È vero, ma non ci credo!
di Alberto PIEROBON
1. Premessa 2. Il famoso verbale secretato (l’audizione del pentito Carmine Schiavone) 3. Le vicende “secretate” erano già note (anche prima) 4. Problemi di salute, non solo di ambiente 5. Le operazioni (e processi) in materia ambientale (non solo soggetti campani) 6. L’emergenza e l’ambiente, in particolare i rifiuti (partendo da Napoli) 7. Il pericolo del ritorno delle emergenze… 8. La mutazione genetica delle organizzazioni criminali (in particolare della camorra): ingegneria contrattuale e societaria, transnazionalità, holding, rapporti con il tessuto sociale-economico, etc. 9. Le attività delle organizzazioni criminali (in particolare della camorra) 10. Conclusioni (non conclusive).
ABSTRACT: Le note vicende campane su certi feroci e perduranti fenomeni di inquinamento (acqua, rifiuti, etc.), connessi a voraci criminali spesso collusi con le istituzioni), echeggiano ultimamente1 nei mass media e si prestano a una nostra, prima, ricostruzione tematica.
Pur partendo da documenti e dati resi disponibili da molte fonti, abbiamo evitato di aderire alla lettura secondo la quale colpevoli sono coloro che abitano quei territori, asserendo implicitamente una loro supina collusione.
Abbiamo evitato di seguire la comoda e strumentale spiegazione che si rifà a certi criteri di causalità. Infatti, a noi pare non sia possibile affrontare questa complessa tematica senza soffermarsi sugli intrecci criminali e sulle loro tecniche e pure sulle loro storie!
E’ necessario, infatti, adottare una lettura meno folkloristica e banale: di qui la contestualizzazione e il soffermarsi su questi fenomeni nel loro sfondo storico-sociale, evitando di incagliarsi nei soliti pregiudizi, con conseguenti sillogismi come si vorrebbe usualmente propinare.
Ecco che certe problematiche possono assumere una diversa prospettiva e densità, soprattutto ove siano svolte fuori dalle corti e dalle narrazioni-cliché che vanno per la maggiore. Il che ci consente di allargare la visione e di analizzare meglio le casistiche, non rimanendo confinati in quel solo territorio, né chiudendosi in quei soli contesti o soggetti criminali, come “tradizionalmente” intesi..
Infatti, ove si abbia il coraggio di guardare le cose per come sono, fuori dai soliti luoghi comuni e dai discorsi stereotipati, si potrà riscontrare una obiettiva diffusione di questi fenomeni, sempre più al Nord d’Italia2: il che ci fa meglio comprenderne la continuità, la complessità, la potenza e la difficoltà a individuarli, interpretarli e, financo, ad estirparli con le consuete categorie.
Per evitare una semplice, sommaria ricostruzione a collage, abbiamo cercato di superare certe reticenze (rectius, prudenze), punteggiando lo scritto con alcune notazioni derivanti dalla nostra diretta esperienza, sperando che siano utili a “svegliare” la maggioranza per così dire “insensibile”,anche degli addetti ai lavori dei controllori delle forze di polizia, che gravemente trascurano questi fenomeni riducendoli appunto a conati locali o al portato di specificità.
Purtroppo, per comprensibili motivi, non abbiamo parlato in modo più verace, peraltro considerando la selva di contromisure (non solo giuridiche) che spesso vengono azionate per imbavagliare o attenuare le voci critiche. Confidiamo però che già in questa seppur sommaria e modesta rappresentazione non pochi lettori potranno trovare utili spunti di riflessione, se non motivazioni, per un approccio diverso ai temi ambientali e non, che bloccano il nostro Paese fino ad affossarlo.
1. - Premessa.
Si è osservato che, “Se l’inquinamento ci costa 28 miliardi l’anno, c’è chi, grazie all’inquinamento, ogni anno si mette in tasca 20,5 miliardi, 2.3 milioni di euro all’ora. Sono le ecomafie3, holding criminali che non conoscono crisi economica e che, messe insieme, fatturano un quarto di tutto il giro d’affari della criminalità organizzata. Ma non solo: per ogni euro entrato nelle casse delle ecomafie, lo Stato ne perde almeno 10, in termini di danni ambientali irrecuperabili o da riparare, con un costo per la collettività che si aggirerebbe sui 200 miliardi annui”4.
Solo di recente abbiamo avuto l’occasione di leggere il verbale della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (XIII legislatura) della seduta di martedì 7 ottobre 1997 (parte segreta: ora declassificato ex art.18 del Regolamento dell’archivio storico. Deliberazione dell’Ufficio di Presidenza n. 50 in data 31 ottobre 2013 e decreto del Presidente della Camera dei Deputati n. 383 in data 31 ottobre 2013) relativa all’audizione del collaboratore di giustizia (ex camorrista5) Carmine Schiavone6.
Prima domanda che sorge spontanea: perché solo oggi, a fine 2013, si porta a conoscenza del “mondo” quanto veniva nel 1997 (ma i fatti sono risalenti) gravemente ripetuto dallo Schiavone?
E, ancora più preoccupante, sorge una successiva domanda: perché nessuno, mass media compresi7, di fronte a così gravi affermazioni sui disastri ambientali ha detto e fatto qualche cosa? Ricorre, forse, quella che è stata chiamata la sindrome di Chernobyl8?
Paradossalmente, in questo momento la “desecretazione” non rischia di creare una sorta di “allarme sociale” e la spinta a una nuova “emergenza”9 per le bonifiche come occasioni di procedere in forme spicciole e militaresche o per farci affari?10
Già nel 2010, il magistrato R. CANTONE, alla domanda: “In Campania ci sono 2500 siti da bonificare. C’è il rischio che la rete di imprese, contingua con il potere criminale, gestisca l’affare?” così rispondeva: “Si. La competenza nel settore dei rifiuti rientra nel background delle imprese collegate al potere criminale, questo è un settore che soprattutto nel Mezzogiorno del Paese vede difficilmente imprese pulite. Il meccanismo rischia di potere essere inquinato da imprese vicine o contigue al potere criminale”11.
Infine, torna la solita, drammatica domanda: ma chi è che effettivamente comanda in Italia?12
Probabilmente, si potrebbe indicare, ellitticamente, che in Italia comanda la massoneria13, intesa come organizzazione occulta che, nella finalità ideale del ‘perfezionamento interiore dell’uomo’, arriva a cooperare con il potere delle élites, degli organismi o di club esclusivi14. La criminalità ha più facile gioco ancora, se poi ci sono, come in Italia è avvenuto e avviene, componenti della massoneria deviata.15
E intanto si mantiene, appunto, una situazione endemica di emergenza, peraltro con una insicurezza sociale crescente. Tant’è che, già oltre 10 anni fa, veniva affermato che “esiste una sorta di metropoli Underground che scorre in negativo sotto i nostri piedi, nel buio della notte e nel contrordine di una criminalità estremamente ramificata, ma anche profondamente funzionale al mantenimento di una condizione di stallo. Nella geografia europea e italiana di questa metropoli Underground, la Campania occupa un posto centrale, essendo il punto terminale di un circuito occulto che ormai serve anche molte città del Nord16. La condizione di emergenza in cui vivono i comuni campani non è solo l’effetto di questo traffico, ma è ciò che lo rende possibile; non è solo una realtà di fatto dei rifiuti, ma è una delle coordinate che ne definiscono l’essenza. Un’altra coordinata è invece il parallelismo, è la perversa simmetria in forza della quale ogni progetto ha il suo necessario contraltare in un non-progetto, ogni legge in un’illegalità, ogni sistemazione della materia in un gesto che scompagina il gioco”17.
Ma è sempre stupefacente riscontrare in letterati, artisti, poeti, etc i sentimenti provocati dalla città di Napoli. Già GOETHE ne era rimasto folgorato: “Si dica o racconti o dipinga quel che si vuole, ma qui ogni attesa è superata”18. Come ha ben sintetizzato Erri DE LUCA, ”Napoli è Napoli”19!
2. - Il famoso verbale secretato (l’audizione del pentito Carmine Schiavone).
Partiamo dal verbale reso da Carmine Schiavone20. In quella sede, egli aveva consegnato alla Commissione vari documenti (che, in originale, erano già a disposizione della DNA e della DDA) relativi alle “amministrazioni provinciali di Massa Carrara e di Santa Croce sull’Arno e la Regione Campania; nella stessa documentazione figura l’elenco delle società e dei camion che trasportavano i rifiuti”21. E, si badi, “Si tratta di milioni e milioni di tonnellate di rifiuti”, tanto che “io penso che per bonificare la zona ci vorrebbero tutti i soldi dello Stato di un anno”22.
La vicenda criminale, evocata nel verbale, risale al 1988, e venne occasionata dai rilevati della superstrada in costruzione23 da Caserta al lago di Patria e Castel Volturno24 (gruppo Italstrade e altre società come la Ferlaino e la CABIB25). Ma questo meccanismo non sembrava essere confinato alla sola Italia, perché, prosegue il pentito, “in Germania, un nostro affiliato che aveva 99 società ha costruito l’autostrada da Baden-Baden a Monaco con 27 miliardi di soldi tedeschi”26.
All’epoca Mario Iovine in una riunione a Casal di Principe avvertiva che, se fossero conferiti rifiuti (considerati un “buon business”) negli scavi abusivi27, “il paese sarebbe stato avvelenato, perché i rifiuti avrebbero inquinato le falde acquifere: infatti, molti degli scavi già realizzati erano limitrofi alle stesse falde acquifere”28.
E l’audito continua: “Gli abitanti del paese rischiano di morire tutti di cancro entro venti anni; non credo, infatti, che si salveranno: gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno e così via avranno forse venti anni di vita!”29.
Quei traffici dei rifiuti venivano coordinati dall’avv. Chianese30, che si avvaleva di Francesco Schiavone (detto Sandokan: cugino del Carmine), di Francesco Bidognetti (detto Cicciotto’e mezzanotte31) e del geometra Cerci Gaetano32 (“che aveva già intrattenuto rapporti con i signori di Arezzo, Firenze, Milano e Genova”)33.
L’organizzazione criminale si prendeva il terreno dai Regi Lagni34 per coprire i rifiuti e, contemporaneamente, per crearvi un corso d’acqua navigabile da Nola alle foci del Volturno. Parte del terreno veniva venduto ai contadini, per esempio, per rialzare i propri terreni ove installare frutteti, etc. Inoltre, “Tutte le cave erano sistematicamente piene di immondizia, così come lo erano quelle scavate da un altro nostro consorzio (la CONCAV) che operava sulla Domiziana, dove scavava sabbia: avevamo, al riguardo, la licenza per allevamenti ittici, mentre in realtà si prendeva sabbia per il calcestruzzo e per le costruzioni e poi le vasche venivano sistematicamente riempite di rifiuti”35.
Dalla Germania arrivano “camion che trasportavano fanghi nucleari, che sono stati scaricati nelle discariche”, dalla zona di Arezzo arrivavano “residui di pitture” e “solventi”.
Ma, troviamo (ancora) conferma del fatto che “i migliori clienti delle ecomafie sono le imprese del Nord”36. Il pentito, infatti, così prosegue la sua audizione: “I rifiuti venivano anche da Massa Carrara, da Genova, da La Spezia, da Milano”37 “da Pistoia (..) Santa Croce sull’Arno”38.
Si trattava di “molte sostanze tossiche, come fanghi industriali, rifiuti di lavorazione di tutte le specie, tra cui quelli provenienti dalle concerie” come pure “rifiuti radioattivi”, alcuni dei quali “dovrebbero trovarsi in un terreno sul quale oggi vi sono i bufali e su cui non cresce più erba (…) vicino alla superstrada in un terreno di Noviello”39.
I rifiuti venivano principalmente ritirati presso le industrie40,”oppure in capannoni, ma potevano esserci traslochi da un camion all’altro”41.
I contatti per queste commesse arrivavano da “circoli culturali che stavano al nord, al sud, al centro, in tutta Italia e in Europa”42. Tra altro, afferma sempre Carmine Schiavone, il “Cerci stava molto bene con un signore che si chiama Licio Gelli”43.
Ecco che, con il mascheramento e l’ingresso tramite le associazioni culturali…44, l’espansione del clan è fortissima45.
Ma non va trascurato come “la camorra casertana, per i suoi business, si avvaleva e forse ancora si avvale della collaborazione di alcun imprenditori di origini campane ma residenti al Nord, che avevano il compito di trovare i clienti smaltitori di rifiuti. In pratica a Milano, Firenze, Verona, Brescia ed altre importanti città del centro-nord, c’erano gli uffici dei cosiddetti procacciatori di monnezza che si assicuravano importanti quote di rifiuti, anche tossici, nocivi e speciali, da smaltire nelle discariche abusive della camorra”46.
Cosa si architettava (e come) per “nascondere” questi rifiuti? Facendo finta di far lavorare le discariche che “facevano soltanto le fatture” e le “bolle di accompagnamento”47. Ciò sembra anche con la connivenza (“patti”) di amministrazioni pubbliche campane e non48.
Tra altro, erano i clan che “facevano” i sindaci dei Comuni49, “controllavamo tutti i comuni”50.
Come è stato notato, “a cavallo degli anni ’90 (..) il rapporto tra politica e camorra si è capovolto, nel senso che ormai è la camorra che detiene il bastone di comando. Il motivo economico sta nella potenza finanziaria accumulata dalla camorra prima col narcotraffico e poi con gli appalti pubblici. Il motivo politico sta nel fatto che il consenso elettorale, il voto, almeno in parte, perviene ai politici e agli amministratori attraverso canali organizzati dai capiclan e dai loro scherani”51.
E sembra che l’autorità giudiziaria, nel frattempo, sia stata accompagnata “in tutti i posti” dallo Schiavone52.
Ma questa gestione illegale dei rifiuti (anche tramite affondamento di navi53) non si fermava alla sola Campania. Infatti, già in quegli anni, questo “sistema” veniva propagato nel Lazio54 in Molise55, in Calabria56, in Puglia57 (mentre in Sicilia avveniva già da anni)58.
La gestione si svolgeva avvalendosi di un nugolo di società e di specialisti e/o di professionisti59, col sistema delle scatole cinesi che poi sparivano e ricomparivano.
Si tracciava una parte legale che veniva rappresentata e amministrata separatamente (ma in una logica unitaria come si è detto), rispettando la coerenza documentale imposta dalla normativa.
Pare condita di una certa italica rassegnazione e disillusione leggere le parole del pentito ove “Chianese gestiva parecchie società. Anche se può uscire assolto, perché purtroppo in Italia, succede tutto questo, succede ancora che escono assolti”60.
Emblematica è la testimonianza (nell’ambito della operazione “Terra Promessa”) di Gaetano Vassallo: “Fui condannato dal tribunale di Napoli in primo grado, e fui prosciolto in appello, credo che fu dichiarata la prescrizione. Io ero colpevole”61!
E’ ora evidente che le aziende possedute dai clan “riescono a proporsi in modo profondamente concorrenziale. Hanno vere e proprie colonie criminali in Emilia, Toscana, Umbria e Veneto, dove le certificazioni e controlli antimafia sono più blandi e permettono il trasferimento di interi rami d’azienda”62.
Si tratta di “una costante, i rifiuti dal Nord (…). Uno schema sempre in voga, girare i rifiuti dell’industrializzazione del Nord e smaltirli nelle regioni del Sud, Campania in primis, sancendo definitivamente la morte del Mezzogiorno. Una specie di guerra etnica, giocata con l’arma del rifiuto, alimentata dalla camorra, ma anche da una catena di falsificazione e di enti di controllo assenti”63.
Conferma (se ce ne fosse bisogno) le nostre ipotesi e paure (tacitando l’accusa di follia che viene indirizzata a chi pensa fuori dal coro) l’affermazione per la quale il clan e lo Stato sono “lo stesso”64, “un clan di stato” poiché “la mafia e la camorra non potevano esistere se non era lo Stato … Se le istituzioni non avessero voluto l’esistenza del clan, questo avrebbe forse potuto esistere?”65.
Inoltre, davvero pensiamo che lo Stato abbia (o voglia avere) la forza per contrastare le mafie66?
3. - Le vicende “secretate” erano già note (anche prima).
Pervero già nel 1996 (cioè prima dell’audizione della Commissione parlamentare di inchiesta dianzi rassegnata) sembra che queste “notizie” circolavano tra i magistrati. Si veda, ad esempio, il Consiglio Superiore della Magistratura – Nona Commissione - Tirocinio e Formazione Professionale organizzava il “Quarto corso di aggiornamento professionale per magistrati delle Procure circondariali su tecniche di indagine ‘Paolo Borsellino’” – Frascati, 11-15 novembre 1996, nell’ambito del quale vogliamo segnalare l’intervento (in dispensa, datato 15 novembre 1996) titolato “Il coordinamento delle indagini in materia di reati concernenti lo smaltimento dei rifiuti. Gli interessi della criminalità organizzata nel settore” relatore Sost. Procuratore della Repubblica c/o la Direzione Nazionale Antimafia, dott. Alberto Maritati.
Qui troviamo una ulteriore conferma. Occorre “conoscere a fondo un fenomeno che, al di là di ogni previsione o descrizione storico-letteraria, si è dimostrato sempre più aggressivo e soprattutto inserito nel sistema socio-politico-finanziario, in ciò rafforzato da una diffusa ‘cultura’ della illegalità. In altri termini, la dimensione e la penetrazione della criminalità di tipo mafioso in ogni settore della società e delle istituzioni sono tali da richiedere, per opporre una risposta adeguata, una conoscenza – in tempi quasi reali - , delle principali manifestazioni criminose e delle relative indagini in corso”67.
Va ricordato che in quell’epoca molti procedimenti erano stati avviati per contestare reati ambientali. Citasi, ex multiis, quelli avviati dal Procuratore della Repubblica presso la Pretura Circondariale di Lucca; dal Procuratore della Repubblica di Napoli; dal Procuratore della Repubblica presso la Pretura Circondariale di Pistoia; le indagini preliminari della Procura della Repubblica presso la Pretura Circondariale di Roma; dalla Procura della Repubblica di Ancona, dalla Procura della Repubblica presso la Pretura di Bari; dalla Procura della Repubblica di Potenza e Matera; dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Asti; dal Procuratore della Repubblica presso la Procura Circondariale di Reggio Calabria e da altri ancora68.
Quasi vent’anni fa, è stato osservato: “Le varie mafie che da tempo nel nostro Paese sono presenti nell’economia (criminale) con una mentalità oramai imprenditoriale, non potevano certo trascurare un settore suscettibile di un così elevato sviluppo dell’illecito arricchimento, favorito da normative carenti e superate, da mancanza o inefficacia di controlli amministrativi (dettate da inadeguatezze strutturali ma spesso da criminali connivenze) soprattutto nella fase del rilascio delle autorizzazioni, concessioni e quindi dei controlli di legalità su tutto il delicato ciclo che va dal trasporto all’effettivo smaltimento. Così è stato così coniato il suggestivo neologismo “ECOMAFIE”, con il quale in sintesi si è giustamente voluto lanciare l’allarme sul fenomeno di inserimento delle organizzazioni criminali di tipo mafioso nel lucroso e delicato settore dei rifiuti. E’ la criminalità mafiosa che si è fatta imprenditrice, facendo leva su bisogni reali che stanno sotto il problema. Si tratta – come è stato correttamente evidenziato – di un saccheggio dissennato delle risorse ambientali, con asservimento del patrimonio collettivo agli interessi e profili criminali”69.
Si badi che “già nella fase preliminare (ovvero nel corso delle varie indagini e utilizzando gli spunti investigativi che emergevano N.d.R.) sono stati di rilevante aiuto i contributi offerti da alcuni collaboratori di giustizia quali Carmine Schiavone, Nunzio Perrella70 e Giuseppe Angemi i quali hanno riferito sull’inquietante intreccio di interessi e di complicità delittuosa tra mafiosi camorristi, pubblici funzionari – ambienti di massoneria deviata ed imprenditori senza scrupoli nonché l’Angemi, sulla presenza della ‘ndrangheta71 in imprese che operano nel settore nella regione Piemonte: tutti legati dall’unico obiettivo di acquisizione di elevati profitti illeciti attraverso la gestione – in regime di monopolio – dello smaltimento dei rifiuti”72.
E, ancora “Recentemente il contributo dei collaboratori di giustizia, con particolare riferimento alla Campania, ha consentito la individuazione di alcune discariche abusive che si sviluppano in una area tanto vasta da far ragionevolmente prevedere, attesa la natura anche tossica dei rifiuti scaricati, la consumazione di un vero e proprio dissesto ambientale di immane proporzione”73.
Il punto (già allora sottolineato) riguarda la “presenza di una inadeguata struttura di difesa della legalità” (nonostante “l’esistenza di una normativa – in teoria restrittiva”) e nella “penetrazione” della “mafia imprenditrice” nel “tessuto sociale, economico e politico: stringe infatti pericolose alleanze e complicità, quando non se ne impossessa, con le imprese legali, interessate comunque allo smaltimento dei rifiuti, specie quelli ospedalieri ed in genere tossico nocivi, ancor più lucrosi di quelli solido urbani. Si infittisce comunque la rete delle connivenze e delle corruzioni con pubblici funzionari, così favorendo quel progressivo radicamento delle mafie nel tessuto sociale e istituzionale”74.
