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L’ENERGIA EOLICA TRA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E GESTIONE DELL’AMBIENTE

di Valeria TOCCHIO - Avvocato

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1) Premessa: le ragioni di una scelta : perché il presente lavoro sull’energia eolica? 2)Ragioni storiche del nuovo interesse per l’energia eolica 3)Gli impianti eolici 4)Il delicato rapporto tra tutela del paesaggio, centrali eoliche ed iniziative imprenditoriali : un problema aperto?

1) Premessa: le ragioni di una scelta : perché il presente lavoro sull’energia eolica?

La scelta di incentrare il presente lavoro sull’energia eolica non è stata casuale.

L’interesse di indagine è nato soprattutto in seguito alla presa visione del recente piano energetico regionale dell’ Umbria, pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Umbria del 25 agosto 2004.

Suddetto piano, affrontando gli interventi sull’offerta dalle fonti rinnovabili, rivolge il proprio interesse anche all’energia eolica[1], evidenziando il potenziale eolico della Regione dell’Umbria ed individuando le aree maggiormente interessate[2].

Considerate le potenzialità riferite al territorio, la Regione ha ritenuto di potere autorizzare l’istallazione di nuovi impianti, purché ricadenti al di fuori di: -Parchi Nazionali, Parchi interregionali e Parchi regionali; -Siti Natura 2000, ovvero siti di interesse Comunitario ( S.I.C.) e zone di protezione speciale ( Z.P.S.)[3]; Aree di elevata diversità floristico-vegetazionale[4]; Aree sottoposte al vincolo paesaggistico individuate ai sensi degli artt 139 ( lett.”c” e “d”) e 146 / lett. “B”, “I” e “M2) del Decreto legislativo 29.10.99, n. 490[5].

Al di fuori di tali zone, la Regione, nel medesimo piano ha previsto una disponibilità residuale di circa 300 MW, assunto come limite, massimo di impianti realizzabili sul territorio regionale.

La Regione ha dichiarato altresì, di voler verificare la possibilità di adottare schemi giuridici che[6], in coerenza con le normative nazionali, prevedano forme di concessioni, analoghe a quelle previste per l’utilizzo di altre risorse di interesse pubblico..

Il piano fa poi espresso riferimento all’art. 12 comma 3 del Dlgs 387/2003[7], che, per gli impianti di produzione elettrica da fonte rinnovabile, prevede una procedura unica di autorizzazione, rilasciata dalla regione[8] o da altro soggetto istituzionale delegato nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell’ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico artistico.

La Regione ha inoltre segnatamente tenuto in considerazione l’impatto sul territorio degli impianti eolici . Per tale motivo, al fine della valutazione di impatto ambientale, l’ente ha previsto che, la realizzazione degli stessi impianti venga scaglionata nel tempo, con una potenza massima relativa al primo anno di vigenza del piano pari al 20%.[9]

Questo in breve, lo stato dell’arte in Umbria[10], a livello regionale.[11]

Le motivazioni del presente lavoro sull’energia eolica, sono dunque dettate dal fatto che, come il piano energetico regionale, adottato fa ben cogliere, la Nostra Regione, sensibile al problema degli impegni per il risparmio e l’efficienza energetica, si troverà probabilmente ad impattarsi territorialmente con i parchi eolici e dunque, con le incidenze tecnico-giuridiche e relazionali che ne conseguono.

Una breve analisi sul tema sembra dunque (almeno si spera), meritevole di interesse.

2) Ragioni storiche del nuovo interesse per l’energia eolica.

Se si pensa al mulino a vento la prima immagine, leggendaria, che torna alla mente, è sicuramente quella di Don Chisciotte, che combatte appunto contro i mulini a vento, reputandoli dei giganti, dalle smisurate braccia.

La cagione per cui si è tornati a combattere per, ( ma anche contro), i mulini a vento[12], va ravvisata nella necessità di contenere i fenomeni d'inquinamento, sia globali che locali, con particolare riferimento agli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra stabiliti dal protocollo di Kyoto.[13]

Il Protocollo di Kyoto ha infatti, individuato alcuni settori prioritari per la riduzione delle emissioni, tra cui l’energia, intesa come settore di utilizzo di combustibili fossili nella produzione e nell’impiego dell’energia. Ai fini dell’attuazione degli impegni sulla limitazione delle emissioni dei gas ad effetto serra, il Protocollo di Kyoto ha perciò prescritto che i paesi sviluppati e quelli ad economia in transizione, dovessero mettere a punto, elaborare ed attuare politiche e azioni operative, tra le quali, predisporre misure settoriali nel campo delle fonti rinnovabili di energia, per promuoverne l’uso.

Tra le fonti rinnovabili[14] viene annoverata l’energia eolica[15].

3)Gli impianti eolici

Un impianto eolico è un insieme di più aerogenaratori, posizionati sul territorio in gruppo, collegati ad una linea elettrica che li allaccia alla rete locale o nazionale[16].

Gli aerogeneratori vengono suddivisi principalmente in due gruppi: gli aerogeneratori ad asse orizzontale, in cui l’esse di rotazione è parallelo alla superficie del terreno e ad asse verticale, in cui l’asse di rotazione è perpendicolare alla superficie del terreno e alla direzione del vento[17].

