaci e la gestione dell'acqua su www.ambientenergia.info) che provvederà con una visita trimestrale o quadrimestrale alla manutenzione ordinaria e al reintegro degli additivi. La cosa è possibile, per i bassi tempi di funzionamento e i bassissimi dosaggi necessari. Persino nel dissolutore possiamo stare ampiamente al di sotto della soglia di solubilità della calce. Quindi anche se l'impianto resta fermo per diverso tempo non si creeranno sedimentazioni da invalidarne il funzionamento. Il disturbo agli utenti per ospitare i piccoli impianti sarebbe ampiamente compensato dalla riduzione della bolletta del servizio idrico integrato che terrà conto anche del consumo energetico dell'impianto che si aggirerà sui 0.7 Kw/ giorno, equivalenti a una lampadina a basso consumo. Se adeguatamente supportato dai portali ambientali e dalle riviste specializzate, non dovrebbe essere difficile far accogliere questo progetto dai legislatori nei futuri "Piani Casa",. visto che, attualmente, non c'è nulla, allo stato dell'arte, che possa penetrare così profondamente nell'edilizia civile, svolgendo contemporaneamente funzioni di risparmio idrico e depurazione, con costi decisamente sostenibili. La certificazione ambientale dei fabbricati, sarebbe la diretta conseguenza.
Luigi Antonio Pezone