Suscita preoccupazione anche quanto accaduto nel 2007, con l’arresto del sub-commissario Claudio DE BIASIO, e nel maggio 2008 con gli arresti domiciliari di “25 persone tra cui l’amministratore delegato della Fibe Massimo Malvagna e alcuni suoi tecnici, come il responsabile delle discariche e dei siti, l’analista dei rifiuti e alcuni responsabili degli impianti di Cdr. Nella lista sono compresi Marta Di Gennaro, dirigente romana della Protezione civile, il maresciallo dei carabinieri Rocco di Frenza e altri dipendenti del commissariato”75.
Torniamo, ora, alle domande iniziali.
Che cosa è cambiato in questi (quasi) vent’anni? Niente!
Forse, da parte della popolazione, c’è una maggiore consapevolezza degli scempi perpetrati da un siffatto “sistema”, soprattutto della gente che vive nei pressi dei luoghi di “gestione” (legale e non) dei rifiuti e che, talvolta, ha manifestato la propria rabbia e protesta in rivolte76 (più o meno comode o strumentalizzate)77.
Invero, tutto sembra essersi perfezionato, affinato e meglio camuffato nella fitta ragnatela delle istituzioni (formali e informali).
E, ripetiamo, forse che ora si intende cavalcare, se non promuovere nella giusta necessità, l’affare delle bonifiche ambientali, ovvero, in “uno dei settori dove circolano più soldi e, dunque, più numerosi sono gli illeciti”?78.
4. - Problemi di salute, non solo di ambiente.
Ex multis,79 vanno e vengono citati vari studi sulla situazione della salute della popolazione campana in rapporto con la gestione dei rifiuti:
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Per gli anni precedenti al 2000: vengono citati i dati del distretto ASL di Giugliano e consultato l’Atlante della Mortalità in Campania a cura dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale80;
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2002, “Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana”, studio pilota condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e Regione Campania;
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Nel 2003 un paio di studi, basati su protocolli di indagine, che prendono a riferimento gli animali (il latte etc.). Il secondo studio fu finanziato dal Comune di Acerra con un progetto triennale chiamato “Monitoraggio ambientale mediante test citogenetici applicati alle popolazioni zootecniche allevate nel comune di Acerra”81;
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Nel 2004 venne pubblicato l’articolo di K. SENIOR e A. MAZZA, Italian Triangle of death linked to waste crisis, in Lancet Oncology, n.5/200482;
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del 2004, “Mortalità per causa in un’area della Campania con numerose discariche di rifiuti”, si tratta “di una ricerca di tipo geografico che usa come fonti i registri dei tumori delle Asl e le schede di dimissione ospedaliera. Questa ricerca ha stimato che nelle aree delle provincia di Napoli e Caserta (in cui sono presenti molte discariche con rifiuti pericolosi) il tasso di mortalità per cancro in particolare al polmone, alla laringe, alla vescica, al fegato e all’encefalo, è considerevolmente aumentato”;
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del 2005 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in collaborazione con il CNR e l’Istituto Superiore di Sanità con lo studio “Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana”, ove si fornisce un quadro agghiacciante per eccessi di mortalità per varie sedi tumorali”83, in particolare nel ‘triangolo della morte’ (zona tra Nola, Marigliano ed Acerra nella parte nord-orientale della provincia di Napoli)84;
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del 2006 l’Assise della Città di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia ha redatto lo studio “Allarme rifiuti tossici. Cronaca di un disastro annunciato” (a cura di N.CAPONE, A. CUCCURULLO, F.MICILLO) che conferma la causa di insorgenza di alcune neoplasie in correlazione ai rifiuti;
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2006-2007: studio di epidemiologia ambientale realizzato per conto della Protezione civile da OMS, Istituto Superiore di Sanità e IFC-CNR con la collaborazione dell’Osservatorio epidemiologico della Campania, del Registro tumori e dell’Arpa, titolato “Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana. Correlazione tra rischio ambientale da rifiuti, mortalità e malformazioni congenite. Rapporto sintetico”, il quale conferma “gli andamenti crescenti di mortalità e di alcuni tipi di malformazioni congenite con l’aumentare del livello di compromissione ambientale dovuta a rifiuti pericolosi, che assume valore più alto di rischio in aree interessate da smaltimento illegale o incontrollato di rifiuti pericolosi, localizzate tra le province di Napoli e Caserta”85;
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2007, CNR, Discariche illegali minaccia per la salute, “L’approfondimento ha confermato la correlazione statistica tra la presenza di siti di abbandono incontrollato dei rifiuti e gli effetti negativi sulla salute nei 196 comuni delle due province, per molte patologie. Un trend di rischio che cresce progressivamente nei comuni in cui il fenomeno della ‘gestione’ illegale è particolarmente grave, sia per numero di siti, sia per la pericolosità dei materiali abbandonati. In particolare, negli otto comuni a maggiore esposizione allo smaltimento abusivo (Acerra, Bacoli, Caivano, Giugliano, Aversa, Castelvolturno, Marcianise e Villa Literno) si rileva un’impennata dei tassi di mortalità generale del 12 per cento tra le donne e del 9 per cento tra gli uomini, rispetto a centri delle medesime province in cui l’incidenza del fenomeno è minore. Lo stesso gruppo di otto comuni presenta inoltre un aumento del rischio di malformazioni congenite dell’apparato uro-genitale e del sistema nervoso che supera l’80% (..). Va notato però che, anche se la situazione è preoccupante e vanno adottate urgenti misure di riduzione del rischio, per molte cause sia di mortalità sia di malformazioni non sono stati rilevati eccessi”86;
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Lo SEBIOREC (Studio epidemiologico e di biomonitoraggio umano nella regione campania): “Per valutare quanto le persone sono state esposte ai composti chimici che si trovano nell’ambiente, andando a misurare l’assorbimento di inquinanti, come le diossine e i metalli pesanti, nel sangue e nel latte (biomonitoraggio) di circa novecento persone che vivono in 16 comuni delle province di Napoli e Caserta”87.
“In particolare nei comuni di Casal di principe e dell’agro aversano, nonché nell’acerrano, l’aumento delle malattie tumorali rispetto alle medie nazionali raggiunge il 50%”88.
E la combustione dei rifiuti genera diossina che ricade sul suolo (fallout) e sui corpi idrici superficiali contribuendo a inquinare la terra e le falde acquifere, e che, attraverso la catena alimentare (erba, foraggio, verdura, etc.), arrivano negli organismi, nel latte degli animali, con conseguenze devastanti89. “La pratica di incendiare i rifiuti abbandonati e quelli occultati abusivamente in discariche temporanee ha trasformato alcune aree in ‘terre della diossina’, la cui presenza in alte concentrazioni nel latte vaccino, sui terreni,nei foraggio è stata accertata da analisi ambientali e indagini della magistratura”90.
E, certo non si tratta (come è stato provocatoriamente e volutamente scritto in burletta) “solo (..di..N.d.R.) un’altra storiella dei giornali. Come quando rompevano con l’aviaria. E poi la meningite, l’antrace, la mucca pazza. Tutte trovate giornalistiche. D’altronde un giornale deve riempire le pagine. Ma tanto queste cose durano poco. Fino alla prossima partita di coppa o di campionato. Solo che stavolta stanno esagerando (…) Che c’entra la mia fabbrica? E poi nemmeno è stato dimostrato che in Campania ci sono più tumori rispetto ad altre zone d’Italia. Sono solo chiacchiere (…..)”91. In effetti “Giornali e televisioni si comportano (..) per un verso, da testimoni autorevoli e soprattutto da canali, che fanno circolare una comunicazione istituzionale surrettizia, ma per l’altro, da ostaggio della tematizzazione politica degli eventi, del linguaggio parlato nelle stanze del potere, che banalizza tutto in parole-chiave, come emergenza, legalità, allarme, sicurezza. Al punto che la reiterazione di questi termini prepara il terreno dell’opinione pubblica agli interventi verticali, alle decisioni im-mediate, perché prive di mediazioni. In qualche misura anche alla militarizzazione espressa nel decreto del 29 maggio 2008”92.
5. - Le operazioni (e processi) in materia ambientale (non solo soggetti campani).
E’ noto, ormai a tutti, che i produttori di rifiuti di altre regioni (e pure i gestori) non siano rimasti fuori dall’inferno campano, anzi che l’abbiano grandemente alimentato, conferendo rilevanti quantità di rifiuti pericolosi e concludendo contratti convenientissimi (cioè prevedenti compensi modesti, sproporzionati, rispetto al mercato “legale”93: di qui una sorta di consapevolezza che partecipassero – indirettamente o direttamente – ad una gestione “illegale), in tal modo veniva annientata la concorrenza in breve tempo.
Va fatto notare un aspetto interessante, segnalato nella relazione finale (anno 2000) della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti presieduta da Massimo SCALIA: “Nella gestione illecita del ciclo di rifiuti non si registrano forme di concorrenza o scontri come invece accade in altri settori criminali (traffico degli stupefacenti o controllo del racket94): il business è tanto consistente da rendere preferibile la collaborazione alla concorrenza spietata (…). Ad alimentare il mercato illecito sono anche industrie a rilevanza nazionale e internazionale, comprese aziende a rilevante partecipazione di capitale pubblico95. Per tutte, il minimo denominatore comune è la ricerca dello smaltimento al minor costo, senza alcun controllo sulla destinazione finale del rifiuto”.
Basti ricordare alcune tra le indagini avviate dalla magistratura, dal 1991 in poi:
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“operazione Adelphi”96;
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“operazione Ecoservice”;
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“operazione Spartacus”97;
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“operazione Tengo famiglia”;
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“operazione Terra Promessa”;
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“operazione Terra mia”;
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“operazione Marco Polo”98;
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“operazione falso Cdr”;
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“operazione Madre Terra99 1 e 2”;
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“operazione Re Mida”100;
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“operazione Houdini”;
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“operazione Dry Cleaner”;
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“operazione Giudizio Finale”;
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“operazione Chernobyl”;
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“operazione Cassiopea”101;
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“operazione Ecoboss”;
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“operazione Golden Rubbish”;
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“operazione Superman”
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“operazione Volo Libero”;
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“operazione Rompiballe”.
“Ogni inchiesta rivela non solo le infiltrazioni della camorra, ma anche la rete di complicità nella politica e nelle istituzioni che hanno favorito la criminalità organizzata. Lo smaltimento illecito è dovuto anche alla convivenza di chi ha gestito e al comportamento compiacente e interessato di chi era preposto al controllo. I rifiuti sono il centro dello scambio di consensi e delle clientele tra una parte della politica che ha diretto in questi anni il ciclo dei rifiuti e la criminalità organizzata”102.
Il processo seguito alla “operazione Cassiopea” della Procura di Santa Maria Capua Vetere (P.M. Donato Ceglie) è sintomatico di questa situazione. Venivano imputate103 ben 97 persone, molte delle quali venete e di regioni limitrofe (ma pure calabresi e campani).
Una parte di essi (undici persone) per associazione a delinquere ex art. 416 c.p. “nella qualità di promotori e capi dell’organizzazione, procedendo allo smaltimento illecito di circa un milione di tonnellate di rifiuti pericolosi, mediante abbandono selvaggio dei rifiuti stessi in terreni, cave, corsi d’acqua, o, in ridottissima parte, mediante illecito e non consentito riutilizzo dei rifiuti pericolosi per la realizzazione di conglomerati bituminosi, nonché di mattoni e laterizi per l’edilizia, cagionando un disastro ambientale104 di enormi dimensioni ed avvelenamento di acque, avvalendosi di forza intimidatoria e di grande utilizzo e dispiegamento di persone e mezzi, monopolizzando notevole parte del mercato dello smaltimento di alcune tipologie di rifiuti pericolosi, prodotti nel Nord Italia”105.
Seguiva poi l’imputazione dei reati di cui agli artt. 81 cpv, 110, 112, n.1, 434 del codice penale, “perché in concorso tra loro con una pluralità di atti esecutivi di un medesimo disegno criminoso , abbandonando illegalmente su terreni, cave, corsi d’acqua, circa un milione di tonnellate di rifiuti pericolosi, dalla natura particolarmente tossico nociva, e con rischi cancerogeni, in particolare sversando in un’ampia zona rientrante tra i Comuni di Grazzanise, Cancello ed Arnone, Carinaro, S. Maria La Fossa, Castelvolturno, Villa Literno, rifiuti quali:
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polveri da abbattimento fumi delle industrie siderurgiche e metallurgiche;
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ceneri da combustione olio minerale;
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morchie oleose;
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morchie da verniciatura;
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pitture e vernici di scarto contenenti solventi organici non alogenati;
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fanghi da trattamento acque di processo di depurazione di industrie chimiche ed acque reflue industriali;
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inchiostro di scarto;
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melme acide;
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fanghi di potabilizzazione e chiarificazione delle acque;
dolosamente cagionavano in tal modo un disastro ambientale nel territorio citato, su una superficie pari a circa 300 chilometri quadrati”106.
E, ancora107, tra altri:
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dei reati di cui agli artt. 81 cpv, 110, 112, n.1, 439 del codice penale “perché adottando in concorso tra loro e con più atti esecutivi di un medesimo disegno criminoso le condotte (….di cui sopra…N.d.R.) ,avvelenavano le falde idriche e le acque superficiali al di sotto ed a ridosso dell’ampia zona compresa tra i comuni (… di cui sopra…N.d.R…), ove effettuavano per anni smaltimento illegale di migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi, avvelenando inoltre i terreni destinati alla coltivazione ed alla produzione di verdure ed altri generi alimentari destinati al consumo dei cittadini”;
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del reato di cui all’art. 53 del D.Lgs. n.22/1997 “Perché effettuavano spedizioni e trasporti dei rifiuti pericolosi elencati ed indicati (…ai capi precedenti…N.d.R…) in modo da integrarne il traffico illecito”;
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del reato di cui agli artt. 51/1° e 3° comma del D.Lgs. n.22/1997 “perché realizzavano numerose discariche illecite di rifiuti pericolosi disseminate in particolare nella provincia di Caserta, nonché in altre province d’Italia, senza essere in possesso delle prescritte autorizzazioni amministrative”;
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dei reati di cui agli artt. 61, n.7, 81 cpv, 110, 112, n.1 e 640/2° comma del codice penale in relazione all’art. 15 del D.Lgs. n.22/1997 “perché con artifici e raggiri consistiti nell’adottare il sistema “giro bolla” ovvero nel falsificare dati ed elementi identificativi relativi al produttore, trasportatore, tragitto, impianto ricettore, soggetto smaltitore ed altra figura od elemento connesso all’intero ciclo del rifiuto dalla produzione fino allo smaltimento finale e/o riutilizzo, artificiosamente formando falsi formulari di identificazione, nonché documenti, bolle, modulari che attestavano solo formalmente l’avvenuto rispetto delle norme in tema di corretto smaltimento dei rifiuti, nonché formando certificati di analisi attestanti falsamente la natura non pericolosa degli ingentissimi quantitativi di rifiuti oggetto di smaltimento illecito, si procuravano un ingiusto profitto, pari agli ingenti ricavi economici derivanti dal citato traffico illecito, con notevoli danni per le casse dello Stato, nonché degli enti territoriali nei cui territori gli smaltimenti avvenivano, ai quali Enti omettevano di versare i prescritti canoni e tasse”;
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del reato di cui all’art. 674 del codice penale “perché abbandonavano centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi in luoghi di pubblico transito , e comunque accessibili da privati cittadini, creando enormi problemi per l’ambiente e numerosi rischi per l’incolumità delle persone”.
Dalle indagini emergeva “che l’organizzazione trasferiva rifiuti anche verso l’est d’Europa, la Francia e verso l’Africa”108.
Ma, la “amara riflessione finale” contenuta nella relazione del P.M. è antesignana di quanto solamente ora possiamo leggere grazie alla “desecretazione” del verbale dianzi rassegnato.
Dice il P.M. Ceglie: “L’avere smaltito per un quindicennio circa un milione di tonnellate di rifiuti pericolosi, tra i più tossico-nocivi, cosa ha comportato in termini di aggressione alla salute dei cittadini? Cosa è significato per gli abitanti e per chiunque fosse transitato a ridosso dell’ampia zona rientrante tra i comuni di Castelvolturno, S.Maria La Fossa, Cancello ed Arnone, Grazzanise, Carinaro e Villa Literno la presenza di un concentrato esplosivo e senza precedenti di cadmio, cromo, piombo, arsenico, rame contenuti nei rifiuti abbandonati illegalmente dagli imputati del presente procedimento? Lo sa solo Dio quanti bambini, donne, anziani ed esseri viventi sono morti o hanno contratto gravissime forme di malattie tumorali, respiratorie, alla pelle, e comunque malattie che hanno leso irreparabilmente l’equilibrio psico-fisico di centinaia e centinaia di cittadini a causa della criminale e scellerata condotta delle decine di persone per le quali si chiede con preoccupata ed allarmata urgenza l’emissione di misure cautelari?”109.
6. - L’ emergenza e l’ambiente, in particolare i rifiuti (partendo da Napoli).
La situazione dei rifiuti in Campania (in particolare di Napoli) è da tempo una nostra “passione”, anche grazie alla conoscenza (con inossidabili amicizie) diretta di gente e luoghi e altro. Potremmo scriverci un libro dove, parallelamente, viaggiano storie (quasi un romanzo) e tecniche.
Ciò proprio perché la realtà campana è peculiare, è “diversa” da altre realtà, nonostante le “narrazioni” che se ne continuano a fare.
Infatti, non sarebbe mai possibile ivi importare (si badi: non diciamo “colonizzare”) il sistema pubblico di gestione dei rifiuti, per esempio, dell’Alto Adige (altro luogo a noi caro, anche qui per pluriennale esperienza diretta e di sane amicizie).
Lo stesso dicasi per quelle “colonizzazioni” professionali e imprenditoriali che spesso seguono contribuzioni e sovvenzioni, opportunità e clientele, addirittura mode ed echi mass-mediatici, che certo non possono venire impiantate senza la consapevolezza di questa “diversità”.
Di qui la consapevolezza, difficile da spiegare senza cadere nei cliché o rischiando il fraintendimento, che la terra “napoletana”, oltre la sua porosità, rivendica una sua forte identità, creante una necessità di conoscenza particolare110.
Questa regione è stata piagata dalla frusta implacabile della emergenzialità (talvolta con “mani pesanti” proprio grazie all’etichetta-copertura dell’“emergenza”) con un profluvio di decreti e di ordinanze che sembrano spostare l’accento all’effettività, più che alla legalità111.
Ma questa regione è pervasa anche da una crisi di socialità (citasi le note vicende connesse alla localizzazione dei siti e alla loro accettazione112, eccetera) che va recuperata113, anche come conoscenza localistica, davvero suggestiva di cammini possibili….. evitando lo scoppio di “bombe a orologeria”114.
Inoltre, questa situazione impone alla politica, al di là delle appartenenze, di <riconoscere la sua crisi e, come dire?, ripartire dal basso, dalle lotte, dalle forme di vita, dalle rivendicazioni sociali che nella e contro la crisi stanno maturando ovunque>115.
L’amministrazione di Napoli nell’affrontare la questione “rifiuti” sembrava presentare talune problematiche anzitempo poste dal Commissariato116 e poi da altri.
L’illusione è che si volesse inaugurare un nuovo modo di fare con:
a) il recupero della dialettica dei “comitati” e delle associazioni;
b) la rivisitazione impiantistica (come necessità e dimensione e tipologia) per l’effetto di;
c) la volontà di avviare una raccolta differenziata “spinta”.
Però, con tutto l’affetto possibile, tenendo presente quanto crediamo di aver compreso in questi anni di frequentazione e di conoscenza (intellettuale ed affettiva) campana, non possiamo qui tralasciare (e quindi evidenziare) talune questioni, così sintetizzabili:
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La raccolta differenziata non equivale al solo installare contenitori e adibire mezzi e uomini al loro svuotamento e trasporto del materiale, cioè la raccolta differenziata va al di là del “macchinismo” (pubblico o privato che sia);
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La raccolta differenziata a Napoli deve poggiare su un coinvolgimento fondato non tanto dalla “disperazione” e nemmeno solo etico; deve bensì fare leva su aspetti focalizzanti l’individuo e il quartiere di riferimento, in una enfatizzazione per così dire …. da “Masaniello” (ci si attende un vero e radicale cambiamento);
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La raccolta differenziata va diversamente praticata per i diversi quartieri e/o zone di Napoli, proprio tenendo conto di questi aspetti antropologici-sociali-territoriali etc., ma anche dei condizionamenti che certi quartieri “respirano”, anche con un certo senso di “appartenenza”;
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La raccolta differenziata diventa qui un esperimento dove il sistema pubblico, paradossalmente (o provocatoriamente che dir si voglia), deve arretrare, a favore della collettività come sopra additata;
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Il sistema pubblico, in questa “visione”, rimarrebbe solo per svolgere il servizio nelle zone dove la raccolta differenziata è difficile da implementare (per atteggiamento “antropologico” o per scelta o per altro), onde salvaguardare le zone a rischio, per trasportare i rifiuti, per le necessità igienico-sanitarie, per controllare gli impianti, eccetera;
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La raccolta differenziata si svilupperebbe quindi rizomaticamente, mentre il servizio pubblico sarebbe il fusto della pianta più assottigliato rispetto alla “base” e alle sue radici;
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Occorre però “saltare” l’attuale sistema dei consorzi pubblici (almeno per come ora congeniato) perché non tanto questi “organismi”, quanto le piattaforme e gli impianti di riferimento continuerebbero a fare quello che hanno fatto fino ad ora (in questo si rinviene una qualcerta continuità tra la gestione comunale attuale e quella che fu del commissariato di governo)……..