Gli impianti possono poi essere classificati in base alla taglia:

- piccoli impianti con potenza inferiore a 50 kW per domanda energetica periferica ed isolata (diametro del rotore fino a 15 m)[18];

- impianti di media taglia con potenza fra 50 e 500 kW per applicazioni decentrate o in gruppi di qualche decina di kW collegati alla rete elettrica (wind farms), il diametro del rotore è compreso fra 15 e 35 m;

- grandi impianti con taglia superiore a 500 kW per l'allacciamento in rete (diametro del rotore da 35 a 100 m);

Un aerogenratore tipico si compone -della c.d torre ( struttura di sostegno)- della “navicella” (struttura di alloggiamento o di contenimento)- di un sottosistema di orientamento- di un una protezione esterna- del “rotore”, che è costituito da un mozzo su cui sono fissate le pale, poste in movimento dal vento- da un sistema di controllo della macchina- da un sistema di collegamento.

La struttura di sostegno, cd. torre, sostiene la navicella e il rotore che è a forma tubolare o a traliccio, e, al suo interno si trovano i cavi che convogliano l’elettricità prodotta alla cabina di trasformazione e trasmettono i segnali necessari per il funzionamento ed il controllo.

Le fondamenta si trovano quasi sempre completamente interrate e costruite in cemento armato, in quanto devono ancorare al terreno tutta la struttura dell’aerogeneratore, che deve resistere alla oscillazioni e vibrazioni, determinate dalla pressione del vento.

Una caratteristica significativa di un aerogeneratore è rappresentata dalla modalità di rotazione del rotore che può essere a velocità fissa oppure variabile. Nelle macchine a velocità variabile si riscontrano alcuni vantaggi quali: - il fatto che si riesce a controllare la velocità di rotazione del rotore regolando a valle quella del generatore[19], il controllo della potenza e di carichi, l’ottimizzazione di parametri elettrici.

Per quanto attiene i parchi eolici, le macchine che li compongono vengono allineate su una o più file, che formano conformazioni geometriche, in funzione della direzione prevalente del vento e della conformazione del terreno[20].

Le interdistanze tra le macchine devono poi essere determinate in modo ottimale, affinché gli aerogeneratori, operino nelle migliori condizioni possibili e soprattutto anche ai fini della reciproca sicurezza.

Da queste premesse, si evince chiaramente la necessità di individuare l’area ottimale per l’installazione del parco eolico.

Preventivamente la localizzazione del sito, è perciò opportuno procedere al c.d. macrositing, che consiste nell’analisi preliminare, effettuata mediante i dati di ventositá del servizio metereologico nazionale i quali vengono riportati su di una carta topografica allo scopo di definire le linee di isoventositá a partire dalle quali é possibile risalire ai siti maggiormente ventosi.

Verificate in prima approssimazione le condizioni anemologiche del sito, inizia la fase dello studio di fattibilitá del progetto che consiste nella verifica della disponibilitá dei terreni e limitazioni imposte dalle autoritá locali, della accessibilitá al sito con mezzi speciali, dei punti di interconnessione alla rete di AT o MT limitrofi, della possibilitá di rete di distribuzione.

Completata la fase di verifica preliminare, si passa alla valutazione concreta della producibilitá dell’impianto attraverso una campagna anemologica eseguita mediante l’installazione nell’area di differenti torri anemometriche con le quali é possibile raccogliere i dati del vento specifici al sito e necessari per la successiva scelta delle turbine e definizione della loro disposizione ed altezza torre con l’obiettivo di ottimizzare la resa energetica del sito.

Conclusa positivamente la fase preliminare, si dovrebbe procedere alla progettazione dell’impianto[21] con l’obiettivo di ricercare l’ottimizzazione della resa energetica del sito ed allo stesso tempo, consentire trasporto, montaggio e avviamento degli aerogeneratori, congiuntamente con le migliori condizioni di inserimento ambientale compatibilmente sia con i vincoli legislativi che territoriali riscontrati.

Difatti le maggiori difficoltà incontrate dalla realizzazione in Italia di impianti eolici è dovuta dalla incidenza sul paesaggio e sui valori ambientali.

La presa di coscienza della problematica incidenza dell’eolico sul paesaggio, ha il proprio, esplicito referente normativo nella emanazione della direttiva 97/11/CE, a cui l’Italia si è adeguata con DPCM 3 settembre 1999, in tema di V.I.A(valutazione di impatto ambientale) regionale, con il quale ha espressamente esteso la V.I.A[22] agli impianti di produzione di energia mediante lo sfruttamento del vento e nella direttiva 2001/42 /CE che ha introdotto la valutazione di incidenza ambientale[23], prima ai piani e poi ai progetti, volti alla realizzazione dei suddetti parchi eolici.

4)Il delicato rapporto tra tutela del paesaggio, centrali eoliche ed iniziative imprenditoriali : un problema aperto?

Il delicato rapporto tra tutela del paesaggio e parchi eolici emerge pienamente nelle previsioni normative, poco innanzi celermente richiamate.

