Lexambiente - Rivista Trimestrale di Diritto Penale dell'Ambiente  

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Seguito OPERAZIONE "ULTIMO ATTO - CAROSELLO"
Comunicato Stampa
In data odierna è stata eseguito un sequestro “per equivalente” di un ammontare di circa 2 milioni e mezzo di Euro a carico di PELLINI Giovanni e PELLINI Cuono.
Le investigazioni - effettuate da un gruppo interforze (Carabinieri del Comando Tutela Ambiente e del Comando Provinciale di Napoli, Guardia di Finanza, DIA) - portarono nel gennaio del 2006 all’adozione di numerose ordinanze di misura cautelare personale ed a provvedimenti di sequestro preventivo di mezzi e di aziende. Anche i predetti, come si ricorderà, furono colpiti da ordinanza di custodia cautelare, ed ora risultano imputati in un procedimento per associazione per delinquere, disastro ambientale, traffico illecito organizzato di rifiuti, falso in atti pubblici, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti.
Il traffico illecito veniva sviluppato secondo la ben collaudata tecnica del “giro bolla” per cui i rifiuti venivano trattati presso gli impianti solo “documentalmente”.
Infatti i rifiuti, provenienti da grosse aziende del Nord (DECOINDUSTRIA di Cascina, provincia di Pisa, NUOVA ESA di Marcon, e SERVIZI COSTIERI di Marghera, entrambe in provincia di Venezia) venivano intermediati dalle società del gruppo PELLINI e poi smaltiti nei siti nella disponibilità della POZZOLANA FLEGREA (Bacoli e Giugliano) e della IGEMAR (di Qualiano). I rifiuti venivano "intermediati" ovvero commercializzati dalle società CEPI S.a.s., RECYCLING ITALIA e ROSSI DI GARATE.

Sia i PELLINI che gli altri imprenditori oggetto dell’indagine avevano continuato a perseguire i loro scopi illeciti ed a proseguire la condotta delittuosa, nonostante fossero stati colpiti da provvedimenti di sequestro e di acquisizioni di documentazione fiscale fiscale e societaria.
Il traffico illecito oggetto delle indagini riguardava la gestione illecita di quantità ingentissime (migliaia di tonnellate) di rifiuti pericolosi, tra cui:
- rifiuti contenenti diossina;
- rifiuti pericolosi aventi codice CER 190813 (rifiuto speciale pericoloso) consistente in "fanghi contenenti sostanze pericolose prodotti da altri trattamenti delle acque reflue industriali" contenente oli minerali con fase rischio R45 (può provocare il cancro),
- rifiuti pericolosi (costituiti da code di distillazione 070701 – 070101) prodotti dalla società DECOINDUSTRIA e NUOVA ESA;
- rifiuti pericolosi definiti "terre e rocce" pericolose aventi codice CER 170503 provenienti dallo stabilimento ICMI e NUOVA ESA;
- amianto;
- oli minerali esausti contenenti PCB (ovvero rifiuti cancerogeni)
con il conseguente abbancamento o sversamento in terreni o in lagni con la produzione del rispondente ed irreparabile danno ambientale.
Il giro di affari era enorme: i rifiuti gestiti abusivamente in soli tre anni ammontano a circa un milione di tonnellate, con conseguente giro di affari per 27 milioni di Euro e di 750.000 Euro di evasione dall’Ecotassa
Il Comando Nucleo Provinciale Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli aveva poi svelato un ulteriore aspetto dell’operatività dell’associazione criminale, ovvero quello concernente gli ulteriori delitti commessi per nascondere gli utili derivanti dal traffico illecito di rifiuti posti in essere dal gruppo PELLINI.
Infatti, gli indagati emettevano (ed, in parte, annotavano anche nei libri contabili) fatture false per ammontare di svariati milioni di Euro per corrispondere una minore aliquota per le imposte dirette (che, essendo proporzionale al reddito denunciato, laddove si fosse effettuata le denuncia dell’effettivo ammontare dei guadagni avrebbe comportato una considerevole imposta da pagare in forza dell’applicazione dell’aliquota IRPEG al 34%) e, di conseguenza, anche un minore pagamento dell’IVA.

Proprio sviluppando quest’ultimo aspetto si è arrivati all’adozione dell’odierno provvedimento cautelare.
Infatti, dagli accertamenti effettuati dalla Guardia di Finanza è emerso che gli indagati, per i soli anni di imposta 2003 e 2004, e solamente in relazione alle aziende coindagate nell’ambito dello stesso procedimento, hanno utilizzato Fatture per Operazioni Inesistenti per un grosso ammontare, con una corrispondente evasione dalle imposte sui redditi e di quella sull’IVA di circa 2 milioni e mezzo di Euro.
E’ di tutta evidenza che la somma evasa al fisco rappresenta il profitto dell’utilizzo delle fatture per operazioni inesistenti (FOI).
Ne deriva che è stato possibile assicurare tale somma con un provvedimento cautelare.
Il sequestro effettuato in data odierna è connotato da un ulteriore aspetto di novità: è la prima volta che lo strumento del “sequestro per equivalente” – introdotto per i reati fiscali dalla finanziari del 2007 – viene utilizzato in ipotesi di false fatturazioni nel settore dei rifiuti.
Napoli, il 23.09.08