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Il noto “allignare” dei soliti e svariati soggetti consente, paradossalmente attraverso la raccolta differenziata praticata col sistema “pubblico”, una privatizzazione dei profitti (e non si dica il contrario, sconoscendo come effettivamente si svolge la ragnatela gestionale tra espedienti, teatrini, truffe e altro….);
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Occorre, sicuramente (in questa fase) una discarica “tattica” e di sfogo; occorrono altresì altre vie di “fuga” che non possono solo derivare dagli accordi tra le segreterie di partito o dall’uzzolo dell’amministratore di turno;
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Occorre riappropriarsi dei vantaggi percepiti (nei suddetti modi) privati e dell’offuscato sistema pubblico (intesi come diminuzione di fiscalità per i già provati cittadini e utenti napoletani) proprio dalla rivendicazione della proprietà del rifiuto, del diritto al rifiuto, non del rifiuto al diritto!
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è corretto dire che a Napoli non deve “spubblicizzare” i propri servizi pubblici, occorre però rimettere mano nella sostanza della loro gestione (industriale e dei servizi in generale) “pubblica”, con coraggio e determinazione, tutto questo al di fuori di qualsivoglia discorso ideologico117;
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Altre “vie” propinate dai privati al pubblico, pubblico/privato: anche attraverso organismi pubblici che si travestono da privati, vanno meglio meditati e valutati118 rispetto allo sbandieramento “cartaceo” e/o alle esperienze esibite (come lasciapassare, come certificati di eccellenza o di merito) da altre realtà (anche del Nord);
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La tariffa per la gestione dei rifiuti, applicata agli utenti, non può fare la comparsa al margine della gestione, quale formula di rendicontazione di un sistema congeniato ed attuato ex ante. La tariffa è, infatti, un volano formidabile che ben può infiammare il motore del volontarismo e della partecipazione (oltre la consapevolezza etica) e va inserita nella gestione dei rifiuti in un feed-back che a Napoli potrebbe diventare qualcosa di molto diverso, una sperimentazione innovativa e coraggiosa (se solo si volesse, se solo si osasse);
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Per dirla in breve, vogliamo qui parlare non di miglioramento, ma di un vero e proprio sovvertimento del sistema di raccolta dei rifiuti in una realtà, quale quella napoletana, ormai avvelenata da anni, quasi mitridatizzata, che rischia di farsi cloroformizzare da tecniche e da metodi altrove collaudati. Ma questa realtà non può essere oggetto di facili ubriacature, dove (invece) occorre essere lucidi e guardinghi verso tutto e con tutti (ivi comprese le “corti dei miracoli” dell’ultima ora119), e dove bisogna rimettere al centro (enfatizzando la responsabilità, ma anche la rivoluzionarietà latente del cittadino120) quell’elemento che chiamiamo l’essere “napoletani” (nelle sue sfaccettature, nel suo contesto e nelle sue contingenze). Nelle sofferenze121, è la gente del popolo che ci salverà122.
7. - Il pericolo del ritorno delle emergenze…
E le economie delle ecomafie prosperano, mai come – anzi, soprattutto - in questo periodo. Le emergenze insegnano!
Come è stato bene evidenziato “Come è possibile che, a distanza di 20 anni dalla prima dettagliata e qualificata denuncia, nulla sia cambiato? A questo punto si impone un ragionamento che va oltre i confini regionali e tocchi questioni ben più ampie e drammatiche. E da ultimo, ma certo non per gravità, arriva la sonora condanna dell’Europa: in tanti anni di polemiche, in tanti anni di denunce, in tanti anni di commissioni parlamentari di inchiesta, in tanti anni di commissariati più o meno straordinari per tutte le emergenze possibili ed immaginabili, in tanti anni di confronti, di marce e protesta, l’Europa sancisce ufficialmente che non siamo in grado di risolvere legalmente la questione rifiuti”123.
Non vorremmo che si tornasse al dejà vu regime emergenziale124.
Anche perché “Il vero nodo (..) è politico per l’uso strumentale dell’emergenza come rubinetto di un flusso di denaro da utilizzare per scopi diversi dalla soluzione dei problemi: dal foraggiamento di soggetti disponibili al voto di scambio e alla copertura di bilanci passivi”125.
Tra altro, va tenuta presente la distinzione tra “rischio” e “pericolo”. Il primo, grosso modo, sembra esprimere la probabilità che un evento dannoso si verifichi, ed ha “una natura complessa che deriva dall’incertezza del verificarsi dell’evento negativo”; il secondo sembra rinviare ad una circostanza possibile ed “ha una forte componente oggettiva, che è legata esclusivamente alla presenza della fonte di pericolo stessa”126. Collegata a questa tematica è la conoscenza e le valutazione che sono più qualitative, soprattutto quando si parla di salute: “La gente vuole essere informata e rassicurata su questo diritto primario ma non riceve informazioni adeguate. Le informazioni disponibili sono limitate e soprattutto incerte: esse vanno inoltre interpretate con molta attenzione. In queste valutazioni, che includono il rischio, si intrecciano insomma elementi tecnici con valori, speranze, aspirazioni: è un tipico caso nel quale i ‘fatti’ appaiono paradossalmente ‘incerti’. Eppure, malgrado questa incertezza inevitabile, occorre fare delle scelte, in tempi spesso molto ristretti”127.
E poi, francamente “è anche il tempo di togliere di mezzo l’alibi della camorra: quando una classe dirigente, dopo dodici anni di poteri commissariali, mette in ginocchio una regione, il minimo da fare è tacere’. Invece, quotidianamente ascoltiamo ancora dichiarazioni dal commissario, di assessori, di presidenti. Dichiarazioni che sono solo propaganda, o nervi saltati perché i cittadini non vogliono che si riapra una discarica esaurita da sei anni. Sarebbe meglio tacere, si farebbe una figura migliore. ‘Se poi si vuole davvero parlare, allora sarebbe finalmente ora di dire la verità, quella vera: sarebbe ora di riconoscere che la camorra ha vinto””128.
Più veracemente ancora, “Il problema sono certo le mafie, ma non solo quelle dichiaratamente criminali. Sono anche i potenti gruppi economico-finanziari e gli aggregati politico-amministrativi che hanno affinato, da alcuni decenni, la loro indubbia competenza tecnica, rivolgendola a trasformare i problemi in emergenze e le emergenze in grandi affari. Gli affari e gli scandali hanno sistematicamente accompagnato lo sviluppo economico-sociale del nostro paese, com’è accaduto e accade del resto quasi dappertutto nel mondo”129.
8. - La mutazione genetica delle organizzazioni criminali (in particolare della camorra): ingegneria contrattuale e societaria, transnazionalità, holding, rapporti con il tessuto sociale-economico, etc.
In una delle ultime relazione della DNA inviata al Parlamento e Ministero Interni si legge di una “vera e propria mutazione genetica che ha caratterizzato la struttura e la vocazione criminale delle organizzazioni di stampo mafioso”130.
E’ icastica, per la rete sempre più finanziarizzata e sempre più internazionalizzata degli affari131, e in particolare dei trafficanti di rifiuti, la “metafora della kasbah, contrapposta alla cattedrale medioevale” quale lettura del fenomeno.
Infatti, “Non esiste un unico architetto in grado di controllare l’intera opera, capace di lasciare il proprio segno in ogni colpo di scalpello che i maestri d’opera eseguono tracciando un unicum. La kasbah è orizzontale. Negli antichi suk del Maghredb è l’oralità a predominare, a mantenere il mercato sempre attivo, sempre in grado di trasformarsi, adattandosi in pochi attimi ai cambiamenti più radicali. Così è la rete dei trafficanti”132.
Come si spiega questa continuità nel tempo di soggetti, attività e di obiettivi criminali?
Condividiamo l’analisi per la quale “Pur non avendo seguito il modello mafioso di espansione, la camorra (o comunque le forme criminali presenti a Napoli) dura da quasi due secoli ininterrottamente, con alti e bassi ma lungo un’asse di continuità, di insediamento sociale, di attività, di spazi fisici (…) e nelle attuali condizioni economico-sociali e culturali della città, non sembra destinato a ridimensionarsi: questo è il dato su cui riflettere. La camorra impone di interrogarci sulla città, sulla sua storia moderna, sulle sue condizioni economiche e sociali, sullo spirito pubblico, sulle condizioni civili, sul modo di vivere e di comportarsi di migliaia di persone, delle loro relazioni con il pubblico, con lo Stato. Parla di noi stessi, e del rapporto nostro con lo Stato nazionale, con il mercato e con il concetto di legalità, più di ogni altro fenomeno sociale”133.
La camorra, in molti casi, rappresenta “l’unica istituzione riconosciuta sul territorio, ma che spesso riempie quei vuoti lasciati dallo Stato e dai servizi sociali”134.
“Mentre in altri contesti di modernizzazione l’economia illegale e l’accumulazione delinquenziale hanno svolto una funzione limitata ed esauritasi a un certo stadio dello sviluppo, accompagnando, senza determinarlo, l’andamento del mercato e i cambiamenti sociali, a Napoli invece sono divenute fattori strutturali della società e dell’economia. Certo non determinano il tutto, ma sarebbe sbagliato relegarle a parte sporadica e non influente dell’insieme. L’economia illegale e l’accumulazione delinquenziale, in alcuni momenti topici della vita sociale della città, hanno sostituito ciò che il mercato e lo Stato non erano in grado di coprire. Non si tratta, dunque, di un semplice stadio di un processo che vedrà poi un superamento, nel suo divenire, degli elementi iniziali, ma di una presenza costante, endemica, sistemica della vita economica e sociale della città”135.
Infatti, “La grande anomalia della Campania (…) è la presenza di una criminalità organizzata che controlla in maniera capillare il territorio e a differenza, forse, del gargarismo urbano presente in altre regioni europee, ha intorno a sé un certo consenso di massa”136. “Dimensione economica, radicamento sul territorio, capacità di supplenza dell’amministrazione pubblica, reti di complicità, distribuzione del reddito come agenzie del lavoro illegale nelle terre dove il lavoro legale non c’è, fanno delle ecomafie molto più di un’emergenza criminale”137.
In questa galassia orbitano o partecipano attivamente , come si è già osservato, prestanomi e professionisti (medici, avvocati, commercialisti, tributaristi, esperti di strutture societarie off-shore, broker, ingegneri, architetti, chimici, dirigenti privati e di enti pubblici, burocrati, bancari138, etc.). Ecco che si rinviene una “società in rete” tra “ambienti professionali, imprenditoriali, amministrativi e politici” dove “Le mafie, e tra esse la camorra, si sono perfettamente inserite”139.
E poi questi studi o “teste” suggeriscono e supportano professionalmente le organizzazioni criminali nella creazione di apposite holding, joint venture140, nella vocazione agli affari e alla finanziarizzazione transnazionale….141. Come è stato detto “Per condire la zuppa del crimine si serve sia del geometra comunale sia dello studio newyorkese che ha fatto delle frodi sull’Iva una ragione di business (..) A dare una mano alle famiglie c’è sempre il sottobosco dei funzionari e dei piccoli amministratori”142.
Chi controlla i controllori?
9. - Le attività delle organizzazioni criminali (in particolare della camorra)
Le “attività tradizionali” della camorra sono le estorsioni, l’usura, la prostituzione, il gioco d’azzardo, il lotto e toto clandestino143, e i contrabbandi locali (di sigarette, di liquori, etc.)144, ed è al principio degli anni settanta che le cose cambiano145.
Ci si permette di porre l’attenzione sul fatto che queste organizzazioni criminali, cosiccome la mafia e altre, si sviluppano intrecciandosi “costitutivamente con i precari equilibri economici e i secolari conflitti sociali del Mezzogiorno segnando anzitempo uno dei più difficili problemi ereditati dalla questione meridionale. La mafia nasce come un’impresa di protezione-rassicurazione al punto che i proprietari fondiari le affidavano la conduzione e la gestione dell’azienda agraria, rendendo possibile operare un avvicinamento tra la campagna e la città, tra il mondo della produzione agricola e il mercato urbano”, però “la moderna questione meridionale va reimpostata (…): il rapporto sottosviluppo-mafia non può essere più ritenuto una relazione di causa-effetto; ma, al contrario, la presenza criminale nel Sud favorisce condizioni di progressivo impoverimento delle risorse culturali e naturali”146.
Anche la crisi petrolifera del 1973, nei suoi riflessi in termini di chiusura dei finanziamenti pubblici per il Mezzogiorno, ovvero di deindustrializzazione e di crollo dell’occupazione operaia, diventa una spinta al “grande sviluppo di una moderna criminalità organizzata, cui sarà largamente consentito, a differenza degli Stati Uniti, di intrecciare sempre più le attività illegali con le più varie e diffuse iniziative imprenditoriali di carattere lecito”147.
La crisi del 1973 con, in soli due mesi, “la quadruplicazione del prezzo del petrolio ha portato gli occidentali a cercare una soluzione per recuperare con la mano sinistra il denaro che erano costretti a versare con la destra ai membri dell’OPEC: vendita d’armi, impianti nucleari, grandi contratti di lavoro pubblici, servizi bancari…..”148.
Più esattamente, l’incremento dei prezzi petroliferi che poteva portare, come accennato, ad “una specie di de-industrializzazione distruttiva” per i sistemi economici industrializzati, ha formato “un mercato finanziario strettamente collegato alle volontà politiche del governo americano”149, anzi talune p.c.d. “suggestioni complottistiche” affermano che “la crisi petrolifera fu un colpo di teatro interamente pianificato dalle èlite finanziarie anglo-statunitensi”150.
Ecco che questi rilevantissimi flussi finanziari hanno mutato le strategie ed i rapporti finanziari, anche internazionali, persino autorizzando la corruzione dei funzionari stranieri151.
Al contempo, la cosiddetta “crisi petrolifera” del 1973 occasiona il tema dell’austerità che viene sviluppato in dottrina e anche da qualche politico152.
Con le politiche del rigore si avviano le dismissioni pubbliche e le privatizzazioni (“dalla siderurgia all’industria alimentare, dalla chimica alla distribuzione commerciale”) aumentando il divario tra Nord e Sud (soprattutto nella occupazione/disoccupazione)153
Peraltro, fuori da ipocrisia, gran parte del nostro mondo (non solo quello napoletano, ma, fatte le debite contestualizzazioni, quello di noi tutti) “vive o sopravvive nell’opacità di una sostanziale collusione. Come sia pronto ad adattarsi a codici negativi che hanno finito per regolarne il funzionamento. Basta guardarsi intorno, in un giorno qualsiasi, per vedere quanto radicata e pervasiva sia ormai l’illegalità: il parcheggiatore abusivo, il commerciante che non ti dà lo scontrino, le corsie preferenziali invase da chi non avrebbe titolo per percorrerle, i supermarket all’aperto dei DVD falsi, delle borse false, dei jeans falsi, il multiforme universo del ‘pezzotto’ – l’equivalente partenopeo del nordico ‘tarocco’ – che prospera a dispetto dei numerosi ma evidentemente tutt’altro che risolutivi pattuglioni delle forze dell’ordine”154.
Nel tempo sono emerse le attività illegali connesse al videopoker, alla contraffazione di vari prodotti, “dei marchi e degli imballaggi di vendita dei prodotti agricoli”155, dei prodotti informatici, quali i CD musicali e le griffes156, inserendosi nel commercio internazionale157.
I circuiti finanziari (dove si investe in “cose che non si vedono” rispetto a case e terreni, etc.) diventano quindi la realtà del XXI secolo158.
Edilizia, ma prima ancora cave, produzione cemento,etc.159:
Qui la natura di “mafia liquida” della camorra sa muoversi nella politica “per poter costruire in grande, vale a dire palazzi, complessi residenziali, villaggi turistici, alberghi, porti turistici, occorrevano cave, discariche di inerti, impianti di triturazione e produzione di calcestruzzo, ma soprattutto, varianti urbanistiche, regolamenti edilizi, piani regolatori, autorizzazioni. Queste esigenze hanno favorito la connessione tra imprese criminali e amministrazioni pubbliche, tra camorra e politica”160.
Va tenuto presente che, ancora una volta, il pretesto del fiorire del mercato edilizio venne dai soldi pubblici stanziati post-terremoto dell’Irpinia del 23 novembre del 1980 dove i fondi per la ricostruzione costituirono una ghiottissima occasione di guadagno161.
Che i terreni ove localizzare impianti (di trattamento o di stoccaggio) di rifiuti siano sempre stati oggetto di appetito della criminalità è cosa risaputa, come pure che non siano mancate collusioni tra vari soggetti, tramite gli appaltatori (donde plurimi passaggi di proprietà, grazie anche a prestanomi, con lievitazione di prezzi per le aree compravendute)162.
Il movimento terra “è da sempre settore di interesse dei clan camorristici, le imprese di trasporto non sono state selezionate con dovuta attenzione” eppoi la tecnica del “nolo a freddo” che si sviluppa in vari modi: per esempio “la ditta che ha vinto l’appalto per lo smaltimento dei rifiuti è obbligata dalle organizzazioni criminali a prendere in fitto da un’altra ditta i macchinari e i mezzi di trasporto. Il costo del nolo dei mezzi “a freddo”, cioè senza guidatore (mentre con guidatore si definisce “nolo a caldo”), è enorme e assorbe quasi tutti gli introiti dell’appalto. Naturalmente l’impresa che noleggia i mezzi appartiene a ‘ecomafiosi’ ben noti, che non otterrebbero mai l’appalto direttamente e che, invece, in questo modo possono appropriarsi ‘legalmente’ anche dell’intero margine di profitto dell’appalto. Il generale Jucci, in sede di audizione presso la Commissione Ambiente al Senato, ha dichiarato: ‘Abbiamo visto che sia per le discariche, sia per i trasporti, ci possono essere infiltrazioni camorristiche; ecco perché a parer mio, se si utilizza il personale militare potremmo essere maggiormente tranquilli, potremmo spendere molto meno e praticamente impiegheremmo meno tempo”163. In effetti il pentito Vassallo nelle interrogazioni dichiara che “I fratelli Orsi, per sottrarre soldi dalle casse di Ce4 (consorzio pubblico “misto” prevalente la parte pubblica N.d.R.), fatturavano con il consorzio GeoEco noleggi di escavatori, bob cat, autocarri, ecc. che in realtà stavano in officina per autorimessa oppure stavano lavorando presso altri cantieri di Siena e di Avezzano, a favore di proprie ditte… come Flora Ambiente e Socom”164.
Ma nei trasporti i trucchi sono molto più evoluti e si “gioca” tra la statica e la dinamica (automezzi fermi, soste, stoccaggi, depositi temporanei, cassoni, rimorchi, carico/scarico, tempistica, etc. etc.) in un incrocio (coerente nella forma) di quantità e di qualità, correlati a prezzi, viaggi automezzi di diverse dimensioni per omeopatizzare gli scarichi165 (serializzati) di materiale, autisti, orari, impianti intermedi e finali.
Si gioca altresì sulla qualità del materiale, ad esempio sul cemento depotenziato (mescolato in modo inidoneo e utilizzato spesso per realizzare infrastrutture pubbliche), sul calcestruzzo truccato che “ha una resistenza di 40 chili per centimetro quadrato, mentre la legge richiede almeno 250 chili di resistenza”166.
Più in generale, “Le aziende dei clan hanno determinato piani regolatori, si sono infiltrate nelle ASOL, hanno acquistato terreni un attimo prima che fossero resi edificabili e poi hanno costruito in subappalto centri commerciali, hanno imposto feste patronali e le proprie imprese multiservice, dalle mense alle ditte di pulizia, dai trasporti alla raccolta dei rifiuti”167.
Armi:
“E’ un meccanismo perverso (quello tra rifiuti e armi N.d.R.). Che prevede l’utilizzo sistematico dei Paesi poveri, specie quelli in guerra civile o instabili o sotto dittatura, come pattumiera dei Paesi industrializzati”168.
Si tenga presente che “quello dello smaltimento illecito dei rifiuti è un grosso affare che coinvolge Stati, servizi segreti e, naturalmente, criminalità organizzata”169.
I rifiuti e le armi (quasi sempre “leggere”) utilizzano sovente le stesse navi, per esempio, ciò sembra avvenuto da La Spezia alla Somalia170, “passando spesso per i porti di Napoli e Malta. In questi casi le armi erano il pagamento per i clan somali che ricevevano i rifiuti tossici”171.
Senza poi considerare l’affondamento di navi “carretta” che portano rifiuti172, frodando anche le assicurazioni.
