Rifiuti.Responsabile Tecnico Ambientale
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TAR Marche Sez. I n. 768 del 11 dicembre 2018
Rifiuti.Responsabile Tecnico Ambientale
La deliberazione n. 1 del 2004 e le circolari n. 3413/2004 e n. 2182/2009 del Comitato Nazionale dell’Albo, in un quadro di chiaro favor per le imprese che operano nel settore, hanno previsto un’ampia possibilità per le stesse di comprovare il possesso, da parte dei soggetti che aspirano ad essere riconosciuti come Responsabile Tecnico Ambientale, delle pregresse esperienze lavorative e formative indicate dal D.M. n. 120/2014 e dalla medesima deliberazione del Comitato Nazionale dell’Albo n. 1 del 2004. In base ai suddetti atti del Comitato Nazionale il possesso di tali requisiti è comprovabile in primo luogo mediante la produzione di almeno cinque piani di lavoro (uno per ogni anno del quinquennio di riferimento) oppure, laddove tale documentazione non sia sufficiente, attraverso la produzione di una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà e delle relazioni annuali che, ai sensi dell’art. 9 della L. n. 257/1992, debbono essere effettuate alla Regione e all’ASL competente per territorio. La normativa di settore attua un equo contemperamento fra l’esigenza di garantire che i tecnici addetti a questa delicatissima attività siano adeguatamente formati e la necessità di evitare eccessivi appesantimenti burocratici e di tenere invece conto della realtà delle cose (esigenze che, non a caso, sono evidenziate nel preambolo della citata deliberazione del Comitato Nazionale n. 6 del 2017).
Urbanistica.Difformità parziale
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Cass. Sez. III n. 55483 del 13 dicembre 2018 (Ud 25 set 2018)
Pres. Lapalorcia Est. Gai Ric. Maffei
Urbanistica.Difformità parziale
Il concetto di difformità parziale si riferisce ad ipotesi gli aumenti di cubatura o di superficie di scarsa consistenza, nonché le variazioni relative a parti accessorie che non abbiano specifica rilevanza.
Beni Culturali.Attività di vigilanza sull’attività edilizia su beni vincolati
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Consiglio di Stato Sez. VI n. 6794 del 29 novembre 2018
Beni Culturali.Attività di vigilanza sull’attività edilizia su beni vincolati
Anche con riguardo ai beni culturali, l’attività di vigilanza sull’attività edilizia è demandata al Comune, e nell’ambito di esso, tale attribuzione viene esercitata da Dirigenti, come risulta dalla piana interpretazione: sia dell’art. 27 del d.P.R. n. 380 del 2001, Il legislatore ha previsto una competenza alternativa tra il Comune e l’Autorità preposta al vincolo in materia di repressione degli abusi perpetrati in zona vincolata, dandosi al contempo carico di evitare la sovrapposizione del concreto esercizio del potere demandato alle due Amministrazioni competenti mediante la prescrizione della previa comunicazione all’Autorità che deve salvaguardare il vincolo, la quale può eventualmente intervenire, ai fini della demolizione, anche di propria iniziativa
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Acque.Assimilazione acque reflue industriali alle acque reflue domestiche
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Cass. Sez. III n. 56094 del 13 dicembre 2018 (Ud 8 nov 2018)
Pres. Rosi Est. Gai Ric. Inghilleri
Acque.Assimilazione acque reflue industriali alle acque reflue domestiche
in tema di inquinamento idrico l'assimilazione, ai fini della disciplina degli scarichi e delle autorizzazioni, di determinate acque reflue industriali alle acque reflue domestiche è subordinata alla dimostrazione della esistenza delle specifiche condizioni individuate dalle leggi che la prevedono, restando applicabili, in difetto, le regole ordinarie
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Urbanistica.Interventi di eliminazione delle barriere architettoniche in zona sismica
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TAR Lazio (RM) Sez. II-bis n. 11553 del 28 novembre 2018
Urbanistica.Interventi di eliminazione delle barriere architettoniche in zona sismica
Dall’esame della normativa di settore si desume la necessità, a prescindere dal titolo abilitativo edilizio, non richiesto dalla legge, che l’intervento per la costruzione di un ascensore (intervento volti all'eliminazione delle barriere architettoniche) in zona sismica sia autorizzato dall’ufficio tecnico regionale.
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Urbanistica.Elementi di arredo delle aree pertinenziali degli edifici
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Cass. Sez. III n. 54692 del 7 dicembre 2018 (Ud 2 ott 2018)
Pres. Andreazza Est. Reynaud Ric. Barletta
Urbanistica.Elementi di arredo delle aree pertinenziali degli edifici
L’art. 6 dpr 380\01 che tra le attività di edilizia libera non assoggettate ad alcun titolo abilitativo, contempla «gli elementi di arredo delle aree pertinenziali degli edifici» (art. 6, comma 1, lett. e quinquies, d.P.R. 380 del 2001) - dev’essere coordinata con il principio contenuto nel precedente art. 3, comma 1, lett. e.1), sicché essa non si riferisce a strutture che ampliano il preesistente edificio, ma, come la descrizione della fattispecie peraltro precisa, a manufatti separati, realizzati a servizio dello stesso nelle aree pertinenziali. E proprio a questi si riferisce il c.d. “glossario” delle opere libere contenuto nel d.m. 2 marzo 2018 , che riconduce a tale categoria il gazebo ed il pergolato, purché il manufatto sia «di limitate dimensioni e non stabilmente infisso al suolo».
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- Protezione civile.Amministrazioni locali e gruppi comunali di protezione civile: natura giuridica, organizzazione ed impiego nel quadro del nuovo Codice (D.Lgs. 1/2018)
- Aria.Grandi impianti di combustione
- Beni Ambientali.Rilascio autorizzazione paesaggistica
- Ambiente in genere.Valutazione di incidenza (VINCA)
- Rifiuti.Spedizioni transfrontaliere e rispetto delle garanzie e delle formalità previste dagli Stati riceventi
- Rifiuti.Il mito è crollato…il SISTRI è abolito!
- Ambiente in genere.Adozione delle misure di cui all’art. 217 RD n. 1265/34
- Rifiuti.Pozzi neri e fosse settiche
- Caccia e animali,Come non si fanno i calendari venatori. Ultime pronunce del Consiglio di Stato in sede cautelare.
- Rifiuti.Delitto previsto dall'art. 6, comma 1, lett. d) d.l. n. 172 del 2008 reato istantaneo
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