Lexambiente - Rivista Trimestrale di Diritto Penale dell'Ambiente  

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Pastrocchio in delega
di Luca RAMACCI
Pubblicato su "Nuova Ecologia" Aprile 2004 (www.lanuovaecologia.it)

È indiscutibile che c'era bisogno di riordinare la normativa ambientale, scrive il pm Luca Ramacci. Ma, chiede, ci si può fidare di un legislatore amico di chi inquina?

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Tra gli addetti ai lavori è conosciuta come “pornolegge” ed è il più recente pastrocchio che il nostro legislatore ambientale abbia partorito: la legge delega ambientale, 15 dicembre 2004, n.208. Approvato dopo ben tre voti di fiducia, è un provvedimento che delega il governo alla riscrittura delle principali leggi di tutela ambientale: rifiuti, acque, difesa del suolo, flora e fauna protette, danno ambientale, aria. Di un riordino c’era sicuramente bisogno, le disposizioni susseguitesi nel tempo hanno creato un “inquinamento” da leggi. Ma possiamo fidarci di un legislatore che ha sempre strizzato l’occhio agli inquinatori? Pare di no.

Tutto questo lavoro dovrebbe essere svolto, in un anno, da 24 esperti scelti dal ministro Matteoli. E circola già un elenco di persone appartenenti ai settori più disparati: dal diritto costituzionale alla storia del diritto medievale. Anche ammesso che riescano nel compito affidato, nella legge si trovano comunque alcune disposizioni di immediata attuazione che non fanno ben sperare sulle intenzioni del legislatore. A parte i riferimenti a Punta Perotti, alla polvere di allumina, alla lolla di riso e altre amenità che non si capisce cosa ci stiano a fare in una legge di così vasta portata, salta agli occhi il nuovo tentativo di risolvere i problemi delle acciaierie, che evidentemente turbano i sonni del nostro legislatore. Ci aveva già provato in precedenza, facendo una figuraccia davanti alla Corte di giustizia europea che a novembre ha bacchettato l’Italia per il maldestro tentativo di sottrarre dal novero dei rifiuti i rottami ferrosi, con la nota «interpretazione autentica della nozione di rifiuto».

Ma la fretta, si sa, è cattiva consigliera. E secondo alcuni commentatori, il possibile risultato delle nuove disposizioni sarà un’interpretazione comunitaria ancora più restrittiva. Non contento di quella che potrà rivelarsi una zappata sui piedi, l’infaticabile legislatore ambientale ha anche modificato il neonato Codice Urbani, senza però correggere gli errori segnalati da più parti e introducendo non solo una minisanatoria, ma anche il “condonicchio” paesaggistico, che non si sa come applicare (tanto per dirne una, un pasticcio di date consentirebbe di demolire gli abusi condonati). Al peggio non c’è mai fine. Che ci toccherà vedere la prossima volta?