La normata esigenza di una pianificazione programmata e concertata, a doppio livello (tra piani in primis e quindi, tra piani e progetti)[24]è chiaro sentore della complessità teorico ed esecutiva dell’eolico sul territorio.

La forza impattante, è innegabile, indipendentemente dal giudizio positivo o negativo che si abbia dei parchi eolici.

La valutazione dell’impatto riguarda differenti aspetti:

a) la compatibilità con la destinazione d’uso del territorio circostante.

Si ricordi a tal proposito che oltre al posizionamento degli aerogeneratori, la realizzazione di parchi eolici può comportare opere civili[25] quali strade d’accesso, fondazioni, piazzole per il montaggio, scavo e ricopertura linee, opere accessorie sottostazione elettrica, regimentazione idraulica, sistemazione morfologica, opere queste che potrebbero risultare incompatibili, o quanto meno gravare sulla destinazione d’uso del territorio circostante.

A tal proposito, pertanto, un preventivo raccordo tra piani (ad esempio tra piani paesaggistici, piani territoriali di coordinamento provinciale e piani regolatori comunali[26]) appare auspicabile.

b) impatto visivo e modifica del paesaggio[27]

I metodi di valutazione dell’impatto visivo degli impianti eolici sul paesaggio si rifanno ad un approccio di tipo qualitativo, espresso attraverso un giudizio soggettivo , di gruppi di esperti o attraverso un approccio quantitativo, che misura le caratteristiche del campo visuale. Si utilizzano altresì sempre più frequentemente dati cartografici, che consentono di valutare le variabili del paesaggio.

Una tecnica utilizzata per valutare l’impatto degli impianti sulla qualità visuale è stato l’uso dei differenziali semantici, che hanno consentito di verificare come i parametri quantitativi, interferiscano sul paesaggio, in modo più rilevante. Ad esempio una forte interferenza è data dal numero delle pale.

Così si è visto che la forma della distribuzione delle pale allineata è preferibile a forme di allineamento rettangolare o a gruppi.

Parimenti, turbine in movimento, risultano più gradevoli, rispetto a strutture ferme.

c) impatto acustico.

Una localizzazione del sito in aree con scarsa densità abitativa consente di mitigare il problema[28].

Sembra altresì, che studi sui materiali e sull’aereodinamica delle pale abbiano consentito il contenimento delle emissioni sonore.

d) disturbi elettromagnetici

Sebbene se ne parli comunemente, allo stato. in Italia. l'interferenza elettromagnetica causata dagli impianti eolici. è poco studiata

e) interazione con la fauna

Il rapporto tra impianti eolici e avifauna è ritenuto complesso e non facilmente quantificabile.

L’impatto con gli uccelli può avvenire o direttamente, per scontro con le turbine[29]e o indirettamente per perdita dell’habitat in conseguenza della fase di cantiere, con disturbi della nidificazione e cambi di rotte migratorie.

Gli effetti negativi potrebbero essere mitigati attraverso degli accorgimenti, quale una volta terminata al fase di cantiere, ripristinare il sito in condizioni per quanto possibile, analoghe allo stato d’origine, minimizzare le modifiche dell’habitat, adeguarsi, il più possibile alle tipologie esistenti.

Riassumendo il delineato quadro, emergono due contrapposti schieramenti.

Da un lato, si sostiene la positività dell’energia eolica dettata dal fatto che gli impianti eolici sfruttano una fonte rinnovabile (l’energia del vento) senza utilizzare a combustibili convenzionali e quuindi non provocano emissioni di gas dannosi , consentendo l’adempimento degli impegni sanciti con il Protocollo di Kyoto.

Di contro, vi è chi sottolinea gli effetti negativi dei parchi eolici, quali: occupazione del territorio, impatto visivo, rumore, effetti elettromagnetici, interferenze elettromagnetiche, effetti su flora e fauna.

Non solo.

Ulteriore anello del delicato (dis)equilibrio, che gravita intorno all’eolico è il mondo imprenditoriale.

Vi è infatti da un lato chi si lamenta della poca competitività dell’eolico, rispetto alle altre energie.

Ancora, si teme che, come accaduto per alcuni impianti in Europa, si possano verificare fenomeni di turismo eolico da parte di disinvolti imprenditori.

Altrettanto si sospetta [30]che da parte di qualcuno il fine della realizzazione dei parchi eolici possa consistere nel pregustare la contrattazione dei certificati verdi.

Di converso, si è sostenuto che l’atteggiamento antieolico possa pregiudicare enormemente l’Italia che rischia di uscire dal”industria manifatturiera dell’eolico”[31], che invece rappresenta , per altre realtà[32] una voce importante del PIL, trattandosi di una soluzione energetica potenzialmente efficace e ricca di prospettive positive.

Una necessitata neutrale conclusione: i tempi non sono, forse, ancora maturi per il delinearsi delle odierne zone d’ombra: il problema è, dunque, ancora aperto.

