Rifiuti in Campania  Relazione di Beni Trezza (presidente Ceag Campania) Relazione

 

 

"I rifiuti valgono oro"

Nunzio Perrella,

 pentito di ecomafia

 

1.  LE DISCARICHE IN CAMPANIA...IERI

 

Sono trascorsi ormai 6 anni da quando, nel marzo 1994, Legambiente denunciò le trame della "Rifiuti Spa", quella rete criminale responsabile dei traffici abusivi Nord-Sud, costituita da clan della criminalità organizzata, logge massoniche deviate, politici corrotti e pseudo-imprenditori.

Quella realtà, con forme e modi diversi, persiste in modo dominante in Campania, in particolare nelle province di Caserta, Napoli e Salerno. In queste terre, in particolare lungo il litorale domizio- flegreo e, all'interno dell'agro aversano e  di parte della Provincia di Napoli, si è concentrato il maggior numero di discariche illegali di rifiuti utilizzate dai trafficanti e direttamente gestiste dai clan criminali, soprattutto quello dei casalesi.

E questa fotografia viene confermata dai dati del Noe riguardanti gli illeciti in campo ambientale nella regione Campania riferiti alle discariche pubbliche e private negli  ultimi tre anni ('97-'98-'99). Sono ben 311 le infrazioni accertate, 332 le persone segnalate con 82 sequestri effettuati per un valore di oltre 32miliardi (vedi Tabella).

I clan criminali che gestiscono l'affare discariche ma in generale l'intero ciclo dei rifiuti, adeguatamente "imbeccati" da soggetti attivi nel settore, hanno realizzato una sorta di economia illegale a circuito chiuso. Negli anni il monopolio delle attività estrattive, spesso anche abusive come rivela il famoso scandalo dei laghetti della camorra (decine di cave di sabbia da cui sono estratti, illegalmente, milioni di metri cubi di materiale destinato al circuito dell'edilizia e delle grandi opere pubbliche) ha consentito ai clan criminali di disporre di enormi potenzialità di smaltimento illegale di rifiuti: una volta esaurita l'attività estrattiva, le cave, sono diventate discariche.

Ma non solo: queste attività, caratterizzate dalla violazione delle normative ambientali e dalla corruzione di chi doveva esercitare i dovuti controlli, hanno spalancato le porte ad altri illeciti, quelli destinati ad alimentare un ampio reticolo di discariche abusive controllate dalla camorra. E poco importa, tranne che per i destini penali dei singoli soggetti coinvolti in queste attività, se tra i due flussi di rifiuti (quello palese e quello occulto) si siano determinati con il passare degli anni intrecci e collusioni.

Quello che conta è il risultato finale: la Campania fa ancora oggi i conti con un eredità terribile fatta di degrado ambientale e di forte penetrazione economica della criminalità organizzata, quando, invece si sarebbe potuta sviluppare un'imprenditoria sana ed affidabile impegnata nel trattamento e nello smaltimento, con tecnologie avanzate, dei rifiuti prodotti nella regione.

Da questa realtà intende ripartire Legambiente perchè si possa, finalmente, invertire la rotta. E' necessario, innanzitutto, avviare un piano straordinario di monitoraggio ambientale e sanitario nelle zone maggiormente colpite dagli smaltimenti illegali. Tra le province di Caserta e Napoli esistono decine e decine di discariche abusive, anche di rilevanti dimensioni, sequestrate senza che sia predisposto alcun intervento tecnico-analitico, indispensabile per valutare con esattezza l'inquinamento ambientale prodotto e, quindi, i necessari interventi di bonifica. Si tratta di discariche dove è stato smaltito di tutto, in particolar modo rifiuti tossico-nocivi ed addirittura radioattivi.

 

 

ILLECITI RIGUARDANTI SETTORE DISCARICHE IN CAMPANIA

Anni

Infrazioni Accertate

Persone segnalate

Sequestri effettuati

Valori in milioni

1997

83

96

25

5000

1998

60

55

13

5000

1999

168

181

4

23550

Totale

311

332

82

32550

    Fonte: elaborazione Legambiente su dati Noe

 

 

 

 

2.  LE DISCARICHE IN CAMPANIA....OGGI

 

2.1 I VELENI DEL CASERTANO: IL CASO SANT'ANGELO IN  FORMIS

 

La situazione, in quella che la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti ha definito come la "terra dell'ecomafia" rimane gravissima, nonostante il grande lavoro compiuto in quest'ultimo anno dalle forze dell' ordine, ed in particolare dalla Procura di Santa Maria C.V.

