SMOG ELETTROMAGNETICO E ARCHITETTURA
di Samantha BETTINI
La presenza nell'ambiente di radiazioni elettromagnetiche create artificialmente dall'uomo per soddisfare i propri bisogni, costituisce ormai un problema di grande impatto sociale.
Se da una parte l'aumento del numero di sorgenti di radiazioni non ionizzanti rappresenta un segnale dell'enorme sviluppo tecnologico proprio dei paesi a più elevato sviluppo industriale, dall'altra gli scienziati si trovano davanti alla necessità di valutare l'eventuale rischio sanitario a cui si sottopone la popolazione.
L'enorme numero di dispositivi che per la loro finalità emettono campi elettromagnetici cresce ogni giorno in maniera tale da generare una situazione di vero e proprio "inquinamento elettromagnetico" che diventerà nel prossimo futuro un grosso problema per la nostra società. Basta pensare all'aumento delle linee elettriche ad alta tensione e al crescente impiego di elettrodomestici, alle tensioni sempre più alte usate nella trasmissione della corrente elettrica e, soprattutto, all'esplosione dello sviluppo delle telecomunicazioni (telefoni cellulari, antenne radio-base, trasmittenti radio-televisivi ecc.).
Rifiutare il progresso tecnologico sarebbe insensato ed impossibile, ma conoscere e quantificare il rischio è doveroso per permettere di intervenire preventivamente utilizzando tutti quegli strumenti che consentono di ridurre il rischio al minimo consentito.
Ciò che appare più evidente è l'esigenza di tutelare non tanto chi usa il telefonino, che opportunamente informato dei rischi è libero di utilizzarlo, quanto piuttosto chi, abitando in prossimità di un'antenna radio base, subisce passivamente onde elettromagnetiche utilizzate da altri.
"Attenzione all'inquinamento elettromagnetico", questo è il messaggio lanciato da numerosi esponenti della comunità scientifica. Di fronte a dati scientifici ancora incerti, ma comunque tali da non escludere effetti sulla salute, sono sempre quindi più giustificati gli interventi preventivi e di risanamento. Considerando che in genere gli interventi su impianti esistenti risultano tecnicamente complicati, molto dispendiosi e non sempre risolutivi, sfruttare il ruolo "difensivo" rispetto all'ambiente che l'architettura ha sviluppato nel corso della sua evoluzione, mi è parsa la miglior soluzione per lo studio della mia TESI.
Non basta tranquillizzare la gente con falsi convegni riguardanti l'inquinamento elettromagnetico, occorre invece mitigare gli effetti dei campi elettromagnetici entro limiti accettabili e per fare ciò c'è solo un modo: quello di utilizzare materiali che se opportunamente impiegati permettono interventi di schermatura tali da ridurre al minimo se non annullare il carico elettromagnetico dell'ambiente.
Poiché oggi dobbiamo continuamente adattarci all’ambiente complesso creato dalla società industriale, mi è parso stimolante, sulla base delle necessità e dei pericoli, lo studio di un modulo abitativo con caratteristiche costruttive di attenuazione dei campi elettromagnetici a radiofrequenza (RF), generati in quel campo di frequenze, sempre più utilizzato e carico di segnali che va da 10 MHz fino a 300 GHz.
Obbiettivo della Tesi, per altro raggiunto, è stato quello di intervenire su di un alloggio ubicato in stretta prossimità di un ripetitore per la telefonia mobile e schermarlo trattando ogni elemento in modo tale da non entrare in contrasto con l’esistente.
Tela metallica annegata nel sottofondo del solaio, tappezzeria conduttiva alle pareti, vernice conduttiva e guarnizioni telate per i serramenti, mi hanno permesso di creare una vera e propria gabbia di Faraday in grado di fare da scudo alle radiazioni elettromagnetiche.
Il successo della mia Tesi risiede oltre che nel soddisfacimento dei parametri tecnici (attenuazione dei campi elettromagnetici fino a valori ampiamente al di sotto dei limiti di esposizione dettati dalle Normative + restrittive) anche nella realizzazione di un ambiente "vivibile"
I materiali schermanti utilizzati, infatti, sono stati celati con opportuni particolari architettonici tanto da non farne percepire la loro presenza.