Avv. Valeria Tocchio



[1] Si riporta per chiarezza espositiva l’introduzione sull’energia eolica del Piano Energetico regionale,in Supplemento straordinario al «Bollettino Ufficiale» - serie generale - n. 35 del 25 agosto 2004 p.75 “Lo sfruttamento dell'energia eolica costituisce attualmente, dopo l'energia idroelettrica, una delle fonti di energia rinnovabile che consente i maggiori volumi di produzione energetica.

Come gran parte delle fonti di energia rinnovabile anche l'energia eolica è caratterizzata da bassa densità energetica; per questo motivo lo sfruttamento di questa risorsa comporta l'installazione di più macchine per la conversione di energia In genere dunque quando si parla di un impianto eolico spesso ci si riferisce ad una wind farrn (gruppo di più aerogeneratori disposti variamente sul territorio, ma collegati ad una unica linea che li raccorda alla rete locale o nazionale) piuttosto che alle singole turbine.

I sistemi di conversione dell'energia eolica in energia elettrica sono stati storicamente sviluppati dagli Stati Uniti (negli anni 80) e successivamente dalle Nazioni del Nord Europa (Germania, Danimarca ecc..) dove si sono verificate le condizioni tecniche ed economiche che favorivano uno sfruttamento della risorsa a livello industriale.

Ai primi anni novanta risalgono gli studi sulla risorsa eolica su scala europea (Atlante Eolico Europeo) che però non avevano un dettaglio sufficiente per poter giudicare con chiarezza bacini eolici molto complessi (come ad esempio I1talia, la Spagna, la Grecia ecc.. .).

I sistemi di sfruttamento dell 'energia eolica si sono dunque sviluppati sia a livello di applicazione che a livello tecnologico prima nei paesi sopra citati e dopo, solo grazie alla maggior attenzione nei confronti delle fonti di energia rinnovabile, anche nei paesi, come l'Italia, dove la risorsa e le tecniche di conversione dell'energia erano meno conosciuti.

La tecnologia attualmente più utilizzata è quella delle grandi turbine eoliche tripala ad asse orizzontale con torre tubolare in acciaio.

In Italia il potenziale eolico è ancora in fase di esplorazione, tuttavia negli ultimi anni, ci sono state importanti installazioni soprattutto nelle regioni meridionali che per prime hanno sperimentato questa tipologia d'impianti. Purtroppo la diffusione degli impianti eolici su scala nazionale è avvenuta a macchia di leopardo proprio per il fatto che in alcune regioni le installazioni sono state bloccate da problematiche di inserimento ambientale abbastanza complesse. Una conoscenza più approfondita della risorsa eolica consentirà in ogni caso di superare tali ostacoli al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati….”

[2] Tale potenzialità eolica, specifica il piano, fa riferimento alla mappa, allegata al Documento sulle possibilità di sfruttamento dell’energia eolica in Umbria, redatto dall’Università degli Studi di Perugia, che ha realizzato lo studio, avvalendosi anche dell’impostazione di un GIS (Geografical Information System). A pag. 76 del piano viene riportata la mappa del territorio umbro, in cui sono stati individuati tre bacini eolici, ritenuti ottimali per lo sfruttamento del vento geostrofico: bacino eolico della dorsale umbra sud, nascono eolico della dorsale umbra nord, bacino eolico della dorsale umbra ovest.

[3] Considerata la probabilità estremamente elevata dei campi eolici di ricadere direttamente o in prossimità di aree della rete Natura 2000, la Commissione europea ha fissato i caratteri peculiari della Valutazione di incidenza, ai quali fa riferimento la grandissima parte delle linee guida elaborate dalle amministrazioni regionali italiane. In merito ai contenuti della Valutazione di incidenza si confronti : Cittadini, La valutazione dell’impatto ambientale degli impianti eolici in Eolico: paesaggio e ambiente” a cura di Silvestrini e Gamberale, 2004 Franco Muzzio Editore, p.63ss,, la quale rileva : “La Valutazione di incidenza considera solo gli effetti delle azioni del piano o del progetto in esame su taluni habitat e talune specie della flora e della fauna ritenute di interesse comunitario. All'interno di tali habitat e di tali specie sono poi riconosciute "di interesse prioritario" categorie rare, vulnerabili e/o a rischio di estinzione per le quali la Comunità ha una speciale responsabilità e che richiedono "una protezione rigorosa", e dunque di un regime di protezione più vincolante e più severo. I siti di interesse comunitario sono costituiti dalle ZPS (Zone di protezione speciale) dedicati alla protezione dell'avifauna, che derivano dalla applicazione della direttiva 79/409/CEE e dai SIC (Siti di importanza comunitaria) che derivano dalla applicazione della direttiva 92/43/CEE. Questi ultimi, attualmente proposti dagli Stati membri alla Commissione europea, dovranno essere approvati entro il 2004 e prenderanno il nome di ZSC (Zone speciali di conservazione).

L'insieme di SIC e ZPS forma la rete "Natura 2000", ovvero uno dei più importanti strumenti finalizzati a raggiungere gli obiettivi della Convenzione sulla diversità biologica europea" mantenendo o ripristinando determinati habitat e specie in uno nel contesto dei siti Natura 2000, tenendo conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nell'ottica di uno sviluppo sostenibile".