Queste “spedizioni” transnazionali presuppongono una certa organizzazione strutturata e duratura sia commerciale che amministrativa, quantomeno per creare i collegamenti (ove necessario aprendo anche “ombrelli” istituzionali o dei controllori), per preparare la documentazione richiesta dalla normativa, per rilasciare le fidejussioni, per produrre le polizze assicurative, per provvedere ai pagamenti all’estero173, etc.
Ancora la Commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti presieduta da Massimo Scalia afferma che “i traffici di rifiuti con l’estero (…) spesso (..) nascondono altre (attività N.d.R.), anch’esse illecite, come il riciclaggio di denaro sporco proveniente dal traffico internazionale di armi e di droga, nonché la corruzione”174.
Droga, narcotraffico, etc.
Promuovendo un vasto indotto per migliaia di persone, Secondigliano era divenuto “il mercato più grande e conveniente d’Europa”175. Occorre però ricordare che “La maggior parte delle grandi potenze ha protetto alcuni circuiti criminali per ragioni geopolitiche”176.
Appalti (opere, servizi, forniture) e bonifiche
Le “grandi opere” come autostrade e metro177, ponti, gallerie, impianti e lavori colossali178, lavori di ricostruzione o emergenziali179, la TAV180, addirittura penitenziari181 e la base Nato182 sono affari appetiti dalla criminalità organizzata, cosiccome le opere di urbanizzazione secondaria (fognature, acquedotti, elettrodotti, metanodotti, viabilità esistente). Peraltro si tratta di un settore dove i finanziamenti pubblici creano appetiti anche al Nord da parte delle mafie183.
Ma grandissimo spazio viene ad essere occupato, in una sorta di “mercato protetto”, dall’utilizzo dei subappalti184, controllando (con manovalanza perlopiù minorile) che gli appaltatori non assegnino questi lavori a ditte “esterne”185.
In questo settore possono riscontrarsi, quantomeno: truffe previdenziali, false fatture, lievitazione dei costi,revisioni prezzi, controlli compiacenti sull’avanzamento dei lavori, dati e informazioni false rilevanti agli effetti contrattuali o dei premi previsti, perizie di variante ad hoc, trucchi sulle penali per i ritardi, diverso utilizzo di materiali, od occultamento di rifiuti nelle costruzioni, e così via.
Se poi si pensa alle deroghe commissariali nell’affidamento di appalti, giungendo “al paradosso che proprio alcune delle imprese indicate dal commissariato ai comuni ed alle aziende municipalizzate, per le attività di trasporto dei rifiuti, sono quelle sanzionate dal Prefetto di Napoli mediante l’applicazione di misure interdittive ai sensi della legislazione antimafia”186….
Energie alternative
Gli incentivi pubblici spingono per realizzare impianti eolici e fotovoltaici. Ma si vedano anche i permessi negoziabili (o quote Kyoto).
Agricoltura, mercati ortofrutticoli, carne
Sui mercati ortofrutticoli si veda, recentemente, quello di Fondi a Latina che serviva per l’intero centro sud del Paese, se non l’area milanese187.
Ancora prima si veda quanto accadeva nei centri Aima di raccolta dei prodotti ortofrutticoli di Caserta frodando i fondi comunitari188.
La macellazione e il commercio delle carni (importazione dall’estero: dagli anni ottanta) consentono di reinvestire i profitti in altre attività (finanziarie, immobiliari, etc.).
Le carni e il confezionamento e la distribuzione di acque minerali, avvengono “dalle strutture alberghiere alle catena di ristorazione, alle forniture di pasti a strutture pubbliche”189.
Lo stesso dicasi per altri prodotti controllati dai clan, insomma “nei bar, nei ristoranti, negli alberghi, nelle mense si possono comprare e usare soltanto i prodotti che vogliono loro”190.
Ma la mafia interviene anche nello stabilire (rectius, imporre) il prezzo, per esempio, della carne “in modo da alzare il costo del pizzo e avere più soldi da investire nella droga”191 e, attraverso l’accaparramento delle rappresentanze commerciali e il controllo della rete distributiva anche il latte che “in pochi mesi, costa al pubblico più che in qualsiasi altro Paese d’Europa”192.
Più recentemente “Le agromafie investono i loro ricchi proventi in larga parte in attività agricole, nel settore commerciale e nella grande distribuzione. Come indicato dalle analisi della Dia, nel territorio campano, i clan camorristici investono i capitali illeciti acquistando aziende agrarie, vasti appezzamenti di terreno e diversi caseifici”193.
Distribuzione (centri commerciali e ipermercati)
“Dala fine degli anni novanta nasce la stagione dei centri commerciali”194, molti dei quali sono “costruiti da importanti aziende settentrionali”195. Che supermercati venissero acquistati con i soldi della camorra è notizia diffusa anche dalla stampa, dove emergono collegamenti con la banda della Magliana e con la mafia siciliana196.
Ma anche il campo della commercializzazione dei prodotti alimentari non rimane escluso dall’attività della camorra: la Cirio di Cragnotti e la Parma di Tanzi si accordavano con Zagaria “per definire le assegnazioni a una fitta rete di distributori su una vastissima area (Campania, basso Lazio, parte delle Marche, Abruzzo, Basilicata). “I soldi distribuiti per mantenere il monopolio e occupare il mercato campano dovevano essere giustificati nei bilanci delle aziende:nessun problema, nel Paese della finanza creativa e della depenalizzazione del falso in bilancio. False fatturazioni, false sponsorizzazioni, falsi premi di fine anno sui volumi di latte venduto risolvevano ogni problema contabile”197.
Turismo
Non solo villaggi turistici, hotel e alberghi, ma ristoranti, pizzerie, night, etc. sia in Italia che all’estero. Servono non solo per investire i capitali rinvenienti dalle attività criminali, ma anche per ripulire i flussi di denaro sporchi, ma soprattutto crea quella presenza, infiltrazione, sociale ed economica in territori che vengono di fatto colonizzati dalla cultura e logica criminale, creando “basi” e fonti informative, capacità relazionali (propedeutiche ad altro) che vengono ancora oggi sottostimate.
Sport (calcio)
Non solo per visibilità198. Tiene incollate le “promesse” (che magari svolgono altri lavori) e al contempo è una occasione per riciclare denaro199 o per svolgere transazioni di denaro riducendo l’impatto fiscale e altro ancora200. Eppoi la pubblicità, le scommesse, etc.…..Anche qui troviamo “un sistema di false fatturazioni e frodi carosello mascherandole da sponsorizzazioni per alcune squadro di calcio locali”201.
Sponsorizzazioni
Squadre di calcio, pallacanestro ed altro diventano la porta di ingresso, tramite sponsorizzazioni, per entrare in altri “affari” e soprattutto (ci ripetiamo) per tessere relazioni e alleanze in territori impensabili.
Estorsione, usura, riciclaggio, frodi
In generale per i negozi202 e le attività illecite “’non conta il ricavo dell’attività, importa il ricambio di denaro, solo quello’, mi disse un amico che ha il negozio in zona (..). Il mistero è che questi posti siano sempre pieni”203. “Tutti sanno e dicono che oltre la metà degli esercizi commerciali, aperti in continuazione a Napoli tra luci e paillettes, sono di proprietà o sotto il controllo dei clan criminali204”.
“Un supermercato a Palermo (..) paga circa 5000 euro al mese, a Napoli circa 3000. Le forme di pagamento, inoltre, si evolvono secondo le nuove possibilità offerte dalla tecnologia. E l’ultima novità che starebbe prendendo piede è quella dei numeri premium, cioè i servizi telefonici a pagamento tipo oroscopi, hot line e simili: l’estorsione fornisce il numero del servizio a cui collegarsi e il negoziante si impegna a chiamarlo mensilmente per un tempo stabilito: un’ora, due ore, tre. Ed ecco che il pizzo viene pagato, in automatico, e senza possibilità di essere scoperti (….). Il giro del pizzo e delle estorsioni macina profitti per 9 miliardi l’anno (…che riguarda non solo la Campania, ma anche N.d.R…) il Lazio, la Lombardia, la Liguria, la Toscana e il Veneto”205.
Si cercano dei “luoghi da dove iniziare l’origine legale del danaro, il battesimo ufficiale”206 in supermercati, nella distribuzione di beni, nell’edilizia, etc.
Si mette mano ai contributi o ai fondi (internazionali, europei,nazionali, regionali) che vengono previsti da legislazioni varie.
Va detto che “I canali di questo sistema sono (come viene descritto in un rapporto del CSM N.d.R.) ‘principalmente bancari, commerciali e imprenditoriali in genere. Sono state anche accertate collusioni e connivenze di operatori economici e finanziari”207. Ma anche i cambisti del casinò rierano in questo sistema, considerando che “attorno alla cattedrale del gioco c’è un’alta concentrazione di usura. I prestasoldi non concedono prestiti solo a chi perde ai tavoli, ma anche a chi ha bisogno di denaro e non può bussare a uno sportello di banca”208.
Anche con operazioni di acquisto di azioni e titoli in Borsa si ricicla il denaro criminale209.
Tantissimi soldi vengono ripuliti nel “reinvestimento in bar, ristoranti, appartamenti,beni di lusso e il riciclaggio in aziende sane che davano utili puliti, candidi”210.
Del resto, “Il Nord è in realtà la zona d’Italia nella quale si registra la maggiore infiltrazione mafiosa nel sistema economico e dove i reati di riciclaggio di denaro sporco nell’ultimo quinquennio” sono stati maggiori, “le migliori lavanderie sono proprio nelle regioni più ricche”211.
Società di servizi, service212
Dalla logistica e trasporti (ottimizzando i viaggi di merci, rifiuti, armi, etc.) anche a livello internazionale (import-export) con intrecci pericolosi (e ancora grigi, o punti neri213) tra iniziative economiche, attività criminali e interventi istituzionali o quasi. Inoltre, “dalle indagini effettuate sul voto di scambio è emerso che esponenti della camorra avevano raggiunto cariche importanti dentro alcune Onlus. In città (di Napoli N.d.R.) hanno un certo peso, perché ricevono contributi a pioggia sotto forma di sussidi, ma soprattutto perché il Comune delega loro una serie di compiti, tra cui la selezione del personale”214.
Rifiuti e ambiente.
Il fenomeno è la gestione illegale, che già nel 2001215 era stimato in 30 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno ovvero 12 mila miliardi di vecchie lire e danno erariale di 2000 miliardi di lire l’anno…..216.
Spandimento di “fanghi tossici provenienti dal ciclo delle depurazioni delle acque in Campania direttamente usi campi coltivati ad ortaggi e mangimi per gli animali. I terreni destinati a produrre generi agro-alimentari (immessi sul mercato con messaggi promozionali del tipo: prodotti derivanti da agricoltura biologica) sono stati inondati e fertilizzati per anni con rifiuti tossico-nocivi”217 .
“’O sistema è come nu caleidoscopio, cambia aspetto a seconda di dove lo guardi. Se sei un portuale vedi una cosa, se sei un commerciante ne vedi un’altra, se sei un poliziotto un’altra ancora”218.
Le spedizioni transfrontaliere di rifiuti hanno i loro porti “preferiti” (qualitativamente parlando), anche se dal punto di vista quantitativo sembra che i porti più gettonati per avviare i rifiuti per cosi dire “irregolari” siano (o siano stati): Genova, La Spezia, Napoli, Gioia Tauro, Taranto219.
La questione rifiuti è stata da noi più volte affrontata: la complessità e le sfaccettature impongono, tra altro, un approccio casistico per dare soluzioni concrete.
Non si tratta solo di conoscere la disciplina giuridica sui rifiuti, nemmeno quella tecnica, manco quella fiscale e finanziaria-economica: occorre – soprattutto – la “dotta ignoranza”220, l’esperienza (al contempo) del mercato, dell’industria e dell’organizzazione del mondo dei rifiuti (nazionale e internazionale).
Conclusioni (non conclusive)
Anche nelle (invero endemiche) fasi emergenziali (soprattutto in quelle più acute) sembra che la camorra abbia continuato ad intrecciare i suoi interessi con quelli dello Stato221.
“Leonardo Sciascia ruppe il conformismo imperante nel nostro paese sulla lotta alla mafia. Scrisse che c’erano i ‘professionisti dell’antimafia’ che facevano carriera politica evocando la lotta alla mafia senza in realtà compiere fatti ed atti concreti per combatterla e per vincerla”222.
Vero che occorre suscitare (e motivare) la partecipazione dei cittadini, piuttosto che la sola attivazione della magistratura e delle forze dell’ordine (peraltro, talvolta “depistate”223).
Inoltre, è nella fasi di crisi (come questa) dove bisogna “tagliare i costi” che l’illegalità (anche intesa come abbassamento del livello di rispetto qualitativo delle norme) prolifera.
Più in generale “fino a quando lo scopo dell’attività produttiva sarà la crescita, il problema dei rifiuti non potrà che aggravarsi, aprire spazi per una loro gestione illegale, e quindi devastante, non solo in termini ambientali, ma anche in termini sociali”224.
Più precisamente, la nostra società sviluppista si è formata con la strada della chimica del carbonio (del petrolio e della plastica non rinnovabile) e della produzione di massa, talchè risulta “Ovvio che un sistema del genere, per auto-sostenersi, deve forzare la scelta di acquistare ogni bene” senza fermare l’economia, che di per sé impone “che il prodotto acquistato diventi il prima possibile un rifiuto, in modo da aprire la strada al riacquisto. Il ciclo di vita di tutte le merci deve essere il più breve possibile”225.
Ecco che serve un “orizzonte ampio di interrogazione sociale, che invita a trasformare profondamente le scelte di consumo, nel senso della sobrietà e dell’ecoefficienza (privilegiando cioè prodotti suscettibili di recupero226, di riuso, di riciclaggio)”227, di qui le “pratiche di consumo appaiono (..) come un momento importante della responsabilità nei confronti della Terra”228, come pure responsabilizzare tutte le “scelte di acquisto sia dei singoli cittadini-consumatori, sia delle organizzazioni e in particolare degli enti-amministrazioni pubbliche”229.
Il futuro del Paese (non solo dell’ambiente, della legalità, di una economia non criminale) reclama una diversa politica e dipende da noi tutti.
1 Il presente scritto (inedito) risale a novembre 2013, ma rimane attuale (anzi, diremmo, confermato dalle recenti vicende sull’Expo, sul MOSE, dagli arresti compiuti dalla magistratura del Nord Italia di affiliati ad organizzazioni criminali calabresi e campane, sul cosiddetto sistema della “mafia romana”, etc.).
2 Ormai anche il Nord Italia deve considerarsi “impestato”. Anzi i clan al Nord sono, paradossalmente, meglio mimetizzati e si muovono più agevolmente. Con questo non aderiamo pedissequamente alla tesi dei “savianisti”, così come compendiata in G. NURCATO, L’emergenza. Risentimento appendicolare, Napoli, 2011, pag. 101 ss. per la quale tutte le colpe dei rifiuti a Napoli sarebbero da addossare agli imprenditori del Nord. Non si tratta solo di questo, come vedremo oltre.
3 Che indica “Il complesso di operazioni illecite a carattere speculativo, che hanno un impatto fortemente devastante sull’ambiente e sulla qualità della vita e dei cittadini, poste in essere dalla criminalità organizzata. La parola ecomafia è dunque un neologismo in uso per indicare le stesse organizzazioni criminali che commettono reati arrecanti danni all’ambiente” così l’EURISPES,RI 2013. 25° rapporto Italia, Roma, 2013, pag. 937, precisandosi, in nota, che il termine venne “coniato da Eurispes e Legambiente, quando nel 1994 venne istituito l’’Osservatorio su Ambiente e Legalità’, in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri”.
4 N. PENELOPE, Soldi rubati. Corruzione, criminalità, truffe, crac, evasione fiscale sottraggono ai cittadini centinaia di miliardi ogni anno e la possibilità di vivere in un Paese migliore. La prima inchiesta completa sui devastanti costi dell’illegalità in Italia, Milano, 2011, pag.116.
5 Già nel 1862 la camorra veniva definita “l’estorsione organizzata: essa è una società segreta popolare, a cui è fine il male” M. MONNIER, La camorra. Notizie storiche raccolte e documentate -1862 -, Roma, 2011, pag.7.
6 Presidenza Massimo Scalia, presenti il deputato Gianfranco Saraca, i senatori Giovanni Lubrano di Ricco, Roberto Napoli e Giuseppe Specchia. Nel 1992 Carmine Schiavone fu arrestato e, come si legge a pag. 8 del verbale “da quel momento in poi non so come siano andate le cose”….
7 E’ vero che “attraverso la storia della monnezza si può leggere la storia della seconda repubblica a Napoli e in Italia. E anche quanto l’informazione che circola in rete o nelle grandi testate tradizionali a stampa, contribuisce a tessere l’intricata tela di silenzi, di menzogne e di grida, che confonde l’opinione delle persone più lontane dai luoghi fisici, in cui gli eventi si svolgono e, talaltra, a dipanarla.” così R. SAVARESE, Galli sulla monnezza. Silenzi, grida e bugie sui rifiuti in Campania, Milano, 2009, pagg.220-221.
8 Dove “ciò che conta non è affrontare l’evento, ma proteggere la finzione delle istituzioni” così E. JOLY, Questo è il nostro mondo. La nuova frontiera del crimine finanziario, Milano, 2003, pag. 81, che in nota 2 precisa: “Nel settembre del 1986, il governo francese, avvalendosi di una marea di esperti del Commissariato dell’energia atomica, ha sostenuto che la nube radioattiva di Chernobyl aveva risparmiato il territorio nazionale nonostante il Belgio, la Germania, la Svizzera e l’Italia fossero stati contaminati. I venti avrebbero misteriosamente rispettato i confini di Stato. Queste asserzioni sono state smentite dalle misure fatte ulteriormente ma allora per l’amministrazione era più importante proteggere l’immagine dell’atomo che informare i cittadini francesi”.
9 Sull’emergenza si rinvia oltre. Ormai è diventata opinione comune che “l’emergenza è sempre una comoda coperta dietro cui mascherare illeciti e complicità, business e veloci arricchimenti, uno schermo che consente procedure di urgenza, deroghe ai controlli, scarsa trasparenza, consulenti e stanziamenti” L.CIOTTI, prefazione a E.CALABRIA – A. D’AMBROSIO – P. RUGGIERO, Biùtiful cauntri, Milano, 2008, pag.6.
10 Già nel 2007 molti avvertivano questo pericolo, cfr., ex multis: N.G.GRILLO, Rifiuti S.p.A. fra ecomafia e mafia delle autorizzazioni, Roma, 2007, pag.19;R. PEDDITZI; Rifiutopoli. Napoli da Regno delle due Sicilie a capitale della monnezza, Roma, 2008, pag.18, etc. E, “fra l’altro secondo Walter Ganapini, l’ex Presidente di Greenpeace chiamato da Bassolino a dare una verniciata di verde alla sua giunta, la Regione Campania sarebbe già in possesso delle risorse finanziarie e degli strumenti per avviare le bonifiche, ed è quindi solo questione di tempo” così S. MORANDI, Emergenza rifiuti S.p.A.. Come piazzare una bomba chimica ad effetto ritardato e farla franca, Roma, 2009, pagg. 129-130. Ma risulterebbe un finanziamento (ad agosto 2007) “di 200 milioni di euro per il risanamento e la bonifica dei suoli e delle acque non solo del ‘litorale Domizio flegreo e Agro aversano’, una delle zone più colpite dall’ecomafia, ma anche di altri tre siti di interesse nazionale della Campania, il ‘Napoli Bagnoli Coroglio’, il ‘Litorale Vesuviano’ e ‘Napoli orientale’” P. CHIARIELLO, Monnezzopoli. La grande truffa, Napoli, 2008, pag.115. Vedi anche T. SODANO – N. TROCCHIA, La peste. La mia battaglia contro i rifiuti della politica italiana, Milano, 2010, pagg. 212-213 ove “Le aziende incriminate, che sono riuscite a farla franca e a ripulirsi la reputazione cambiando nome e ragione sociale, ora fiutano il grande affare delle bonifiche dei suoli, e così ritornano. C’è dunque il concreto rischio che chi ha inquinato si trovi, incredibile a dirsi, a bonificare. Una beffa immonda”e, a pag. 258 quanto si riporta da una pausa al dibattito televisivo locale con Massimo Paolucci, Armando Cattaneo e Dario Scalabrini, dove (in pratica) le bonifiche (e i soldi che portano nel territorio) vengono viste come un baratto per la via libera all’inceneritore di Acerra.
11 Così riportata a pagg. 339-340 nel citato volume di T.SODANO- N.TROCCHIA.
12 Dovremmo, tutti, capire meglio chi detiene il potere nel nostro Paese. “I poteri effettivi hanno sempre sfuggito, fin quando possibile, le luci della ribalta, lasciate ai professionisti dell’apparire. Negli ultimi decenni i limi posti volontariamente nel mondo all’espansione difficile della democrazia, la scomparsa degli ideali provocata dal tracollo delle ideologie e di Stati autoritari soi disant socialisti, come pure delle illusioni dei corifei del mercato e del profitto, hanno contribuito a dislocare i processi decisionali al di fuori delle istituzioni rappresentative. La trasparenze del potere, connotato essenziale della democrazia, pare cedere il passo a forme e luoghi di decisione sempre più concentrati, oscuri, clandestini” F. BARBAGALLO, Il potere della camorra (1973-1998), Torino, 1999, pag.XV.