Rifiuti ed illegalità: questo il binomio che si è andato consolidando nella Provincia di Caserta, con gravi ripercussioni sull'ambiente e sul regolare funzionamento delle amministrazioni locali. L'emergenza viene fotografata nitidamente dall'attività svolta negli ultimi anni dall' Ex Procura Circondariale di Santa Maria Capua Vetere e l'ex Procura Circondariale di Caserta, confluiti oggi nella Procura della Repubblica Santa Maria Capua Vetere. In campo ambientale in quattro anni sono stati effettuati ben 1200 sequestri,  950 dei quali riguardano discariche abusive con un trend  in crescita negli ultimi 2 anni. Sono stati arrestati per la prima volta in Italia 6 ecomafiosi a Castelvolturno colti nell'atto di interrare centinaia di tonnellate di rifiuti.

"La discarica di rifiuti tossici più grande mai trovata in cinque anni di inchiesta che abbiamo svolto a Caserta": questo  il commento di Massimo Scalia, Presidente della Commissione parlamentare d'Inchiesta sul ciclo dei rifiuti, nel suo sopralluogo alla cava di sabbia in località "Purgatorio" di Sant'Angelo in Formis in provincia di Caserta, trasformata in discarica. La cava, 80mila mq di terreno degradato a ridosso dell'ansa del fiume Volturno, e' sequestrata lo scorso dicembre dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere dopo un' indagine del PM Donato Ceglie. Una vasta area con un laghetto artificiale prodotto in seguito alla sottrazione della sabbia, milioni di metri cubi di sabbia sottratti ai margini del Volturno, uno dei fiumi più grandi del mezzogiorno, sostituita da rifiuti tossici, scorie industriali, bidoni metallici stracolmi di veleni.

"Un danno ambientale irreparabile" hanno commentato i tecnici impegnati nell'operazioni di scavo, dove sono emersi tonnellate di rifiuti e fusti di sostanze tossiche e nocive trovate a circa 3 metri di profondità. Un intero ecosistema alterato biologicamente e compromesso definitivamente dalle infiltrazioni che sono finite nel Volturno, scaricando liquami di cui ancora non si conosce il grado di inquinamento determinato. A rischio potrebbero essere  anche le falde acquifere, nelle quali potrebbero essere defluiti liquami determinatosi dallo scolo dei rifiuti solidi.

I ritrovamenti di rifiuti tossici nella ex cava di Sant'Angelo in Formis, insieme ai numerosissimi sequestri di discariche illegali compiuti nel casertano, potrebbero figurare tra le cause di una vera e  propria emergenza sanitaria che sta caratterizzando negli ultimi anni queste terre. Non si è ancora evidenziato un nesso causa-effetto, ma esiste sicuramente apprensione per quanto emerge dai dati ufficiali delle strutture sanitarie locali che raggruppa i comuni che fanno capo all'Ex Usl 19  di Casal di Principe e che comprende inoltre i comuni di Casapesenna, Frignano, San Cipriano, San Marcellino, Villa di Briano e Villa Literno.  Ebbene i dati ufficiali dicono che in queste zone i casi di tumori (prevalentemente ai bronchi, polmoni, stomaco, laringe) dichiarati dai cittadini attraverso le richieste di esenzione ticket  sono passati da 131 nel 1996 a ben 560 casi nel 1999, con un incremento del 400%. Ma la cosa non si ferma qui visto che nello stesso periodo nei comuni del distretto di Castelvolturno si sarebbe passato dai 40 casi del 1996 a ben 154 del 1999, anche qui con un aumento del 400%.