Il concetto di rete risulta particolarmente significativo. Non si tratta infatti di soltanto di garantire la conservazione dei valori biologici rilevanti di ciascun sito, ma di "costruire con l'insieme dei siti una rete "coerente" funzionale alla conservazione dell'insieme di habitat e di specie che li caratterizzano".

Ne deriva che nell'esame di ciascun sito oltre ai valori naturalistici che ne hanno determinato l'individuazione deve essere considerata anche la collocazione e il ruolo all'interno delle rete Natura 2000”

[4] Per quanto attiene l’impatto delle centrali eoliche sulla flora e le vegetazioni, si veda La Mantia, Barbera, Lo Duca Massa, Pasta in Gli impatti degli impianti eolici sulla componente biotica e le misure di mitigazione, in Eolico: paesaggio e ambiente, cit. p. 95 ss, che pongono l’attenzione sulla apertura di nuove strade in sede di costruzione degli impianti o l’ampliamento o il miglioramento di strade già esistenti, che possono “esasperare il degrado del territorio”. !Infatti”, analizzano gli autori”una migliore accessibilità di aree saltrimenti piuttosto impervie possono incentivare pratiche illegali, qauli il bracconaggio, gli incendi dolosi e colposi, l’apertura di discariche e di cave abusive, le attività “sportive”, come il motocross e il tiro al bersaglio. Gli autori auspicano pertanto sopralluoghi effettuati nella stagione più opportuna, con la massima accuratezza da botanici esperti. Tali sopralluoghi dovranno poi essere proporzionati alla complessità, all’accessibilità e all’eterogeneità del paesaggio vegetale dell’area stessa durante il periodo più propizio.

Si sostiene inoltre che “oltre a censire la flora del comprensorio, è opportuno analizzare in maniera puntuale la florula delle aree in cui si prevede la costruzione delle torri o il taglio di nuove strade d’accesso”

[5] Dal 1° maggio 2004, con l’entrata in vigore del Dlgs 42/2004, le norme approvate dal dlgs 490/99 e successive modifiche, sono state abrogate.

[6] A tal proposito, in merito allo schema giuridico da utilizzare per la realizzazione e la gestione di una centrale eolica, si riporta il recente orientamento giurisprudenziale del TAR Puglia, 23 aprile 2003, 1785 in Italedi on line pag. 2793, parte I Anno 2003 che ha ritenuto “ illegittima la deliberazione comunale che dispone l’affidamento a trattativa privata della concessione per la realizzazion e gestione di una centrale eolica da installare in territorio Comunale, atteso che trattasi di pubblico servizio funzionalizzato al soddisfacimento di bisogni fondamentalidella collettività uti singuli ed organizzato secondo modelli gestionali previsti dall’art.35 L. 28 dicembre 2001 n. 448, il cui affidamento in concessione deve necessariamente avvenire mediante gara ad evidenza pubblica”

[7]Sul d.lgs 387/2003, si legga il commento di Sanna e della Selva “Sull’energia da fonti rinnovabili una nuova legislazione alla prova”, in “Ambiente e sicurezza” del 27 luglio 2004, n.14 . In merito agli obiettivi della nuova disciplina gli autori scrivono : ”L'art. 1, D.Lgs. n. 387/2003 è particolarmente importante ai fini della ricostruzione del quadro normativo e delle possibili linee direttrici future di sviluppo della disciplina delle fonti rinnovabili. Ai sensi di questo articolo, scopo del decreto è quello di:-. stimolare un maggior contributo delle fonti energetiche rinnovabili alla produzione di elettricità nel relativo mercato italiano e comunitario; . promuovere misure atte al perseguimento degli obiettivi indicativi nazionali di cui all'art. 3, comma 1, D.Lgs. n. 387/2003; -. concorrere alla creazione delle basi per un futuro quadro comunitario in materia; -. favorire lo sviluppo di impianti di microgenerazione elettrica alimentati da fonti rinnovabili, in particolare per gli impianti agricoli e per le aree montane, disposizione particolarmente importante, nella misura in cui promuove la produzione eco-compatibile di energia elettrica su micro-scala (come già sta avvenendo ad esempio negli Stati Uniti), anche al fine di decongestionare le grandi dorsali di distribuzione”.

[8] Sempre nel citato piano energetico, a pag. 81 si legge che in riferimento agli atti autorizzativi, “la Giunta Regionale, sentita la commissione consiliare competente, emana entro novanta giorni dall'approvazione del presente piano idonei criteri e regole per la localizzazione e realizzazione degli impianti, tese alla tutela paesaggistica e ambientale. Le domande di richiesta di autorizzazione in itinere sono sospese fino all'emanazione dei criteri di cui sopra salvo il completamento dell'impianto sito in Fossato di Vico. Per tale impianto si fa eccezione a quanto sopra disposto per il completamento fino alla potenza massima complessiva di 5 MW nominali, inclusa la potenza delle attuali turbine, ciò in quanto trattasi di sito esistente in attività e dotato delle infrastrutture necessarie”.