13 Sull’argomento, ex pluris, F. PINOTTI, Fratelli d’Italia, Milano, 2007, in particolare su “Mafia e massoneria” pagg. 543- 613. La massoneria, per quanto qui ci interessa, in buona sostanza crea e veicola relazioni e amicizie che “aiutano” il traffico dei rifiuti (sia come procacciamento dei fornitori, che dei clienti) e non solo questo ovviamente.
14 Come il Club Bilderberg che è stato definito da C. Moorehead nel London Times del 18 aprile 1977: “una congrega dei più ricchi, dei più economicamente e politicamente potenti e influenti uomini del mondo occidentale, che si incontrano segretamente per pianificare eventi che poi sembrano accadere per caso”; la Commissione trilaterale; il Consiglio per le relazioni estere americano (CFR); la Rounde Table; l’Istituto Reale Britannico per gli Affari esteri (RIIA); il Club di Roma; etc. Cfr. M. PIZZUTI, Rivoluzione non autorizzata. Come cambierà il mondo, Vicenza, 2012, pag. 11 ss. Vedasi anche D. BASOSI, Finanza&Petrolio. Gli Stati Uniti, l’oro nero e l’economia politica internazionale, Venezia, 2012, pag. 55.
15 Ad esempio, il punto di forza dell’avv. Chianese “sono i legami con esponenti della massoneria deviata, magistrati, alti ufficiali dei carabinieri e agenti del Sisde” :M. SCANNI- R.H.OLIVA, ‘O sistema. Un’indagine senza censure sulla camorra, Milano,2006, pag.101.
16 La criminalità organizzata - è da tempo risaputo (anche se spesso trascurato, se non omesso, sia dai politici che dai mass media) - “segna una massiccia espansione anche nel Nord della Penisola e, in specie, nelle grandi città metropolitane dove gruppi facenti capo a mafia, ’ndrangheta, e camorra, penetrano negli apparati degli enti locali per controllare le procedure di affidamento di appalti e opere pubbliche”, così l’EURISPES, Agromafie. 1° rapporto sui crimini agroalimentari in Italia, Roma, 2013, pag. 27.
In particolare è stato considerato “che in Lombardia e nel Veneto la criminalità ambientale sembra annidarsi maggiormente nelle provincie che esprimono un’evoluzione nel senso di una migliore qualità della vita. Sembra in questo senso trovare un elemento di sostegno la tesi secondo la quale la criminalità organizzata tenderebbe a trovare terreno fertile in territori di tenore e qualità della vita più elevati”, EURISPES, RI 2013…. cit. pag.949.
17 T. PADALINO, La rivolta di Palma Campania. Il caso della discarica Pirucchi, in Gomorra. Territori e culture della metropoli contemporanea, maggio 2002, n. 3, pagg. 60-61.
18 J.W. GOETHE, Viaggio in Italia del 1786.
Non senza ilarità, ma con vera ammirazione per la città, Goethe altresì affermava: “Anche a me qui sembra di essere un altro. Dunque le cose sono due: o ero pazzo prima di giungere qui, oppure lo sono adesso".
19 Cit. da F. ANFOSSI, Dio non volta le spalle a Napoli, Milano, 2008, pag.123 e, oltre (pag. 131): “In napoletano (..) sogno e sonno sono la stessa cosa, una parola sola (suonno N.d.R.). E’ antropologico della napoletanità. Non esiste il sonno vuoto, che serve a ricaricare le energie. E’ un’influenza spagnola perché in spagnolo è lo stesso, sueño. Però a Napoli questo doppio significato è più sulla base di una specie di insonnia generalizzata”.
Per il grande Aldo MASULLO chi sono i napoletani? “Gente che desidera, ma che in fondo non vuole” citato da G. NURCATO, op.cit., pag.125, il quale autore a pag. 19 appone sotto il titolo “L’emergenza” la seguente frase “Ci sono talvolta colpe così gravi e trasversali da essere in assolvibili, chiunque le abbia commesse o le commetta. A Napoli, invece, si è sempre tollerato tutto, per questo è diventata una città di tolleranza”.
Più popolarmente (ma efficacemente) “simmu nu popolo e monnezza, pecchè tenimma ‘a monnezza e pecchè ci trattano comme monnezza (…) Siamo in guerra, lo capite?” così riporta R. PEDDITZI, op.cit.,pag. 44.
20 Nell’ormai consueto (e logorante) gioco all’italiana, dove si mischiano verità e menzogne, servizi deviati e servitori dello stato, dove nell’alzare la polvere si consente a qualcuno di meglio arricchirsi, se non addirittura di passare per paladino della legalità, etc.. Negli ambienti giornalistici, invero, da taluno si vocifera che questo pentito non sia proprio del tutto, come dire… “attendibile”. Certo è che, come ricorda Federico Cafiero de Raho , procuratore aggiunto presso la Procura di Napoli e titolare dal ’93 delle indagini sfociate nel monumentale processo Spartacus (vedi oltre) “Nel ’93, quando iniziai le indagini sui casalesi , per prima cosa telefonai ai comandanti delle varie stazioni dei carabinieri della zona. Nessuno però ammise di sapere che nel casertano c’era la camorra. Fu solo con la collaborazione di Carmine Schiavone che cominciammo a farci un’idea. Sapeva di tutto. E grazie a lui capimmo che i casalesi erano anzitutto una forza economica” M. SCANNI- R.H.OLIVA, op.cit., pag. 71.
21 pag. 1 del verbale.
22 Pag. 15 del verbale.
23 Nella ricostruzione dello Schiavone si legge che vi fu una lotta per il “business dei consorzi di calcestruzzo e di inerti” (pag. 16 del verbale). Infatti, negli investimenti si trovano anche realizzazioni di ville e costruzioni non solo in italia, ma pure in Europa (Spagna, Francia, Germania, Scozia), in Brasile, in Russia, in Romania, in Albania, a Santo Domingo, Venezuela, etc. Cfr. pag. 28 e ss. del verbale.
24 “si trattava del collegamento esterno per tutta la provincia di Caserta, che arrivava fino a Napoli e a Nola. Un altro lotto, che partiva dopo Caserta, veniva gestito da noi attraverso i gruppi di Acerra ed in particolare dal gruppo Alfieri”. Tutto era a conoscenza, sin dal 1993, della Direzione nazionale antimafia e della direzione distrettuale. Pag. 5 del verbale.
25 Erano i clan (“potevamo fare tutto”: pag. 6 verbale) a realizzare (tramite i subappalti) il lavoro, non la CABIB o la Ferlaino che erano appaltatori come consorzio ICAR, assieme ad altri. E lo stesso riguarda il gruppo Italstrade. “Il gruppo Italstrade poi passò tutto in subappalti (i 16 miliardi iniziali divennero migliaia)”. Cfr. pag. 5 del verbale.
26 Pag. 32 del verbale ove prosegue “Quindi non c’è da meravigliarsi, non capita solo in Italia; purtroppo, siamo abituati dai giornali a pensare che gli italiani sono tutti ladri, ma questo capita in Francia, in tutta Europa, non parliamo del Sud America”.
27 Non senza mancare quantomeno (al minimo) la frode negli appalti di cui trattasi, considerando che veniva usato, nella costruzione delle strade, materiale diverso da quello previsto nei capitolati. Inoltre gli scavi superavano la falda acquifera di 5-6-7 metri! Pag. 3 del verbale.
28 pag. 2 del verbale.
29 Pag. 12 del verbale. Ma “l’inquinamento riguarda tutta la costiera” (pag. 34 del verbale).
30 “il settore dell’immondizia (..) era gestito, come riscossione soldi, all’avvocato Chianese, il quale era il coordinatore a livello un po’ massonico, un po’ politico….”pag. 22 del verbale. “Chianese era il boss dei boss in quel settore”: pag. 23 del verbale.
31 Perché, sembra che ai suoi esordi criminali, accompagnasse le prostitute al lavoro.
32 “il responsabile presso il clan del traffico di rifiuti” era il Cerci. “Noi siamo nati mafiosi, con il gruppo Bontade e con Riccobono. Nuvoletta era il rappresentante regionale per la Campania. Poi ne siamo usciti nel 1984, dopo una guerra contro i Nuvoletta e contro il gruppo Riina. Noi eravamo dei perdenti, mentre a Napoli diventammo i vincenti” pag. 16 del verbale.
33 pag. 3 del verbale.
34 Che sono un reticolato di canali artificiali che si estende per circa 1000 chilometri. Ora i “Regi Lagni” sono “una vera e propria bomba ecologica. L’ENEA ha provveduto a monitorare attraverso una campagna di perforazione ed analisi la qualità delle acque sotterranee a ridosso di tutto il tracciato dei Regi Lagni: tutti i pozzi sono risultati inquinati riportando le analisi valori altissimi di nitrati, cadmio ed arsenico. Dagli accertamenti è emersa la presenza a ridosso della rete idrica del famigerato cromo esavalente” così D. CEGLIE, Ecomafie ieri, oggi e domani, Ambiente Rischio Comunicazione, Napoli, n.6, 2013, pag. 29.
35 Pagg. 7-8 del verbale. Cfr. anche R. PEDDITZI, op.cit., pag. 15: “Ma lo sai che a Caserta e a Salerno sono state chieste un sacco di autorizzazione alla costruzione di vasche per l’itticoltura e la lombricoltura?”.
36 N. PENELOPE, op.cit., pag. 117.
37 Pag. 11 del verbale.
38 Pag. 35 del verbale.
39 Pag. 11 del verbale.
40 Vedasi anche la documentazione prodotta dallo Schiavone nel corso dell’audizione del 7 ottobre 1997: il decreto presidenziale, prot. n.8081 del 2 dicembre 1988, della provincia di Massa Carrara autorizzava la ditta MASAN S.r.l. “alla raccolta e al trasporto di rifiuti speciali non tossici e/o nocivi con la seguente tipologia: - i residui derivanti da lavorazioni industriali; quelli derivanti da attività agricole, artigianali, commerciali e di servizi che, per quantità o qualità, non siano dichiarati assimilabili ai rifiuti urbani, i residui dell’attività di trattamento dei rifiuti e quelli derivanti dalla depurazione degli effluenti”.
41 Pag. 38 del verbale ove continua “Questo succedeva a Milano, La Spezia, eccetera; per esempio, se a La Spezia una nave scaricava e c’era una parte in eccedenza, si caricava su un camion, eventualmente dentro un capannone”.
42 “L’avvocato Chianese aveva introdotto Cerci in circoli culturali (..) dove aveva fatto le sue amicizie. Attraverso questi circoli culturali, entrò automaticamente in un gruppo di persone che gestiva i rifiuti industriali, tossici o meno” (pag. 35). “ a Milano c’erano delle grosse società che raccoglievano rifiuti, anche dall’estero, rifiuti che poi venivano smaltiti al sud. So che in Lombardia c’erano queste società che gestivano i rifiuti” (pag. 37 del verbale).
43 Pag. 36 del verbale. Il che è confermato anche dall’on. Ferdinando Imposimato nella seduta della Commissione Antimafia XI Legislatura. Seduta 77 cit. da A. IACUELLI, Le vie infinite dei rifiuti. Il sistema campano, Roma, 2008, pag.16, in particolare, a nota 28 di pagg. 32-33 si legge che “Su Cerci, è stato provato a livello giudiziario il suo ruolo di legame tra Shiavone e la loggia P2. Molte infatti sono le intercettazioni telefoniche effettuate da parte della Polizia di Roma che dimostrano un discreto numero di telefonate di Cerci a Villa Wanda, la villa di Licio Gelli nei pressi di Arezzo. Ritornato libero dopo il processo Avolio, per decorrenza dei termini, è stato di nuovo arrestato nel 2001 mentre trasportava abusivamente rifiuti dalla Campania verso la provincia di Frosinone”, vedasi anche l’ombra di Gelli sulla discarica Resit alla pag. 253. Anche R.SAVIANO Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra, Milano, 2006, pag. 224 segnala le “alleanze (dei Bidognetti N.d.R) con la massoneria deviata della P2. Smaltivano illegalmente,e a prezzi molto convenienti, i rifiuti tossici di imprenditori legati alla loggia”.Conferma se ne trova pure nell’inchiesta “Adelphi” (vedasi oltre). Anzi “Sono tanti, tantissimi i nomi degli affiliati alla loggia riservata di Gelli che riappaiono nelle inchieste degli anni Novanta sui grandi traffici criminali” si veda il bel volume di A. PALLADINO, Trafficanti. Sulle piste di veleni, armi, rifiuti, Roma-Bari, 2012, pag.96 ss. Vedasi anche F. BARBAGALLO, Storia..cit., pag. 242 e pag. 244 e E.CALABRIA – A. D’AMBROSIO – P. RUGGIERO, op.cit., pag. 26; M. SCANNI- R.H.OLIVA, op.cit., pag.65 e pagg. 93-94, pag.96, pag. 101. Non è certo una novità questo affiliazione tra criminalità e massoneria, già “il generale Sirio Rosseti dichiara alla commissione parlamentare di essere uscito nel 1974 (dalla P2 di Gelli N.d.R.) una volta resosi conto della ‘vastità dell’organizzazione e della sua capacità operativa in campo politico, militare, finanziario e anche con l’alta delinquenza organizzata” C. ARCURI, Sragione di Stato, Milano, 2006, pag.35.
44 Più crudamente “Il mercato dei rifiuti in Italia è uno solo e veniva tutto gestito da poche persone. Poi i clan si sono intromessi e hanno detto (come hanno fatto per le strade): noi vi facciamo passare i camion, non ve li distruggiamo, ma ci dovete dare tanto. Poiché era più conveniente dare ai clan che lavorare di nascosto… Ma per poter fare ciò serviva gente che entrasse in queste associazioni culturali, quindi gente intelligente, che studiava” pag. 39 del verbale.
45 “suoi affiliati si trovano e fanno affari nel basso Lazio, a Cassino e a Roma, in Toscana, in Umbria, in Emilia Romagna, nel Veneto, in Lombardia, in Puglia. Ha, inoltre, una fortissima capacità di proiezione internazionale: i suoi capi vengono arrestati o ammazzati all’estero (Bardellino in Brasile nel 1988, Iovine in Portogallo nel 1991) dove posseggono numerosissime attività legali nel campo del turismo” così nell’interessante volume di I. SALES (con la collaborazione di M. RAVVEDUTO), Le strade della violenza. Malviventi e bande di camorra a Napoli, Napoli, 2006, pag. 243.
46 P. CHIARIELLO, op.cit., pag.166.
47 Pag. 13 del verbale.
48 Pag. 14 del verbale: “chi gestiva la discarica autorizzata (….) lo sapeva certo”.
“Erano le discariche autorizzate a pagare noi, non noi loro!” pag. 15 del verbale.
49 “In tutti i 106 comuni della provincia di Caserta. Noi facevamo i sindaci, di qualunque colore fossero. C’è la prova..:” pag. 21 del verbale.
E a pagina 22 del verbale precisa: “Il patto era che gli affari fino a 100 milioni li gestiva il comune, oltre i 100 milioni, con i consorzi, ci portavano l’elenco dei lavori e noi li assegnavamo. Ai comuni dicevamo che sui grandi lavori edili avrebbero trattato direttamente con noi al 2,5 per cento. C’era una tariffa: 5 per cento sulle opere di costruzione e 10 per cento sulle opere stradali. Perché le strade si devono rifare ogni anno? Perché non venivano fatte bene, perché se il capitolato stabiliva che vi dovessero essere sei centimetri di asfalto, in realtà ne venivano messi tre, perché il cemento utilizzato non era quello previsto, e così via. Il sistema generale era così. Speriamo che cambi”.
50 Pag. 31 del verbale. Alla domanda (pag. 32) su “quelli che stanno sopra dei sindaci” il collaboratore, un po’ reticentemente risponde “Non fanno più politica; ammazzare i morti è inutile”,a che se poi precisa che alludeva agli “ex democristiani, ex socialisti”, anzi (pag. 33) “erano di tutti i partiti, democristiani, socialisti; parliamo, per esempio, di De Lorenzo, Gava, Scotti, Santonastaso. De Mita fa ancora il politico. Non è che fossero dei clan, che fossero mafiosi; purtroppo ognuno ha solo un voto e per raccogliere tanti voti, soprattutto in certe zone, ci vogliono tante amicizie”.
51 F. BARBAGALLO, Storia della camorra, Roma-Bari, 2010, a pag. 180 e ss. meglio precisando che “Negli anni ’90, dopo il crollo del comunismo sovietico, il mondo è cambiato profondamente. Il sistema politico italiano, fissato sugli equilibri del mondo bipolare, si avvia a un repentino e definitivo tramonto. La corruzione politica è giunta a livelli insostenibili. Da tempo si è passati dalla distribuzione di tangenti relativamente contenute su opere comunque utili alla comunità, alla invenzione di opere costose e superflue, funzionali solo alla ripartizione di superprofitti e tangenti. Il modello è stato la ricostruzione postsismica in Campania e Basilicata nella ‘grandiosa’ fase infrastrutturale (…). Al Sud avanza una forma di identificazione tra ceto politico e ‘società civile’ sul terreno della corruzione e della diffusione dell’illegalità e della criminalità. La questione meridionale, pur tra i cambiamenti e le forti differenziazioni nel Sud, ritorna come cifra complessiva di una realtà a scarso sviluppo e ad altissima disoccupazione. Scomparso solo in apparenza, il problema si è talmente aggravato da spingere, almeno per alcune regioni, all’identificazione tra questione meridionale e questione criminale. Il degrado economico-sociale si accompagna al degrado morale”.
Si veda anche B.DE STEFANO-V.IURILLO, La casta della monnezza. Dall’emergenza rifiuti alla crisi finanziaria, il ritratto di un Paese e di una classe politica sotto inchiesta, Roma, 2009.
52 Pag. 12 e pag. 23 ss. del verbale. Però ci lascia un po’ perplessi leggere (pagg. 33-34) la domanda del Presidente “Spesso, in tutta la vicenda dei rifiuti, ha giocato un ruolo che andava a favore degli affari illeciti (ruolo non voluto, almeno auspichiamo) il fatto che intervenivano sentenze di sospensiva del TAR; lei ci sa dire se questi fatti erano del tutto involontari o se vi era qualche collegamento?” purtroppo la risposta è “vi ho detto dell’immondizia; non lo so”.
53 Vedasi pag. 29 del verbale. Si veda anche la risposta del 27 luglio 2007 dell’allora Ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi all’interrogazione dell’on. Realacci: “Evidenti segnali di allarme, si sono colti in vicende giudiziarie (legate alle navi dei veleni) dalle quali è emersa una chiara sovrapposizione tra queste attività illegali e il traffico d’armi. Numerosi elementi indicano il coinvolgimento del suddetto traffico di soggetti istituzionali di Governi europei ed extraeuropei, nonché di esponenti della criminalità organizzata e di personaggi spregiudicati”, cit. da Rifiuti. Denaro&Potere, Roma,2012, pag. 130.
54 “Lo smaltimento illegale dei rifiuti in provincia di Latina avveniva già prima del 1988…” pag. 19 del verbale. Ma anche nella provincia di Frosinone, in Cassino, etc. (pag. 40 del verbale).
55 “nella zona del Molise (Isernia e le zone vicine)” pag. 20 del verbale.
56 “Anche in Calabria era lo stesso: non è che lì rifiutassero i soldi. Che poteva importargli, a loro, se la gente moriva o non moriva? L’essenziale era il business. So per esperienza che, fino al 1992, la zona del Sud, fino alle Puglie, era tutta infettata da rifiuti tossici provenienti da tutta Europa e non solo dall’Italia” pag. 25 del verbale.
57 Pag. 26 del verbale.
58 Pagg. 17-18 del verbale.
Sembra però che ci fossero anche rifiuti provenienti dai “comuni del Lazio, Veneto, Toscana, Liguria, Emilia Romagna e Lombardia” così P. CHIARIELLO, op.cit., pag. 164. Infatti Dario De Simone, collaboratore di giustizia, conferma che “i rifiuti che arrivavano da noi principalmente arrivavano dal Nord, arrivavano dai depuratori toscani, da brescia, erano fabbriche industriali di vernici, erano le lavanderie industriali, le concerie e arrivava di tutto’ (..). E’ un grosso affare per le ditte del Nord. Smaltire un chilo di rifiuti speciali verrà a costare, prezzi del 2006, dai ventuno ai sessanta centesimi di euro al chilo. I casalesi fanno la stessa operazione per nove, dieci centesimi di euro al chilo” così C. LUCARELLI, op.cit., pag. 319.
59 Il clan “si infila nel tessuto sano, compra prima esercizi commerciali, poi avvocati, dottori, commercialisti, politici, quindi aziende, industrie. Tutto senza fretta” G. NUZZI – C. ANTONELLI, Metastasi. Sangue, soldi e politica tra nord e sud. La nuova ‘ndrangheta nella confessione di un pentito, Milano, 2010, pag. 40.