 

3.  LE DISCARICHE IN CAMPANIA....DOMANI

 

Oggi in Campania non esiste alcun dato certo sulle conseguenze ambientali e sui rischi sanitari connessi agli smaltimenti legali ed illegali di rifiuti che hanno caratterizzato il territorio campano, in particolare quello casertano e napoletano. Eppure  tutte le discariche private operanti fino a febbraio 1994, ossia nel periodo antecedente all' Istituzione dell' Emergenza rifiuti nella nostra regione ed alcune ereditate dai primi anni di emergenza (Somma Vesuviana, Nola, Ercolano, Terzigno) sono state sottoposte alla bonifica e messa in sicurezza delle stesse, così come previsto dall' ordinanze ministeriali. Tutti i privati proprietari delle discariche hanno presentato i progetti alla Prefettura che, dopo essere stati sottoposti ad attenta verifica ed dettagliati controlli, sono stati approvati. Ma se tali discariche sono state tutte bonificate, è pur vero che si è trattata di una bonifica caratterizzata dalla semplice procedura di captazione del biogas e copertura del sito con terreni vegetali. Un procedimento che preoccupa non poco la nostra associazione, visto che non risulta nessun tipo di monitoraggio per individuare quantità, qualità e pericolosità dei rifiuti smaltiti in queste discariche, per anni terminali di rifiuti di qualsiasi genere. Successivamente , le ultime ordinanze del Ministero dell'Ambiente sull'emergenza rifiuti in Campania prevedono in maniera perentoria l'avvio del monitoraggio da parte dell'Anpa delle discariche illegali ed elaborazione dei progetti di interventi di bonifica da parte dell'ENEA. Le risorse finanziarie disponibili previste dalle varie ordinanze emanate ammontano a decine di miliardi. Al momento,  l' Anpa ha avviato il monitoraggio ma nulla ancora si sa sui primi rilevamenti. Come Legambiente riteniamo fondamentale  non perdere questa ennesima occasione per rilanciare un piano di monitoraggio ambientale, teso ad individuare la quantità, qualità e pericolosità dei rifiuti smaltiti nelle discariche illegali, la valutazione per ogni sito della tossicità e nocività dei rifiuti per l'uomo, l'ambiente, la flora e la fauna, così da poter impostare correttamente gli interventi di bonifica e l'analisi approfondita della qualità delle acque di falda, destinate sia ad uso idropotabile che, soprattutto, irriguo o per attività zootecniche. Insomma si dovranno avviare indagini di tipo merceologico, chimico, igienico, idrogeologico, ambientale. In questo modo potrà essere stabilita l'eliminazione del rifiuto o dell'inquinamento con il totale ripristino dell'ambiente senza che ciò causi danni agli addetti all'operazione, alla comunità circostante ed al territorio nel suo complesso. Tale piano opportunamente coordinato con gli uffici giudiziari titolari delle inchieste sulle discariche dell'ecomafia, consentirebbero dunque di acquisire tutti gli elementi utili alle stesse indagini. Ma la partita più difficile, quella da giocare bene è rappresentata dalla bonifica dell'area del litorale domizio flegreo e del confinante agro aversano dove lo smaltimento illegale di qualsiasi tipologia di rifiuti ha determinato gravi rischi ambientali e seri rischi di carattere sanitario. Proprio per questo motivo che il litorale domizio flegreo, insieme all'area orientale di Napoli sono stati inseriti tra i siti prioritari da bonificare in base alla legge 426 del 1998. Siamo parlando di una vaste aree dove dovrà essere determinate l'intervento dello Stato che in tutte le sue articolazioni dovrà garantire un operazione trasparente, efficace ed efficiente. L'intervento da mettere in atto richiede una notevole struttura organizzativa in termini di centri di stoccaggio attrezzati, di personale altamente qualificato, tecniche, tecnologie e metodologie di intervento aggiornate al fine di garantire una valida interfaccia tra le istituzioni e le comunità locali.

Queste sono le premesse di Legambiente per  riaffermare il diritto del cittadino campano a vivere in una regione "normale" non più gravata dall'emergenza ambientale che ormai si perpetua dal 1992. Legambiente e gli atti parlamentari della Commissione d'Inchiesta sui rifiuti hanno indicato con chiarezza i meccanismi che hanno reso possibile questo "assalto" a terre che meritano ben altro destino, per le loro valenze ambientali e per la forte presenza di attività come l'agricoltura e l'allevamento. E proprio partendo da un piano straordinario di restauro e di risanamento ambientale che queste terre possono recuperare la loro naturale vocazione. E i cittadini che le abitano possono ritrovare la necessaria tranquillità.