[9] Per gli ulteriori anni di validità del piano invece la Regione ha predeterminato che la percentuale venga stabilita dalla Giunta Regionale sentita la competente commissione consiliare con parere vincolante.

Il piano esprime poi una dichiarazione di intenti da parte della Regione, di adoperarsi per un 'ampia diffusione delle opportunità che verranno offerte dal recepimento della Direttiva comunitaria sulla produzione elettrica da fonte rinnovabile che contempla la possibilità, per i piccoli impianti fino a 20 kW, di utilizzare il servizio di scambio sul posto dell'energia prodotta.

[10] Anche nelle altre Regioni il tema degli impianti eolici è fortemente sentito ed oggetto di provvedimenti ad hoc.

Per quanto concerne le esperienze delle nostre “vicine di casa Toscana e Marche, si rileva che :la Regione Toscana ha di recente presentato una bozza di "Linee guida per la VIA degli impianti eolici": lavoro, indirizzato a consentire alla regione Toscana di raggiungere l'obiettivo della installazione di 300 MW da energia eolica entro il 2010;la Regione Marche, ha approvato invece misure cautelative, in attesa di disporre del Piano energetico ambientale regionale, in merito alla Procedura di Valutazione di impatto ambientale degli "Impianti industriali per la produzione di energia mediante lo sfruttamento del vento".

Per ulteriori approfondimenti cfr.Vittadini “La valutazione dell’impatto ambientale degli impianti eolici” cit .p.84 ss

[11] A livello Comunale, sebbene molti Comuni, nella redazione dei loro piani abbiano affrontato, anche con esiti tra loro discordanti il problema dell’energia eolica, risulta difficoltoso e frammentario in questa sede analizzarne, anche solo genericamente i contenuti.

Alla luce della interessante indagine sul tema, espletata dall’Università di Perugia, si rimanda tuttavia al “Piano energetico e ambientale del Comune di Perugia III fase - piano definitivo scheda tecnica A1) sviluppo di fonti energetiche rinnovabili: eolico stato dell’arte” in www.unipg.it.

Molto interessante a tal proposito è quanto scritto relativamente alla “attuabilità nel territorio comunale”facendosi presente che “. L’analisi della risorsa eolica nel territorio comunale, effettuata nell'ambito del Piano Energetico, ha individuato, come sito di interesse, la sommità di Monte Tezio; ipotizzando l'installazione di ventidue aerogeneratori di potenza nominale complessiva pari a 36,3 MW e tenendo conto dell'anemometria del sito, si potrebbero produrre circa 70.000 MWh/anno . L’eventuale installazione del campo eolico in detta zona, non potrà prescindere dalla minimizzazione dell’impatto visivo, attraverso la scelta degli aerogeneratori più idonei, e delle opere di costruzione e di allaccio alla rete elettrica. Sono tuttora in corso valutazioni sulla potenzialità di un altro sito Pietramelina, peraltro già interessato da un’attività di valenza ambientale”.

[12] I primi studi scientifici nel campo dell’energia eolica sono dovuti allo studioso danese Le Cour, il qule negli anni compresi ta il 1891 e il 1907, mise a punto un generatore eolico del diametro di 22,8 m. ad Askov, in Danimarca.

Nel periodo 1930-1960 furono costruiti una serie di prototipi di turbine eoliche di media e piccola taglia. Nel corso della seconda guerra mondiale l’energia eolica, in quei paesi, colpiti da carenza di energia elettrica fu impiegata per il caricamento di batterie per l’illuminazione, per apparecchi radio…Dopo una battuta d’arresto negli anni 60, con la crisi petrolifera del 1973, vi fu un rinnovato interesse nei confronti dello sfruttamento dell’energia eolica.

[13] Il Protocollo di Kyoto impegna i paesi industrializzati e quelli ad economia in transizione, i paesi dell’Est europeo, raccolti in un apposito elenco di 38 paesi a ridurre le loro emissioni totali di gas serra del 5% entro il periodo compreso fra il 2008 e il 2012.

[14] L’art. 2 del D.lgs 387/2003 definisce fonti energetiche : l’energia eolica, l’energia solare, l’energia geotermica, il moto ondoso, la forza maremotrice e idraulica, le biomasse, il gas di discarica, i gas residuati dai processi di depurazione, il biogas

[15] Il Contributo dell’eolico al raggiungimento dell’obiettivo indicato dal protocollo di Kyoto, secondo il Libro Bianco bianco italiano per la valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili, consentirebbe di coprire circa il 5% delle riduzioni, che si dovrebbero ottenere

[16] Così Benedetti e Gamberale “Una tecnologia in evoluzione” in Eolico: paesaggio e ambiente, cit. p.27 ss