Si è formato (dagli anni Ottanta) un “partito degli affari” ovvero “Un partito degli uomini nuovi, dei professionisti: geometri, ragionieri, ingegneri, architetti, avvocati attratti dalla pioggia di miliardi delle vecchie lire portate dal terremoto (..). Con il terremoto in Irpinia si è raggiunta una saldatura tra sistema illegale privato (camorra) e sistema illegale pubblico. Il terreno d’incontro e di spartizione è stata la spesa pubblica, i grandi appalti, le enormi risorse economiche affluite nei territori colpiti dal sisma” E.CALABRIA – A. D’AMBROSIO – P. RUGGIERO, op.cit. , pagg. 21-22.
60 Pag. 42 del verbale.
61 Cfr. R. FERSINI, op.cit., pag.32.
62 R. SAVIANO, Gomorra…cit., pag. 227.
63 T. SODANO – N. TROCCHIA, op.cit., pagg. 54-55.
64 Pag. 9 del verbale.
65 Pag. 10 del verbale. Addirittura i clan, in occasione di fughe di notizie, arrivavano a “sfidare lo Stato”, dimostrando “che potevano addirittura scaricare l’immondizia su una strada, sbarrandola”!
Secondo R. SAVIANO, Gomorra…cit., pag. 209: “Per (Carmine N.d.R.) Schiavone la mafia voleva porsi come anti-Stato, e questo non era un discorso da imprenditori. Non esiste il paradigma Stato- anti Stato. Ma solo un territorio in cui si fanno affari: con, attraverso e senza lo Stato”.
66 Solo per limitarci ai mezzi messi in campo, “lo Stato oggi impiega (mezzi N.d.R.) inferiori a quelli messi in campo dalla potenza economica e tecnologica che la ‘ndrangheta detiene. Che l’Italia investa risorse marginali nella lotta al crimine organizzato non si scopre oggi” G. NUZZI – C. ANTONELLI, op.cit., pag.18.
67 Pagg. 3-4 della dispensa cit.
68 Pagg. 13-15 della dispensa cit.
69 Pag. 23 della dispensa cit., ove si continua “Si manifesta, così ancora una volta, l’attitudine delle organizzazioni mafiose ad inserirsi, con metodologie imprenditoriali nei grossi affari di carattere ambientale: basti pensare a quanto è avvenuto sin dalla fine degli anni ’70 e per tutto il decennio ’80 , nel settore della speculazione edilizia agevolata e non, nei processi di ricostruzione terremoti – alluvioni ed ora anche in quello dei rifiuti”.
70 “Nunzio Perrella all’inizio del ’92 scelse di diventare collaboratore di giustizia. Di fronte ai magistrati di Napoli, interrogato sui rapporti con altri clan sul controllo del territorio e in particolare sui traffici di droga, fece una dichiarazione sconvolgente: non era più la droga il centro degli affari, ma la ‘monnezza’. E pronunciò la frase, divenuta poi famosa come una citazione tratta da un classico: ‘La monnezza è oro’” citato da A.IACUELLI, op.cit., pagg. 4-5. Come “raccontò il magistrato Lucio Di Pietro di fronte alla Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti della XIII legislatura il 16 dicembre 1997 (…)Il Perrella intendeva spiegare che l’affare dell’illegale traffico di rifiuti di ogni tipo (urbani, ospedalieri, chimici, tossico-nocivi in genere e radioattivi) faceva più utili del traffico internazionale di stupefacenti ed esponeva chi lo gestiva a minori rischi di natura penale, poichè, come è a tutti noto, i reati connessi alla raccolta, al trasporto ed allo smaltimento illegali dei rifiuti sono puniti, al massimo, con pochi mesi di arresto e, quasi sempre, sono soggetti a prescrizione” (pagg. 5-6).
71 Sulla ‘ndrangheta si veda N.GRATTERI – A.NICASO, Fratelli di sangue. La ‘ndrangheta tra arretratezza e modernità: da mafia-agropastorale a holding del crimine, Cosenza, 2006 ove a pag. 13: “La ‘ndrangheta, per decenni, è stata ritenuta una versione stracciona, casareccia della mafia siciliana, un fenomeno tipico dell’arretratezza, rinchiuso in Calabria nella monocoltura dei sequestri di persona. E questa lunga e pericolosa sottovalutazione ha contribuito a farla diventare una multinazionale, capace di condizionare non solo la politica, ma anche i modelli, i consumi e i costumi. Oggi, secondo alcune stime, la mafia calabrese avrebbe un volume d’affari che si aggira attorno ai 36 miliardi di euro”.
72 Pag. 27 della dispensa cit.
73 Pagg. 27-28 della dispensa cit.
74 Pag. 28 della dispensa cit.., nella pagina successiva si avverte che “Tutto ciò induce a ritenere che il fenomeno, se non ostacolato tempestivamente ed in modo adeguato, potrebbe ancor più diffondersi con il potenziale pericolo di contaminare ulteriormente l’economia legale del Paese. E’ preoccupante inoltre il progressivo assorbimento di numerose imprese del settore, in imprese di dimensioni sovranazionali, i cui livelli economici ed i cui movimenti finanziari risultano assai difficilmente controllabili al di fuori di un lavoro di analisi e di concentrazione della conoscenza nei termini innanzi accennati”.
75 R. SAVARESE, op.cit., pag. 71 ove prosegue “Dalle intercettazioni telefoniche emerge una gestione irregolare dei fondi, spesi per spedizioni, commesse, analisi di laboratorio presumibilmente false”.
76 “Le ‘rivolte dei rifiuti’ rivelano piuttosto una trama fatta di punti di resistenza transitori e mobili, capaci di attraversare le stratificazioni della società e degli individui, in simmetria perfetta con le relazioni diseguali e mobili distribuite irregolarmente nel corpo sociale delle democrazie tardo-liberale” Unità di Ricerca sulle Topografie sociali, Al lettore, in (a cura di A. PETRILLO), Biopolitica di un rifiuto. Le rivolte anti-discarica a Napoli e in Campania, Verona, 2009, pag.15. E’ interessante anche l’analisi svolta da A. PETRILLO, Le urla del silenzio. Depoliticizzazione dei conflitti e parresia nella Campania tardo-liberale, op.cit. (pagg.17-71) dove si sofferma sulla strumentalizzazione dell’antimeridionalismo (trattando, per fini strumentali, il Sud come colonia, in quanto sottosviluppato – oggettivamente e soggettivamente –deprivandolo di valori e di servizi, etc.), ovvero del discorso di razzizzazione talchè se “ne rende possibile l’isolamento sociale e l’alienazione dalla dimensione politica” (pag. 27) con “pratiche di etnicizzazione dei gruppi interiorizzati” (pag. 36) e di meccanismi “di stigmatizzazione interna” (pag. 37), etc.
77 Infatti “non bisogna pensare che tutte le manifestazioni contro gli impianti siano legate alla camorra, ma sicuramente la criminalità organizzata intravvede il grande affare economico e cerca di sfruttare, come sa fare molto bene gli elementi di condizionamento del futuro del piano, confondendo le sue azioni con quelle davvero in buona fede dei cittadini stufi dell’emergenza rifiuti. Infatti c’è cascata l’Italia intera,nella trappola mediatica della camorra. Gli italiani ci sono cascati in buona fede” A. IACUELLI, op.cit., pag. 188. Claudio DE ROSE; procuratore generale presso la Corte dei Conti , nel giudizio sul rendiconto generale dello Stato per l’esercizio 2006 scrive di “’una regia occulta delle proteste popolari contro gli impianti o progetti di impianti’ e l’opposizione a qualsiasi soluzione della gestione integrata del rifiuto” (CHIARELLO, 2008, pag. 53), così R. SAVARESE, op.cit., pag. 69.
78 Cfr. N. PENELOPE, op.cit., pag. 120 ss. Si citano vari esempi: area di Rogoredo a Milano, la Montedison e le acciaierie Redaelli, l’area ex Sisal di Pioltello, l’area (dove si produceva amianto) di Casale Monferrato, etc. Vedi anche a pag.308.
79 Si veda anche il volume a cura di A.MAIDA, V. CARRERI, A.PANA’, E. AGOZZINO, R.M.A. NAPOLI, A. SIMONETTI, C. BOVE, M. FUSCO, M.G. PANICO, M. CONVERSANO, Disastro rifiuti: da emergenza campana a problema nazionale, Napoli, 2008.
80 Si veda A. IACUELLI, op.cit., pagg.54-65.
81 Vedasi R. PEDDITZI, op.cit., pag. 46 ss.
82 Si rinvia alla sintesi fattane da P. CHIARIELLO, op.cit., pag. 116 ss.
83 Cfr. G. FERRARA, Incenerire i rifiuti? No, grazie!, Napoli, 2008, pagg.55-60.
84 “Il triangolo della morte: orrifico neologismo mutuato dalla celebre rivista britannica The Lancet Oncology , che pubblicò uno studio sull’altissima incidenza di alcune patologie tumorali nell’area fra Nola, Acerra e Marigliano. Per tumori riconducibili all’inquinamento da diossina, ad esempio quella al fegato, l’età media degli ammalati è scesa ai 30 anni, con picchi sino ai 12, contro una media nazionale di circa 50. E’ sono centinaia le persone in questa zona che soffrono di patologie sconosciute, per lo più alle vie respiratorie, al fegato e al cervello” nel “glossario di neologismi immondi” di E. ANGELINI, op.cit., pag. 117.
85 F. BIANCHI- L.CORI, Per una dimensione ecologica dell’epidemiologia, (a cura di L.CORI e V. PELLEGRINO), Corpi in trappola. Vite e storie tra i rifiuti, Roma, 2011, pag.265.
86 Citato da R. SANTORO, Scorie. L’emergenza stampata in faccia, (a cura di E. ANGELINI, G. DI GENNARO, R.SANTORO), op.cit., pagg. 50-51.l
87 L. CORI, Introduzione, (a cura di L.CORI e V. PELLEGRINO), Corpi in trappola..cit. pag. 41 ss.. E’ interessante anche il tema del piano di comunicazione dei risultati della ricerca e del loro utilizzo, “il tema infatti è complesso, pochissimo conosciuto in Italia, ed investe le persone nella loro intimità personale, andando a scavare dentro i fluidi organici”.
88 D. CEGLIE, Ecomafie…cit., pag. 31.
89 “In provincia di Caserta si sono dovuti abbattere su ordine dell’autorità sanitaria 8.000 capi di bestiame a causa della presenza di diossina nel sangue in misura 30 volte superiore a quella massima consentita dai parametri della comunità europea” così D. CEGLIE, op.cit., pag. 28.
90 M. C SCIAUDONE, op.cit., pag. 109, la quale in nota 11: “Ad esempio, il Corpo forestale dello stato ha segnalato alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere una serie di percentuali e di picchi di concentrazione di diossina (che nella norma dovrebbe essere di 3Pg per grammo) di 27 e anche di 50Pg per grammo di terreno, ipotizzando che le cause siano le reiterate attività abusive di discarica e abbandono dei rifiuti e l’incenerimento degli stessi”.
91 G. DI GENNARO, Cavaliere del lavoro, in (a cura di E. ANGELINI, G. DI GENNARO, R.SANTORO), Spazzanapoli, Napoli , 2008, pag. 14 e pag. 16.
92 R. SAVARESE, op.cit., pag. 234.
93 Cfr. M. SCANNI- R.H.OLIVA, op.cit., pag.96.
94 “Racket significa rumore, ma anche contrabbando, truffa, attività illegale. Una volta indicava tutte le attività illegali organizzate: il racket della prostituzione, il racket del gioco d’azzardo. Ma finisce per indicarne soprattutto una. L’estorsione. I soldi in cambio della protezione di una attività lecita o illecita che sia”, C. LUCARELLI, I veleni del crimine. Storie di mafia, malapolitica e scheletri negli armadi che intossicano l’Italia, Torino, 2010, pag. 244.
95 Ad esempio R. SAVIANO, Gomorra…cit. pag. 316 segnala lo sversamento abusivo nel casertano dei “fanghi dei depuratori di Venezia e di Forlì di proprietà di società a prevalente capitale pubblico”.
96 “Nel 1989 – racconta il processo Adelphi della Dda di Napoli – fu la camorra ad aprire le vie dell’agro aversano per i rifiuti industriali del Nord. Ma al tavolo delle trattative sedevano altri poteri altrettanto forti, quelle delle logge massoniche e dei trust finanziari” A. PALLADINO, op.cit, pag.56. “La prima inchiesta della magistratura a Napoli su questo nuovo connubio affaristico, denso di futuro, venne chiamata col nobile appellativo di ‘Adelphi’, che designava i membri di una setta segreta risorgimentale” così F. BARBAGALLO, Storia..cit.,pag. 242.
97 “dal nome dello schiavo coraggioso che osò sfidare l’impero. Un processo paragonabile per importanza e complessità, solo al maxi processo di Palermo, quello nato dalle dichiarazioni di Tommaso Buscetta” E.CALABRIA-A.D’AMBROSIO- P.RUGGIERO, op. cit., pag.69.
98 I rifiuti tossici sono stati trasformati in piatti smaltati e venduti alla Cina e a decine di ristoranti cinesi in Italia.
99 “L’inchiesta Madre Terra scoprì che in soli 40 giorni oltre 6500 tonnellate di rifiuti dalla Lombardia giunsero a Trentola Ducenta, vicino a Caserta: 500 tonnellate solo da Milano” R. SAVIANO, Morire di rifiuti, L’espresso del 7 giugno 2007.
100 Prende il nome dalla famosa intercettazione telefonica in cui si sente dire “Noi appena tocchiamo la monnezza la facciamo diventare oro”.
101 “denominata così perché i carabinieri ipotizzarono che presto si sarebbe sversato anche nello spazio. Guidata dal magistrato Donato Ceglie, l’inchiesta rappresenta nel panorama giudiziario italiano dell’ecomafia quello che ha rappresentato il maxi processo per gli attentati a Falcone e Borsellino nella lotta alla mafia” E.CALABRIA-A.D’AMBROSIO- P.RUGGIERO, op. cit., pag.66.
102 T. SODANO – N.TROCCHIA, op.cit., pag. 55.
103 Dalla richiesta d’applicazione di misura cautelare inoltrata dal P.M. presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) al Giudice per le indagini preliminari, prot. n.23126/99 R.G. Mod. 22.
104 Sulla tematica del disastro ambientale come reato ci riserviamo di approfondire in un apposito focus.
105 Pag. 6 cit. relazione.
106 Pag. 6 cit. relazione.
107 Pagg. 7-8 cit. relazione.
108 Pag. 10 cit. relazione.
In linea generale, come osserva A. IACUELLI, op.cit., pag. 246: “L’Africa è considerata la tomba finale di scorie chimiche e radioattive e dei rifiuti della produzione industriale altamente tossica dell’opulento Occidente”. Ma, “L’alleanza criminale tra Napoli e la Nigeria non è nuova” e sembra “che le radici di questa alleanza nascano proprio dal traffico di diamanti nigeriani, uno dei modi più semplici per riciclare e lavare il denaro sporco delle mafie italiane”, ma è altresì noto che la camorra abbia delegato i clan nigeriani “per quanto riguarda la prostituzione e lo spaccio di droga” nel litorale domitio (zona di Castel Volturno): ibidem, pag. 250. Nel Rapporto WWF del 9 marzo 2005 si indicava che “se in Europa smaltire una tonnellata di rifiuti tossici costa oltre 1.000 dollari, in Africa la cifra si riduce ad appena 8 dollari per tonnellata”.
109 Pag. 140 cit. relazione. Ma questa posizione è avvertita anche dalla Chiesa, si veda, per esempio, D. PELANDA, La chiesa e i rifiuti. Tra teologia e pastorale dell’immondizia, Cantalupa (TO), 2009.
110 Tale per cui, per portare un sapido esempio di letteratura, <La vera differenza tra tedeschi e napoletani sta proprio nel maneggiare gli ordini. I tedeschi sono abituati a mettere molta inventiva e molto zelo nel tradurre in pratica ordini a volte generici. I napoletani applicano intelligenza a inceppare, ad aggirare ordini meticolosi e procedure. Da noi un comando va somministrato con l’apparato della discrezione e dell’invito; solo così suscita un sentimento di collaborazione e ottiene una risposta. Se anche la divinità chiedendo mette un na di esortazione, siamo autorizzati a considerare gli ordini come inviti> E. DE LUCA, Napòlide, Napoli, 2006, pag.23.
111 Sulla tematica, come rassegna dei provvedimenti emergenziali, si rinvia al nostro <Il “cammino” della gestione dei rifiuti, Falconara Marittima, 2010, pagg.82-159 e pagg.211-247. Sotto un profilo meno giuridico, al nostro scritto contenuto nel volume collettaneo <La guerra dei rifiuti. Da korogocho a Napoli.> (a cura di M.MONTALTO), Roma, 2007.
112 Sulle emergenze (in particolare campane) si rinvia al volume (a cura di A.LUCARELLI-A.PIEROBON), Governo e gestione dei rifiuti. Idee, percorsi, proposte, Napoli, 2009. Problematica invero risalente, ex multis, si veda V. CALZOLAIO, Cronache nere: l’ambiente ai tempi di Berlusconi (2001-2004), Roma, 2004, che già in un articolo del 10 maggio 2003 parla di “Stato di protettorato civile. Tutti i poteri al commissario governativo, potere di decidere i siti per stoccaggio e smaltimento e di non avvisare nessuno, né i sindaci né le comunità”, pag. 91.
113 Come vanno recuperate le forme di esclusione e di marginalità, in una considerazione anche localistica, in effetti <il destino della “mente locale”, come il destino di ogni cultura indigena, è connesso alla condizione di riconoscimento della sua dignità. Questo implica non solo “libertà di costruire” per le comunità locali, ma anche il diritto alla terra su cui abitare e alle risorse ad essa connesse; richiede inoltre (…) il riconoscimento che ogni gestione del territorio è in primo luogo una questione di conoscenza locale> F. LA CECLA, Perdersi. L’uomo senza ambiente, Bari-Roma, 2007, pag.6.
114 Ovvero di una reazione a certe condizioni disumanizzanti, ovvero di uno (ri)scatto che ha basi anche antropologiche - invero sempre più cloroformizzate e annacquate in modelli artificiosi-trascendentali - forse è solo in questo senso che si può aderire alla affermazione secondo la quale <Lungi dal rappresentare il residuo di un pensiero prescientifico, l’aspirazione alla Giustizia costituisce dunque, nel bene e nel male, un dato antropologico fondamentale. L’uomo può uccidere e morire per una causa che egli ritiene giusta (la propria Libertà, la propria Patria, il proprio Dio, il proprio Onore, ecc.): sotto questo profilo, tutti portiamo dentro di noi una bomba a orologeria> così A. SUPIOT, Homo juridicus. Saggio sulla funzione antropologica del Diritto, Milano, 2006, pag.2.
115 C. MARAZZI, Il comunismo del capitale. Finanziarizzazione, biopolitiche del lavoro e crisi globale,Verona,2010, pag.184.
116 nel periodo 2007 svolgemmo l’incarico di sub-commissario alla raccolta differenziata. L’esperienza fu brevissima (sessanta giorni), ma ci consentì di venire in contatto con le problematiche che, a nostra impressione e conoscenza, si intravvedevano sotto l’apparenza e/o i documenti foggiati da diverse fonti. In particolare, la raccolta differenziata era stata allora (giustamente) enfatizzata come necessità, al contempo però erano stati pianificati (e in parziale corso di realizzazione) gli impianti (per esempio quello di termovalorizzazione di Acerra) che facevano emergere una evidente contraddizione tra i flussi di rifiuti programmati e gestiti/gestibili in ambito regionale, cioè tra quelli avviati/collocabili a impianti “pubblici” (se del caso tramite gli impianti intermedi – STIR o tritovagliatori - discariche e termovalorizzatori) e quelli raccolti in modo differenziato (ne abbiamo dato sinteticamente conto in “L’avvio della raccolta differenziata nel sistema emergenziale campano” , a cura di M.MONTALTO, op.cit., pagg. 99-117) Si poneva un grande dilemma. Tra altro avevamo verificato (e segnalato) che esistevano, nel territorio campano, impianti di recupero di materia e di riciclaggio, per cui il materiale da raccolta differenziata ben poteva poi essere recuperato/riciclato (una lettura distonica della questione - contrapponendo la posizione dell’allora direttore generale CONAI a quella dello scrivente – viene fatta in R. SAVARESE, op.cit., pag. 174). Il punto era che il sistema integrato di gestione dei rifiuti (come era stato congeniato) era sbilanciato impiantisticamente parlando e la raccolta differenziata non era oggetto di una vera attenzione. Sembra che anche Sergio De Caprio (conosciuto come “capitano ultimo”) abbia spiegato “perché la raccolta differenziata non era partita. Così come era stata pensata, la raccolta differenziata non poteva mai decollare” P. CHIARIELLO, op.cit., pag.100.
117 Cfr. I. BERNI, Pattumiere Pepite e Pistole. Affare e malaffare all’ombra delle discariche, Milano, 1998, pag. 148.
118 E’ stato segnalato, a ragione, che “le società di proprietà dei Comuni, delle Province e delle Regioni sono state riorganizzate attraverso un sistema di scatole cinesi: sono così diventate un modo per finanziare e arricchire la politica” G. BENVENUTO, op.cit., pag.18.