[17] Tra i moderni aerogeneratori quello più diffuso è il modello ad asse orizzontale Gli elementi costituenti un aerogeneratore sono, la torre di supporto, la navicella ed il rotore. La torre di supporto puó essere di differenti altezze per una stessa macchina a seconda delle caratteristiche della ventositá del sito ed é normalmente costituita da conci rastremati (2,3 o 4 a seconda delle altezze e dei tonnellaggi in gioco) ottenuti attraverso la saldatura di differenti virole di acciaio e completati alle estremitá da frange che servono per il montaggio successivo con unioni imbullonate. La Navicella é costituita da un telaio in acciaio saldato o in fusione di ghisa sferoidale, ricoperto da una struttura di vetroresina al cui interno é collocata la trasmissione di potenza che porta al generatore anch’esso all’interno della navicella assieme ai quadri elettrici e di comando. La navicella é connessa alla flangia di estremitá della torre mediante un collegamento che ne permette la rotazione relativa rispetto all’asse della torre stessa, tale rotazione consente l’orientazione della navicella stessa rispetto alla direzione del vento. Alla linea di trasmissione di potenza della navicella é collegato il rotore costituito da un mozzo, normalmente di ghisa sferoidale e di forma sferica, cui sono unite le pale che a seconda dei modelli sono ad esso rigidamente connesse o sono collegate tramite dei cuscinetti che ne permettono il movimento di rotazione relativa attorno al proprio asse longitudinale (cambio di passo). Il sistema di controllo costituito da differenti sensori ed attuatori idraulici ed elettrici regolati dal computer centrale permette la rilevazione dello stato della macchina e delle condizioni del vento ed in funzione di questi ottimizza la produzione energetica garantendo la sicurezza del sistema nelle differenti condizioni operative.

[18] Queste macchine sono largamente impiegate nelle zone isolane, mentre le macchine di media taglia sono ritenute interessanti, per piccole isole, Comunità Montane piccole e medie aziende agricole

[19] Così Benedetti e Gamberane, cit. p.33 ss

[20]Infatti i fattori che fanno variare le caratteristiche di velocità e direzione ai venti di superficie, sono: • la rugosità del terreno (vegetazione, edifici, le aree coltivate e le caratteristiche del suolo, ad esempio, sono alcuni degli elementi tipici che più frequentemente contribuiscono alla rugosità.) • l’effetto barriera alle spalle di ostacoli; • l’effetto dovuto alle variazioni di altitudine del terreno. L’insieme di questi elementi può provocare, dal punto di vista della conversione energetica, in certi casi, effetti negativi quali la riduzione della velocità del vento o la formazione di fenomeni turbolenti, ma anche effetti positivi come l’aumento del flusso del vento in corrispondenza della sommità di rilievi con pendii dolci o l’incanalamento delle masse d’aria in direzioni prestabilite (nei fondovalle), o infine situazioni ancora più particolari in cui si può avere il cosiddetto “effetto tunnel”. Tale effetto provoca una accelerazione del vento in corrispondenza di una ben determinata direzione e può essere causato dal particolare andamento della superficie terrestre in maniera tale da comprimere le masse d’aria, riducendone la sezione di flusso, incanalandola a velocità più elevate verso una certa direzione

[21] La progettazione consta di:- progettazione di opere elettromeccaniche, quali cavidotti ,rete di terra , allacciamenti e cablaggi, quadri e trasformatore-, sottostazione elettrica , linea dati e sistema di controllo e- progettazione di opere civili quali strade d’accesso, fondazioni, piazzole per il montaggio, scavo e ricopertura linee, opere accessorie sottostazione elettrica, regimentazione idraulica, sistemazione Morfologica..

[22] La prima norma di riferimento in Italia, riguardante la V.I.A., è la L. 22 Febbraio 1994 n.146 (Legge Comunitaria 1993) che recepisce la Direttiva 85/337/CEE concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati (successivamente modificata ed integrata dalla Direttiva 97/11/CE del Consiglio del 3 marzo 1997).

A tale atto è seguito il D.P.R. 12 Aprile 1996 “Atto di indirizzo e coordinamento per l’attuazione dell’art.40, comma 1, della L.22 Febbraio 1994 n.146 concernente disposizioni in materia di impatto ambientale” . Le norme tecniche per la redazione della V.I.A. (a livello nazionale) sono disciplinate dal D.P.C.M. 27 Dicembre 1988 “Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale… “ La normativa statale demanda alla Regioni il compito di regolare in maniera più dettagliata ed esaustiva la procedura di V.I.A. e i doveri, diritti e compiti dei vari soggetti che sono o possono essere coinvolti in questo procedimento.

Ogni Regione disciplina, nei limiti e secondo i principi della normativa nazionale, la procedura di valutazione di impatto ambientale relativa a impianti eolici industriali da realizzarsi sul proprio territorio.

La necessità di sottoporre la realizzazione di un impianto eolico ad una valutazione di impatto ambientale è di competenza delle Regioni che esercitano tale attività decisionale analizzando diversi fattori quali -la posizione geografica dell’impianto -la capacità produttiva-l’utilizzo delle risorse ambientali -il rischio di incidenti -la produzione di rifiuti. Per la Regione Umbria le leggi in tema di V.I.A. sono la L.R. 9 aprile 1998, n. 11. Norme in materia di impatto ambientale e la L.R. 20 marzo 2000, n. 22. Adeguamento della legge regionale 9 aprile 1998, n. 11. "Norme in materia di impatto ambientale" al DPCM del 3 settembre 1999: "Atto di indirizzo e coordinamento in materia di valutazione di impatto ambientale

[23] La Valutazione di incidenza, che riguarda sia i piani che i progetti ha lo scopo di “individuare e valutare i principali effetti che il piano o il progetto possono avere sui siti di importanza comunitaria, in considerazione degli obiettivi di conservazione dei medesimi” Sul punto rilegga D.M. 3 settembre 2002 “Linee guida per la gestione dei siti di Natura 2000” e si confronti la nota 3.