119 Anche nella comunicazione e nella formazione ambientale (e segnatamente dei rifiuti) siamo, come dire… alla frutta con i cosiddetti esperti che “riciclano” argomentazioni, fanno copia e incolla tra dottrina e giurisprudenza, reiterano (cambiando solo il titolo e la copertina) le pubblicazioni, propinano corsi perlopiù inutili (se non pedanti) sulla base della normativa o della giurisprudenza “terrorizzante” o “incombente”. Proprio non si vuole capire che la serietà si misura nel tempo e che nasce da una esperienza concreta, senza l’obiettivo principale di mettere in tasca soldi altrui sulla base di miraggi o di promesse occupazionali e/o professionali per creare le quali occorre ben altro.
120 Dove non può mancare anche una visione morale, se non religiosa, etica.
121 Cfr. quanto preconizza J.GUITTON, Ogni giorno che Dio manda in terra, Milano,1997, pag.122: “Credo che effettivamente le generazioni che verranno, nel XXI secolo, stiano per entrare in periodi di eccezionali sofferenze; ma che nello stesso tempo stiano per conoscere periodi di eccezionali invenzioni, scoperte (…). Sono anche persuaso che quella futura sarà una guerra totale”.
122 “ancora oggi, quando si attraversa un periodo difficile della vita (nella prigionia, per esempio,nella guerra, nelle malattie) è sempre tra la gente del popolo che si può trovare l’aiuto più costante, più sincero e più efficace” così J. GUITTON, Il secolo che verrà, Milano, 1999, pag.37.
123 D. CEGLIE, Ecomafie…cit., pagg. 24-31.
124 Sulla emergenzialità in materia di rifiuti ci si permette rinviare ai nostri scritti, tra i quali citasi: “L’emergenzialità nella gestione dei rifiuti”, Comuni d’Italia, n.5, 2007, pagg.38-59; “Poteri emergenziali e poteri ordinari nella gestione dei rifiuti alla luce della sentenza della Corte Costituzionale n.284 del 3-4 luglio 2006”, Rivista Giuridica dell’Ambiente, n.2/2007, pagg. 296-304; e, nella rivista on line “gazzetta degli enti locali” ex multis: L’emergenza rifiuti nella regione Campania: primi spunti di lettura dal decreto-legge 11maggio 2007, n.61 (ora convertito in Legge 5 luglio 2007, n.87); la conversione in Legge, con modificazioni, del decreto legge 31 dicembre 2007, n.248 cosiddetto “milleproroghe”; sul CIP 6: brevi considerazioni sistematiche alla luce dell’OPCM n.3656 del 2008 e degli emendamenti introdotti dalla Camera dei Deputati al c.d. “Milleproroghe”; La rimozione dei sindaci in Campani (art.3 del decreto legge 6 novembre 2008, n.172, convertito dalla Legge 30 dicembre 2008, n.210): due recenti sentenze; La legge regionale Campania n.4/2008 sulla gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati e la sentenza della Corte Costituzionale 4 dicembre 2009, n.314; Per il giudice costituzionale le sanzioni introdotte per la regione Campania dalla disciplina emergenziale in materia di rifiuti sono legittime; La Corte di Giustizia delle comunità europee condanna l’Italia per la gestione dei rifiuti in Campania (Piano di gestione – rete adeguata e integrata di impianti di smaltimento – pericoloso per la saltue umana e per l’ambiente – turbative di ordine pubblico: sentenza della Corte (4^ Sez.) 4 marzo 2010, causa C-297/08: cenni.
125 R. SAVARESE, op.cit.,pag. 231.
126 R. SAVARESE, op.cit., pag.40.
127 L. FUSCO GIRARD, Per una gestione sostenibile del territorio, in (a cura di P.TARCHI-S.MORANDINI), Emergenza rifiuti. Una proposta tra orizzonti teologici ed esperienze operative, Bologna, 2007, pag.222.
128 Commissione Bicamerale XIV legislatura 26 luglio 2005, intervento dell’On. Vincenzo De Luca, cit. da A. IACUELLI, op.cit., pagg. 206-207.
129 F. BARBAGALLO, Storia..cit., pag.252 che prosegue “Ma, dagli anni ’80, si ha l’impressione che in Italia questo fenomeno da fisiologico sia diventato gravemente patologico. E’ da allora che le ‘emergenze’ sono diventate il volano ei grandi affari e si sono moltiplicate di continuo: il terremoto, la costruzione delle carceri, i mondiali di calcio”.
130 D. CEGLIE, Ecomafie…cit.,pag.26.
Peraltro, è istruttivo studiare come la criminalità organizzata italiana si sia ramificata (nel tempo) all’estero e, in particolare, come abbia agito nel campo dei rifiuti (e settori contigui).
Sul punto sia concesso rinviare al nostro scritto “New York – Napoli: tendenze e assonanze evolutive dei rifiuti, Diritto e giurisprudenza agraria, alimentare e dell’ambiente, n. 10, Roma, 2010, pagg. 610-618.
131 Cfr. quanto afferma Lorenzo Diana che parla, in proposito, di una “terza fase” della organizzazione camorristica (la prima dedita alle estorsioni e molto legata al territorio, la seconda – anni ’80 e ’90 – “della camorra imprenditrice, che gestisce appalti e controlla la politica”) così in M. SCANNI- R.H.OLIVA, op.cit., pag.77.
132 A. PALLADINO, op.cit., pag.56.
133 Così I. SALES, op.cit., pag.178 il quale precisa che “mentre nelle altre criminalità di tipo mafioso l’aspetto predatorio è lasciato ad altri, o solo indirettamente l’associazione mafiosa ne trae vantaggio, nella camorra l’attività predatoria è sempre connessa a quella simbiotica, inscindibile da essa”.
134 L. MEROLA, Forcella tra inclusione ed esclusione sociale.L’impegno della chiesa, Napoli, 2007, pag. 65.
135 I. SALES, op.cit., pagg. 280-281.
136 P. GRECO, L’anomalia Campania, in (a cura di L.CORI e V. PELLEGRINO), op.cit.,pag.33.
137 I. BERNI, op.cit., pag.67 e pag. 141.
138 “in intere aree del nostro Paese il livello di penetrazione delle organizzazioni criminali nelle banche è ormai oggetto di decine di processi e di inchieste, per non parlare poi del ruolo fondamentale delle banche in fenomeni come l’usura, come si evince dalle segnalazioni giunte dalle associazioni antiusura e antiraket” così nella relazione (2007) della Commissione bicamerale antimafia guidata da F. Forgione, citata da N. PENELOPE, op.cit., pag. 224.
È altresì interessante (anche se non indizio di “appartenenze”) considerare come nella gara avviata a giugno 1998 per la costruzione di impianti per il Cdr e per inceneritori campani (sviluppando la raccolta differenziata!) “a gara avviata entra in gioco uno strano giocatore. L’Associazione bancaria italiana (Abi) comunica al presidente-commissario Rastrelli che la raccolta differenziata ridurrebbe la quantità di rifiuti e di conseguenza i guadagni dell’impresa vincitrice della gara, rendendo così problematico il grosso finanziamento necessario per realizzare gli impianti. I banchieri (…) giungono a chiedere (…) di prevedere una quantità minima di rifiuti conferiti dai comuni, con l’obbligo di pagare anche per la quantità non apportata, nel caso ‘eccedano’ nella raccolta differenziata” F. BARBAGALLO, Storia..cit.,pag. 249. Invero, si tratta di un meccanismo (ci si permetta) “logico” – se non… quasi doveroso - nella c.d. “bancabilità” di una concessione. E’ però vero che la procedura di gara doveva (prima, nel suo essere “pensata”) prevedere nei propri meccanismi (negli equilibri finanziari ed economici che portano al break even tariffario) un chiarimento in tal senso, se del caso dosando l’aleatorietà con la commutatività. Rimane altresì fermo che una concessione p.c.d. “mista” (servizi, opere, forniture) di tal fatta si caratterizza per l’autonomia imprenditoriale e con l’assunzione del rischio da parte del concessionario, per cui questi “salvagenti” o “guarentigie” contrattuali ex post (assunte dal soggetto concedente-pubblico) non ci convincono, quantomeno quale indice di una “buona amministrazione”.
139 F. BARBAGALLO, Storia…cit., pag. 274.
140 “L’organizzazione criminale napoletana ha internazionalizzato i propri affari illeciti entrando in joint-venture con le triadi cinesi che operano in Italia. Si tratta di assi, alleanze economiche a livello internazionale. Il nuovo modello dunque, si configura come una collaborazione tra criminalità straniera e locale” L. NAPOLEONI, Economia canaglia. Il lato oscuro del nuovo ordine mondiale, Milano, 2008, pag.69. Per esempio è nel settore della droga che si è realizzata “una vera e propria joint venture criminale direttamente con i cartelli della droga colombiani: dal produttore al distributore, con profitti enormi” N.PENELOPE, op.cit., pag. 234.
141 Si tenga presente che l’accumulazione del capitale, “ come ieri si faceva nella Chicago degli anni ’30, oggi si effettua anche nei paesi dell’est e nella Cina” E. ANGELINI, op.cit., pag.109, anzi – come sappiamo - si sposta continuamente in cerca di occasioni e di affari senza guardare alla nazionalità (salvo che per gli aspetti di copertura o agevolativi o fiscali).
Cfr. anche EURISPES, Agromafie. 1° rapporto sui crimini agroalimentari in Italia, Roma, 2013, pag. 20 ove “In tempi di globalizzazione economica e di speculazioni finanziarie, le mafie hanno profondamente mutato le strategie economico-finanziarie di penetrazione e di arricchimento illecito: attraverso i processi di integrazione monetaria e gli strumenti forniti dall’innovazione tecnologica hanno reso più difficilmente ricostruibili i flussi finanziari di conversione del denaro illecito, utilizzando anche la ‘moneta telematica’ insieme ai tradizionali luoghi di riciclaggio”.
142 G.NUZZI-C.ANTONELLI, op.cit., pag. 83.
143 “a volte il ‘totonero’ riusciva a condizionare, grazie ai rapporti che il clan aveva con il mondo del calcio,anche i risultati del campionato di serie A. I famosi pentiti hanno dichiarato che solo il toto nero fruttava molto: Ogni settimana da questo mercato entravano nelle casse del clan Giuliano 20 miliardi di lire” L. MEROLA, op.cit., pagg. 28-29.
144 Sarebbe stato l’ingresso degli americani a Napoli nell’ottobre 1943 “a creare le condizioni per un radicamento della criminalità in questi vicoli (Forcella N.d.R.) del centro storico di Napoli e di un suo rapporto con le istituzioni” L. MEROLA, op.cit., pag.25.
145 F. BARBAGALLO, Storia….cit, pag.110.
146 EURISPES, op.cit., pag.16 e pag. 23.
147 F. BARBAGALLO, Storia..cit., pag.113 (ma vedasi anche pag. 272).
148 E. JOLY, op.cit., pag. 173.
149 Così D. BASOSI, op.cit., pagg. 10-11.
150 D. BASOSI, op.cit., pag. 55 (ma vedasi anche pag. 23) ove il giornalista William Engdahl trovò e rese pubblici i documenti relativi ad un incontro tenutosi nel maggio 1973, in Saltsjobaden (una esclusiva isola svedese) di “ottantaquattro tra le personalità più in vista del mondo finanziario, industriale e politico statunitense e europeo occidentale”, ovvero del “Gruppo Bilderberg” (che dal 1954 riunisce le èlite delle due sponde dell’Atlantico settentrionale) dove intervenne anche un esperto di questioni petrolifere, tale Walter Levy, il quale, considerando il contesto e le strategie in atto, affermò che i “Paesi esportatori (di petrolio N.d.R.) avrebbero potuto accumulare ben presto e in pochissimo tempo enormi riserve valutarie, la cui ‘cattiva gestione’ avrebbe potenzialmente messo a repentaglio il (già precario) sistema monetario internazionale”. Ma per BASOSI “tale conclusione manca di appoggi solidi”.
151 E.JOLY, op.cit., pag. 174. “Dal 1977 i governi europei hanno consentito di dichiarare l’ammontare della corruzione alle dogane come ‘spese commerciali eccezionali’ (..). Queste somme sono fiscalmente deducibili”.
152 Si veda W. MORGESE, La sottile linea verde. Eccessi svolte e prospettive della questione ambientale (con contributi di A. DE ROBBIO e G.NEBBIA), Bari,2013, pag.37.
153 F. BARBAGALLO, Storia.. cit, pag. 210 ss.
154 F. DURANTE, Scuorno (vergogna), Milano, 2008, pag. 46 ove prosegue (anche a pag.47) “L’ultimissimo programma che oggi Microsoft presenta ufficialmente al Pianeta, da ieri è in vendita sulle bancarelle di Fuorigrotta. ‘Pezzotta’ è la scheda per la tv satellitare, ‘pezzotta’ la memory card della Playstation, ‘pezzotta’ la compilation dell’ultimo festival di Sanremo (…). Tenersi al passo con l’evoluzione continua del ‘pezzotto’ non costa quanto farlo rispetto al prodotto legale, ma è pur sempre impegnativo. Nella camorra c’è molto di keynesiano”.
155 EURISPES, op.cit., pag. 21.
156 “Oggi la camorra ha assunto ruoli diversi, come quello di semplice investitore che fornisce il capitale. E’ questo il caso dell’industria delle griffe, che ormai si affida come intermediario alla criminalità cinese, la quale ha in appalto gran parte della contraffazione un tempo gestita dalla camorra. Quest’ultima però, poiché mantiene il controllo del territorio, continua ad avere il compito di confondere il prodotto contraffatto con quello originale” L. NAPOLEONI, Monomics. L’amara medicina cinese contro gli scandali della nostra economia,Milano, 2010, pag.303.
157 F. BARBAGALLO, Storia … cit., pag.216 ss. Non solo i marchi di abbigliamento Valentino, Armani, Versace, Ferrè, etc. ma pure i trapani della Bosh e poi macchine fotografiche e videocamere (Canon, Hitachi,etc.).
Addirittura “quasi la metà dei prodotti frutto della pirateria informatica diffusi nel mondo, venivano fatti a Napoli” L.MEROLA, op.cit., pag. 28.
158 G. C.CASELLI, introduzione al volume di M.ZORNETTA-D. GUERRETTA, A casa nostra. Cinquant’anni di mafia e criminalità in Veneto, Milano, 2006, pagg. 10-11.
159 Sempre il clan capeggiato da Francesco Schiavone (Sandokan) si è inserito “nelle principali attività economiche legate alla decisione politica (edilizia, ciclo dei rifiuti, frodi comunitarie): alcuni suoi esponenti sono stati coinvolti in un’indagine sulla terza corsia autostradale Napoli-Roma, sui lavori per l’alta velocità ferroviaria sempre tra Napoli e Roma, sulle forniture di calcestruzzo” etc. I. SALES, op.cit., pagg. 243-244.
160 A. LAMBERTI, La terra avvelenata, in (a cura di L.CORI e V. PELLEGRINO), Corpi in trappola…cit., pagg. 128-129. Ma la politica locale ha pure deciso “di fare dell’emergenza rifiuti uno strumento originale d’intermediazione clientelare” così R. BARBIERI, Intervista a “La Repubblica, 6 gennaio 2008, cit. da R. SAVARESE, op. cit., pag. 59.
161 “nessuno si sottrae all’appello di salvare la patria,nelle aree dove c’è tutto da ricostruire, o da costruire. Accorrono le maggiori imprese edilizie dei grandi gruppi nazionali pubblici (Iri), privati (Fiat), cooperativi (di tutti i colori politici)” F. BARBAGALLO, Storia…,pag. 161. Cfr. anche P. CHIARIELLO, op.cit., pag. 157; C. LUCARELLI, op.cit., pag. 300; L.CIOTTI, prefazione..cit., pag. 9 e pure gli autori a pag.19 ss. ove “Esplode, proprio negli anni Ottanta, sulle macerie del sisma, quel sistema economico-criminale che porterà, negli anni Novanta e fino ai nostri giorni, allo sfruttamento sistematico e illegale del territorio e delle risorse ambientali della Campania”; M. SCANNI- R.H.OLIVA, op.cit., pag.58 “I soldi per la ricostruzione post-terremoto diventano un formidabile moltiplicatore di interessi e permettono alle famiglie casertane e napoletane di fare un ulteriore salto di qualità. L’imprenditoria e gli appalti sono la nuova frontiera”.
162 Nella seduta del 26 luglio 2005 della Commissione Bicamerale XIV legislatura, l’on. Donato Piglionica evidenzia che “il commissario testimonia in continuazione quando ricorda che non è lui a scegliere i siti, in quanto può solo autorizzare scelte che un privato decide sul territorio, ovviamente dopo lunghe intermediazioni con la malavita organizzata, come dichiarata in questa sede in maniera neanche troppo riservata. Questo perché se i siti scelti sono della camorra non si ribella nessuno, mentre se non sono della camorra si ribella il mondo intero” cit. da A. IACUELLI, op. cit., pag. 205. Vedasi anche P. CHIARIELLO, op.cit., pagg. 178-179. Anche P. RABITTI, Ecoballe. Tutte le verità su discariche, inceneritori, smaltimento abusivo dei rifiuti, Roma, 2008,a pag. 168 ss. racconta degli “affitti per le aree di stoccaggio delle ecoballe e i fondi stanziati per le alquanto discutibili localizzazioni delle discariche, visto che le scelte sono state lasciate all’arbitrio della Fibe, sono un vero regalo per la camorra”.
163 M. MONTALTO, Le ecomafie, in (a cura di M. MONTALTO), La guerra dei rifiuti. Da korogocho a Napoli, Roma, 2007, pag. 63.
164 Così riporta T. SODANO-N.TROCCHIA, op.cit., pag.101 non nascondendo che “di questi falsi noleggi erano ben a conoscenza Peppe Valente e l’architetto De Biasio” ossia sia il vertice dell’azienda pubblica (rispettivamente, il presidente e il direttore).
165 “Oggi la tecnica di smaltimento con grossi camion e ruspe all’interno di cave abusive o di laghetti artificiali è stata abbandonata per fare spazio alla nuova tecnica del piccolo pusher del rifiuto tossico: risulta più facile riempire piccolo anonimi furgoni o motocarri con poche decine di fusti di piccolo taglio che vengono scaricati sul luogo in pochissimo tempo, piuttosto che far viaggiare i vistosi camion con centinaia di fusti. In una giornata lo stesso ciclo di smaltimento si ripete per tre o quattro volte, facendo diversi ‘viaggi’ tra un centro di deposito temporaneo ed il sito finale” A. IACUELLI, op.cit., pag. 43.
166 “Nell’elenco delle opere realizzate con cemento taroccato censite dal dossier di Legambiente, risultano gli aereoporti di Palermo e di Trapani, il porto turistico di Balestrate, il lungomare di Mazara del Vallo, l’Ospedale San Giovanni di Dio ad Agrigento, il Commissariato di Polizia di Castelvetrano in provincia di Trapani, il Palazzo di giustizia e la diga foranea di Gela, la piattaforma di emergenza dell’ospedale di Caltanisetta e lo svincolo di Castelbuono dell’autostrada Palermo- Messina. In Campania sono stai censiti oltre 60 clan che si spartiscono quest’affare, il 40 per cento dei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose ha tra le motivazioni gli abusi edilizi, e in 10 anni sono state individuate nella regione 60.000 case costruite al di fuori di qualsiasi concessione legale” così N.PENELOPE, op.cit., pagg. 116-117.
167 R. SAVIANO, Gomorra...cit., pag.57.
168 B. CARAZZOLO- L. SCALETTARI, Rifiuti e armi: un traffico internazionale, in (a cura di P.TARCHI-S.MORANDINI), op.cit., pag.96. Tra i Paesi interessati al fenomeno vengono indicati: Somalia, Costa d’Avorio, Etiopia, Eritrea, Congo-ex Zaire, Guinea, Guinea Bissau, Angola, Namibia, Uganda, Mozambico, Liberia, Sahara spagnolo, Egitto, Nigeria, Malawi, Haiti, Porto Rico,Argentina, Corea, Cina, Libano e alcuni Paesi dell’Est europeo come Romania e Polonia.
169 C. LUCARELLI, op.cit., pag.460.
170 Non solo in Somalia sembrano essere stati sotterrati rifiuti pericolosi italiani, ma pure in Mozambico e Nigeria: R. SAVIANO, Gomorra..cit., pag. 324.
171 A. IACUELLI, op.cit., pagg. 16-17.
Sono questioni venute alla ribalta col famoso “caso Ilaria Alpi” (giornalista del Tg3) che fu uccisa, assieme all’operatore Miran Hrovatin, il 20 marzo 1994, a Mogadiscio quasi certamente perché stava “scoperchiando” i traffici di armi e di rifiuti in Somalia (ove le complicità della cooperazione, di Stati, servizi segreti e criminalità organizzata sembrano, ancora una volta, non mancare). Anche questo è un capitolo torbido della nostra storia, dove si aggirano personaggi all’apparenza bizzarri, ma assai pericolosi. Che poi le indagini e le commissioni di inchiesta sono andate come sono andate, è un altro modo di capire come va questo nostro Paese.
Sul caso Ilaria Alpi vedasi, tra altri: B, CARAZZOLO, A. CHIARA, L. SCALETTARI, Ilaria Alpi. Un omicidio al crocevia dei traffici, Milano, 2002; G. e L. ALPI, M. GRITTA GRAINER, M.TORREALTA, L’esecuzione. Inchiesta sull’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, Roma, 1999, ove, tra altro, si riporta (pagg.198-199) la testimonianza di un giornalista R. Di Nunzio (Ansa 18 giugno 1997) secondo il quale “La morte dei due colleghi non è stato un episodio assurdo o sfortunato. Si inquadra in un traffico internazionale,da me documentato, di materiali tossici e radioattivi, in cui è coinvolta anche l’Italia. Ilaria aveva scoperto questo filone e ha pagato con la vita, e con lei Hrovatin, il fatto di aver toccato interessi più grandi di lei (..). In Somalia, Ilaria si rende conto che uno dei canali che rifornivano di armi le fazioni in lotta era legato a un traffico di scorie tossico-radioattive, messo in piedi da società di vari Paesi, tra i quali l’Italia. Io ho le prove, e le ho fornite al sostituto procuratore di Asti Luciano Tarditi, che lungo la ‘strada dei pozzi’ che passa per i porti somali di Bosaso e Merca sono stati interrati centinaia di migliaia e forse milioni di fusti di materiali tossici (..). Le scorie, secondo il giornalista, arrivavano in Somalia su navi fornite dalla Cooperazione italiana. Ilaria Alpi, dice, aveva scoperto anche questo”.
Anche C. LUCARELLI, op.cit., dedica un apposito capitolo (pagg.416-473), ove ricorda (a pag. 451), come “Dal 1985, nell’ambito dei progetti di cooperazione, parecchi miliardi di lire vengono investiti in Somalia. Le intenzioni sono tra le migliori. In Africa in quegli anni c’è una pesante carestia, e il Fai, il Fondo aiuti italiani che nasce proprio allora, finanzia e continua a finanziare operazioni utili e importanti. Ma per la Somalia, a volte, le cose vanno diversamente. Soldi che si perdono, progetti che costano troppo e che non funzionano, come strade nel deserto e flotte di pescherecci che passano poi ai privati. E c’è anche il sospetto che i soldi servano ad altro: per esempio, a finanziare traffici di armi, o a sostenere un regime come quello di Siad Barre, che di lì a poco cadrà precipitando la Somalia nel caos”.
Inoltre, a pag. 463 l’Autore segnala che l’abitazione di Maurizio Torrealta (giornalista del Tg3), come quella di altri giornalisti, venne perquisita su richiesta dell’allora presidente della commissione di inchiesta Taormina. Fu, secondo Torrealta “un’operazione (..) intimidatoria per far si che nessun giornalista si occupasse più di questo caso, che era un caso che con ogni probabilità riguardava nostre operazioni di intelligence e che nessuno voleva che fosse oggetto di interesse”.
172 Chiarissima è la testimonianza di Aldo Anghessa, “personaggio chiave dell’Irangate italiano, rivelatosi essere un informatore del Sisde” che racconta “dal 1988 in poi mi sono occupato, nell’ambito internazionale dei rifiuti tossico-nocivi e di quelli radioattivi (..). Con riferimento ai suddetti traffici, si ha certezza che lo smaltimento può avvenire con tre distinte modalità: a) interramento in località del Sud Italia, in vecchie cave o discariche; b) affondamento di navi normalmente in zone extraterritoriali; c) smaltimento presso Paesi del terzo mondo (Romania, Somalia, Nigeria, Venezuela..)” R. FERSINI, op.cit., pag. 131 (e pag. 134).
173 I pagamenti estero su estero consentono di riciclare il denaro in “nero” e/o spostare le negoziazioni sotto diversi regimi fiscali, a favore di persone che non vogliono “apparire” e così via.
174 B, CARAZZOLO, A. CHIARA, L. SCALETTARI, Ilaria Alpi. Un omicidio al crocevia dei traffici, Milano, 2002, pag.201.
175 F. BARBAGALLO, Storia..cit.pag. 224.
176 “Dopo l’ingresso delle truppe sovietiche a Kabul, nel 1979, i servizi segreti occidentali e pakistani hanno raccomandato ai mujaheddin afghani la coltivazione del papavero per sostenere le spese della loro guerra contro l’Armata Rossa. Negli Stati Uniti l’indagine ufficiale sul ‘Contrasgate’ ha rivelato la collaborazione della CIA con i cartelli colombiani della cocaina allo scopo di finanziare i Comuni nicaraguensi. Mentre a Panama, Manuel Noriega, al soldo del servizio segreto americano, contribuiva a riciclare il denaro dei narcotrafficanti latinoamericani”E. JOLY, op.cit. pag.168.
177 Vedasi gli interminabili lavori della autostrada Salerno-Reggio Calabria, ma pure (quantomeno come attenzionamento della DIA) i lavori del collegamento autostradale Brescia-Bergamo-Milano, la realizzazione della linea Metro 5 di Milano, la Metro C di Roma, la Linea 6 di Napoli, etc.
178 Vedasi i lavori per l’Expo di Milano del 2015.
179 Vedasi terremoto in Abruzzo.
180 “A fine ’94 il senatore indipendente del gruppo dei Progressisti Fernando Imposimato presenta un paio di interrogazioni al governo per denunciare forme di corruzione e subappalti affidati a ditte camorristiche nei grandi cantieri dell’alta velocità (Tav) (..). Nell’estate del 1995 l’esperto magistrato presenta parti della relazione alla Commissione (parlamentare antimafia N.d.R.), dimostrando l’infiltrazione di imprese dei casalesi nei cantieri dell’alta velocità, grazie a subappalti assegnati in particolare alle imprese Condotte e Icla, facenti parti del consorzio costituito qualche anno prima dall’Iri, presidente Romano Prodi (..) Queste infiltrazioni camorristiche nei lavori per l’alta velocità ripropongono quelle già avvenute per la costruzione della terza corsia dell’autostrada del Sole e, a giudizio del relatore, ‘sembrano dimostrare che la Camorra non è più antagonista dello Stato, ma una sorta di controparte dello Stato, una forza riconosciuta, rispettata, efficiente e temuta. Essa controlla ancora oggi una parte del potere politico-istituzionale, gestisce le grandi opere pubbliche e assicura un certo ordine sociale. Lo Stato finisce così per finanziare la Camorra, potenziandola e legittimandola. Il flusso di denaro pubblico verso la Camorra si alimenta non più per effetto di un rapporto conflittuale, ma di un patto scellerato che ha per oggetto lo scambio tra denaro pubblico, ordine sindacale, tangenti e consenso sociale” così riporta F. BARBAGALLO, Storia..cit.,pagg. 190-192.
181 Per esempio con l’appalto del carcere di Santa Maria Capua Vetere, “che viene vinto da una grossa ditta del Nord specializzata in edilizia pubblica. Raffaele Magi, consigliere relatore al processo Spartacus. Dice:’L’appalto del carcere viene vinto da una grossa ditta di Parma. Appena arrivato sul posto, il dirigente della ditta di Parma non solo viene preso a schiaffi da soggetti appartenenti all’organizzazione, perché non capisce subito con chi sta parlando, ma la sera dopo viene preso in macchina, viene fatto girare per le campagne dell’agro aversano e viene portato davanti a Francesco Bidognetti. E gli viene detto, con sua, penso, certa quota di stupore, gli viene detto che deve fornire tutti i materiali di completamento della casa circondariale, il ferro, le porte, i bagni, verrebbe da dire le chiavi’” C. LUCARELLI, op.cit., pag. 308.
182 Cfr. R. SAVARESE, op.cit.,pag.57.
183 Un allarme era già stato lanciato: “nel febbraio 2005, a Padova, è stato Piero Luigi Vigna,allora procuratore nazionale antimafia: ‘La priorità del Veneto, in termini di lotta alla criminalità, è il pericolo di infiltrazioni mafiose nell’economia’, aveva detto. ‘La nostra attenzione è puntata sugli appalti delle opere pubbliche (…). Il servizio di vigilanza che abbiamo istituito nell’ambito della Direzione nazionale antimafia ci ha permesso di notare un massiccio spostamento di imprese da Sud a Nordest. In Veneto vincono molti appalti e questo non è da sottovalutare’” citato da M. ZORNETTA – D. GUERRETTA, op.cit., pagg. 343-344 i quali precisano che “In Veneto il binomio mafia-appalti era già comparso: a fine estate 1991 (..con…N.d.R.) la gara per le pulizie di Palazzo Ferro Fini, sede del consiglio regionale”.
184 Ex multis, F. BARBAGALLO,Storia..cit.,pag.157 ss. In particolare (pag. 162) “mercato protetto: protetto da prezzi remunerativi fissati al di fuori di qualsiasi meccanismo concorrenziale e protetto dalla possibilità di avvalersi impunemente di un tessuto di piccole imprese irregolari e di lavoro nero, con ribassi sui prezzi prefissati che arrivano fino al 40-50%’ I subappalti, affidati a prezzi stracciati, finivano per lo più nelle mani di imprese camorristiche, con ampio giro d’affari e necessità di riciclare e investire capitali. La qualità dei lavori era bassa come la quota che restava alle aziende che eseguivano effettivamente le opere”.
185 Cfr. R. SAVIANO, Gomorra….cit., pag. 120.
186 A. IACUELLI, op.cit., pag. 76.
187 EURISPES, op.cit.,pag. 21 ove dal grande mercato ortofrutticolo di Vittoria (provincia di Ragusa) si passava attraverso i poli di Vittoria e di Fondi “ fino a raggiungere la potente area commerciale milanese”. Inoltre “la mafia (..) si garantirebbe l’esclusiva di decidre il prezzo di vendita delle merci, sostituendosi arbitrariamente alle imprese produttrici che vedono gradualmente immiserirsi i propri ricavi”.
188 F. BARBAGALLO, Storia…cit.,pag. 156. “Ai centri di raccolta Aima controllati dai casalesi arrivano ogni anno tonnellate di prodotti non venduti. Ma non è vero, è frutta marcia, oppure sono carichi di sassi, oppure soltanto un numero scritto su un foglio a cui non corrisponde niente. Un affare da centinaia di milioni di lire per ogni punto di raccolta” C. LUCARELLI, op.cit., pag. 317.
189 F. BARBAGALLO, Storia…cit., pag. 220-221.
190 C.LUCARELLI, op.cit., pag. 318.
191 C. LUCARELLI, op.cit., pag. 265.
192 Ciò è avvenuto,ad esempio, per la Parmalat e la Cirio, vedi M. SCANNI- R.H.OLIVA, op.cit., pag.82.
193 EURISPES, op.cit., pag. 20.
194 R. CANTONE, op.cit., pag. 19, pag. 139. Si veda per esempio il CIS (Centro Ingrosso Sviluppo Campania) che al principio degli anni ’80 godeva “del solerte impegno e della rassicurante protezione di Carmine Alfieri” F. BARBAGALLO, Storia…, pag.158.
195 CANTONE, op.cit., pag. 41.
196 A. IACUELLI, op.cit., pag. 30.
197 R. SAVIANO, Gomorra..cit.,pag. 217.
198 “il costruttore Antonio Sibilia, presidente e proprietario dell’Avellino Calcio, era un uomo della camorra” F. DE ROSA, Un’altra vita. Le verità di Raffaele Cutolo, Napoli,2001, pag.136.
199 Si veda lo scandalo del Lazio Calcio “che il clan (dei casalesi N.d.R.) aveva cercato di acquistare tramite una filiera di prestanome e l’ex calciatore Giorgio Chinaglia, indagato nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Dda di Napoli per ‘manipolazione del mercato’. I pm Raffaele Cantone e Alessandro Milita ipotizzano che Chinaglia abbia agevolato l’attività di riciclaggio del clan, interessato all’acquisto della società calcistica. Secondo la tesi dell’accusa, i Casalesi avrebbero fatto entrare in Italia dall’Ungheria 21 milioni di dollari di provenienza incerta per acquistare la squadra del Lanciano. Fallito questo tentativo, si sarebbero orientati sulla Lazio utilizzando il nome di Chinaglia”: M. SCANNI- R.H.OLIVA, op.cit., pagg. 82-83.
200 Alcune notizie, in salsa scandalistica, si possono trarre anche dal volume di C.PETRINI, I pallonari. Zone grigie, fondi neri e luci rosse: vent’anni di calcio all’italiana, Roma, 2003 che però sembra non volersi allargare oltre quel mondo, ovvero alla criminalità organizzata che prospera anche in quel settore.
201 G. NUZZI-C.ANTONELLI, op.cit., pag. 132.
202 “Nella sola Napoli, anno 2004, secondo la Dda partenopea (Direzione distrettuale antimafia) il ‘sistema’ ha etero diretto il 50 per cento dei negozi”: E. ANGELINI, Storia. Monnezza urbana, nei secoli dei secoli, (a cura di E. ANGELINI, G. DI GENNARO, R.SANTORO), op.cit., pag.102
203 L. LAURENZANO, A Via Napoli, in (a cura di E. ANGELINI, G. DI GENNARO, R.SANTORO), op.cit., pag.30.
204 F. BARBAGALLO, Storia..cit., pag. 230.
205 N. PENELOPE, op.cit., pag. 237.
206 R. SAVIANO, Gomorra..cit.,pag. 229.
207 N. PENELOPE, op.cit., pag. 223.
208 G. NUZZI- C. ANTONELLI, op.cit., pag.135.
209 M. SCANNI- R.H.OLIVA, op.cit., pag.82.
210 G. NUZZI- C. ANTONELLI, op.cit., pag.53 riferendosi al Gruppo Versace, ma il meccanismo vale per tutti.
211 N. PENELOPE, op.cit., pag. 231.
212 Che “offrono servizi, efficienti, rapidi e poco costosi. Mettono a disposizione capitali cash con tassi spesso inferiori a quelli delle banche: pacchi di banconote pronta cassa. Garantiscono manodopera disciplinata e qualificata con costi ridotti e nessuna rivendicazione sindacale. Tengono lontani ladri e ricattatori con una giustizia inesorabile e dirimono qualunque controversia con i fornitori senza bisogno di finire nel labirinto dei tribunali civili più lenti d’Europa. Aprono le porte della burocrazia sbloccando rapidamente le pratiche comunali e regionali incagliate da tempi biblici: licenze e autorizzazioni spuntano dai cassetti come per magia, vanificando ogni ostacolo. Chi può offrire di più?” R. CANTONE, I Gattopardi. Conversazione con G. DI FEO), Milano, 2010, pag.15.
213 F. BARBAGALLO, Il potere…cit., pag. 80.
214 Così riferiva il sostituto procuratore Dda di Napoli Raffaele Marino, in M. SCANNI- R.H.OLIVA, op.cit., pag.110.
215 Commissione parlamentare di inchiesta contro le ecomafie, Roma, 5 febbraio 2001, cit. da EURISPES, Agromafie .. cit., pag.279.
216 Così D. CEGLIE, Ecomafie…cit., pag. 27. Anzi (a pag. 24) l’Autore indica che secondo il rapporto 2013 di Legambiente, “il fatturato annuo degli eco criminali ammonta a circa 17 miliardi” (di euro!).
217 D. CEGLIE, Ecomafie…cit., pag. 28.
218 R. PEDDITZI, op.cit., pagg. 102- 103.
219 “Attraverso il porto – almeno per quanto mi consta – può passare di tutto” affermava un magistrato pugliese ancora anni fa …R. FERSINI, op.cit., pag. 156.
220 Certo non manca chi sembra voler insabbiare il ragionamento negli aspetti di una intelligenza che si ferma alla separatezza e alla contrapposizione, non unendo concretamente i singoli aspetti, dove anche gli opposti vengono inglobati. Qui, veramente, la “dotta ignoranza” dell’operatore esperto vale molto più dei tanti ragionamenti intellettuali, talvolta sfornati in malafede.
221 “La camorra passa così da soggetto esterno al circuito istituzionale e gestionale a soggetto sempre più presente negli snodi istituzionali e sempre più coinvolto anche nel grande affare dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, oltre che in quello dello smaltimento illegale dei rifiuti tossici” così M. C. SCIAUDONE, La Campania dell’emergenza. Riflessioni a margine della questione rifiuti, Napoli, 2011, pag.79 e, a pagg. 109-110 “Nei periodi di maggiore crisi e in presenza di poteri straordinari, infatti, è stato possibile – come si evince dalle dichiarazioni del primo pentito di ecomafia G. VASSALLO (..) – utilizzare i rifiuti urbani in sopraelevazione su quelli tossici occultando la prova dello smaltimento illecito di milioni di tonnellate di sostanze altamente nocive per l’ambiente e la salute umana”.
“Anche lo Stato, assecondando le decisioni prese dalla camorra, aveva destinato quel territorio non allo sviluppo turistico ma agli affari dello smaltimento dei rifiuti. Quando lo Stato decise di non togliere le discariche ma di gestirle in proprio attraverso i prefetti, la camorra non si fermò: troppo era l’oro che si poteva ricavare dai rifiuti. Passò semplicemente allo sversamento illegale utilizzando ogni pezzo del territorio compresi i laghetti costieri formatisi con il prelievo abusivo di sabbia per le costruzioni. Nessun pezzo del territorio si è salvato dall’aggressione selvaggia. Oggi è diventato la ‘terra dei fuochi’”A. LAMBERTI, op. cit., pag. 111. Invero, la ‘terra dei fuochi’ ribattezzata anche in “il piano regolatore di camorra, massoneria e politica” è il contesto che abbraccia i comuni di Villaricca, Giugliano e Qualiano (ma anche i comuni limitrofi di Parete e Villa Literno) Cfr. A. IACUELLI, op.cit., pag.35. Afferma R.SAVIANO, Gomorra..cit., pag. 311 “La zona più colpita dal cancro del traffico di veleni si trova tra i comuni di Grazzanise, Cancello Arnone, Santa Maria La Fossa, Castelvolturno, Casal di Principe – quasi trecento chilometri quadrati di estensione – e nel perimetro napoletano di Giugliano, Qualiano, VIllaricca, Nola, Acerra e Marigliano. Nessun’altra terra nel mondo occidentale ha avuto un carico maggiore di rifiuti, tossici e non tossici, sversati illegalmente. Grazie a questo business, il fatturato piovuto nelle tasce dei clan e dei loro mediatori ha raggiunto in quattro anni quarantaquattro miliardi di euro”!
“Se vedremo uomini delle istituzioni farsi scudo, o creare artatamente, le emergenze rifiuti per garantire rendite di posizione a clan o cordate affaristico-criminali amiche” I. BERNI, op.cit., pag. 87.
222 G. BENVENUTO, Il trust è uno strumento maturo per un utilizzo diffuso, in (a cura di G. BENVENUTO- S. MAZZOCCHI), Il trust. Rischi, evoluzione, potenzialità. Approfondimenti, saggi comparazioni, dottrina, proposte, Milano, 2013, pag. 15.
223 “Dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia pubblicate l’8 settembre del 2005 su (..) L’Espresso, emerge un quadro di collusioni tra forze di polizia, camorristi e magistratura” L. MEROLA, op.cit., pag. 30.
224 M. PALLANTE, Prefazione al volume di D. PELANDA, ‘A Munnezza. Ovvero la globalizzazione dei rifiuti, Dogliani (CN), 2008, pag.10. Più esattamente (pag. 11): “Finchè l’obbiettivo sarà ridurre l’impatto ambientale di questo processo che lo accresce continuamente, finchè ci si limiterà a lenire le ferite invece di eliminare le cause che le provocano, non soltanto il problema si aggraverà, ma cresceranno le tentazioni di affrontarlo nei modi meno costosi e più dannosi per l’ecosistema terrestre. E si manterranno aperti gli spazi per soluzioni illegali da parte della malavita organizzata o per le tentazioni di scaricarlo sui più poveri contando sulla loro accettazione dei danni alla salute e all’ambiente in cui vivono in cambio della possibilità di qualche forma di sopravvivenza”:
225 A. IACUELLI, op.cit., pagg. 280-281.
226 Ad esempio, perché non tassare i prodotti non riciclabili e incentivare quelli riciclabili o riutilizzabili o con durata lunga?
227 P. TARCHI – S. MORANDINI, Introduzione. Responsabilità per il creato e rifiuti: interrogativi e prospettive, in (a cura di P. TARCHI – S. MORANDINI), op.cit., pag.10 i quali autori, nella pagina successiva precisano che “La teologia da sola non può indicare strade facili per risolvere problemi così complessi: è necessario il passaggio alla via lunga, alla riflessione articolata, all’analisi delle diverse possibilità”.
228 S. MORANDINI, Per una comunità responsabile, in (a cura di P. TARCHI – S. MORANDINI),op.cit., pag.168.
229 M. MASCIA, Sviluppo sostenibile e rifiuti: indirizzi per la politica, in (a cura di P. TARCHI – S. MORANDINI),op.cit., pag.237.