[24] Sulle valutazioni di incidenza tra piani e progetti concernenti i siti Natura 2000 e relativo iter decisionale, si rimanda all’art. 6 Direttiva Habitat

[25] La realizzazione di siffatte opere contribuisce ad ingenerare il convincimento che la forma giuridica più rispettosa delle norme di legge per la realizzzazione e la gestione di una centrale eolica sia la procedura di gara ad evidenza pubblica. In tal senso si veda la nota n. 6.

[26] Diversamente non è difficile ipotizzare il caso di scelte effettuate dall’Autorità Comunale nell’adozione del P.R.G., che mal si conciliano (se non per effetto di una pronuncia giudiziaria) con l’allocazione di una centrale eolica..

Così TAR CAMPANIA-NAPOLI, SEZ. IV – Sentenza 7 maggio 2003 n. 5195 ha sostenuto che “Anche se le scelte effettuate dall’Autorità comunale nell'adozione del P.R.G. costituiscono apprezzamento di merito sottratto al sindacato di legittimità del G.A., a meno che non siano inficiate da errori di fatto o da abnormi illogicità, tuttavia deve ritenersi che tale discrezionalità non possa spingersi sino alla imposizione di limitazioni assolute sull’intero territorio comunale all’installazione di impianti per la produzione di energia eolica. E’ pertanto illegittima la prescrizione contenuta in un Piano Regolatore Generale, di vietare la posa in opera, sull’intero territorio comunale, di tutte le installazioni capaci di alterare le caratteristiche e/o la percezione, quali, ad esempio, antenne, pale eoliche, silos di altezza superiore a mt. 6, impedendo, in tal modo, lo stesso esercizio di attività di pubblico interesse quale è quella della produzione di energia alternativa

Se è vero che la destinazione a zona agricola possiede anche una valenza conservativa dei valori naturalistici, è anche vero che la previsione dello strumento urbanistico di destinazione a verde agricolo non deve necessariamente rispondere a interessi dell'agricoltura, ben potendo essere imposta per soddisfare l'esigenza di impedire in determinate zone un' ulteriore edificazione, anche a fini di tutela ambientale , senza tuttavia impedire l’installazione di impianti idroelettrici o di centrali eoliche.

Un provvedimento sindacale di diniego del nulla osta per l'autorizzazione paesaggistica ai sensi dell'art. 7 della legge 29 giugno 1939, n. 1497 e della legge 8 agosto 1985, n. 431, per la realizzazione di lavori per il collegamento alla esistente rete nazionale di trasmissione degli impianti di produzione di energia eolica deve indicare le ragioni ostative al rilascio della autorizzazione, al fine di eliminare la sproporzione tra tutela dei vincoli e la finalità di pubblico interesse sotteso alla produzione ed utilizzazione dell'energia elettrica; è pertanto illegittimo il rigetto dell'istanza motivato solo dall'assenza, nell'intervento proposto, di misure di salvaguardia di non precisati valori ambientali, paesistici, architettonici e monumentali” in Lexitalia .it,.

Viene da chiedersi se, fattivamente, una preventiva concertazione e coordinamento tra piani e relative localizzazioni degli impianti risolverebbero problemi di questo genere.

In tal senso la VAS, valutazione ambientale strategica dei piani e dei programmi, da effettuarsi durante la fase preparatoria e prima della adozione del piano o programma, individuando e valutando nel mentre della proposta di piano gli effetti significativi sull’ambiente, potrebbe rivestire un particolare interesse per gli impianti eolici.

[27] Questo argomento viene trattato da Amadio “ Il paesaggio e l’intervento umano: una lunga storia di possibile convivenza” in “Eolico : paesaggio e ambiente” cit. p,. 141ss
[28] Cfr. Barra, Piazzi, Arena 2000 Energia eolica ENEA p.11. In Germania si raccomanda una distanza minima dalle abitazioni di 500 metri
[29] Lo scontro con le pale riguarda principalemtne i grossi velggaiotori, mentre per quanto attiene gli uccelli di piccola tagli non ci sono dati certi.

Sul tema si veda A.A. V.V. Risoluzione in merito all’impatto degli impianti eolici sui rapaci e sull’avifauna in genere 1° convegno Italiano sui rapaci Diurni e Notturni, Preganziol( TV) 10 marzo 2002

[30] Così.Velatta Comitato Nazionale del paesaggio “ La questione eolica in Italia 2002, p.43,45
[31] Su questi aspetti cfr. Benedetti e Gamberale “Le argomentazioni contro”in Eolico : paesaggio e ambiente” citp.171 ss.
[32] Germania e Francia.